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Recensione Saints Row

di: Donato Marchisiello

A circa 10 anni dall’ultimo chapter, è da un paio di settimane tornato sulle nostre “scrivanie virtuali” Saints Row, un “ricomincio da capo” dell’iconica saga “alternativa” al monolitico Gta. Dieci in cui, immaginiamo, chi di dovere si sia messo al tavolino, in posa “riflessiva” per pensare: «Come ripartiamo da zero?». Ed è questo il senso, appunto, del gioco che recensiremo in questa sede, nella sua versione Series X: un reboot di una saga nata, senza grandi sforzi intellettuali, come clone-antitesi di Gta ma che, con una formula sorprendentemente personale in alcuni aspetti (come la gestione, seppur basilare, di una gang o le tematiche oltre l’assurdo comico), era riuscita nel tempo a ritagliarsi una fetta consistente di fan. Fan attratti da ciò che poteva considerasi un’esperienza “originale”, nel senso più drammaticamente folle possibile. Ma Volition, sviluppatore di questo reboot, in realtà ha messo in discussione anche questo, sottolineando l’intenzione di “virare” verso lidi un po’ più seri. Dunque, reiniziare da capo: come lo hanno fatto? Scopriamolo assieme!

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Saints Row è un gioco d’azione in terza persona a mondo aperto, con elementi da “sandbox” e da gioco di ruolo accennati. Se volessimo paragonarlo a qualcosa, l’unico metro di giudizio possibile sarebbe Gta dal quale, da decadi, prende le mosse in svariate salse. Nel gioco, impersoneremo un innominato personaggio che, dopo svariate vicissitudini, si ritroverà senza un lavoro (nella malavita): ecco che, con un manipolo di fedelissimi (e politicamente corretti) amici, deciderà d’un tratto di metter su una gang e mirare al pieno controllo di Santo Ileso, una città immaginaria creata sullo stile di Las Vegas. Seppur, sin dalle prime battute, non si abbia quel sentore narrativo “folle” scorgibile nei precedenti capitoli, Saints Row sembra virare su lidi un po’ più seri ma non troppo. Una serietà che, però, potrebbe esser quella di un classico action movie di serie B all’americana: violenza gratuita e umorismo grottesco, seppur nel caso specifico del titolo di Volition l’impalcatura concettuale sia stata visibilmente pensata ed adattata ai temi ed alle “aspirazioni” di un pubblico piuttosto giovane.

Naturalmente, il “ripensamento” del gioco è avvenuto in chiave moderna: il mondo di Saints Row è cosparso di influencer, tag, sessualità liquida (caratteristica, tra le altre cose, di già presente in modo più spinto nei vecchi capitoli) e tanto altro. Il tutto mescolato con un “politicamente corretto” ed un “gender fluid” che è sin troppo evidente nei tanti rimandi del gioco, oltre che nei dialoghi secondari dei personaggi e nell’ironia generale, molto adolescenziale, di cui sarà ricolmo il titolo. In generale, la narrazione, mai il punto forte della saga, anche in questo nuovo capitolo sarà nulla più che un orpello per giustificare le missioni: probabilmente, un orpello un po’ più stanco rispetto al passato visto che, se i vecchi capitoli qualche risata la strappavano, Saints Row probabilmente potrebbe far sorridere, di sfuggita, solo qualche “tenero” adolescente. Ma facciamo un balzo indietro di un paio di righe, alla “stanchezza”: una connotazione che caratterizza appieno anche il gameplay del gioco. Un gameplay piuttosto vario e sufficientemente divertente ma che, in sostanza, è rimasto ancoratissimo ai canoni stabiliti decadi fa. Potremmo, tranquillamente dire che Saints Row è un gioco “nato vecchio”, il che non è per forza un dato negativo.

Una volta creato il nostro personaggio, tramite un editor spaventosamente dettagliato, ben presto verremo catapultati nel mondo di gioco. Saints Row funzionerà più o meno ugualmente rispetto al passato: attraverso il nostro cellulare potremo accedere a tutta una serie di attività primarie e secondarie. Svolgendo le missioni principali, manderemo innanzi la trama, al contempo sbloccando tutta una serie di attività extra che andranno dall’uccidere obiettivi specifici, all’avviare attività illegali in città o rubare auto da consegnare ad un nostro fidato meccanico. Naturalmente, una gang non è nulla senza il suo territorio: nel gioco saremo altresì chiamati ad eliminare la concorrenza da aree specifiche della mappa, in modo da reclamare le stesse e renderle “fruttuose”. Come anticipato, Saints Row offrirà anche una discreta componente pseudo ruolistica: compiendo diverse attività e uccidendo i nemici con un vasto arsenale a distanza e in mischia, otterremo esperienza che ci consentirà di salire di livello. Al level up, otterremo diverse abilità attive che potremo equipaggiare, al massimo quattro, ed utilizzare al momento opportuno: si passerà da potentissimi fucili di precisioni, a pugni infuocati (!), mine anti-uomo ecc.

