Recensioni

Metal: Hellsinger

di: Donato Marchisiello

«Doom had a baby and it started a metal band»: è questo probabilmente il miglior modo per descrivere la superficie ludico-concettuale di Metal: Hellsinger, titolo di cui discorreremo in questa recensione. Proprio perché è impossibile non notare l’enorme e devastante omaggio al titolo id Software, una volta avuto accesso al “metallaramente” chiassoso menù principale. Un gioco che è sia un omaggio ad un “modus operandi” passato, sia un “agli ordini!” dettato dai moderni standard inerenti gli sparatutto più “adrenalinici”. Ovvero, nemici a iosa, ultra-dinamismo e violenza “ultra-terrena”. Ma Metal: Hellsinger ha un asso nella manica, teorico, in più: il gioco, a tutti gli effetti, è un rhytm game a suon di metallo pesante. Un abbinamento originale e, probabilmente, unico nella storia dell’industria. Dunque, la pietanza servitaci da The Outsiders e Funcom, a colpo d’occhio, sembra volerci portare con la mente ai primi anni ‘90, facendolo però al suo “ritmo”: il suo sapore sarà gustoso o meno? Scopriamolo assieme nella recensione della versione PlayStation 5 di Metal: Hellsinger.

Per visualizzare i video di terze parti è necessario
accettare i cookie con finalità di marketing.

Metal: Hellsinger è uno sparatutto in prima persona fuso con un più canonico rhytm game, ove la musica è il fulcro ritmico (appunto!) di ogni nostra azione in gioco. Ed è bene specificarlo fin dall’inizio: la fenomenale tracklist sarà il “tambur battente” dell’avventura della demoniaca protagonista, l’Ignota, alle prese con una missione ardua: recuperare la voce rubatale dal regnante del piano demoniaco in cui si trova, la Giudice Rossa. In generale, la trama, narrata da (poche) scene d’intermezzo, sarà sostanzialmente trascurabile e non offrirà chissà che narrazione o tematiche approfondite. Dunque, chi si attendesse un viaggio all’inferno connotato da scelte vincolanti, colpi di scena epocali o temi che dovrebbero indurre ad una qualsivoglia riflessione, rimarrà sostanzialmente deluso. Anche se, è bene sottolinearlo, nella tradizione degli shooter orientati ad un brutale e ultra-dinamico “uccidi uccidi”, è altrettanto d’uopo limitarsi ad una trama che funga semplicemente da “motorino d’avviamento”. Dunque, nulla di trascendente o particolarmente originale, ma il lavoro profuso da The Outsiders a livello di ambientazione è stato sicuramente più che sufficiente per creare il giusto “flow” in grado di tenerci piuttosto incollati allo schermo.

Ma veniamo al vero piatto forte: la sezione “ritmica”. Come funziona? È presto detto: ogni livello avrà una sua personale traccia musicale, presa da una tracklist creata da alcuni mostri sacri del metal come Tankian dei System of a Dwon, Blythe dei Lamb of God, Heafy dei Trivium ecc. Questa traccia partirà con un riff basico di batteria: man mano che infliggeremo danni ai nostri demoniaci nemici, naturalmente colpendo a ritmo di musica, vedremo salire un indicatore combo che, al contempo, farà mutare la traccia musicale con la progressiva aggiunta di più “strumenti”, quali chitarre, tastiere e voci, e anche aumentare i danni inflitti. Naturalmente, com’è lecito attendersi, avremo diversi strumenti di morte che potremo utilizzare per falcidiare le schiere nemiche, tra fucili a pompa, spade, asce e pistole. Ognuna delle armi, che saranno progressivamente sbloccate con l’avanzare del gioco, avrà a disposizione una abilità speciale che sarà utilizzabile una volta uccisi sufficienti nemici. E passeremo da devastanti attacchi ad area a potenziamenti che modificheranno la traccia musicale in corso e ci permetteranno di aumentare vistosamente i nostri danni.

Complessivamente, la campagna durerà circa 3 ore ma è una durata solo orientativa: infatti, Metal: Hellsinger offre la possibilità di ottenere un punteggio in base alla performance messa in piedi durante i livelli e, naturalmente, concorrere con altri utenti a chi racimola più punti in una classifica globale. Punteggio che potrà ascendere nettamente non solo aumentando la difficoltà della campagna (piuttosto ostica al massimo grado) ma anche completando alcuni pseudo-dungeon sparsi nel gioco, chiamati “Tormenti”, il cui completamento ci donerà oltre che un punteggio superiore, anche dei potenziamenti specifici per la nostra innominata protagonista. Dunque, Metal: Hellsinger è una pietanza saporita senza nessuna ombra? In realtà, no: il titolo, nonostante una sua intrinseca originalità e qualità meta-ludica e artistica di alto livello, mostra evidenti limiti proprio in quanto “gioco”. A partire da un level design undirezionale e statico, costruito sulla conformazione continua e standard “arena – corridoio” ripetuta più volte e culminante in un boss.

Anche a livello più squisitamente visivo, nonostante una qualità generale sopra la media per una produzione indipendente o quasi l’ambientazione sarà piuttosto monodirezionale, al punto che spesso sarà difficile distinguere un “passaggio” concreto da un “bioma” all’altro. Una ripetitività, concettuale e fisica, che si abbatte furiosamente anche sui nemici, boss compresi: pochi archetipi, visivamente abbastanza simili, con sparuti pattern d’attacco e tendenzialmente non particolarmente esaltanti da abbattere nonostante la furia metallica di cui è cosparso il gioco e la discreta varietà di armi, tra l’altro ben caratterizzate. Tecnicamente parlando, invece, nonostante un limite intrinseco fattuale ( Metal: Hellsinger non è una produzione a tre A), il lavoro svolto dagli sviluppatori è più che buono: bug quasi azzerati, un frame rate solido e che non indugerà nemmeno nelle situazioni più concitate, una interfaccia utente pulita, chiara e caratterizzata da animazioni “in linea” con il tenore del gioco.

Cosa resta da dire di Metal: Hellsinger? Un gioco originale, con molte frecce al proprio arco, che abbraccia un concept di gioco meta-ludico ma che, purtroppo, lascia più che a desiderare, conti alla mano, proprio nei più classici “numeri” da gioco. Una corta campagna ed una serie di limitazioni inerenti il design di gioco, offuscano in parte quello che è un gameplay “ritmato” divertente e furioso, condito da una colonna sonora leggendaria. Un titolo consigliato specialmente se si è fan degli sparatutto e del metal (solitamente, una accoppiata standard). Che possa essere l’inizio di una lunga saga videoludica?