Archivio Recensioni
di Donato Marchisiello
La missione più difficoltosa che ad oggi i videogame affrontano, non è certo una sentita “convergenza” di generi orientata da questioni finanziarie, né tanto meno una mancanza di sostrato concettuale o meccanico. Ciò che è più difficile, oggi, per ogni videogioco, è discostarsi dall’immaginario comune, che vede i videogame ancora
Quando si parla o si “armeggia” con qualsiasi cosa che possa anche solo lontanamente rimandare al mondo fantasmagorico dei Ghostbusters, un misto di eccitazione e di timore reverenziale è lecito che “assalti” lo “spregiudicato” che tenti, in qualsiasi veste, di farlo. Ed è per questa ragione che, non appena messe
«Doom had a baby and it started a metal band»: è questo probabilmente il miglior modo per descrivere la superficie ludico-concettuale di Metal: Hellsinger, titolo di cui discorreremo in questa recensione. Proprio perché è impossibile non notare l’enorme e devastante omaggio al titolo id Software, una volta avuto accesso al
A circa 10 anni dall’ultimo chapter, è da un paio di settimane tornato sulle nostre “scrivanie virtuali” Saints Row, un “ricomincio da capo” dell’iconica saga “alternativa” al monolitico Gta. Dieci in cui, immaginiamo, chi di dovere si sia messo al tavolino, in posa “riflessiva” per pensare: «Come ripartiamo da zero?».
Uno dei maggiori pregi dell’universo di sviluppo indipendente, è che non si sa mai cosa, dalla mente di sviluppatori quasi integralmente slegati dagli “ansiogeni” consigli d’amministrazione, possa fuoriuscire. Non solo da un punto di vista più squisitamente meccanico, ma anche e soprattutto da quello concettuale. In questo senso, introdurre il
Dal Bullet Time di Max Payne, forse l’ultima, grande rivoluzione “meccanica” apparsa nel mondo videoludico, sono già passati diversi lustri: ma l’azione forsennata, la possibilità di crivellare i nemici al rallentatore ed una certa, cupa “anima” di fondo del citato titolo, hanno “insegnato” all’industria una “via maestra”. Via che, nei
Sono passati circa 6 anni dalla pubblicazione del primo capitolo di Redout, creato dallo studio italiano 34BigThings. Un titolo che, sin da subito, ha attirato l’attenzione di una certa “nicchia” di appassionati, cultori eterni del concetto di arcade. Parliamo degli appassionati dei vari WipeOut e, ancora più indietro, Rollcage e
Rivedere un classico dell’horror come la saga de “La Casa” ha sempre il suo fascino. Nonostante la sua veneranda età, le pellicole ideate da Sam Raimi sono e resteranno uno dei più fulgidi esempi del cinema d’orrore e di come si possa tingerlo in modo geniale di una comicità semplice
A quasi dieci anni dall’uscita del primo e fortunato capitolo, ecco far “d’improvviso” ritorno sulle nostre console Rogue Legacy, con il suo secondo e atteso chapter. Un titolo, sviluppato da Cellar Door Games, che ha fatto sua la “meta-filosofia” alla base dei roguelike seppur reinterpretandola in modo personale ed offrendo
Quando nel 2013 venne rilasciato il Dlc di Borderlands 2, Tiny Tina’s Assault on Dragon Keep, il contenuto extra dell’immortale sparatutto targato 2K e Gearbox Software portò una “sterzata” tematica inattesa e (molto) divertente alle classiche scorribande nelle wasteland folli e senza leggi del gioco. E su queste basi che,
Tra i settori più prolifici e “pregni” del settore videoludico, vi troviamo sicuramente quello dei giochi di ruolo. Un settore che, un tempo, era spadroneggiato dai grandi nomi, che reiteravano con preziose produzioni i canoni del genere ereditati dai giochi da tavolo. Ma, con l’avvento della scena indie, innescato innanzitutto
Da decadi, in ambito videoludico, gli “shooter” professionisti sono spesso “cultori” di rigide filosofie della pallottola che, a conti fatti, seguono con rinnovato ardore e senza batter, tutto sommato, ciglio. In questo ottica, nell’era del gaming moderno, chi ama far risuonare AK ed M16, spesso e volentieri, ha due grandi
