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Recensione Recensione di Torchlight

Recensione di Torchlight di Console Tribe

di: Mariano "TylerDurden" Adamo

Gli amanti dei giochi di ruolo occidentali attendono da anni il rilascio di un nuovo capitolo della serie Diablo: dal 1996 il successo del titolo rilasciato da Blizzard Games è stato costante e col tempo ha creato una fan-base davvero notevole. Le lunghe attese, oltre che far impazzire i cuori dei giocatori, hanno spianato la strada a cloni, più o meno riusciti, del capolavoro “blizzardiano”. Alcuni di questi, grazie a carattere ed elementi innovativi, sono riusciti a distinguersi; altri, invece, sono finiti subito nel dimenticatoio. Uno dei titoli che è riuscito a lenire l’attesa per Diablo III, è stato Torchlight, rilasciato nell’ottobre del 2009 in esclusiva per PC. Oggi, a distanza di quasi due anni, Torchlight arriva anche su Xbox 360.
Il tempo passato avrà scalfito la sua corazza? C’è solo un modo per scoprirlo…

Una luce nell’oscurità

Come si è già detto, Torchlight è un action-RPG, più specificamente un dungeon crawler, che segue fedelmente le orme di Diablo. Detto questo, non possiamo far altro che aspettarci una trama semplice, combattimenti veloci e tantissime quest da affrontare. I presupposti per un titolo interessante ci sono tutti ma, quello che viene da chiedersi, è se Torchlight sia un clone senz’anima o un prodotto capace di brillare di luce propria. A questa domanda risponderemo con calma, per ora analizziamo gli elementi che lo compongono. In prima battuta è opportuno spendere due parole per la trama; l’espressione “spendere due parole” non è mai stata più adatta: Torchlight ha una storia che funge unicamente da pretesto per avanzare nel gioco. La città che fa da sfondo alle vicende si trova vicino a una miniera di un potente materiale chiamato Ember e, manco a farlo apposta, all’interno degli scavi vivono spaventose creature. Guerrieri da ogni parte del globo si cimentano nell’impresa di attraversare le miniere indenni al fine di scoprire quali terrificanti segreti portano con sé. Noi impersoneremo uno di questi, giunti in città alla ricerca di una fonte di ricchezza e di gloria. Nel nostro peregrinare all’interno delle miniere scopriremo che altri personaggi malvagi sono alla ricerca dell’Ember con lo scopo di utilizzarne il potere per dominare incontrastati. In poche parole, la solita manfrina. La componente narrativa è decisamente canonica e si rifà fedelmente agli schemi classici dei dungeon crawler. Di conseguenza, lo stile di gioco fa in modo che l’aspetto narrativo sia decisamente secondario e che il giocatore non senta il peso di una storia banale e scontata.

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Passando al comparto puramente giocato, Torchlight inizia a regalare le prime soddisfazioni: il primo passo è scegliere il nostro alter-ego; le classi disponibili sono tre: destroyer, alchemist e vanquisher. Ognuna di queste ha le sue caratteristiche personali: se il destroyer è specializzato nell’uso delle armi bianche, l’alchemist, invece, sarà un abile mago, mentre il vanquisher preferirà l’utilizzo di armi dalla lunga gittata e attacchi veloci. La scelta, ovviamente, influenzerà lo stile di gioco che dovremo adottare, per cui è opportuno utilizzare il tipo di classe che meglio si sposa con le nostre attitudini. Scelto il nostro guerriero, tocca decidere anche un animale guida che ci accompagnerà per tutto il gioco. I “pet” possibili sono tre: cane, lupo e drago. Il nostro fido compagno avrà un ruolo di primaria importanza e svilupperà i suoi poteri insieme ai nostri. Il potenziamento del personaggio è uno degli aspetti fondamentali e anche meglio riusciti del gioco. Come al solito, combattendo e completando quest otterremo dei punti esperienza indispensabili per avanzare di livello. Ogni volta che la barra dell’esperienza sarà completa, potremo potenziare il nostro alter-ego. Avremo quindi modo di aumentare i parametri fisici, distribuendo cinque punti bonus come meglio crediamo sui seguenti parametri: attacco, difesa, magia e destrezza. Vista la quantità di punti, saremo in grado di modellare il nostro personaggio come meglio crediamo, adattando anche le stesse caratteristiche alle nostre esigenze di gioco. Oltre a questo, superato il livello avremo la possibilità di aggiungere delle nuove abilità, come attacchi speciali o magie. Questi colpi, utilizzabili spendendo il nostro mana, risulteranno utili in più di un’occasione. La quantità e la tipologia di abilità ricorda molto World of Warcraft: ciascuna abilità, una volta acquisita, può essere potenziata spendendo altri punti abilità. Anche sotto quest’aspetto le scelte compiute al termine di ogni livello fanno sì che sia il giocatore a scegliere, influenzando direttamente lo sviluppo del proprio personaggio.
Tutto questo ovviamente avviene girovagando per il dungeon annesso alla città. All’interno dei variegati labirinti troveremo mostri e oggetti per il nostro equipaggiamento. I nemici sono abbastanza vari e numerosi: ogni area è ricca di creature da abbattere e difficilmente percorrerete un corridoio senza dover sguainare almeno una volta la spada. Il ritmo di gioco è serrato: spesso dovrete agire in fretta e combattere come dei forsennati. Abbattendo gli avversari e perlustrando il dungeon scoverete tutta una serie di oggetti che in poco tempo riempiranno tutto il vostro inventario. Spade, armature, scudi, pistole, lance: ogni tipo di equipaggiamento vi si presenterà di continuo, costringendovi a cambiare set di volta in volta, col fine di diventare sempre più forte e pericoloso. Se il vostro inventario sarà pieno, potrete lasciare degli oggetti inutili al vostro pet e spedirlo direttamente in città per venderli. Quest’impostazione semplifica e velocizza molto il gioco, abbattendo i numerosi punti morti che si verificano sempre in titoli del genere. Ma il pet non sarà solo un gregario da spedire in città, anzi parteciperà attivamente alle battaglie; volendo possiamo anche insegnargli alcune magie che utilizzerà in automatico per darci manforte.

