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Recensione Flashback

Esulando per un attimo dal mondo console, è innegabile notare come l’era Amiga sia ancora oggi rimpianta da una folta schiera di appassionati videogiocatori, restii a dimenticare un periodo caratterizzato da produzioni ludiche di assoluto spessore: titoli come Sensible Soccer, Turrican 2 e Shadow of the Beast (del quale è previsto un remake diretto a PS4) sono ancora oggi immortali testimoni di catalogo ricco di autentiche perle di programmazione. Tra queste non possiamo non annoverare anche quelFlashback, seguito spirituale non ufficiale dell’acclamato Another World, che coniugando una tecnica (per l’epoca) sopraffina ad una trama interessante ed una giocabilità fuori dagli schemi, riuscì a ritagliarsi un posto nell’Olimpo delle produzioni dell’era a 16 bit. Ancora oggi, ad opera dello stesso Paul Cuisset (già autore dell’originale), è possibile rivivere l’avventura di Conrad B. Hart: ma il presente sarà in grado di rivaleggiare ad armi pari con la memoria?

di: Simone Cantini

Esulando per un attimo dal mondo console, è innegabile notare come l’era Amiga sia ancora oggi rimpianta da una folta schiera di appassionati videogiocatori, restii a dimenticare un periodo caratterizzato da produzioni ludiche di assoluto spessore: titoli come Sensible Soccer, Turrican 2 e Shadow of the Beast (del quale è previsto un remake diretto a PS4) sono ancora oggi immortali testimoni di catalogo ricco di autentiche perle di programmazione. Tra queste non possiamo non annoverare anche quelFlashback, seguito spirituale non ufficiale dell’acclamato Another World, che coniugando una tecnica (per l’epoca) sopraffina ad una trama interessante ed una giocabilità fuori dagli schemi, riuscì a ritagliarsi un posto nell’Olimpo delle produzioni dell’era a 16 bit. Ancora oggi, ad opera dello stesso Paul Cuisset (già autore dell’originale), è possibile rivivere l’avventura di Conrad B. Hart: ma il presente sarà in grado di rivaleggiare ad armi pari con la memoria?

Memoria fedele

Titano, anno 2142. Un uomo riesce rocambolescamente sfuggire alle grinfie di alcune misteriose creature, rubando una moto antigravitazionale ed iniziando una folla corsa sulla superficie della luna di Saturno. Purtroppo quella che sembra a tutti gli effetti un’evasione viene bruscamente interrotta a suon di proiettili, non appena un velivolo pilotato dai presunti carcerieri riesce ad abbattere l’improvvisato mezzo di salvezza, facendo precipitare il nostro eroe nella giungla sottostante. Ripresosi dalla caduta il protagonista, dall’identità ancora ignota, si imbatte in un olocubo, una sorta di registratore olografico contenente un messaggio da lui stesso registrato in precedenza: il videomessaggio rivela che il suo nome è Conrad B. Hart, agente della Galaxia Bureau of Investigation ed oltre a fare chiarezza sulle sue generalità gli indica di recarsi a New Washington e prendere contatti con un uomo chiamato Ian. Questo è l’incipit dell’intera vicenda, che seguirà più o meno fedelmente quanto narrato oltre 20 anni fa e che porterà Conrad a smascherare una cospirazione aliena e a salvare, come nella migliore tradizione, la galassia.

Ricordi sbiaditi

Lontani dai reboot che sembrano andare tanto di moda oggi, Cuisset e suoi Vector Cell hanno scelto di riproporre inalterata la struttura ludica datata 1992, intervenendo unicamente a livello estetico ed apportando alcune marginali modifiche al sistema di controllo. La più evidente tra queste è senza dubbia data dalla possibilità di poter fare fuoco a 360°, abbandonando il sistema di mira unidirezionale proprio del Flashback dei tempi che furono. Questo elemento rende gli scontri a fuoco con gli avversari più frenetici rispetto al passato, in una maniera che strizza l’occhio agli attuali twin stick shooter. Altra aggiunta inedita e data dalla possibilità di cogliere alle spalle gli avversari, tramite l’introduzione di una blanda meccanica stealth. Espediente volto ad aumentare lievemente la longevità del titolo (che si attesta attorno alle 4-5 ore) è l’inserimento di alcune sfide di abilità, accessibili attraverso i terminali disponibili all’interno della mappa di gioco. Ad eccezione di simili aggiunte, oltre al già citato upgrade grafico, la struttura di Flashback viene qua riproposta inalterata, portando con sé i tutti i limiti di una produzione che, per quanto apprezzabile a suo tempo, risulta oggi estremamente datata: backtracking fine a se stesso (almeno nella prima parte dell’avventura), ripetitività delle azioni e scontri a fuoco non certo memorabili risentono brutalmente del peso degli anni, finendo con l’annoiare dopo pochi minuti il videogiocatore moderno, oramai assuefatto ad un’azione ipercinetica e ben più ricca di sfaccettature. A poco, in questo senso, serve l’inserimento di un banale sistema di progressione a livelli dei parametri di Conrad che, a conti fatti, non andranno ad influire in maniera visibile all’interno del gioco. Potrà invece fare la gioia dei puristi, l’inserimento della versione originale del gioco, che potranno riassaporare (purtroppo in una porzione ridotta dello schermo) le emozioni dei tempi che furono.

Presente imperfetto

L’aspetto più riuscito di questo remake è senza dubbio quello grafico, grazie anche all’implementazione dell’oramai canonico Unreal Engine 3: il restyling degli ambienti convince in pieno e riesce a ricreare un mondo di gioco più attuale, senza però snaturare le atmosfere originali. Sotto il profilo puramente visivo, quindi, il lavoro dei Vector Cell riesce ad appagare l’occhio del giocatore, grazie ad una cura realizzativa nel complesso pregevole. Le magagne emergono, però, una volta preso il pad in mano, a causa di un sistema di controllo non certo esente da difetti: collisioni sballate, inspiegabili blocchi del personaggio ed una reattività che è solo una lontana parente di quanto lasciò stupiti nel 1992. Difetti che, seppur non inficino in maniera drastica l’esperienza di gioco, sono quanto mai inspiegabili soprattutto se confrontati con l’eccellenza dell’illustre predecessore. Nella media il comparto audio, con un accompagnamento sono ro dignitoso ed un doppiaggio nel complesso buono, ma che (purtroppo) non ci risparmia alcune grossolane cadute di stile.

La memoria vince a mani basse sul presente: la versione 2013 di Flashback non riesce ad incidere come fece il suo progenitore, a causa di una struttura che mostra gli inevitabili segni del tempo ed alcune incomprensibili leggerezze di programmazione. Dal punto di vista filologico il lavoro dei Vector Cell riesce comunque a strappare la sufficienza, ma sotto il profilo ludico appare incapace di rapire i giocatori più smaliziati di cui il 2013 è sin troppo abbondante.