Recensione Vendetta in salsa stealth con Dishonored
Dishonored, prodotto da Bethesda in collaborazione con Arkane Studios, è uno stealth game in cui vestiremo i panni di Corvo Attano, fidata guardia del corpo imperiale e ingiustamente accusato dell'omicio della regnante. In quest'avventura, a cavallo tra un gioco di ruolo e uno stealth game, le possibilità d'azione sono molteplici. Ogni livello offre un approccio diverso, a seconda delle esigenze, infatti, potremo superare le sessioni sia furtivamente, sia sfoderando la nostra spada e fare a fette ogni nemico. Divertente, ricco e appassionate Dishonored promette di essere il nuovo punto di riferimento per il genere.
di: Ivan CaregnatoLo stealth game, sin dalle sue prime incarnazioni, ha offerto un concept di gioco fino a quel momento inedito. I videogame d’azione, infatti, conoscevano soltanto una legge: quella del più forte. Non conta quanti nemici ci fossero davanti, bastava saper utilizzare al meglio l’arma di turno. Non neghiamo il divertimento scaturito dallo sbaragliare ogni nemico ma, ci chiediamo, se ci fosse di più? Se oltre alla forza si premiassero anche astuzia, velocità e furbizia? Ecco che nasce un nuovo genere: lo stealth. Da allora titoli come Metal Gear, Thief e Splinter Cell e il più recente Assassin’s Creed hanno offerto diverse versioni di una stessa filosofia di gioco che – ahinoi – in questi ultimi anni non ha vissuto esattamente un’epoca d’oro. L’intento più o meno velato di Bethesda, con la sua ultima fatica Dishonored, è quella di portare il genere in una nuova dimensione, offrendo una formula di gioco ben rodata ma senza dimenticare l’importanza di qualche sapiente innovazione. Senza paura di farci scoprire, vediamo cosa ha da offrire quest’avventura targata Bethesda e Arkane Studios.
From London with plague
Dunwall, città liberamente ispirata a Londra, vive un periodo davvero difficile. L’arrivo della peste ha scombussolato la vita dei cittadini e il governo non è in grado di arginare l’infezione. Corvo, fidatissima guardia del corpo imperiale, si è recato all’estero per scoprire se dietro l’anomala ondata di ratti ci sia in realtà qualche paese rivale. Al suo ritorno la situazione peggiora: un misterioso gruppo di assassini toglie la vita all’Imperatrice e, come se non bastasse, la colpa ricade su di lui. Lo scenario è troppo astutamente complicato per essere solo frutto del caso. Corvo vede il suo nome macchiato dal disonore, in lui c’è rabbia, voglia di vendetta e una spasmodica ricerca della verità. Il nuovo sovrano ha instaurato un clima di orwelliano terrore, e per questo un gruppo di dissidenti cerca di aiutare il nostro eroe a ripristinare il suo nome e, soprattutto, porre fine ai problemi che affliggono il paese. In questo scenario entra in gioco anche l’Esterno un misterioso personaggio proveniente da un’altra dimensione. Fantapolitica, mondi perduti, esoterismo, vendetta: questi sono gli elementi che si amalgamano per creare un canovaccio narrativo piacevole ed intrigante. La trama, pur non brillando per originalità, ci colpisce nel profondo. Con empatico magnetismo ci rapisce, fino a farci sentire parte della storia, vivendo nei panni di Corvo un’avventura dal sapore nostalgico. Affascinante, intensa, poetica.
Assassin’s Skyrim
Che Dishonored si proponga come un titolo capace di portare un po’ di freschezza nel panorama stealth è evidente, nel corso degli ultimi mesi gli sviluppatori hanno sbandierato una variabilità d’azione senza pari.