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Perlustrare il dungeon non avrebbe senso se in città non ci venissero assegnate delle quest. Da questo punto di vista, Torchlight lascia un po’ a desiderare: le missioni disponibili, oltre che infinitamente semplici, sono anche tremendamente ripetitive; ogni volta ci sarà chiesto di eliminare un determinato nemico o di recuperare un oggetto e, inutile a dirlo, faremo questo dall’inizio alla fine del gioco. Una maggiore complessità degli obiettivi avrebbe sicuramente giovato. Nonostante le quest non siano così ispirate, la città di Torchlight resta comunque un luogo da visitare con attenzione. I numerosi negozi ci forniscono oggetti nuovi e interessanti. Non solo fabbri e armaioli ma anche personaggi con poteri speciali e particolari. Avremo quindi la possibilità di “incantare” le nostre armi per incastonarvi due tra le tante gemme preziose che troveremo durante le nostre scorribande. Accedendo al menu, infatti, possiamo scegliere la gemma o il materiale grezzo da utilizzare e incastonarlo in qualunque arma incantata; ogni pietra disporrà di attributi unici e particolari. Se ci stancassimo dell’arma in questione, in città sono presenti degli appositi negozianti che recupereranno, dietro corrispettivo economico, le pietre incastonate.
Le attrazioni non finiscono qui: un negoziante che vende a scatola chiusa oggetti misteriosi, la possibilità di pescare, teletrasporti per dungeon misteriosi, casse dove conservare oggetti… insomma, Torchlight è ricco di cose da fare e da vedere.
Sotto l’aspetto grafico Torchlight si presenta un po’ spoglio. La grafica in cel-shading non è sicuramente al passo coi tempi, basti pensare al recente Deathspank per evidenziare le lacune che il gioco porta con sé. I disegni appaiono poco precisi e, complice la palette di colori scarna e opaca, anche poco vivaci. Il profilo artistico è invece di ottima fattura e ci regala personaggi ed ambientazioni davvero evocative.

Quest completed?

Torchlight si presenta come un dungeon crawler ricco e corposo. I numerosi elementi accessori, il pet in primis, fanno sì che le somiglianze con Diablo siano tutto sommato limitate. Il comparto giocato regala grandi soddisfazioni: tante armi da trovare, numerose quest e un dungeon praticamente infinito, sono solo alcuni degli elementi che compongono il gameplay. Il vero difetto è una ripetitività di fondo che è propria del genere in questione. In quest’ottica alla versione del 2009 poteva essere aggiunta una componente multiplayer cooperativa dove, al posto del pet, avrebbe potuto esserci un secondo giocatore. Ma il tempo, nonostante tutto, è stato magnanimo con Torchlight, che a distanza di quasi tre anni resta ancora uno dei migliori esponenti del genere. Se siete fan della serie Diablo o, più in generale, di questa tipologia di gioco, per 1200 Microsoft Points non potete non acquistare questa piccola perla; in caso contrario meglio non accettare la quest.