Recensioni

Rise of the Tomb Raider

Certamente l'acquisizione di Eidos da parte di Square Enix ha avuto l'effetto positivo di riportare sulla cresta dell'onda una delle serie più importanti degli ultimi vent'anni, Tomb Raider, che veniva ormai ricordato solo per le curve della sua protagonista. Rilasciato nel 2013 per PS3 e Xbox 360 e nei primi mesi del 2014 per PS4 e Xbox One, il reboot della bella Lara ha centrato l'obiettivo, riuscendo a regalare agli appassionati un'esperienza di gioco divertente e appagante. Ora ci ritroviamo tra le mani Rise of the Tomb Raider, primo capitolo sviluppato avendo come punto di riferimento le console di nuova generazione e fiore all'occhiello tra le esclusive Microsoft, almeno fino a 2016 inoltrato quando verrà rilasciato presumibilmente anche per Ps4 e PC. Armatevi di piccozze, una bella pelliccia e proiettili, la nostra avventura ha inizio.

di: Giovanni Manca

Certamente l’acquisizione di Eidos da parte di Square Enix ha avuto l’effetto positivo di riportare sulla cresta dell’onda una delle serie più importanti degli ultimi vent’anni, Tomb Raider, che veniva ormai ricordato solo per le curve della sua protagonista. Rilasciato nel 2013 per PS3 e Xbox 360 e nei primi mesi del 2014 per PS4 e Xbox One, il reboot della bella Lara ha centrato l’obiettivo, riuscendo a regalare agli appassionati un’esperienza di gioco divertente e appagante. Ora ci ritroviamo tra le mani Rise of the Tomb Raider, primo capitolo sviluppato avendo come punto di riferimento le console di nuova generazione e fiore all’occhiello tra le esclusive Microsoft, almeno fino a 2016 inoltrato quando verrà rilasciato presumibilmente anche per Ps4 e PC. Armatevi di piccozze, una bella pelliccia e proiettili, la nostra avventura ha inizio.

Il freddo di Kitezh

I drammi vissuti nell’isola di Yamatai non potevano certo incrinare lo spirito avventuriero di Lara, una fame di scoperte archeologiche destinata a portarla sempre più lontano. La veterana scrittrice Rihanna Pratchett, che già si era occupata del capitolo precedente, aveva promesso di ispirarsi a qualcosa di originale, miti e leggende mai o quasi mai trattate dalla letteratura videoludica e non: impresa non semplice ma la scelta di Kitez, città leggendaria russa sulle rive del lago Svetlojar, regala senza dubbio uno scenario che ricorda il passato di Tomb Raider e ci fa conoscere una storia molto avvincente. Nel tredicesimo secolo il principe Giorgio II si ritirò nella piccola città per sfuggire all’avanzata dei mongoli comandati da Batu Khan: quando tutto ormai sembrava perso, la città sprofondò nel lago portandosi dietro tutti i suoi segreti, tra i quali, quello dell’immortalità. E’ questo incredibile segreto che porta Lara nella così detta “Atlantide russa” ma, ovviamente, non l’unica ad essere interessata a Kitez, se la dovrà vedere come nemici ben organizzati e senza scrupoli. Il canovaccio è ben strutturato, non mancano i colpi di scena anche se alcuni passaggi possono sembrare un po’ scontati, soprattutto quando vengono coinvolte nella narrazione le forze avverse. Davvero ottimo invece è l’aspetto legato all’esplorazione vera e propria, e il riferimento è al ritrovamento di documenti storici o alla lettura e traduzione degli affreschi, uno stimolo forte per chi vuole conoscere i dettagli della leggenda.

Una nuova Lara?

Tomb Raider aveva avuto sicuramente il pregio di divertirci grazie a delle dinamiche di gioco apprezzabili e curate, nonostante la fase esplorativa cedesse ancora il passo a quella action: una Lara Croft dunque più chiamata a difendersi con un arsenale di tutto rispetto piuttosto che impegnata ad attività più “intellettuali”. Crystal Dynamics nel nuovo Rise of the Tomb Raider non rivoluziona le meccaniche di gioco ma mescola le carte riguardo proprio alla struttura complessiva cercando di proporre (e riuscendoci) un’esperienza di gioco diversa, molto più completa e complessa e, soprattutto, molto più vicina ai desideri dei fan della serie espressi in questi ultimi anni. Come abbiamo anticipato, le meccaniche di Lara sono rimaste le stesse del reboot così come il sistema di controllo: come corre, salta, si arrampica, spara, tende l’arco, va in posizione di copertura, come interagisce con i vari elementi ambientali. Novità non da poco, Lara finalmente è tornata a nuotare. Funziona tutto ottimamente, soprattutto i salti e l’arrampicata sembrano più credibili nonostante la presenza, ancora, di elementi scriptati, come l’impossibilità di arrampicarsi in sporgenze apparentemente raggiungibili o animazioni obbligate (Lara che entra in un pertugio) di cui avremmo fatto volentieri a meno. Quello che è notevolmente cambiato però è la dimensione degli scenari, la loro complessità e soprattutto quello che siamo chiamati a fare. Le abilità della protagonista e il suo equipaggiamento, all’inizio dell’avventura, sono piuttosto scarsi e solo un’attenta ricerca delle ambientazioni porta a guadagnare esperienza e a trovare i vari elementi per migliorare il nostro arsenale: legno e piume per le frecce, pelli per l’abbigliamento, funghi per i veleni, parti di armi, monete antiche da spendere per acquistare oggetti. C’è parecchio da fare insomma, ma ci sentiamo di affermare che il tutto perde di significato se si affronta il gioco a livelli di difficoltà bassi, perché in questo caso basta davvero trovare pochi oggetti per crescere velocemente; il consiglio è dunque quello di provare fin da subito i livelli di difficoltà più avanzati, perché obbligano ad una esplorazione più accurata e a parecchi viaggi di ritorno in mappe già esplorate. La stessa considerazione vale per la IA dei nemici, davvero imbarazzanti affrontati a difficoltà normale, più reattivi e tosti ai livelli avanzati; Lara non deve essere Rambo, non è ammissibile che in pochi secondi possa fare una strage di nemici armati fino ai denti armata solo di arco e frecce con tanto di mira automatica: ad opposti livelli di difficoltà, esperienze di gioco molto diverse, e quale sia la migliore da scegliere lo avete capito.

