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Recensione Blacktail

di: Simone Cantini

Sebbene la mitologia slava sia per lo più sconosciuta alle nostre latitudini, il mondo del gaming ha più volte preso spunto da tali leggende per costruirvi attorno esperienze ludiche degne di nota. Senza andare a scomodare quest e situazioni viste all’interno delle produzioni dedicate allo Strigo, titoli come Yaga (datato 2019 e recensito da me qua sul Tribe) o Black Book hanno dimostrato come l’interesse degli studi di produzione in tal senso sia molto forte. Ed una ennesima dimostrazione di questo assunto ci giunge anche dal recentissimo Blacktail, opera prima dei ragazzi di The Parasight, che attinge a piene mani dalle leggende dell’est europa, dando vita ad un titolo dalle ambizioni ben marcate, ma che purtroppo non è risultato esente da alcuni piccoli passi falsi.

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Passato sfuggente

L’avventura tratteggiata dal team ci calerà nei panni di Yaga, una ragazza espulsa dal proprio villaggio, assieme alla gemella Sora, in seguito a delle accuse di stregoneria. Costretta vivere nei boschi, la giovane finirà per perdere i contatti con la sorella, oltre che a dover scendere a patti con dei ricordi che sembrano sfuggirle: cosa si cela nel suo passato e cosa ne è stato degli amici di un tempo? Da queste premesse prende il via una storia intrisa di mistero che, seppur prolissa in alcuni momenti, riesce a tenere desta l’attenzione del giocatore, grazie anche ad una narrazione matura e ben scritta, capace di tratteggiare personaggi tormentati e mettere in scena momenti e situazioni strazianti e brutali. A dispetto di una caratterizzazione colorata e per certi aspetti anche buffa, il mondo in cui è ambientato Blacktail è cupo e spietato, oltre che abitato da individui e creature fantastiche caratterizzate da comportamenti e reazioni crudelmente umani e reali, diametralmente opposti all’ideale fiabesco a cui molte leggende ci hanno abituato. Tormentata dal proprio passato e dai ricordi frammentati che lo compongono, Yaga si prende rapidamente la scena, gettandoci in faccia un animo straziato e profondamente segnato dalle proprie origini, al punto che verrà spontaneo finire con l’empatizzare con lei. Dal punto di vista narrativo, pertanto, i ragazzi di The Parasight riescono a convincere pienamente, regalandoci una sceneggiatura solida e ben costruita, capace di catturare tra le sue pieghe il giocatore. Purtroppo, però, è sul fronte del gameplay che Blacktail fa registrare le carenze più marcate che, seppur non certo tali da inficiare la riuscita della produzione, finiscono per ridimensionarne in parte le ambizioni.

