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Recensione Recensione di Tom Clancy’s Rainbow Six: Vegas

Recensione di Tom Clancy's Rainbow Six: Vegas di Console Tribe

di: Redazione

Quello tra Tom Clancy e Ubisoft è stato il sodalizio più fruttuoso nella storia dell’industria videoludica grazie alla quantità di titoli prodotti sotto questo blasone: da una parte il genio di Clancy nello stendere su carta delle spy story coinvolgenti, dall’altra la perizia tecnica del team canadese nel trasporre in digitale i personaggi venuti fuori dalla penna dello scrittore.
Rainbow Six nasce come un romanzo verso la fine degli anni Novanta ma ha già tutte le carte in regola per diventare un videogioco di successo: personaggi carismatici, una trama articolata e soprattutto tante sparatorie e missioni a rischio della vita. Un action shooter con i fiocchi.
Da allora fino ad oggi le cose sono cambiate e ci piace affermare che sono cambiate in meglio. Per questo ultimo capitolo della serie sono state introdotte alcune modifiche e nella trama e nel gameplay che hanno inciso molto sul valore di questo titolo. Ubisoft Montreal è riuscita nel difficile compito di rinnovare la serie e nello stesso tempo rimanere fedele al concept principale del gioco che in sostanza è uno dei migliori shooter tattici in circolazione. L’azione risulta perfettamente bilanciata e finalmente si trova il giusto compromesso tra immediatezza e strategia rendendo il titolo appetibile per tutte le fasce di pubblico. Una grafica ad alto impatto visivo e una componente multiplayer curatissima completa gli ingredienti per un vero capolavoro del genere.

Storia
In Rainbow Six Vegas vestiamo i panni di un caposquadra Swat e precisamente di Logan Keller, leader del Team Rainbow. Il caro vecchio Ding Chavez, protagonista del romanzo e delle precedenti avventure, ha abbandonato il campo e ora è al comando centrale. Si parte con una missione in New Mexico che funge per lo più da tutorial, l’azione poi si sposta in Nevada a Las Vegas, la variopinta capitale americana del gioco d’azzardo che farà da scenario principale alla nostra avventura. La città è vittima di un assedio che minaccia di portare il terrorismo mondiale a livelli incontrollabili. Il futuro della sicurezza globale è quindi nelle nostre mani e spetterà a noi impedire la devastazione addentrandoci nelle caotiche strade e negli imponenti edifici della città del peccato.
Gli obiettivi rispecchiano gli standard degli sparatutto tattici: con il supporto di due agenti speciali sotto il nostro comando dovremo liberare ostaggi, compiere azioni di hacking informatico e irrompere attraverso porte col fine di individuare ed eliminare il nucleo della cellula terroristica comandato dalla spietata Irena Morales. In una corsa contro il tempo dovremo fare di tutto per evitare le più gravi conseguenze, una mossa avventata o una strategia mal pianificata porterà irrimediabilmente alla morte di innocenti.
Ancora una volta il mondo dei videogames accoglie l’essenza dei libri di Clancy confermandolo superbo sceneggiatore videoludico. A differenza dei precedenti episodi della serie, Rainbow Six Vegas ha una campagna in singolo che non risulta essere una collezione di missioni scollegate senza una precisa storyline ma esiste un filo conduttore. Nonostante ciò un epilogo poco soddisfacente e una storia troppo lineare si rivelano i maggiori difetti del titolo, soprattutto se confrontati con altre opere dello scrittore. La sensazione è che anche Ubisoft, come avviene ultimamente da parte di molti sviluppatori, abbia scelto di dare più rilevanza al fattore multiplayer a discapito della profondità di gioco offline.

