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Recensione Grand Theft Auto: The Trilogy – The Definitive Edition

di: Luca Saati

Rockstar Games non poteva scegliere modo migliore di festeggiare il 20° anniversario di GTA III, il capitolo che ha rivoluzionato gli open world e a cui dobbiamo praticamente quello che oggi sono le esperienze di gioco a mondo aperto. Diciamo che almeno nelle intenzioni l’intento di Rockstar Games era dei più nobili, celebrare una delle serie più importanti della storia videoludica con una raccolta che comprende i titoli che hanno fatto la storia: ovvero il già citato GTA III, Vice City e San Andreas. Peccato che le buone intenzioni non siano però bastate.

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Un restauro pigro

Rockstar Games ha affidato i lavori di questa raccolta a Grove Street Games, software house che ha già lavorato ad operazioni di questo tipo se pensiamo alle versioni iOS e Android di Ark: Survival Evolved e Bully: Anniversary Edition. Diciamo però che un conto è fare dei porting su dispositivi mobile, e un conto su console e i limiti tecnici di questo giovane team di sviluppo si notano subito.

Iniziamo con il precisare che i tre titoli racchiusi in questa raccolta sono stati riproposti esattamente come li conoscevamo, non ci sono contenuti inediti, animazioni nuove o un comparto tecnico completamente rifatto da 0. Non ci troviamo insomma dinanzi a tre remake, quanto piuttosto a tre edizioni rimasterizzate con alcuni accorgimenti che rendono più fruibili i giochi alle tendenze del momento.

Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto ci riferiamo al sistema di controllo che adesso riprende quello visto in GTA V. In queste Definitive Edition di GTA III, Vice City e San Andreas sarà quindi possibile guidare i veicoli utilizzando i due grilletti, così come mirare e sparare, mentre tramite il dorsale sinistro si accederà alla ruota delle armi passando così dall’una all’altra in modo più veloce. Sulla mini mappa nell’angolo dello schermo  viene inoltre evidenziata la strada più veloce per raggiungere l’obiettivo selezionato e il modello di guida è stato tarato sullo stesso livello per tutti e tre i giochi prendendo come punto di riferimento quello di San Andreas. C’è la possibilità di ricominciare immediatamente una missione dopo averla fallita, evitando così quella inutile perdita di tempo per raggiungere di nuovo il luogo di inizio di una missione che i vecchi fan di GTA ricorderanno. Infine è stato aggiunto anche il salvataggio automatico eliminando così un’altra perdita di tempo che caratterizzata i GTA dell’era PS2: ovvero il raggiungere il luogo di salvataggio al termine di ogni missione per non rischiare di perdere i progressi in caso di morte.

Tutte queste migliorie hanno giovato senza ombra di dubbio all’esperienza di gioco che adesso risulta molto più immediata e al passo coi tempo, è sul comparto tecnico che si evidenziano numerosi problemi. In generale per tutti e tre i videogiochi inclusi nella raccolta (con GTA III e Vice City ad averne giovato in particolar modo) le linee sono state ammorbidite, le texture migliorate e il modello dei protagonisti è stato pesantemente aggiornato con evidenti miglioramenti se confrontati con le opere originali. D’altra parte però è impossibile non notare una serie di storture su alcuni personaggi il cui restauro appare fatto all’acqua di rose.

E si va avanti così per tutta l’operazione di restauro visto che per una cosa buona ne possiamo segnalare una altrettanto negativa. Pensiamo per un attimo al sistema d’illuminazione completamente rifatto da zero che se da una parte rende i tre giochi molto più piacevoli alla vista dando ad ogni ambientazione una personalità tutta sua, dall’altra è impossibile non notare un bilanciamento delle ombre sbagliato del tutto e basta un attimo che su schermo diventi tutto incomprensibile non appena si accede in una zona ombreggiata in pieno giorno. Per risolvere a questo problema l’unico consiglio che possiamo darvi al momento è di abbassare il contrasto al minimo e aumentare la luminosità dalle impostazioni.

Guardiamo poi alla pioggia che è stata sensibilmente ritoccata peccato che il team di sviluppo si sia dimenticato di metterci un limite ed ecco che ogni volta ci ritroviamo dinanzi a un temporale che rende praticamente impossibile vedere qualcosa su schermo. L’orizzonte visivo è stato esteso, peccato che in questo modo appare tutto più spoglio e vuoto invece di arricchire quello che viene mostrato su schermo.

