Come ogni anno riparte la bagarre tra i due titoli calcistici per eccellenza (nonché gli unici a dirla tutta). Oggi vediamo se Konami ha finalmente ritrovato gli stimoli per riportare il suo PES ai fasti di un tempo, che ormai sembrano lontanissimi.
Puntare su un franchise Disney a ridosso del Natale sembrerebbe quasi scontato; vuoi per il target d'età, vuoi perché regalare un videogame è ormai la prassi comune,Disney Infinity sembra già pronto a fare la guerra a Skylanders di Activision tra gli scaffali dei negozi.E dire che l'ispirazione di creare statuette con cui interagire nel gioco, era gia in sviluppo presso gli studi di Avalanche Software, ancora prima che Skylanders diventasse il fenomeno di vendite che conosciamo.
Quasi subito dopo aver iniziato a giocare a Malicious Rebirth, mi sono ricordato di una intervista concessa ormai più di un anno or sono dal Direttore dei Sony
Japan Studios, Gavin Moore, ad un noto portale internazionale di videogiochi. Parlando della peculiarità tutta giapponese di riuscire a creare prodotti che -dal punto di vista dei risvolti stilistici e di gameplay- risultino talvolta alieni alla sensibilità del giocatore occidentale, Moore affermava senza mezzi termini che “il Giappone è l’unico posto al mondo dove gli sviluppatori abbiano abbastanza palle per sfidare tutte le convenzioni e gli standard tipici che ci si aspettino da un videogame per le masse”. Ovvero che, indipendentemente dal risultato finale, c’è qualcosa di unico nel modo in cui in Giappone ci si approccia alla creazione di prodotti videoludici, qualcosa che non è possibile trovare altrove.
Se già non riteneste strano che il nome del gioco di cui sto per parlarvi ha come protagonisti dei “Ninja Atomici” (e Dio solo sa che cosa siano dei guerrieri esperti in arti marziali impestati di uranio), potreste pensare che è ancora più assurdo che in Atomic Ninjas per PS Vita e PS3 i personaggi principali non siano effettivamente in grado di uccidere nessun avversario.Dei Ninja. Atomici. E abbastanza imbranati. Particolare, vero?
Quando giochi per la prima volta a Lone Survivor, ti chiedi se per caso il suo autore Jasper Byrne non abbia architettato l’intero progetto solo per prenderti in giro, mettendoti di fronte a delle disturbanti e criptiche situazioni che da un lato generano il dubbio di essere di fronte ad una puntata interattiva e in “pixelloso” 2D del vecchio Twin Peaks, dall’altra incutono quella fastidiosa e claustrofobica sensazione di “mio dio e adesso cosa succede?” trasmessa tipicamente dei migliori thriller psicologici della letteratura o della cinematografia.
Se dopo una ventina di minuti che avete iniziato a giocare a Dragon’s Crown qualcuno vi chiedesse a bruciapelo: “che genere di videogame è questo?”, sarebbe forte la tentazione di liquidarlo con la risposta più semplice e apparentemente intuitiva, e cioè: “è un clone dei due cari vecchi hack’n slash di Capcom, Dungeons’n Dragons: Shadow over Mystara e il suo sequel Tower of Doom, con una splendida scenografia costituita di personaggi e ambientazioni realizzati in tecniche olio e pastello, e interamente in 2D”.
Lame rotanti! Pugni perforanti! Alabarda Spaziale! Doppio fulmine! Ah, che tempi… e che eroi, che storie, che armi. Chiunque sia nato negli anni ’70, magari maschietto, è impossibile che sia passato indenne attraverso l’invasione degli anime robotici che sconvolse il paese quasi quaranta anni fa. E da lì partirono i sogni di gloria di aspiranti ingegneri, animati dal sogno recondito di realizzare davvero dei simulacri meccanici con i quali prendere a legnate i cattivi di turno. E chi meglio di una casa giapponese, From Software per la precisione, avrebbe potuto (quasi) trasformare in realtà le illusioni di un gruppo di nerd nostalgici? No, stavolta non parliamo di un qualcosa’s Soul, ma di Armored Core: Verdict Day.
Leonardo, Donatello, Michelangelo, Raffaello. Quattro nomi, a prima vista abbastanza comuni ma che, letti insieme e associati a dovere, assumono diverse valenze. Per esempio, così si chiamavano quattro artisti italiani che hanno segnato la storia dell’arte mondiale di tutti i tempi, ma a ben ricordare anche quattro tartarughe mutanti, con il merito di essere riuscite, senza dipinti e sculture, ad incollare davanti alla TV un’infinita schiera di ragazzi, pronti a sacrificare parte dei loro pomeriggi a gustar merende e seguirne le vicende cartonose
Game Freak questa volta l’ha combinata grossa.