Dishonored si mostra poco alla volta, le battute iniziali non sono altro che un assaggio di quello che verrà. Le possibilità offerte nella prima missione sono piuttosto limitate: poche armi, pochi percorsi e anche un numero non troppo elevato di nemici: praticamente l’ideale per allenarsi in vista di situazioni più pericolose ed interessanti. Muoversi nell’ombra non è mai stato così semplice ed intuitivo, una volta premuto il tasto per entrare in modalità furtiva starà a noi decidere il momento più propizio per arrivare alle spalle del malcapitato ed eliminarlo. Se vogliamo è possibile avere anche un approccio meno letale, soffocare l’avversario per poi occultarne il corpo. Pochi nemici eliminati e capiamo subito quanto la componente stealth sia ottimamente realizzata, e siamo solo all’inizio. V per Variabilità, è questo il motto seguito dagli sviluppatori. L’aspetto migliore della produzione è sicuramente l’enorme quantità di soluzioni offerte al giocatore. Oggi uccisione non è fine a se stessa, ma è sempre frutto di un percorso ben studiato, figlio di tutte le scelte fatte fino a quel momento. Trovandoci davanti ad un ostacolo, che sia esso un nemico o una fortezza da espugnare, in un gioco normale non ci resterebbe far altro che proseguire dritto e superare il problema, in Dishonored tutto ciò non accade. Un nemico è sempre aggirabile, un palazzo avrà un’entrata secondaria, un finestra lasciata aperta, una botola nascosta in cantina, un pertugio che solo un ratto può attraversare; basta guardarsi intorno e una miriade di ludiche opportunità si staglieranno davanti ai nostri occhi. Sui tetti, per i viottoli, su edifici apparentemente disabitati; ovunque guardiate c’è possibilità d’azione, la fantasia è il nostro unico limite.
Libero Arbitrio
A rendere ancora più vasta la gamma di scelte è il personaggio stesso, grazie a particolarissimi poteri Corvo sarà in grado di compiere le azioni più disparate. Il teletrasporto, ad esempio, offre soluzioni finora inconcepibili; pensate solo alla possibilità di teletrasportarsi alle spalle di un nemico, stordirlo per poi sparire nell’ombra così come siete arrivati; oppure di prendere possesso di un ratto, attraversare un condotto d’areazione e superare così un posto di blocco che pullula di nemici; o ancora rallentare il tempo il tanto che basta per superare con agilità guardie armate fino ai denti. Dishonored è proprio questo, è il perfetto esempio di come level design e concept di gioco possono regalare soluzioni diverse, a seconda delle nostre esigenze. Addio strade obbligate e corridoi perenni, qui la scelta non manca mica.
Non si tratta quindi di avere tante azioni da compiere, ma di garantire più filosofie di gioco diverse. Nulla vieta di sfoderare l’arma e ammazzare tutti indistintamente, così come è possibile mettere k.o. ogni nemico ed esplorare con tranquillità la zona prima di proseguire, allo stesso modo sarete in grado di evitare gran parte degli scontri seguendo percorsi alternativi. La formula di gioco che ne scaturisce è vasta e farà la felicità di gran parte dell’utenza.
Inutile dire che Dishonored tira fuori il meglio di sé nelle sequenze squisitamente stealth. L’attesa prima di colpire, la paura di essere scoperti, l’ansia di fuggire al riparo. Un continuo alternarsi di sensazioni che sentiremo sul pad e sulla pelle. La soddisfazione per aver completato un tratto senza essersi fatti scoprire, la felicità sul nostro volto quando siamo finalmente giunti a contatto con il nostro bersaglio. Viscerale, emozionante, adrenalinico, Dishonored porta con sé tutto ciò che un titolo del genere dovrebbe avere.
Il proseguimento stesso del gioco è una serie di variabili da considerare. Ogni missione, come già detto, apre le porte a scenari completamente diversi; di fatti la missione stessa si evolve in base al nostro stile, andando ad aggiungere e/o eliminare obiettivi prima di poter concludere ogni stage. A questo vanno sommate tutta una serie di “missioni secondarie” che rendono l’esperienza ancora più completa. Decidendo di portare a termine l’obiettivo principale, senza dedicarsi a tutto il resto, si tronca pesantemente il nostro divertimento, facendoci vivere un’avventura che in realtà è solo il riassunto di se stessa. Vivere Dishonored in versione integrale significa cambiare più volte la nostra meta, mutare in corso d’opera le nostre azioni, esplorare una mappa ricca di potenziamenti (rune ed ossi) capaci di offrici ancora più soluzioni tattiche. Dishonored è un titolo profondo quanto vogliamo che sia. Sta a noi decidere il grado d’immersione in questa esperienza.