Gameplay
In un gioco con siffatte caratteristiche è di grande importanza l’intelligenza artificiale dei nemici e dei compagni di squadra che andremo a gestire. Sotto questo aspetto, unitamente alla sublime giocabilità, Rainbow Six risulta uno dei migliori titoli attualmente disponibili per PS3. Prima di entrare nel dettaglio relativo al gameplay però bisogna fare un appunto riguardo le impostazioni di controllo presenti di default: queste risultano poco intuitive se confrontate con quelle 360 ma la cosa è facilmente correggibile dal menu opzioni scegliendo l’impostazione tattica.
La struttura di gioco privilegia la ricerca delle postazioni giuste per ripararsi dal fuoco nemico a cui affiancare lo studio di una tattica di squadra, solo così sarà possibile avanzare in parallelo su più fronti creando diversivi per cogliere il nemico impreparato. Avere una immediata interazione con la squadra è fondamentale e l’intuitivo sistema di controllo assolve egregiamente al suo scopo. Con un pratico puntatore potremo decidere la posizione degli agenti di supporto assegnando loro le azioni da intraprendere, queste sono sensibili al contesto e ciò conferisce versatilità al controllo facendo si che le azioni non risultino mai ripetitive e col tempo noiose.
I membri che fanno parte del nostro team acquisiscono con disinvoltura i nostri comandi, carpendo le nostre reali intenzioni anche se non siamo molto precisi. Questo fattore è importantissimo in un gioco di questo genere perché evita di affiancare un approccio troppo macchinoso alla natura tattica del gioco a tutto vantaggio della fluidità dell’azione. Come naturale conseguenza Rainbow Six Vegas risulta coinvolgente e divertente per la frenesia dei combattimenti conservando però l’enfasi sullo studio strategico delle situazioni.
Stesso discorso vale anche per i nemici, l’intelligenza artificiale è davvero ben bilanciata, a volte sembra che anche loro studino una strategia per non andare avventatamente allo scoperto; tuttavia il fatto che i soldati nelle stanze adiacenti siano insensibili alle violente sparatorie in atto a pochi metri di distanza, costituisce un calo di tono inaspettato per il livello di realismo a cui mira il gioco.
A una fine strategia bisogna affiancare una buona dose di tempismo e in tal senso l’immediatezza del sistema di controllo, come da tradizione dei titoli firmati Tom Clancy, ancora una volta stupisce. A primo impatto la gestione del personaggio può sembrare complessa ma dopo pochi minuti con estrema naturalezza acquisirete la piena padronanza dei controlli. Le inquadrature di gioco risultano davvero ben fatte: il nostro cauto incedere sarà supportato da una visuale in prima persona ma nel metterci al riparo uno zoom in uscita ci porterà alla visuale in terza persona, da qui potremo sporgerci in tutte le direzioni per perlustrare la zona e scovare il nemico nascosto. Il passaggio tra la prima e la terza persona risulta inoltre estremamente fluido, quasi naturale, senza che lo stacco risulti fastidioso.
Il gioco offre la possibilità di organizzare entrate in scena come in un vero film di spionaggio e tutto in tempo reale, non con filmati che spezzettano l’azione: potremo irrompere nelle stanze da punti diversi, calarci con delle funi all’esterno dei palazzi, infrangere le finestre, creare cortine di fumo per attaccare il nemico alle spalle e raccogliere le armi dei nemici appena eliminati. Interessante è la modalità con cui si gestiscono le situazioni delicate: sarà possibile perlustrare le stanze da sotto le porte grazie a una Snake Cam in stile Splinter Cell al fine di pianificare l’intervento con i compagni. Individuati i nemici sarà possibile specificare la priorità d’intervento su di essi in base alla loro pericolosità, per cui un terrorista che punta la pistola sugli ostaggi sarà da classificare obiettivo primario rispetto a un altro semplicemente di guardia nella stanza. A tal proposito subentra una funzionalità esclusiva PS3 grazie all’uso del Sixaxis: Vegas offre infatti il supporto all’uso del motion sensing per poter sbirciare
da sotto le porte con la Snake Cam e perlustrare le stanze adiacenti ma
questo non arricchisce minimamente l’esperienza anzi in qualche modo la
limita rendendo complesse operazioni che dovrebbero risultare semplici
e immediate. Il movimento del Sixaxis per puntare i nemici e definire
quindi la tattica per l’irruzione risulta goffo e impreciso
rendendosi di fatto inutilizzabile. Ancora peggiore è la situazione per
chi è abituato a giocare con l’asse Y invertito dato che il Sixaxis non
aderisce a questa impostazione.
La cosa davvero impressionante di questo titolo è la libertà di azione, non tanto intesa come vastità della zona perlustrabile ma proprio come quantità di alternative con cui è possibile andare avanti. I confini ci sono ma non ci si sente mai limitati da questi, anzi a volte si può rimanere sorpresi da vie percorribili che a prima vista si erano battezzate come inaccessibili. Nonostante l’avanzare è liberamente lasciato alla nostra fantasia, restano delineati i binari che ci portano all’obiettivo grazie a una mappa richiamabile facilmente e a varie indicazioni a video, queste tuttavia possono essere disabilitate per chi ama un approccio totalmente improntato al realismo. Da tutto ciò deriva un gameplay altamente personalizzabile che risulta essere il fattore di maggiore peso nella valutazione offline della longevità di gioco.
Far tesoro dell’esperienza acquisita costituisce una buona leva per ripercorrere la storia con un diverso approccio tattico, magari al livello di difficoltà maggiore definito “realistico” in cui è sufficiente subire pochi colpi per soccombere al fuoco nemico. Anche l’approccio “prova e sbaglia” non è mai stato così soddisfacente. Veder campeggiare la scritta “Missione Fallita” non porta mai a frustrazione ma invoglia a cercare soluzioni alternative e più efficaci.
A contorno dell’azione avremo tutto l’arsenale del perfetto agente speciale; le armi si differenziano tutte per comportamento e funzionalità, queste sono davvero precise e non faremo fatica a individuare presto la nostra preferita in base al nostro stile di gioco. Grazie a dei contenitori sparsi nelle mappe potremo sostituire la nostra arma o ricaricarla oltre a rifornire il nostro arsenale di fumogeni, granate e microcamere.
Anche la personalizzazione estetica dei personaggi è stata molto curata, oltre a poter editare i tratti salienti del volto, potremo vestire il nostro personaggio dalla testa ai piedi aggiungendo protezioni per le varie parti del corpo. Questo fattore non è puramente visivo ma si ripercuote sul piano del gioco, maggiori protezioni vi renderanno più resistenti al fuoco nemico ma anche più lenti nei movimenti.

