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Recensione Rogue Legacy 2

di: Donato Marchisiello

A quasi dieci anni dall’uscita del primo e fortunato capitolo, ecco far “d’improvviso” ritorno sulle nostre console Rogue Legacy, con il suo secondo e atteso chapter. Un titolo, sviluppato da Cellar Door Games, che ha fatto sua la “meta-filosofia” alla base dei roguelike seppur reinterpretandola in modo personale ed offrendo un gameplay semplice ma intricato allo stesso tempo. Il gioco, di cui in questa sede offriremo le nostre impressioni della versione Xbox, si propone come il continuum del titolo uscito nel 2013: nonostante a grandi linee il cuore meccanico di Rogue Legacy 2 sia stato sostanzialmente traslato a piè pari, sono diverse le novità grandi e piccole che permettono al nuovo chapter di differenziarsi, almeno sulla carta, dal “capostipite” della “famiglia” (è proprio il caso di dirlo!). Ma la “carta” si tramuterà in realtà concreta e tangibile? Riuscirà Rogue Legacy 2 ad imporsi e a non far rimpiangere il primo capitolo? Bando alle ciance, ecco a voi la recensione di Rogue Legacy 2 nella sua versione Xbox!

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Rogue Legacy 2 è un gioco d’azione a scorrimento in due dimensioni, con spessi elementi ruolistici, di piattaforma e roguelike (il che, per i meno avvezzi, significherà morire tanto e perder tutto o quasi spesso!). Una pietanza dal netto sapore e condita con un’estetica simil-cartoon piacevole e ben realizzata (ormai, autentico marchio di fabbrica). Nonostante il settore dei roguelike sia ormai sin troppo denso di videoludi suoi fieri araldi, Rogue Legacy 2 ha dalla sua una peculiarità: nei panni di un valoroso combattente, saremo chiamati ad assaltare e “spolpare” un immenso castello colmo di temibili nemici e trappole. Il tutto ovviamente, obbedendo alla “prima legge” dei roguelike: morendo e ripartendo, continuamente, il che nel gioco significa… allargare la famiglia! Infatti, dal nostro personaggio principale, una volta trapassato a miglior vita, discenderà un’intera genealogia di eroi generati casualmente, la cui classe di appartenenza e abilità saranno anch’esse frutto del caso (anche se, come vedremo in seguito, vi sarà ampia possibilità di “scelta”). Ma il “fato” sarà al centro d’ogni cosa: anche i vari stage che compongono il castello, con ogni nuovo personaggio, saranno rigenerati casualmente, offrendo quindi una sfida ardua e sempre “nuova”, così come sempre piuttosto “fresco” sarà il desiderio di esplorare i vari livelli.

Lo scopo del gioco è quello di “vincere” il castello e le sue insidie, tra cui è giusto annoverare anche sei temibilissimi boss, davvero ardui da abbattere (alcuni, forse, anche troppo!). In generale, seppur non vi sia stata introdotta nessuna novità rivoluzionaria rispetto alla formula inaugurata circa dieci anni fa, Rogue Legacy 2 riporta in auge la stessa “visione” in versione riveduta, “corretta” ed ampliata. Nessuna “campagna” sarà speculare a quella precedente: Cellar Door Games ha aggiunto tante nuove classi, ognuna delle quali avrà uno stile di gioco completamente diverso anche grazie ad un vastissimo armamentario che avremo a disposizione. Passeremo dai classici e pesantemente corazzati guerrieri, sino a pistoleri, pugili e… cuochi armati di padella! Ma non sarà solo una mera questione di classe: ogni “nuovo nato” (alla morte del nostro personaggio principale, avremo la facoltà di sceglierne uno tra tre possibilità) avrà anche dei tratti (tradotto in “gderresco”, bonus o malus) specifici che andranno ad influenzare il suo concreto “modus pugnandi”. Ma non si commetta l’errore di pensare che sia tutta “ordinaria amministrazione”: il nostro eroe potrebbe nascere, ad esempio, vegano (e quindi, subirà danni se mangeremo carne) oppure pacifista, quindi non in grado assolutamente di proferir offesa alcuna al nemico!