Puntuale come un orologio svizzero, anche il 2021 ha visto l’approdo sugli scaffali virtuali di un nuovo capitolo dell’immortale saga shooting Call of Duty. Il prodotto di Activision, sviluppato da Sledgehammer Games, giunge dopo Moden Warfare e Cold War, precedenti capitoli della saga che vennero sostanzialmente ben accolti non solo
Luce e buio, divino e profano: una dicotomica visione dell’universo, figlia di un perdurante e non ancora seppellito manicheismo, che da secoli influenza ed intrappola per certi versi il pensiero dell’uomo. Un dualismo assoluto che, naturalmente, è stato da tempo immemore alla base di svariate correnti filosofiche e artistiche che,
La stagione videoludica, così come da decadi accade, è contrassegnata da appuntamenti costanti e regolari e che, per certi versi, catalizzano lo “scenario” commerciale ad altissimi livelli. In modo particolare, il mese di settembre (e le immediate propaggini relative ai primi di ottobre) sono da anni caratterizzate da uscite sportive
Difendere il varco, a ogni costo! È questo in sostanza l’obiettivo che ci pone Orcs Must Die 3, il titolo che andremo ad esplorare in questa sede, figlio dall’ibridazione di successo tra il genere dei giochi d’azione in terza persona e quello dei cosiddetti Tower Defense. Un gradito ritorno, il
All’improvviso, un “ritorno” nel variopinto ma non particolarmente accogliente Pianeta 4546B. Ma, questa volta, ciò che ci attenderà, sono ghiacci perenni e una sfida “freddissima”: questa è in sostanza la premessa di superficie (è il caso di dirlo) di Subnautica: Below Zero, nuovo capitolo single player, probabilmente più vicino ad
Dei e uomini. Un intreccio lungo migliaia di anni, da quando i primissimi umani adoravano fuoco e fulmini, sino ai concetti di “sovraumano” a cui ormai, siamo culturalmente abituati. In passato motore del mondo e spiegazione “razionale” delle cose, anche a causa di un inevitabile processo di secolarizzazione, oggigiorno è
Remnant from the Ashes è stato ed è attualmente una piccola, grande perla del panorama ruolistico hardcore. Difficile, longevo (specialmente con le recenti espansioni), ibridizzato a punto e un’autentica “manna” per chi cerca giochi dal sapore “complesso” e da degustare in cooperativo. Un gioco che non è rimasto pregevole solo
In questo anno di transizione tecnologica, l’ennesimo spartiacque tra quello “che fu” e quello “che sarà” videoludicamente parlando, Nba 2k21 è probabilmente l’esempio calzante migliore possibile per comprendere le (ancora non meglio precisate?) potenzialità della nuova generazione di console. Per chiunque lo ignorasse, il gioco 2K sviluppato da Visual Concepts
Descrivere in parole povere la saga di Serious Sam è un po’ complicato. Uno shooter, vecchio stampo, che ha sempre riproposto su schermo, con una formula più o meno invariata, i “dogmi” imposti qualche decennio fa da Doom, Quake e Unreal. Mostri sacri, traslati in un altro mostro sacro, recente,
La saga di Torchlight, memore degli “insegnamenti” impartiti da Diablo, è da decadi un punto di riferimento del settore: mai innovativa in modo assoluto, ma sempre estremamente personale in modo relativo, la serie ha sempre costituito un punto fermo dello specifico settore. Fermo specialmente per coloro che avevano in mente
Dopo la notte, il giorno. Dopo la luna, il sole. Tra le certezze relative dell’umanità, nel “minimo” settore videoludico, vi troviamo FIFA: ogni anno, cascasse il mondo, il prodotto di Electronic Arts, da decenni uno dei punti di riferimento massimo dell’intera industria videoludica, arriva sulle nostre scrivanie pronto a sciorinarci
Un po’ Zelda, un po’ Minecraft, un po’ Dark Souls: Windbound, sviluppato da 5 lives Studios ed edito da Deep Silver, si presenta al grande pubblico con una coraggiosa commistione di generi e punti di riferimento. L’obbiettivo, naturalmente, era quello di proporre, come spesso accade nel mondo indipendente e semi-indipendente,