Grafica e sonoro
Rainbow Six Vegas utilizza l’Unreal Engine 3.0 il che lo rende uno dei prodotti graficamente più validi in commercio. Pur non sfruttando il motore al 100 % è evidente la gestione della grafica da parte di una tecnologia di nuova generazione, sia per il sorprendente numero di poligoni presenti su schermo sia per le eccezionali animazioni le cui riproduzioni sono state realizzate direttamente da un esperto di Hollywood.
La realizzazione tecnica raggiunge livelli di primissimo ordine nel dettaglio dei modelli poligonali e dell’ambientazione che risulta curata nei minimi particolari con numerosi effetti che arricchiscono l’atmosfera.
I protagonisti del gioco sono stati realizzati con un livello di dettaglio quasi foto realistico: osservandoli dalla nostra prospettiva possiamo vedere tutti i gadget che trasportano, i vari capi di vestiari e le armature che indossano: una gioia per gli occhi.
La medesima cura è stata messa nella creazione degli ambienti di gioco. Purtroppo non siamo davanti a una perfetta riproduzione della città di Las Vegas ma è intuibile che questa sia una scelta dettata dalla necessità di non creare paralleli troppo forti con il mondo reale visto il genere di gioco. Nonostante ciò la capitale del gioco d’azzardo più famosa del pianeta incanta come non mai in un videogame, grazie alla miriade di luci scintillanti e architetture fuori dal comune.
Sebbene il motore di gioco risulti ancorato sui 30 fotogrammi al secondo, vista la natura tattica e il conseguente ritmo di gioco la scelta non limita in alcun modo l’esperienza e tutto è molto fluido, senza discostarsi minimamente dalla sua controparte della console di casa Microsoft.
Anche il comparto audio si avvale di un ottimo lavoro da parte dei tecnici Ubisoft. A supporto dell’azione c’è una colonna sonora davvero di rilievo che enfatizza adeguatamente le varie situazioni che andremo ad affrontare. Si passa dai curiosi e orecchiabili motivetti messicani che accompagnano la prime missione, ai ritmi decisamente più trascinanti che in crescendo si legano alle azioni più serrate di gioco, con basi audio in chiave rock davvero ad alto tasso adrenalinico.
A completare il quadro vi sono effetti sonori che contribuiscono in maniera determinante al realismo dell’azione e al conseguente coinvolgimento del giocatore: il rumore delle armi è realistico, così come quello dei vetri infranti e le esplosioni delle granate. L’effetto accecante delle Flash-bang è impareggiabile.

