Approfondimento

Questa non è una recensione di GTA V per PS5 e Xbox Series X|S

di: Luca Saati

Questa non è una recensione di GTA V per PS5 e Xbox Series X|S. Come direbbe il pittore surrealista belga René Magritte “Ceci n’est pas une critique de GTA V pour PS5 et Xbox Series X|S” (spero di aver azzeccato il francese).

Ci tengo a precisarlo perché quella non arriverà mai, anche perché corre l’anno 2022 e accostare ancora una volta la parola “Recensione” a Grand Theft Auto V mi fa davvero strano oltre a farmi sentire dannatamente vecchio dall’alto dei miei 29 anni. E poi davvero serve una recensione di GTA V? Davvero avete il bisogno di una recensione di un gioco che dal suo debutto su PS3 e Xbox 360 nel 2013 e l’anno successivo su PS4 e Xbox One ha venduto la bellezza oltre 160 milioni di copie nel mondo?

E questo articolo, sebbene cercherò di illustrarvi le migliorie grafiche che questa versione del gioco può vantare, non vuole neanche essere un’analisi tecnica. Anche perché siamo onesti: per la conta dei pixel e dei fotogrammi al secondo, e più in generale di tutti quei dettagli squisitamente tecnici ci sono le sedi opportune sul world wide web. E poi a mio modesto parere Grand Theft Auto V è uno di quei capolavori senza tempo da giocare a prescindere dalla piattaforma e dalla sua componente tecnica.

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Ma tagliamo la testa al toro e parliamo per un attimo di questo Grand Theft Auto V next-gen. Nonostante gli oltre 8 anni di distanza dal lancio, è impressionante notare come l’epopea criminale del trio composto da Michael, Franklin e Trevor tenga ancora testa a tanti open world usciti di recente. Ma in fondo è cosa nota a tutti che GTA V sia stato all’epoca un miracolo tecnologico su PS3 e Xbox 360 e che la sua naturale collocazione fossero proprio PS4 e Xbox One. Certo ci sono un paio di difetti dovuti all’età, mi riferisco in particolar modo allo schema dei controlli, ma niente che non si possa risolvere utilizzando il settaggio FPS messo a disposizione dagli stessi sviluppatori nelle apposite impostazioni. Dopo questo ennesimo playthrough posso confermare che GTA V era e resta un capolavoro tutt’oggi, sebbene narrativamente lo ritenga un passo indietro rispetto al mai compreso quarto capitolo. E chi dice il contrario è solo perché ha giocato con superficialità e non ha mai compreso pienamente la profondità narrativa dell’epopea criminale di Niko Bellic.

Sulle console di nuova generazione arriva con tre modalità grafiche: Qualità, Prestazioni e Prestazioni RT. La prima porta la risoluzione 4K e blocca il frame rate a 30 fps ma con l’introduzione del ray-tracing che però si limita alle ombre. Prestazioni invece presenta un 4K dinamico ma con una fluidità a 60 fps. Prestazioni RT infine aggiunge il ray-tracing (sempre riguardante solo le ombre) alla già descritta modalità Prestazioni a scapito però di un frame rate non sempre bloccato a 60 fps. Alla fine ho optato per quest’ultima modalità grafica senza però non nascondere una certa delusione per l’operato di Rockstar Games. Il Ray-Tracing degli Spider-Man di Insomniac è solo un miraggio e per questo io mi chiedo se sia possibile che una software house del calibro di Rockstar non riesca a fare di meglio con un gioco che riusciva a girare su PS3 e Xbox 360.  Certo ho gradito la maggiore densità e varietà della popolazione e del traffico esplorando la città, così come una maggiore densità della vegetazione e più in generale una qualità visiva sicuramente migliorata a partire dall’illuminazione. Ma era lecito aspettarsi qualcosa in più, sopratutto considerando che questo “update grafico” non viene lanciato gratuitamente, ma richiede di acquistare nuovamente il gioco. E su questo punto tra un attimo aprirò la parentesi che mi ha portato alla stesura di questo articolo.

E poi c’è quel GTA Online partito con mille problematiche al lancio e che col tempo è stato in grado di conquistare una fetta di pubblico a dir poco impressionante. Ammetto di essere rimasto sempre affascinato dinanzi al concept di un’esperienza multiplayer di Grand Theft Auto, ma mi è sempre mancata quella voglia e quell’impegno quotidiano che titoli di questo tipo necessitano. Soprattutto in quest’ultimi tempi che GTA Online presenta una pletora di contenuti incredibile rendendo l’accessibilità difficile per tutti i nuovi utenti. Per questo motivo Rockstar Games ha ribilanciato l’esperienza per i novizi, inserendo un sistema di carriera, regalando 4 milioni di GTA$ e ricostruendo l’interfaccia del menù principale. Si tratta di tutta una serie di cambiamenti che magari adesso mi convinceranno a non abbandonare in tempo record i server di GTA Online.

