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Recensione Spelunky

Guarda un po’ chi si rivede dopo tutto questo tempo. E dire che oramai non ti aspettava più nessuno, soprattutto visto il consistente ritardo accumulato nel corso dei mesi. E dire che la distanza da coprire, tecnicamente parlando, non è che fosse poi chissà cosa, anzi. Però quello che conta, almeno per noi, è che sia arrivato, tra l’altro in dolce compagnia, a rallegrare (e far infuriare) chi si fosse perso il suo esordio su Xbox 360. Come di cosa stiamo parlando? Ma delle versioni PS3 e PS Vita di Spelunky!

di: Simone Cantini

Guarda un po’ chi si rivede dopo tutto questo tempo. E dire che oramai non ti aspettava più nessuno, soprattutto visto il consistente ritardo accumulato nel corso dei mesi. E dire che la distanza da coprire, tecnicamente parlando, non è che fosse poi chissà cosa, anzi. Però quello che conta, almeno per noi, è che sia arrivato, tra l’altro in dolce compagnia, a rallegrare (e far infuriare) chi si fosse perso il suo esordio su Xbox 360. Come di cosa stiamo parlando? Ma delle versioni PS3 e PS Vita di Spelunky!

Saccheggia e muori

Giusto per quei 3 o 4 ignorantoni che ancora oggi ignorano (per l’appunto!) le meccaniche di Spelunky, ci prendiamo una manciata di righe per spiegare nel dettaglio come funzioni il gioco. Nei panni di un baldo esploratore saremo chiamati a percorre dei bastardissimi livelli, generati rigorosamente in maniera casuale ad ogni avvio di partita, nel tentativo di raggiungere l’uscita, magari salvando qualche damigella in pericolo e riempiendo il nostro zaino di favolose ricchezze. Punto, fine, stop. Facile? Affatto. Lontano dai sin troppo permissivi livelli di difficoltà odierni, Spelunky è un platform che per crudeltà può essere paragonato all’accoppiata Demon’s /Dark Souls: infatti si muore e pure tanto, al punto che basta solo compiere un misero e in apparenza insignificante passo falso per ritrovarsi nuovamente al punto di partenza. Game over, in pratica. Eppure c’è qualcosa in Spelunky, come nei due capolavori targati From Software, che ti spinge a riprovare, confortati dalle classiche paroline ancora 5 minuti e poi smetto, solo per morire ancora una volta ed incavolarsi come una bestia. Però divertendosi, che poi è la cosa che ogni sano videogame dovrebbe garantire all’ignaro acquirente. E così, tra una bomba utile ad aprire percorsi più sicuri (o remunerativi), un rampino indispensabile per raggiungere proprio quella piattaforma lassù e tutta una serie di gadget acquistabili tramite dei negozi sparsi per i livelli, il tempo in compagnia della produzione Mossmouth passerà senza che ve ne rendiate conto. E non importa se lo farete su PS3 o PS Vita, tanto il gioco viene proposto con l’apprezzabile forma del cross buy/cross play…

Piccolo è bello

Simpatico. Così può essere definito lo stile grafiche di Spelunky che, fedele al suo essere dannatamente ancorato a stilemi del passato, si rifiuta di sfoggiare una scintillante armatura poligonale, magari rivestita da scintillanti texture in supermegaultra definizione. Un 2D pulito e funzionale ci accompagnerà nelle nostre scorribande, coadiuvato da una serie di musichette incalzanti al punto giusto. Questo suo essere volutamente minimal, unito alla sua apparente natura mordi e fuggi, rende la versione PS Vita una spanna migliore della controparte per la sorella maggiore. Che comunque può essere sfruttata in contemporanea per accedere alla componente multigiocatore del titolo: una feature piacevole ma che risulta comunque un mero accessorio al nucleo principale.

È vero, è passato forse un po’ troppo tempo da quando Spelunky ha fatto la sua comparsa su Xbox 360. Ciononostante la produzione Mossmouth si presenta al pubblico Sony inalterata nello spirito e nella sostanza, riproponendo in duplice copia un piccolo gioiellino della scena indipendente. Forse, visto che non si tratta di una produzione di primo pelo, sarebbe stata sicuramente gradita una limatina del prezzo di distribuzione (fissato a € 14,99), ma se cercate un prodotto davvero hardcore fareste bene a concedere a Spelunky uno sforzo economico lievemente più alto del solito.