La parola “svolta” è un termine abusato e raramente veritiero, se non in senso negativo, in questo ambiente dominato da sequel e serie interminabili, eppure è la prima cosa che salta alla mente dopo pochissimi istanti di gioco. Mettetevi comodi e vi spiegheremo perché Pokemon X/Y rappresenta la vetta più alta mai raggiunta dalla serie e allo stesso tempo un nuovo punto 0 da cui partire e crescere.
La pioggia cade su chiunque, la stessa, vecchia pioggia. Ed io sto cercando di camminare al tuo fianco, tra gocce. Sembra quasi che gli Smashing Pumpkins avessero già capito tutto già tredici anni fa in quello che fu, in apparenza, il loro ultimo lavoro. Oppure è soltanto colpa dei ragazzi di Japan Studio se queste parole si sono oggi tramutate nella realtà onirica e a tratti straziante di Rain. Già la pioggia, sempre lei, protagonista di una storia delicata, dove si mescolano solitudine, paura e amicizia. Rain.
Nell’ormai lontato 2002 Nintendo presentò al grande pubblico l’allora nuovo capitolo della serie The Legend Of Zelda con un trailer che divise la critica. La nuova veste grafica in cel-shading, coloratissima infiammò buona parte del pubblico, che si scagliò contro la nuova creatura Nintendo. Le vendite non furono a livello del precedente capitolo, vuoi per la console meno diffusa, vuoi per lo stile grafico che non si sposava con i gusti del giocatore medio che prediligeva grafiche più cupe e realistiche. Negli anni The Wind Waker ha però assunto i contorni di un vero e proprio cult. A distanza di undici anni Nintendo riporta sulle nostre console quella poetica avventura con un remake in alta definizione, convinta che il tempo sia cambiato e che finalmente uno dei capitoli più belli della serie mai creati possa avere il successo che merita.
Rapinare una banca è sempre stato il vostro sogno? Oppure svaligiare una gioielleria? Allora Payday è quello che fa al caso vostro. Il primo capitolo uscito su PC e successivamente su PS3 ottenne un buon riscontro da parte del pubblico. Questo contribuì al successo della serie e dei ragazzi di Overkill Software che, adesso sotto l’ala protettrice di Starbreeze Studios (The Chronicles of Riddick: Escape from Butchet Bay, Syndicate …), hanno avuto l’occasione di far salire la produzione dal regno dei titoli indie a quello formato da titoli “high budget”. Il risultato? Continuate a leggere.
Cinque, lunghissimi anni. Tanto Rockstar ci ha fatto aspettare prima di regalarci un nuovo capitolo della saga forse più famosa della storia dei videogiochi. Eccoci quindi, un Red Dead Redemption, un L.A. Noire e un Max Payne 3 più tardi a recensire quello che probabilmente è l'opera più ambiziosa della software house new yorkese: Grand Theft Auto V. Tre protagonisti, la mappa di gioco più mastodontica e dettagliata mai apparsa in un videogame e la volontà di affermarsi (o meglio, riconfermarsi) il titolo open world definitivo, oltre ogni limite. Siete pronti a partire? Bentornati a San Andreas!
Evviva, il campionato di calcio 2013/2014 è finalmente iniziato ed i campi di calcio di tutto il paese hanno ripreso a costellarsi di magliette colorate, striscioni ed urla di incitamento. Certo è difficile rimanere impassibili al cospetto della Mano di Luce, ilDribbling Illusorio o gli Artigli del Lupo… come di cosa stiamo parlando? Ma siete per caso così antichi e legati alle vetuste consuetudini da vedere negli immancabili FIFA/PES gli unici strumenti per vivere un’emozionate esperienza calcistica? E, cosa ancora più grave, non avete nel vostro armadio la bandiera della Raimon JR High School? Male, molto male… per fortuna Inazuma Eleven 3 è qui per voi!
Sarete d'accordo con noi se diciamo che Goichi Suda è senza ombra di dubbio uno dei game director più "freak" e fuori di melone dell'intero panorama videoludico. Balzato agli onori della cronaca grazie all'ottimo successo riscosso da No More Heroes e recentemente apprezzato dai suoi fedelissimi fan per Shadow of the Damned e Lollipop Chainsaw, Suda51 torna nuovamente sotto i riflettori dell'industria con un nuovo pazzo titolo sviluppato dalla suaGrasshopper Manifacture: date il benvenuto a Killer is Dead. Volete saperne di più? Siate folli e soprattutto assetati... di sangue!
Metal Gear è forse una delle saghe più durature e conosciute nella storia dei videogiochi: è infatti "in attività" dalla fine degli anni '80. Proprio l'anno scorso, le avventure di Solid Snake e soci hanno compiuto 25 anni e la Konami, per l'occasione, ha rilasciato un'edizione particolare, la Legacy Collection, che raccoglie tutti i giochi canonici dal 1987 ad oggi. Sarà degna dell'acquisto? Scopritelo in questa nostra recensione!