Il vero problema che personalmente ho con GTA Online è che rappresenta il più grande dei motivi che mi hanno fatto disinnamorare di Rockstar Games. E credetemi che per farmi arrivare a questo punto ce ne voleva. Un po’ come quando siete fidanzati ma non provate più niente per la vostra dolce metà che d’altra parte è invece innamorata persa e voi fate di tutto per farvi lasciare. Un fastidio nei confronti della software house iniziato proprio con il lancio di Grand Theft Auto V quasi nove anni fa poiché, nonostante le sue indiscutibili qualità oggettive, fu una delusione per me che avevo amato la profondità della storia di Niko Bellic. Fastidio che è poi cresciuto col tempo quando per colpa di GTA Online sono sparite le espansioni di GTA V e poi Rockstar ha praticamente smesso di sviluppare videogiochi ad eccezione della parentesi Red Dead Redemption II. In fondo perché sviluppare Bully 2, un nuovo Midnight o nuove IP quando basta semplicemente godersi il bagno di soldi procurato da GTA Online? Fastidio che è poi arrivato ai livelli massimi degli ultimi mesi con l’apice raggiunto prima con quel disastro che risponde al nome di Grand Theft Auto: The Trilogy – The Definitive Edition e adesso con questa ennesima versione di GTA V. Nel mezzo c’è stato solo un momento di sollievo rappresentato da quel già citato capolavoro che risponde al nome di Red Dead Redemption II che ha dimostrato quanto Rockstar Games possa dare all’intera industria videoludica se solo si concentrasse su ciò che le riesce meglio: fare videogiochi!

Ma i soldi, si sa, piacciono a tutti e Rockstar Games non è tanto diversa dall’Activision di turno disposta a chiedere 10 euro in più per la Cross-Gen Edition dell’ennesimo Call of Duty o dalla Sony dell’ultimo periodo disposta a rimangiarsi tutte le sue parole e promesse sul concetto di generazioni pur di chiedere 10 euro per un upgrade grafico dei suoi giochi. Nel caso di Sony poi si dovrebbe scrivere un articolo a parte su quanto faccia bene prendere scoppole a destra e manca dalla concorrenza come ai tempi di PS3 (bei tempi davvero quelli!), ma questa non è la sede opportuna e magari un giorno su queste pagine ne parleremo quando arriverà la goccia che farà traboccare il mio di vaso o quello di qualcun altro della redazione (The_WLF scelgo te!).

Ho citato Activision e Sony non a caso dato che, come detto più sopra, chi ha già acquistato GTA V a suo tempo non otterrà nessun aggiornamento grafico gratuito, ma dovrà riacquistare nuovamente il gioco. E non voglio farne neanche una questione economica, anche perché se non avessi ricevuto il codice dai nostri partner probabilmente avrei sborsato quei 10 euro richiesti su PS5 dato che la mia versione PS3 è inutilizzabile non avendo più la console attaccata, e il disco dell’edizione PS4 devo averlo regalato a un qualche cugino.

È più l’idea di chiedere altri soldi (1 o 10 euro non fa differenza) a chi ti ha supportato già una, due o più volte spendendo a loro tempo ben più di questi simbolici 10 euro che trovo raccapricciante. Perché se una Microsoft, una 4A Games o una CD Projekt RED di turno possono regalare gli update next-gen dei loro giochi, non può farlo anche Rockstar Games? I nomi di quelle tre compagnie non li ho citati a caso avendo dimostrato seriamente una potenzialità di queste nuove console senza chiedere altri soldi ai propri utenti: Microsoft ad esempio sta acquisendo sempre più consensi con la sua politica community-friendly lanciando update di un certo spessore per i suoi giochi; 4A Games ha regalato l’Enhanced Edition di Metro Exodus a tutti coloro che possiedevano il gioco originale, e posso assicurarvi che è uno spettacolo per gli occhi; CD Projekt RED regalerà l’aggiornamento Complete Edition ai possessori di The Witcher 3: Wild Hunt. Se loro e altre aziende che non ho citato possono, perché non può una Rockstar Games che con GTA V ha già guadagnato e continua tutt’ora a guadagnare milioni (se non addirittura miliardi) di dollari grazie a quella miniera d’oro chiamata GTA Online? Semplicemente Rockstar non vuole, perché sa che in tanti spenderanno quei 10 euro su PS5 (o 20 nel caso della versione Xbox Series X|S) per tornare sulle strade di Los Santos.

Rockstar si trova in una posizione che pochissime compagnie possono vantare, solo Nintendo probabilmente le è superiore con quello status da intoccabile agli occhi dei fan che si è guadagnata grazie al successo di Switch ma che ad essere onesto, da possessore della console ibrida, non riesco proprio a concepire. CD Projekt RED si era guadagnata uno status simile, ma è poi caduta miseramente con il caos Cyberpunk 2077 e solo adesso inizia a riprendersi e a rinascere da quelle ceneri. Rockstar dal canto suo sembra che si stia impegnando per mettere a dura prova la pazienza della propria community: l’assenza di un upgrade gratuito per la versione next-gen di GTA V è solo la punta dell’iceberg, ma mi viene in mente l’inutile battaglia iniziata con la community dei modder su PC, l’abbandono della community di Red Dead Online, il già citato disastro della GTA Trilogy e, questa non riesco proprio a perdonargliela, l’aver abbandonato del tutto gli altri franchise in nome di quel dio danaro rappresentato da GTA Online.

Perché io la Rockstar Games dei tempi d’oro me la ricordo molto bene: quella che non era solo GTA, ma era anche The Warriors, Bully, Manhunt e Max Payne. Come dimenticarsi poi la Rockstar della generazione PS360 che pubblicava un gioco all’anno, e tutti pezzi da ’90 come GTA IV (e relative espansioni), Midnight Club Los Angeles, Red Dead Redemption e la sua espansione (ma che bello era Undead Nightmare?) L.A. Noire e Max Payne 3. E quella Rockstar Games manca a me e manca sempre più a un’intera industria videoludica sempre più immobile e alla costante ricerca del nuovo trend da seguire o dei click facili su Twitch.