Namco Bandai, come riporta una intervista a Bloomberg al presidente Shukuo Ishikawa, pare intenzionata a seguire le orme di altre softwarehouses giapponesi come Capcom nel tornare a prestare attenzione prioritaria alla produzione videoludica in terra nipponica piuttosto che sovvenzionare il lavoro di developers occidentali.

“ Abbiamo rilevato che la qualità dei prodotti e la velocità di produzione di titoli realizzati per noi da studi occidentali sia spesso insoddisfacente.
Le softwarehouses esterne potranno comunque proporre e sviluppare giochi con noi, ma il nostro controllo e la nostra supervisione diretta saranno più attente. “

Se per Capcom le pietre dello scandalo si chiamavano Bionic Commando e Dark Void, nel caso di Namco la decisione deriva dalla presa di coscienza della scarsa ricezione del pubblico di giochi quali Enslaved (800.000 copie vendute hanno disatteso le aspettative sul titolo Ninja Theory) e il deludente Splatterhouse, pubblicato dopo una travagliata gestazione.