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Recensione Call of Duty: Modern Warfare II

di: Donato Marchisiello

Sono poche le certezze nel mondo videoludico ed è cosa che, chi è entrato almeno negli “-enta”, ha ben chiaro in mente. Fra queste, sul podio v’è sicuro l’approdo del puntuale e novello capitolo di Call of Duty. Nel più classico e ultra-decennale avvicendamento tra studi di produzione, per portare innanzi i “filoni” tematici del brand di sparatutto, quest’anno è toccato al secondo capitolo della saga “riesumata” di Modern Warfare: dopo il successo (per certi aspetti, “rivoluzionario”) del primo capitolo della saga uscito nel 2019, che ebbe anche il merito di riportare su toni più “seri” gli eventi narrati nella campagna in singolo, Modern Warfare II approda su ogni console e piattaforma ludica esistente o quasi, per far gioire, ancora una volta i fan della saga. Ma il titolo sviluppato da Infinity Ward e pubblicato da Activision Blizzard in questione, che qui analizzeremo in versione PlayStation 5, sarà anche appetibile per chi non è esattamente un fan? Andiamo con ordine.

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Call of Duty: Modern Warfare II è uno sparatutto in prima persona, dai toni arcade ma, com’è tradizione della serie, magistralmente equilibrati per apparire quanto meno esteticamente verosimili. Ed è subito importante, come detto, stabilire la conferma dell’atmosfera: il novello capitolo riesce, sin da primi istanti, a restituire il classico “vibe”, la canonica atmosfera che (quasi) tutti i Call of Duty della storia hanno contribuito a costruire. Come è ormai tradizione assodata, ogni nuovo capitolo dell’acclamata saga si presenta suddiviso in due sezioni contraddistinte: una, la campagna, dedicata ad un classico “setting” geografico-temporale che inquadrerà anche l’estetica del secondo compartimento, il più “eccitante”, quello multiplayer. Anche in questo capitolo, dunque, si ripresenta un ventaglio di opportunità che inquadra ogni tipo di player e che riconferma, ancora una volta, Call of Duty come uno degli sparatutto, sulla carta, più “aperti”. Partiamo dalla campagna: disponibile in diversi livelli di difficoltà, con il “massimo” sbloccabile solo dopo averla finita, la modalità storia di Cod si conferma sempre un ottimo antipasto al cuore pulsante dell’esperienza ludica del titolo, il reparto online. La durata, orientativamente collocabile tra le 5 e le 10 ore al massimo, è narrativamente conseguenziale al primo capitolo della saga “reboot”, Modern Warfare.

Call of Duty: Modern Warfare 2 Ma nonostante una diretta conseguenzialità narrativa, Modern Warfare II abbandona la pesantezza tematica, la serietà e la voglia di raccontare la guerra per quella che è, una questione d’affari e politica fatta sulla pelle altrui, del precedente capitolo, in favore di un’atmosfera più vicina agli action movie a stelle e strisce. Una svolta leggera che, per certi versi, fa compiere un deciso passo indietro per quanto concerne l’inquadramento generale del titolo. Un’atmosfera decisamente diversa anche dal “critico” capitolo omonimo del 2009, che aveva fatto gridare in più di una occasione allo “scandalo politico” ma che, al contempo, aveva elevato Call of Duty oltre la barricata del “giochino di guerra”. Un passo indietro tematico ma anche a livello strutturale: la campagna di Modern Warfare II è un tuffo nel passato remoto, fatto di episodi collegati tra loro ma a tenuta stagna dove, semplicemente, ci muoveremo sui binari sparando ad ogni cosa. Nessuna variazione sul tema, ruolistica o con “svincoli” di trama narrativi, come accadde per altri capitoli della saga: in Modern Warfare II, la campagna ritorna dunque ad essere un articolato e spettacolare tutorial, stracolmo di alcuni dei volti più iconici della saga e denso di segmenti ludici altamente adrenalinici, per introdurre alle meccaniche e alle caratteristiche principali del comparto multiplayer.

