Recensioni

Rise of the Tomb Raider: 20 Year Celebration

di: Simone Cantini

La pazienza è la virtù dei forti, o per lo meno di tutti i giocatori monoconsole che desideravano ardentemente mettere le loro avide mani sull’ultima avventura di miss Croft senza spendere, per forza di cose, ulteriori denari in una nuova macchina da gioco. Di sicuro non deve essere stato semplice vedere i cugini verdi spupazzarsi per 12 mesi la cara Lara, però l’attesa è stata ampiamente ripagata e Rise of the Tomb Raider: 20 Year Celebration è finalmente disponibile, in tutto il suo divertimento, anche su PS4.

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Ogni cosa a suo tempo

Non sono certo questi il posto ed il momento giusto per analizzare nel dettaglio la bontà ludica di Rise of the Tomb Raider, visto che ci ha già ampiamente pensato il nostro buon Hartman in occasione della release su Xbox One della fatica targata Crystal Dynamics. Pertanto, qualora siate stranamente ancora ignari di quelle che siano le peculiarità del gameplay di questa seconda avventura della nostra rebootata Lara, non dovete fare altro che raggiungere a queste coordinate la nostra recensione. Trattandosi, di fatto, di una sorta di complete edition, credo sia più logico e giusto soffermarsi a sviscerare quelle che sono le novità introdotte all’interna di questa revisione software e, di pari passo, anche il voto finale non è da legare tanto alle qualità intrinseche del gioco, quanto piuttosto alla bontà di questa riedizione. Va subito detto che Rise of the Tomb Raider: 20 Year Celebration presenta al suo interno tutti i DLC precedentemente rilasciati sulla console Microsoft, assieme a due sezioni  completamente inedite e che potranno comunque essere scaricate dagli utenti Xbox in possesso del Season Pass, oppure acquistati separatamente tramite il Marketplace.

 

Tra vecchio e nuovo

L’add-on Baba Yaga andrà ad introdurre una nuova missione direttamente all’interno dell’esperienza di gioco e permetterà di allungare di circa un paio di ore la longevità complessiva dell’avventura. Niente di eclatante, sia chiaro, ma rimane comunque un divagazione (viste le tematiche decisamente più inclini al soprannaturale) decisamente piacevole. Completamente staccata dal nucleo portante del gameplay è invece Fredda Oscurità, una modalità che sposta il peso dell’azione sul versante dello stealth: un misterioso virus ha mutato in creature simili a zombie i soldati presenti all’interno di una base russa. Spetterà dunque a Lara scovare e disattivare i generatori della tossina, risolvendo semplici enigmi ambientali agendo prevalentemente nell’ombra. Spazio alla possibilità di interagire anche con un amico (ovviamente online) nella modalità Stoicismo, in cui gli elementi survival di Rise of the Tomb Raider entrano prepotentemente in gioco. Lo scopo ultimo, difatti, sarà quello di sopravvivere il più a lungo possibile, evitando le truppe della Trinità, nutrendosi e cercando di rimanere al caldo ed al sicuro, in quella che appare come una versione tridimensionale del celebre Don’t Starve. Chiuso questo trittico già sperimentato su Xbox One, spetta a Legami di Sangue il compito di aprire il binomio di pacchetti inediti: ambientata all’interno della magione dei Croft, questa esperienza puramente esplorativa farà la gioia dei fan più incalliti di Lara. Trasformata per l’occasione in una sorta di museo, la villa della nostra eroina sarà letteralmente ricolma di documenti utili a ricostruirne il passato. Tale modalità potrà essere sfruttata anche in accoppiata con il PlayStation VR, ma data la sua particolare natura puramente descrittiva si tratta di sicuro di un plus di poco conto. La tenuta di famiglia sarà anche il teatro in cui andrà in scena L’Incubo di Lara, sezione in cui dovremo scovare e distruggere i tre teschi in grado di generare delle mostruose e letali creature, prima di affrontare l’immancabile boss finale. L’idea di base è interessante, peccato per la scelta di ambientare il tutto unicamente all’interno delle mura di villa Croft: una maggiore scelta di livelli avrebbe di sicuro giovato alla qualità complessiva dell’offerta.

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Proiettato al futuro

Tecnicamente parlando Rise of the Tomb Raider: 20 Year Celebration sembra non aver beneficiato in maniera marcata dell’anno che separa le due release console. Ad un occhio particolarmente attento potrebbe non sfuggire affatto una lieve pulizia video ulteriore. Maggiormente stabile è risultato anche il frame rate, decisamente più aderente al tetto dei 30 frame al secondo promessi dal team di sviluppo. Per il resto l’impatto visivo è rimasto praticamente immutato, quindi sarà necessario attendere il debutto di PS4 Pro per testare con mano i tre differenti settaggi predisposti per l’occasione dai ragazzi di Crystal Dynamics. Parliamo comunque di un titolo che, già in questa sua versione standard, rappresenta di sicuro un gran bel vedere per le nostre esigenti pupille.

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Si è fatto attendere per un anno da tutti i fan di PS4, ma possiamo tranquillamente dire che il tempo speso è stato ben ripagato, dato che Rise of the Tomb Raider: 20 Year Celebration ritorna nei negozi in una forma più smagliante che mai. Al netto di un’avventura avvincente e gradevolissima sul piano del puro gameplay, la possibilità di ampliare l’esperienza di gioco grazie ai DLC già usciti in precedenza, a cui si vanno ad aggiungere le due nuove esperienze, rappresenta senza dubbio un motivo più che valido per tornare a soffrire ed emozionarsi assieme alla nostra Lara. E nonostante non sia più quella che abbiamo imparato ad amare nel corso dei decenni, la lanciarsi all’avventura assieme a lei continua a rimanere un’esperienza dal fascino innegabile.