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Recensione Call of Duty Vanguard

di: Donato Marchisiello

Puntuale come un orologio svizzero, anche il 2021 ha visto l’approdo sugli scaffali virtuali di un nuovo capitolo dell’immortale saga shooting Call of Duty. Il prodotto di Activision, sviluppato da Sledgehammer Games, giunge dopo Moden Warfare e Cold War, precedenti capitoli della saga che vennero sostanzialmente ben accolti non solo dalla critica ma anche dai fan della saga, mai domi della classica esperienza frenetica e pseudo-arcade che la serie offre. Vanguard, il novello capitolo che in questa sede ci accingiamo a disaminare, torna ad esplorare un tema molto caro alla saga, ovvero la seconda guerra mondiale. Un ritorno che strizza visibilmente l’occhio al passato anche concettualmente, visto che sia la campagna che il multiplayer vero e proprio, sono segnati da una ricerca “spasmodica” dei fasti di un tempo anche se un accenno di “sperimentazione” è possibile scovarlo. Ma andiamo con ordine: ecco a voi la recensione di Call of Duty Vanguard in versione Xbox Series X!

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Call of Duty Vanguard è uno sparatutto con visuale in prima persona, novello capitolo di una saga da tempo immemore uno dei “pilastri” globali del settore e che, grazie al suo gameplay velocissimo, concettualmente semplice e “puro” nella sua accezione pseudo-arcade, si attesta da decadi come uno dei punti di riferimento delle uscite annuali del settore. Il nuovo chapter, come al solito, si presenterà agli occhi dei fan con un nutritissimo pacchetto di contenuti che, nonostante strizzino numericamente l’occhio all’esperienza online, non disdegnano ovviamente una classica modalità campagna. Campagna che, come detto in incipit, ci offrirà l’ennesimo scorcio sulla seconda guerra mondiale che, come detto, prenderà ad esempio le esperienze passate della serie per proporre una narrazione semplice ma tutto sommato godibile. La linea narrativa si affaccerà sul terribile conflitto bellico comprendendo un arco narrativo che si disloca in 4 anni, ovvero dal 1941 al 1945, offrendo tra l’altro punti di vista “geografici” completamente differenti. La storyline, infatti, ci porterà a Berlino, a Stalingrado o negli aridi deserti africani, cucendo un ordito molto cinematografico e spettacolare, seppur piuttosto breve (la durata oscillerà intorno le 5 ore) e senza grandi biforcazioni o scelte.

Nonostante degli evidentissimi limiti, la campagna di Call of Duty Vanguard avrà, comunque, dalla sua delle caratteristiche sicuramente interessanti che, per la brevità e linearità della stessa, non saranno però particolarmente sfruttate o approfondite. Ad esempio, i vari protagonisti della campagna, un gruppo di soldati “speciali” che hanno l’obiettivo di derubare i nazisti di alcuni progetti super segreti, si differenzieranno non solamente da un mero punto di vista del nome, ma anche dalle proprie caratteristiche e skill. Alcuni personaggi saranno in grado di compiere incredibili acrobazione motorie, altri invece sfrutteranno una sorta di “bullet time” che consentirà loro di far rallentare il tempo. Peculiarità pregevoli (così come lo spessore dei protagonisti, ognuno piuttosto ben “individualizzato”, e della storia, che toccherà anche temi “pesanti” tipici della Seconda Guerra Mondiale) che, come detto, sfoceranno però in una campagna dritta e senza “sterzate” nette, oltre che dalla longevità praticamente assente. Anche per quanto concerne le singole missioni, esse saranno sostanzialmente in linea con la classica esperienza in singolo che la saga ha più volte offerto in passato, senza alcuna variazione sul tema che ben avevano fatto in alcuni capitoli passati, come l’inserimento di missioni “accessorie” alla trama principale (come era accaduto nel precedente capitolo) o la possibilità di customizzare a tutto tondo il proprio alter ego. Detto ciò, la campagna offrirà comunque una buona differenziazione dei tipi di missione che affronteremo, dai classici assalti frontali a operazioni in stile 007, andando comunque un minimo ad intervenire sulla varietà meccanica della campagna.

Ma, inutile nasconderlo: dire Call of Duty, significa dire principalmente esperienza multiplayer. E, come ogni capitolo che si rispetti, anche Vanguard ha dalla sua un pacchetto di contenuti sicuramente corposo e interessante. Il capitolo, da questo punto di vista, godrà di una piacevole e classica “biforcazione”: Call of Duty Vanguard infatti potrà contare non solo su di una classica modalità competitiva, con l’altrettanto standard e correlato ventaglio di game mode, ma anche dell’amatissima modalità zombie. Per quanto riguarda il classico player vs player competitivo, in generale, nonostante un evidente ritorno al passato da un punto di vista concettuale, con mappe molto più piccole e “dirette” costruite appositamente per uno scontro meno tattico ma sicuramente più frenetico, Vanguard tornerà ad offrire tutta una serie di innovazioni, rispetto alla storia relativa della serie, che hanno caratterizzato i recenti capitoli, come ad esempio la possibilità di utilizzare uno scatto doppio o “fissare” la propria arma su superfici di vario tipo, per impattare su precisione e rinculo della stessa. La prima novità rispetto al passato, è la possibilità di poter scegliere il numero di player presenti contemporaneamente e la dimensione, correlata, della mappa: in questo senso, la possibilità di “adoperarsi” in scontri 6 vs 6, 12 vs 12 ecc., consentirà un alto grado di personalizzazione degli scontri, offrendo probabilmente l’esperienza competitiva più “aperta” e personalizzabile in base ai gusti personali. Alzando lo sguardo più in generale, l’esperienza competitiva online, tranne l’aggiunta di una novella modalità chiamata Pattuglia dove dovremo difendere (o attaccare) un punto di cattura mobile, si attesterà a livelli simili ai precedenti capitoli della saga, specialmente in relazione al chapter “Modern Warfare”.