Le tombe di Giorgio

Parlando del livello di difficoltà, abbiamo detto come quelli più semplici rendano molto meno importante la fase esplorativa, in particolar modo gli obiettivi secondari di ogni singola mappa (ad es. l’esplorazione di grotte nascoste) e delle tombe, sicuramente uno degli aspetti più divertenti ed appaganti dell’intero gioco. In queste fasi prevale prepotentemente la fase esplorativa, lo studio dell’ambiente circostante e la risoluzione degli enigmi che ci sbarrano la strada fino al ritrovamento degli oggetti segreti, ovviamente a patto di non abusare dell’istinto di Lara, che rende le cose molto più facili. Le tombe sono decisamente più grandi ed articolate di quanto visto due anni fa e riescono con disinvoltura a spezzare quella che in un certo senso potrebbe essere la monotonia dell’avventura principale. Questo non vuol dire che il gioco principale sia monotono, ma se ci togliessero le tombe ne sentiremmo terribilmente la mancanza. Ai fini del gioco non è necessario affrontare l’esplorazione delle tombe, ma va detto che il ritrovamento dei tesori in esse custodite sbloccano delle abilità di Lara estremamente comode ai livelli di difficoltà più elevati.

Spedizioni

L’avventura principale ha una logenvità superiore alla media del genere, se si affronta a livello di esplorazione estrema e dunque si è obbligati a fare quasi tutto, si va vicino alla ventina di ore di gioco. E questo solo l’avventura principale, perché Crystal Dynamics ha avuto la brillante idea di implementare la modalità “Spedizioni”, cioè la possibilità di rigiocare le missioni già affrontate durante l’avventura con la libertà di determinare diversi parametri e obiettivi, non solo attraverso i menù di selezione ma anche giocando vere e proprie carte, contenute in diversi pacchetti dal costo crescente e acquistabili grazie ai crediti guadagnati durante il gioco: proiettili limitati, nessun kit di sopravvivenza, teste giganti e moltissime altre la cui rarità è direttamente proporzionale al prezzo. Le variabili selezionabili sono davvero numerose, e non manca la possibilità di confrontare i propri risultati con quello dei propri amici grazie alle classfiche dei punteggi totali e parziali.

Le bellezza innevata

Il reboot per le nuove piattaforme ci aveva piacevolmente sorpreso per il buon lavoro fatto ma con Rise of the Tomb Raider siamo arrivati definitivamente nella nuova generazione e la Xbox One sembra davvero sfruttata a dovere. Il colpo d’occhio generale è davvero straordinario con scorci scenografici che non possono non lasciare a bocca aperta. Favolosi gli effetti luci e quelli particellari, ottima la realizzazione dell’acqua, soprattutto quando Lara si immerge e meno nelle situazioni di deflusso, quando ad esempio si usano delle chiuse. Ogni tanto si scorge qualche texture sottotono, qualche elemento che galleggia nell’aria (rocce, piante ecc) ma si tratta comunque di rarità occasionali. Lara è bellissima, curata in ogni minimo dettaglio, dalle espressioni del viso, al suo abbigliamento e alle sue animazioni; questa “meraviglia” mette sicuramente in risalto alcuni problemi relativi alla realizzazione degli altri protagonisti ma evidente tutto perfetto non si può avere, ancora. Degno di nota anche il doppiaggio completamene in italiano.

Appuntamento obbligato

La bellissima Lara ritorna sulla nostra Xbox One e lo fa in grande stile, grazie ad una realizzazione tecnica eccellente, ad un level design notevolissimo e soprattutto ad una struttura di gioco decisamente rinnovata rispetto al capitolo precedente. Come detto nella recensione, il gioco dà il suo meglio se affrontato ad un livello di difficoltà elevato, nel caso contrario perde a nostro giudizio molto fascino. In conclusione, si tratta di uno dei migliori action adventure rilasciati negli ultimi anni, da giocare assolutamente per tutti, non solo per gli appassionati.

 

  • Level design finalmente all’altezza dei vecchi classici

  • Struttura di gioco più orientata all’esplorazione

  • Le tombe

  • Realizzazione tecnica

  • Le Spedizioni

  • Affrontato ad un livello di difficoltà basso, la IA nemica è ridicola

  • Aspetto TPS ancora migliorabile

  • Perché non rendere obbligatoria l’esplorazione delle tombe, almeno come opzione?

  • Qualche problema di visuale nei posti angusti