Con questo non vogliamo dire che non sia esente dai difetti, prima di tutto un’intelligenza artificiale poco sviluppata facilita non di poco il compimento della missione. I nemici seguiranno sempre gli stessi percorsi e non risulterà mai difficile superare un determinato settore, soprattutto se non facciamo troppo caso ai cadaveri che ci lasciamo alle spalle. Per quanto le variabili siano tante, le missioni in sé, invece, sono tutte molto schematizzate: uccidi il nemico e ritorna alla base; al di là di questa impostazione generale non troverete stage che si completino in maniera diversa. Le stessa divisione in vari livelli frammenta un po’ l’esperienza, visto che a conti fatti la mappa è unica si poteva concedere ancora più libertà e far sì che il giocatore fosse libero di esplorare qualsiasi zona in qualsiasi momento.
Dietro la maschera
Diciamocelo subito, Dishonored non è esattamente un bel vedere. Potremmo farvi una lista degli elementi poco curati, entrare minuziosamente nei dettagli ma non servirebbe più di tanto; di fatti il titolo Bethesda appare generalmente un po’ datato, senza primeggiare o sfigurare particolarmente sotto alcuni aspetti. C’è da chiedersi quindi se il comparto tecnico influisce – e di quanto – nella valutazione. E’ innegabile che un capolavoro videoludico debba sfoggiare anche una grafica di tutto rispetto, ma è anche vero che quando il gameplay fa da padrone si può anche – letteralmente – chiudere un occhio. L’impatto iniziale è davvero pesante, soprattutto se abituati a titoli di grande spessore tecnico. Col passare delle ore ci si rende conto di tutto ciò che invece funziona; ai vostri occhi risalteranno ambienti sempre più vasti, ricchi di percorsi che si estendono sia in verticale che in orizzontale, una cura artistica davvero notevole e più in generale la capacità di affascinare grazie a scorci paesaggistici dallo stile ben mercato. La varietà, anche sotto questo aspetto, è notevole: sobborghi malfamati, fogne, ville lussuose, prigioni, viottoli, palazzi altissimi, torri da scalare e tanti altri posti, rendono Dunwall una città tutta da esplorare. Se tecnicamente parlando ci troviamo di fronte un prodotto mediocre la cura artistica e l’incredibile level design fanno si che il quadro della situazione non sia poi così disperato.
Completa il comparto tecnico un sonoro di tutto rispetto. Campionature musicali quasi minimaliste si alternano con tracce adrenaliniche e incalzanti durante i combattimenti; certo non vi aspettate chissà quale perla sonora ma nel complesso non ci sarà da lamentarsi. Di buona fattura anche il doppiaggio in italiano, un cast di tutto rispetto da voce ai personaggi senza mai sfigurare, se non per gli evidentissimi problemi di sincronizzazione labiale.
Una vita fatta di scelte
Il nostro viaggio nell’ombra finisce qui. Abbiamo combattuto ed abbiamo vinto, Dishonored ci ha convinti. Lo stile messo a punto da Arkane Studios è stupefacente, quasi mai nella storia dei videogames ci è capitato di mettere le mani su un prodotto così ricco dal punto di vista ludico. I diversi approcci di gioco rendono l’esperienza varia e completa. Ogni sequenza offre al giocatore un’oasi di opportunità, senza limitarsi mai al solo percorso che si ha di fronte. Si torna indietro, si scoprono nuove strade, si mettono a punto strategie diverse. L’anima di Dishonored sta tutta nella sua capacità di rendere ogni attimo il momento ideale per fermarsi e cambiare totalmente filosofia di gioco. Poco importa se l’intelligenza artificiale non è delle migliori, poco importa se tecnicamente parlando non è un capolavoro, il titolo Bethesda e Arkane Studios riesce dove altri hanno fallito. Ci offre una strada alternativa mentre tutti ci obbligano a seguire un percorso già scritto.