Il gioco ci consentirà una scelta di specifiche classi con specifici set di equipaggiamenti e caratteristiche peculiari, il tutto con un’altissima modificabilità e customizzazione. Un’altra caratteristica da sottolineare, è la presenza del fondamentale crossplay tra le varie piattaforme principali di gioco, a patto ovviamente che si utilizzino le stesse periferiche (ossia, pad vs pad e tastiera/mouse vs tastiera/mouse). In generale, come sottolineato precedente, l’esperienza sarà “pura” e confacente ai canoni, da decadi scolpiti nella pietra, della saga. Ovviamente, il comparto competitivo godrà di un classico sistema di progressione, che ci consentirà un costante sblocco non solo di nuovi oggetti e mod per le armi, ma anche di operatori (complessivamente, una decina) ognuno con proprie caratteristiche. Anche la modalità Zombie, ritornerà nei suoi classici fasti, consentendoci di affrontare con tre amici (o, in alternativa, ricorrendo al matchmaking) ondate di non morti progressivamente più impegnativi. Rispetto al passato, la modalità ha subito qualche modifica nella routine: all’inizio, potremo optare per un’arma specifica di nostra scelta, che avremo poi facoltà di potenziare oppure cambiare “pescando” da una cassa “misteriosa”. Le nostre peripezie non morte partiranno da un’area centrale piuttosto vasta che, man mano che abbatteremo zombie di varia natura e progressivamente più tosti, si dischiuderà consentendoci l’esplorazione di altri “canali” secondari che partiranno dalla stessa, sino a centrare l’obiettivo della modalità: l’estrazione. In generale, rispetto al passato, scompaiono alcune “barriere” che rendevano la modalità non particolarmente digeribile per i neofiti, come lo smodato uso di crediti o strutturazioni degli stage tentacolari: una piccola rivoluzione che ha il merito di rendere molto più divertente e accessibile un game mode considerato ormai centrale nell’economia ludica della saga. E’ bene sottolineare che, nonostante costituiscano due mondi paralleli e a se stanti, sia la modalità competitiva che quella Zombie condivideranno i progressi del giocatore, per la felicità dei tanti fan che lamentavano da tempo la netta divisione.

Da un punto di vista più squisitamente tecnico, Call of Duty Vanguard è un’opera sicuramente eccellente. Tecnicamente, sia lato gunplay che più meramente estetico, il lavoro profuso da Sledgehammer ha pochissime sbavature. La sensazione “Cod” pad alla mano, con delle meccaniche correlate alle armi non realistiche ma con una coerenza concettualmente vicina alla realtà delle cose, è presente e immutata. Una sensazione che conferisce al gameplay quel dinamismo e quella freneticità “senza pensieri” che la saga, da anni, offre in pasto ai propri giocatori e che ormai sono effige della saga. Ogni arma, in modo specifico, avrà il proprio rinculo e il proprio “comportamento” riconoscibile, anche se, specialmente nelle competizioni online, vi è attualmente qualche squilibrio in termini di potenziale offensivo di alcuni “utensili” rispetto ad altri (ma è un classico problema d’ogni videogame competitivo online nei pressi del day-one). Da un punto di vista estetico, Sledgehammer ha sicuramente profuso un lavoro di altissima qualità e che va, addirittura, a migliorare anche il complessivo comparto, su Series X, rispetto al precedente capitolo. Tendenzialmente, il gioco offrirà ambienti piuttosto vasti e dettagliati in modo certosino (con un particolare “guizzo” d’elevazione nei livelli notturni), oltre che modelli poligonali ben caratterizzati e realizzati. Un comparto estetico sicuramente di pregio e che, come al solito, sublima il colpo d’occhio grazie ad un solido frame rate a 60 fotogrammi al secondo, che caratterizza non solo il comparto in singolo ma anche e soprattutto l’esperienza online, con la possibilità di optare per una modalità a 120 fps nel caso si abbia a disposizione i necessari strumenti. Nonostante una realizzazione tecnica pregevole, qualche neo sarà presente: sarà possibile assistere a brevi fenomeni di stuttering o di improvvisi cali di fluidità, specialmente nella campagna in singolo, ma che, in sostanza, non produrranno gravi danni all’esperienza di gioco. Per quanto concerne il comparto audio, nulla da obiettare: i suoni sono “giusti”, le musiche piuttosto azzeccate ed è bene sottolineare anche la presenza di un ottimo doppiaggio in italiano.

Cosa dire di Call of Duty Vanguard? Sicuramente, non il migliore dei Cod, ma neanche lontanamente il peggiore. Vanguard offre un’esperienza completa, sia in singolo che in multiplayer. Nonostante, sulla carta, ci siano tutte le caratteristiche “giuste” per far si che il novello chapter della saga “emerga” rispetto agli altri capitoli, alcuni evidenti limiti che attanagliano specialmente la campagna in single player, ne frenano le ambizioni. A questo, però, si aggiunge un comparto online con una marea di contenuti e tante piccole novità che lo rendono, nei fatti, uno dei più completi e appaganti. In generale, un capitolo solido e sicuramente godibile, che senza apporre rivoluzioni epocali accoglierà a braccia i neofiti senza però dimenticare i fan di lunga data.