Combattere con lentezza

L’avventura di Yaga è strutturata secondo i classici dettami degli open world in prima persona, combinando tra loro l’esplorazione degli ambienti, i combattimenti per mezzo dell’arco della giovane ed una spruzzata di meccaniche survival. Il primo aspetto risulta quanto mai canonico nella sua costruzione, con gli ambienti che si dipaneranno poco a poco sotto i nostri piedi e che, in aggiunta alle tappe obbligatorie della main quest, accompagneranno il flow di gioco con alcune divagazioni opzionali (tra l’altro anche ostiche da scoprire in certi casi). Tutto, comunque, avrà come centro di gravità principale la capanna della strega Baba, che fungerà da hub in cui poter sviluppare i talenti presenti nello skill tree della nostra protagonista, oltre che a permetterci di rigiocare i vari capitoli in cui l’avventura è suddivisa. Ad aiutarci nell’esplorazione degli ambienti, man mano che procederemo lungo la campagna, ecco che interverranno peculiari teletrasporti, in grado permetterci di raggiungere più velocemente alcune porzioni della mappa, oltre a frecce speciali con cui aprire percorsi inizialmente preclusi. Queste ultime, inoltre, saranno la base degli scontri, che potremo affrontare per mezzo del nostro fidato arco, e che rappresentano la parte predominante delle meccaniche di gioco, Il sistema sviluppato dai ragazzi di The Parasight, pur essendo basato su di una singola arma, ricalca in tutto e per tutto quello dei classici FPS, con la possibilità di caricare i colpi e l’ausilio offerto da 3 tipologie di frecce differenti (a cui, come detto, accederemo man mano che avanzeremo lungo la campagna) a movimentare un po’ il tutto. È in occasione delle lotte, però, che si avvertono i primi scricchiolii in Blacktail, complice una difficoltà che, anche a livello più basso (due le selezioni possibili), offre un tasso di sfida non da ridere, con nemici quanto mai coriacei ed aggressivi, oltre che inclini ad infliggere una mole ingente di danni. A complicare le cose ci pensa anche la relativa lentezza dell’arma in nostro possesso, caratterizzata da un rateo di fuoco non certo elevato e che si traduce in lotte molto ostiche da domare, soprattutto quando si parla di boss (con quello finale che vi farà sacramentare in più di un’occasione). Il quadro che emerge è decisamente ingessato e, seppur in definitiva godibile, avrebbe tratto vantaggio da una maggiore frenesia di fondo. Ecco, quindi, che i momenti più dilatati saranno quelli dedicati al farming di elementi necessari a confezionare frecce, pozioni e cibarie, utili a garantire alcuni boost temporanei. L’altro aspetto di Blacktail a non convincere è il sistema di scelte morali che, sebbene in apertura di avventura lasci intendere la possibilità di plasmare il mondo di gioco in base alle nostre scelte, alle fine della fiera si è tradotto unicamente nello sblocco di alcune skill uniche, relative al nostro allineamento, oltre a precludere l’accesso ad alcune side mission. Insomma, un po’ poco per stupire.

La voce del cuore

Laddove la relativa inesperienza del team di sviluppo sembra venire decisamente meno, è per quanto concerne il comparto tecnico di Blacktail, che è risultato solido e convincente in ogni suo aspetto, soprattutto considerando le dimensioni ristrette del team. A colpire positivamente, in primis, è la grafica della produzione che, pur con i distinguo del caso, ricorda in modo molto convincente le atmosfere viste in Kena: Bridge of Spirits. Il mondo di gioco è dettagliato e colorato, oltre che capace di garantire una buona varietà di ambienti. Meno d’impatto è la caratterizzazione del bestiario degli avversari, in vero un po’ ridotto e mai troppo ispirato. Buone le performance generali, con la modalità prestazioni che non presta il fianco a tentennamenti, mantenendo sempre una fluidità più che discreta. Gioco forza il frame rate si riduce prediligendo la grafica, ma vista la tipologia di gioco sono per sconsigliare tale opzione. Degno di nota è il lavoro svolto in ambito sonoro, grazie ad una soundtrack ispirata ed evocativa, ben calzante con ritmi e situazioni. È però il doppiaggio in lingua inglese, coadiuvato dalla localizzazione testuale in italiano, a rappresentare la punta di diamante della produzione, grazie ad una carica recitativa ed un pathos espressivo capace di non sfigurare al cospetto di produzioni più ricche e blasonate.

Blacktail è un esordio sicuramente convincente per i ragazzi di The Parasight, sebbene non manchi di evidenziare alcune palesi ingenuità, figlie magari di una eccessiva volontà di stupire il giocatore. A mancare il bersaglio è, in primis, il decantato meccanismo di scelte morali che, alla fine dei giochi, risulta sin troppo impalpabile e privo di un reale impatto ludico. Altro elemento che avrebbe avuto bisogno di una maggiore rifinitura è il combat system che, seppur non certo da buttare, affianca un’eccessiva rigidità ad una difficoltà davvero sopra la media. Al netto di queste criticità, comunque, la storia che ha per protagonista la tormentata Yaga riesce a divertire ed intrattenere a dovere, complice un mondo di gioco ben caratterizzato ed una sceneggiatura efficace. Insomma, un debutto non certo esente da difetti, ma che grazie alla somma dei propri pregi riesce a confermarsi come un titolo divertente e della discreta personalità.