Il comparto online, invece, è al solito compatto e denso di svariate modalità, classiche ed ex novo, con una serie di nuove ed interessanti novità meccaniche. Il segmento, in sostanza, si dividerà in due parti: multiplayer competitivo e multiplayer cooperativo, le “Operazioni Speciali”. Al solito, le modalità di gioco saranno incredibilmente vaste: dal classico Deathmatch al dominio, passando dalla modalità più vasta e lunga chiamata Invasione sino a due nuovi game mode, “Soccorso Ostaggi” e “Knockout”, entrambe modalità a rientro limitato. Torna anche, con “prepotenza”, l’apprezzata modalità vagamente “battlefieldiana” Guerra Terrestre, che vedrà due squadre da 24 contrapposte in mappe piuttosto vaste e con l’aggiunta possibilità di utilizzare mezzi da combattimento. Va segnalata la possibilità di giocare le modalità principali di multiplayer competitivo anche in terza persona, seppur al momento sia un sott’insieme del titolo non particolarmente popolato e calibrato per bene (la possibilità di “guardarsi attorno” sfruttando l’ampiezza della visuale in terza persona, produce un’inclinazione al “camperaggio” notevole). Per quanto concerne, invece, il multiplayer cooperatvo, le “Operazioni Speciali” saranno missioni cooperative multi obiettivo, che ricordano le semi-omonime “Spec Ops” del Modern Warfare 2 del 2009. Peccato che, al momento, la modalità possa contare su sole tre missioni, tra le altre cose nemmeno particolarmente pregevoli: dunque, una modalità accessoria che, speriamo, possa esser dovutamente espansa in futuro.

Call of Duty: Modern Warfare 2

Da un punto di vista più squisitamente ludico e meccanico, l’intero segmento multiplayer è stato concepito, così come la campagna, con un concreto sguardo al passato: una mossa che, nei fatti, potrebbe dividere nettamente la ricezione dell’utenza. In effetti, posando uno sguardo sulle complessive meccaniche, il gameplay risulta più lento e pesante rispetto ad alcuni dei capitoli passati, sottolineando una netta predilezione degli sviluppatori verso uno stile di gioco più calmo e ragionato. Ciò, concretamente, defluisce in ogni aspetto concreto della strutturazione meccanico-concettuale del segmento, partendo dall’armeria, passando allo stile delle mappe ed al tipo di movimento. Parlando di quest’ultimo, sarà possibile scivolare, sparare in volo in pieno stile Matrix ma, in generale, la sensazione è che urga necessariamente un approccio più ragionato e più incline al posizionamento durante gli scontri. Il time to kill, ovvero il segmento di tempo “utile” per l’uccisione di un target, è molto ristretto, così come è stato “potenziato” il “peso” del suono (specificatamente, del rumore del movimento “standard”), il quale sarà udibile distintamente in un’area non troppo ristretta. Tutto ciò porta ad orientarsi, in modo più o meno netto, verso uno stile più cauto e non forsennato: una scelta che, come detto, potrebbe far storcere il naso ai fan della sotto-saga Black Ops, solitamente più veloce e adrenalinica.

Anche la costruzione delle mappe, al momento non tantissime, tranne qualche sparuto esempio discordante, premierà l’approccio ed il posizionamento tattico piuttosto che il running forsennato. Le mappe, in generale, alterneranno solitamente spazi aperti e spazi interni “tentacolari”: durante un match, si potrà tranquillamente passare da una classe close quarter, magari dotata di fucile a pompa, ad un classico cecchino a distanza. La qual cosa, da un punto di vista personale, significherà tener appunto conto della minaccia “variegata”, rispetto alla tendenza di alcuni capitoli passati di “tematicizzare” alcune mappe come “aperte” o “chiuse”. Vi sarà anche spazio per vere e proprie strategie “alternative”, grazie alla presenza di passaggi subacquei in alcune mappe (quindi, sarà possibile nei fatti nuotare), oltre che alla possibilità di arrampicarsi su dei muri e restare appesi “scrutando” al di là ed utilizzando un’arma secondaria. In generale, il lavoro profuso da Infinity Ward nella caratterizzazione delle mappe, tranne qualche sporadico esempio di scarsa brillantezza (prima fra tutti, Santa Sena Border Crossing, una sorta di “festa” delle esplosioni casuali), sarà più che buono e premierà il lavoro di squadra, piuttosto che i riflessi o i ping astronomicamente bassi.