Multiplayer
A bilanciare una componente offline si curata, ma che anche i meno esperti potranno terminare in non più di dieci ore di gioco, Rainbow Six presenta una parte multiplayer che vanta un considerevole numero di modalità sia in “versus” che in cooperativa. La possibilità di poter affrontare l’intera campagna in quattro giocatori, conservando l’impatto grafico della parte offline e soprattutto non limitando le abilità del personaggio controllato, è decisamente un passo avanti nello sviluppo dell’esperienza online.
Nella campagna multiplayer sarà possibile, grazie al supporto di cuffia e microfono, dare vita a veri e propri piani d’azione organizzati con la collaborazione di ben altri 3 giocatori, uno in più quindi rispetto alla versione offline della campagna. Certo organizzarsi “dal vivo” è molto più intrigante che impartire ordini alla squadra tramite un puntatore, tuttavia non è detto che sia più efficiente. Se si vuole gustare anche in multiplayer la natura tattica del gioco bisognerà organizzarsi e mettersi d’accordo a dovere e in breve tempo, cosa non scontata quando in gioco ci sono quattro teste pensanti e non una CPU a cui impartire ordini. L’opportunità di una campagna completa in quattro non è da sottovalutare e sarebbe un peccato rovinare una simile esperienza avanzando in maniera avventata e ognuno per conto proprio. Raggiungere l’affiatamento della squadra e suddividere via via i ruoli non è cosa facile ma è sicuramente più appagante dato che rispecchia la vera natura del gioco. Unico neo di questa modalità è la gestione delle missioni: infatti bisognerà caricare manualmente i vari capitoli del gioco man mano che vengono superati. Una cosa di poco conto e che non inficia minimamente la splendida modalità cooperativa.
Un’altra variante della coop è rappresentata dalla modalità “caccia ai terroristi” in cui un manipolo di giocatori umani dovrà sgominare una banda di terroristi asserragliati in una delle tante location del gioco. In questo frangente si nota contemporaneamente la frenesia dell’azione pura associata a una ricerca tattica capillare, visto che si dovranno affrontare decine di nemici armati di tutto punto.
La parte multiplayer in versus non è da meno, fino a 16 giocatori potranno affrontarsi scegliendo tra le classiche modalità di gioco deathmatch, team deathmatch ma anche altre maggiormente legate alla natura tattica del titolo. Queste che vi vedranno alle prese con missioni di difesa o conquista di avamposti, recupero di valigette e liberazione di ostaggi.
La versione PS3 del gioco inoltre amplia la già vasta scelta, introducendo nella lista di modalità multigiocatore anche i pacchetti che sono stati pubblicati successivamente all’uscita del gioco e resi disponibili a pagamento per gli utenti Xbox 360.
Le mappe sono varie e ben realizzate sia per “l’intelligenza” della struttura sia per la grafica solo leggermente inferiore alla parte offline; alcune sono estrapolate direttamente dagli scenari della campagna principale, altre sono state disegnate ad hoc. Le ambientazioni si sviluppano sia all’interno che all’esterno di edifici e abitazioni e assicurano un elevato e vario numero di percorsi alternativi, postazioni tattiche e ripari. In tutte le modalità proposte il divertimento è garantito.
I potenziamenti e gli armamenti sbloccati durante la campagna in singolo sono utilizzabili anche online e man mano che acquisirete esperienza potrete sbloccare nuovi gadgets e veder salire il vostro grado in perfetto stile militare.

Longevità
Rainbow six Vegas è un gioco che non vi lascerà scampo per svariate ore, divertendovi in maniera intelligente e intrigante. Il livello di difficoltà più alto è tosto e come indica la definizione a schermo è “realistico”. Dovrete sudare le proverbiali sette camicie per avere la meglio sui terroristi e riuscire a salvaguardare la sicurezza mondiale. A tutto questo si aggiunge un comparto online degno di questo nome, comprensivo di tutti i contenuti aggiuntivi pubblicati per la Xbox 360. Il divertimento è praticamente infinito.

Conclusioni
Che siate fan o meno del genere, Tom Clancy’s Rainbow Six Vegas è un “must have” per PS3. La campagna in singolo è la migliore della serie e la possibilità di giocarla online con i propri amici rende unica l’esperienza. Tuttavia sarà la modalità competitiva a tenervi incollati al gioco più a lungo, sicuramente sotto questo aspetto è quanto di meglio c’è nel parco giochi per PS3. Solo chi non ha una connessione internet può permettersi di tergiversare nell’acquisto.
Il Team Rainbow Six finalmente ha fatto il suo trionfante ritorno sorprendendoci e superando le più rosee aspettative. Non è il solito sequel, rispetto ai precedenti episodi gli sviluppatori sono stati in grado di realizzare un titolo per tutti, i giocatori che si affacciano per la prima volta al genere potranno scoprire delle innovazioni davvero notevoli, dall’altro lato i puristi troveranno terreno fertile per far valere la propria esperienza tattica.

PRO

  • Realizzazione tecnica e atmosfera eccellenti;
  • Intelligenza artificiale e sistema di controllo ottimali;
  • Grafica realistica e sonoro coinvolgente;
  • Impressionante varietà di modalità multiplayer cooperativa e competitiva con il bonus di tutti i contenuti aggiuntivi.


CONTRO

  • Modalità campagna offline troppo lineare e finale insoddisfacente;
  • Per quanto bella e colorata, Las Vegas risulta un po’ anonima;
  • Implementazione del Sixaxis deludente.