Accumulando soldi, avremo anche la possibilità di sbloccare degli slot dove equipaggiare delle abilità passive, che otterremo nel corso del gioco completando alcune sfide che lo stesso ci proporrà in diverse occasioni (ad esempio, guidando un particolare veicolo oppure imbracciando un’arma). Un dato che va sottolineato, con estrema positività, è l’ampia personalizzazione generale: non solo potremo acquistare vestiti e customizzazioni di vario tipo del nostro alter-ego, altresì potremo definire l’estetica dei nostri compagni d’arme, dei veicoli della gang e persino arredare, entro certi limiti, la nostra base operativa (ovvero una vecchia chiesa “abbandonata”). Dunque, un gameplay piuttosto ricco con diverse attività da fare, ma che, in generale, non apporta nessuna grande novità rispetto alla formula classica della serie, al contempo “clone” o quasi di quanto “imposto” negli anni da Gta. Ben presto, dopo una decina di ore di gioco, una certa “stanchezza ludica” si inizierà a sentire in modo sin troppo evidente, calmierata unicamente se si deciderà di giocare al massimo della difficoltà per una sfida personale (molto ardua, visto ch’essa sarà mal bilanciata specialmente in alcune missioni).

In ultima istanza, il lato più squisitamente tecnico: inutile nasconderlo, Saints Row è un crogiolo di imperfezioni e bug, alcuni anche divertenti. La versione Series X, al momento di redazione, è traviata da tutta una serie di glitch d’alto livello, tra missioni che si bloccano, crash improvvisi del gioco, personaggi e auto “incastrate” fra loro e chi più ne ha, più ne metta. Cose piuttosto normali per un gioco a mondo aperto piuttosto vasto, ma che comunque hanno un loro impatto notevole sul fluire del gioco visto che, nel nostro test, è capitato più volte di dover ricominciare da capo missioni a causa di personaggi incastrati ed “irremovibili” oppure di chiusure inattese del gioco. Buone, in generale, le animazioni, anche se alcuni movimenti saranno standardizzati nonostante la mole del proprio personaggio: una scelta irrealistica ma, senza dubbio, in grado di strappare qualche risata. Da un punto di vista estetico, il gioco si assesta invece su di un buon livello: su Series X vi saranno presenti diverse possibilità di risoluzione (1080, QHD e 4k) con fluidità bloccata (ma non troppo) in base alla tipologia di resa grafica prescelta. In tutte le opzioni prescelte, la resa visiva del titolo di Volition sarà più che buona, con punte di pregevolezza elevata soprattutto per quanto concerne alcune visuali ambientali. Molto buona la recitazione vocale, improntata vocalmente all’esser piuttosto “trendy”, e altrettanto si dica per il comparto sonoro, con una buona selezione e qualità di effetti vari ed eventuali oltre che un nutrito ventaglio di stazioni radio di vario genere fra cui scegliere.

Diciamolo chiaramente: Saints Row è un reboot con l’asterisco. Ma un asterisco bello grosso visto che, a cambiare rispetto al passato, in sostanza, v’è stato solo il tono del gioco. Un tono passato da un assurdo e brutale politicamente scorretto, ad uno scanzonato ed adolescenziale humor, più “commercialmente piazzabile”, politicamente “pulito” seppur probabilmente non particolarmente divertente soprattutto per i fan dal primo rintocco. In generale, il titolo di Volition è un gioco d’azione a mondo aperto piuttosto divertente e longevo, ma offre un pacchetto di contenuti concettualmente vecchio e quasi immodificato rispetto ai precedenti capitoli. Si aggiunga che, almeno al day one, il titolo è stra-colmo di bug ed imperfezioni di varia natura che rendono l’esperienza ancor più “stancante”. Ciò che resta è una buona pietanza, forse un po’ più insipida rispetto al passato, ma che sicuramente si è di già assaggiato.