Tutti abbiamo bisogno di sognare. Sognare è l'unica cosa che ci rende liberi nonostante ci porti in mondi di fantasia. Al di là del sogno però, talvolta, ci sono videogiochi che sono capaci, tenendoci belli svegli, di farci sognare, interagendo con tutto quello che, fino a quel momento, non credevamo fosse reale. E' il caso di Puppeteer, ultima fatica di Japan Studio. Un platform visionario e fiabesco in cui ognuno di noi, per qualche ora, può tornare bambino e vivere fantastiche avventure!
I demoni sono tornati. Volando da PC a console, portando con loro la furia distruttrice che da sempre li distingue. Tutti i giocatori valorosi quindi sono richiamati alle armi, pronti ad affrontare quello che Diablo 3 ha da offrire.Tra magie e combattimenti all'arma bianca, Console-Tribe propone a tutti voi la recensione di questo atteso titolo, a cura di Giorgio "Nadim" Catania. Leggete con cura ogni parola: ognuna di esse infatti potrebbe convincervi a comprare questo bel gioco!
XCOM è una serie che nasce negli anni '90 con UFO: Enemy Unknown, titolo rivoluzionario per i tempi, e molto apprezzato dal pubblico, il cui successo è stato confermato dal bellissimo seguito UFO: Terror from the Deep. Negli anni poi il franchise ha perso consensi, a causa di seguiti più o meno mediocri, fino al remake diXCOM: Enemy Unknown, dello scorso anno, che ha riportato in auge il brand grazie ad un buon titolo, che difettava solo di un adeguato livello di difficoltà, come solito con i titoli recenti.
La ciurma del cappello di paglia ritorna a salpare su PS3 con un nuovo capitolo in esclusiva ed una storia tutta nuova!Curiosi di sapere altro? Leggete la recensione di Console-Tribe a cura di Gianmarco "St Jimmy" Forcella!
Guarda un po’ chi si rivede dopo tutto questo tempo. E dire che oramai non ti aspettava più nessuno, soprattutto visto il consistente ritardo accumulato nel corso dei mesi. E dire che la distanza da coprire, tecnicamente parlando, non è che fosse poi chissà cosa, anzi. Però quello che conta, almeno per noi, è che sia arrivato, tra l’altro in dolce compagnia, a rallegrare (e far infuriare) chi si fosse perso il suo esordio su Xbox 360. Come di cosa stiamo parlando? Ma delle versioni PS3 e PS Vita di Spelunky!
È strano, davvero strano che sia proprio un FPS. Strano, dicevamo, che un genere così fortemente ancorato alla fruizione casalinga possa dare una positiva scossa ad un parco titoli che, ad uno sguardo poco attento, può apparire sonnecchiante. E dire che non è certo il primo a tentare una simile mossa, giungendo alle spalle di due nomi importanti come Resistance e Call of Duty. Eppure pare che un simile ritardo sia stato quasi calcolato a tavolino, come una sorta di pausa strategica atta a pianificare con ordine ogni singola mossa, evitando la disfatta. Di chi (o forse è il caso di dire cosa) stiamo parlando? Beh, di Killzone: Mercenary!
Il fallimento di THQ, sfortunatamente, ha fatto comodo ad un sacco di software house che, per due spiccioli, si sono portate a casa tutte le IP più appetitose che c'erano nel suo carnet.Deep Silver ha fatto probabilmente il colpo più grosso, accaparrandosi uno dei titoli più remunerativi di tutti: Saints Row. Dopo un divertentissimo terzo capitolo, Deep Silver voleva qualcosa di diverso e grandioso per festeggiare l'acquisizione del brand ed è per questo che ha dato carta bianca a Volition per Saints Row IV.Scopriamo insieme quanto è fuori di testa questo gioco!
Esulando per un attimo dal mondo console, è innegabile notare come l’era Amiga sia ancora oggi rimpianta da una folta schiera di appassionati videogiocatori, restii a dimenticare un periodo caratterizzato da produzioni ludiche di assoluto spessore: titoli come Sensible Soccer, Turrican 2 e Shadow of the Beast (del quale è previsto un remake diretto a PS4) sono ancora oggi immortali testimoni di catalogo ricco di autentiche perle di programmazione. Tra queste non possiamo non annoverare anche quelFlashback, seguito spirituale non ufficiale dell’acclamato Another World, che coniugando una tecnica (per l’epoca) sopraffina ad una trama interessante ed una giocabilità fuori dagli schemi, riuscì a ritagliarsi un posto nell’Olimpo delle produzioni dell’era a 16 bit. Ancora oggi, ad opera dello stesso Paul Cuisset (già autore dell’originale), è possibile rivivere l’avventura di Conrad B. Hart: ma il presente sarà in grado di rivaleggiare ad armi pari con la memoria?