Nonostante una grande varietà di tratti e classi, alcuni anche al limite del “tragi-comico”, il complessivo sistema non sarà effettivamente bilanciato in modo assoluto. Ben presto noteremo infatti come determinate abilità correlate a determinate classi, creeranno soluzioni “superiori” rispetto ad altre. Ad esempio, i personaggi equipaggiati con abilità di cura risulteranno sicuramente più facili da gestire e, tendenzialmente, saranno più ardui da abbattere rispetto anche ai personaggi più dotati a livello di pura offesa. Allo stesso tempo, le classi a distanza faranno sostanzialmente gli stessi danni di quelle da mischia, ma avranno dalla loro la necessità di dover meccanicamente mirare ai nemici, rendendo il tutto estremamente macchinoso specialmente in situazioni “affollate”. A questo, si affianchi una “concezione” complessiva dei comandi probabilmente più impegnativa rispetto al primo titolo della serie, il che rende il secondo chapter più complicato da padroneggiare completamente (e forse, meno immediato). Nel corso del gioco e delle nostre esplorazioni, accumuleremo oro il quale ci servirà non solo per acquistare armi ed equipaggiamento vario dai vari venditori posti al campo base, tra rune che potenzieranno il nostro personaggio ad armature di differente tipo. L’oro, così come accadeva nel primo capitolo della saga, servirà anche per espandere e potenziare il nostro maniero: una vera e propria dimora della nostra famiglia la quale aggiungerà alle nostre run tutta una serie di nuovi potenziamenti, tratti, upgrade di vario tipo e classi nuove di zecca. Nonostante la complessiva proceduralità del gioco ci consentirà di affrontare avventure sempre diverse, completare Rogue Legacy 2 potrebbe divenire alla lunga molto faticoso anche perché, il successo della nostra campagna, non sarà solo una mera questione di abilità. Il gioco sarà sì complicato (anche se, nel secondo capitolo, è stata inserita la possibilità di personalizzare la difficoltà dell’avventura in base alle nostre esigenze), ma molto dipenderà anche dalla nostra “pazienza” nell’accumulare oro e, sostanzialmente, “grindare” (ovvero uccidere tutto ciò che si muove a ripetizione).

La qual cosa, in sostanza, ben presto si tradurrà in un unico modo “conveniente” di giocare, ovvero fermarsi ad eliminare ogni cosa in modo da non rischiare improvvise battute di arresto causa zero dindini utili per potenziarsi. E, naturalmente, nonostante un pacchetto ludico longevo ed espanso rispetto al primo capitolo, Rogue Legacy 2 non riesce comunque a sconfiggere il “nemico numero uno” che attanaglia in modo particolare i roguelike, ovvero una certa ripetitività di fondo (che, però, viene da Cellar Door Games piuttosto ben tamponata). Ripetitività che ad ogni modo impatta solo lontanamente sulla longevità del titolo, piuttosto alta, anche grazie alla possibilità dell’ormai classico New Game+ (ovvero, reiniziare completamente da capo il gioco ad una difficoltà superiore). La parola d’ordine di Rogue Legacy 2 è espansione e non rivoluzione e il “motto” si riflette anche sul complessivo comparto tecnico: l’impatto estetico generale è nettamente superiore e migliorato rispetto alla prima iterazione. Anche se la bidimensionalità è stata qui concettualmente riconfermata, praticamente ogni aspetto più squisitamente estetico è stato nettamente sublimato: dai fondali statici, agli oggetti passando per animazioni e per la complessiva caratterizzazione dei nemici, ogni aspetto è stato radicalmente migliorato rispetto al passato, rendendo il titolo una gioia per gli occhi. Ovviamente, ciò che è rimasto (fortunatamente!) immutato rispetto al primo capitolo, è lo stile comico-parodistico che trasuda da ogni pixel del gioco e che sarà possibile rintracciare anche in altre caratteristiche dello stesso (come, ad esempio, i vari tomi sparsi per gli stage che ci narreranno storie “folli” riguardanti il “lore” del castello). Da un punto di vista più squisitamente tecnico, il lavoro profuso dagli sviluppatori è sicuramente pregevole: il gioco girerà fluidamente senza mai trovare impaccio, con la versione per Series X che addirittura toccherà i 4k e 120 frame al secondo. Una vera gioia per gli occhi, insomma!

Non è rivoluzione, ma una netta espansione: con un motto simil-marketing, si potrebbe descrivere appieno Rogue Legacy 2, secondo capitolo della saga roguelike iniziata circa dieci anni fa. Cellar Door Games ha praticamente espanso e migliorato ogni aspetto del gioco che è, probabilmente, sul podio dei migliori roguelike attualmente sul mercato anche per la possibilità di regolare la difficoltà, rendendolo masticabile anche per i neofiti. Chi ha amato il primo, amerà ancora più fortemente il secondo. Detto ciò, a voler esser “pignoli”, dopo dieci anni circa di era lecito aspettarsi qualche passo più “incisivo” in grado di far evolvere la serie. Ma non è detto che ciò non avvenga nell’immediato futuro!