Call of Duty: Modern Warfare 2

Naturalmente, avremo come sempre la possibilità di personalizzare il nostro alter ego competitivo con tutta una serie di equipaggiamenti ed abilità specifiche, prese a piene mani dalla tradizione della saga.Il passato ritorna (in questo fortunatamente), anche per quanto concerne questo aspetto: per ottenere armi, abilità e accessori, bisognerà sostanzialmente livellare “gradualmente”, al contempo ottenendo anche novelli level up per ogni categoria d’arma e, successivamente, per ogni bocca da fuoco (questo, solo per gli accessori specifici). Lo sblocco, infatti, sarà impostato come una sorta di “catena”: la cosa, a nostro avviso positiva, produce due effetti concreti, ovvero il tamponamento della classica corsa alle armi “meta” (ovvero quelle che, per un po’, sono imbattibili) e la possibilità per tutti i giocatori di esplorare tutte le ampie possibilità che il titolo offre a livello di armamenti, andando quindi a evitare un eccessivo “copy/paste” di equipaggiamenti. Livellare un’arma significherà sbloccare tutte le (miriadi!) di componenti secondari, con cui potremo andare a modellare il comportamento della nostra bocca da fuoco. Sarà, nei fatti, possibile modificare diametralmente ogni aspetto dell’arma, dalla velocità di accesso al mirino, passando per il rinculo e la gittata, in modo da poter plasmare la nostra arma in base al nostro stile di gioco.

Mappe strategiche e tendenzialmente articolate, gameplay lento e tattico, sblocco delle armi progressivo e “totale”: tutti fattori che, di base, producono un effetto “longevità” per chi deciderà di dedicarsi anima e corpo a Modern Warfare II. Ma, le stesse caratteristiche, in concreto, potrebbero divenire degli acuminati spuntoni sui pad dei giocatori più casuali, a cui la nuova fatica di Infinity Ward potrebbe risultare per certi versi indigesta, data la necessità di un ampio investimento di tempo di base per poter sperare di competere. Indigestione che, fortunatamente, è lontanissima dalla gustosa “pietanza” che è il comparto tecnico, fondato sul canonico Infinity Ward Engine, uno dei più longevi e performanti del mercato. In generale, la resa estetica del gioco è, come sempre, elevatissima e di alto livello: ambienti dettagliati e con pochissime sbavature, modelli poligonali dei personaggi di altissimo livello ed una notevole cura nella riproposizione “virtuale”delle armi e delle attrezzature belliche. Lato performance, il plauso continua scrosciante: Modern Warfare II, su PlayStation 5, supporta tutte le risoluzioni accessibili all’ammiraglia Sony, legandole saldamente ad un frame rate saldamente ancora ai 60 fotogrammi al secondo. Buona prestazione anche a livello di netcode e infrastruttura online: matchmaking rapido, quasi sempre equilibrato e qualità delle connessioni, nella maggioranza dei casi, stabile. Una menzione anche per il comparto sonoro, anch’esso d’alto livello con un climax per quanto concerne il doppiaggio della campagna in italiano (ma questo, è ormai uno “standard” per la serie.

Call of Duty: Modern Warfare 2

Modern Warfare II è un ritorno al passato, concettualmente e meccanicamente. Un “back to the past” che, in linea di massima, è azzeccato sotto quasi ogni punto di vista: nonostante non vi sia nessuna grande rivoluzione del brand (anzi, probabilmente v’è stato qualche passo indietro, soprattutto a livello di campagna), il gioco conferma la sua consuetudinaria solidità, offrendo un pacchetto di contenuti vasto e piuttosto variegato. Nonostante ciò, lo sguardo al passato potrebbe lasciare interdetti alcuni fan della serie, abituati ad un modus guerresco più veloce e adrenalinico. In aggiunta, la “lentezza” ludico-concettuale che lo contraddistingue rispetto ad altri capitoli della saga, potrebbe non esser particolarmente digeribile per i giocatori casuali. Un buon capitolo che, però, non rivoluziona la serie e che, al contempo, potrebbe “spaccare” in due la fan-base del gioco. E per chi non ama Call of Duty? Ebbene, non sarà questo il capitolo che farà cambiar loro idea.