Che dire poi della presenza nelle opzioni delle impostazioni grafiche “Fedeltà” e “Prestazioni”? Sulla carta la prima dovrebbe favorire la qualità visiva e la risoluzione 4K, mentre l’altra i 60 fps. Entrambe, ovviamente, presentano dei problemi. In Fedeltà i 4K nativi sono un miraggio e i tre titoli si limitano ai 1800p con il frame rate bloccato a 30 fps, in Prestazioni abbiamo sempre i 1800p ma con il frame rate sbloccato che non riesce mai a tenere stabili i 60 fps con vistosi cali di fluidità. Partendo dal presupposto che questi problemi non sono per niente accettabili per dei titoli così vecchi riproposti oggi, ma ci sorge spontanea un’altra domanda: ma è mai possibile che dei remastered di giochi usciti ben 3 generazioni di console fa non riescano a girare contemporaneamente ad una risoluzione 4K e 60 fps? Per non parlare poi dei vari bug, crash e altri problemi tecnici che affliggono i tre giochi inclusi in questa raccolta. Assolutamente imperdonabile per dei titoli di tre generazioni fa.

Da Liberty City a San Andreas passando per Vice City

Ma quindi c’è qualcosa che si salva di questa GTA The Trilogy – The Definitive Edition? Si, la qualità intrinseca dei tre titoli proposti in questa raccolta. Nonostante GTA III, Vice City e San Andreas sentino il peso degli anni sulle loro spalle, è indubbio che ci troviamo dinanzi a delle opere che hanno creato le basi per tutto quello che è oggi Rockstar Games.

Si parte con Grand Theft Auto III che ha gettato le basi per gli open world. L’epopea criminale di Cloude in quel di Liberty City vista oggi risulta molto spartana e primitiva: il protagonista ad esempio non parla, la mappa è un po’ piccolina e povera di elementi, e le  missioni si limitano a quelle principali della campagna lasciando poco da fare una volta arrivati ai titoli di coda oltre alla solita raccolta dei collezionabili. Eppure non vi nascondiamo che riscoprire le origini del fenomeno GTA e fare un salto indietro di 20 anni ha il suo fascino.

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Vice City ha rappresentato la naturale evoluzione del brand e, sicuramente, il titolo più citazionistico della storia della serie. Un gioco ricchissimo di fascino con la sua ambientazione anni ’80 che richiama film cult come Miami City e Scarface. Rockstar Games qui inizia ad affinare la sua tecnica proponendo un protagonista più carismatico e missioni più articolate e qualche attività con cui divertirsi anche dopo aver completato la storia. Diciamo che se oggi tutti i fan della serie desiderano Vice City come ambientazione di GTA VI un motivo ci sarà e lo capirete vivendo la storia di Tommy Vercetti. Una storia che lo vede protagonista nella sua scalata nel mondo del crimine organizzato con l’obiettivo di conquistare l’intera città.

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Dulcis in fundo abbiamo San Andreas, il capitolo più grande e più maturo dei tre. Quello che poi ha spianato la strada per tutto ciò che Rockstar Games ha fatto nelle ultime due generazioni di console. Tanto per fare qualche esempio: le relazioni con i comprimari le abbiamo ritrovate in GTA IV, le statistiche del personaggio che crescono mano a mano che si gioca le abbiamo poi ritrovate in GTA V, la fame e l’ingrassamento o il dimagrimento lo abbiamo poi visto in Red Dead Redemption 2. San Andreas è poi il più ricco di contenuti dei tre grazie a una enorme mappa che ci porta prima a Los Santos e poi a San Fierro e infine Las Venturas, e un gran numero di missioni principali e attività secondarie. E c’è poi la storia di Carl Johnson, per gli amici CJ. Una storia molto più personale rispetto a quelle di Cloude e Tommy, un racconto criminale fatto di fratellanza e che poi si fa più grande toccando temi come la corruzione, l’onore e il rispetto.

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Commento finale

Spero di avervi trasmesso con il paragrafo qui sopra un minimo della mia passione e del mio amore per questa saga e per questi tre titoli storici. Ricordo ancora quando andavo a scuole di essere l’unico della mia classe ad aver finito San Andreas tre volte, di cui l’ultima al 100% quando gli altri si limitavano a usare i trucchi e a scalfire solo la superficie di quella sontuosa e profonda trama. Proprio per questo mio sviscerato amore per GTA che non riesco ad accettare lo stato in cui questa Grand Theft Auto: The Trilogy – The Definitive Edition è stata lanciata. Partiamo dal presupposto che quello di cui GTA III, Vice City e San Andreas avevano bisogno era un remake come quello fatto da Hangar 13 con Mafia: Definitive Edition poiché nonostante la qualità che trasmettevano in quel periodo i tre giochi oggi sono invecchiati e sentono il peso degli anni. Capisco che fare tre remake con la qualità Rockstar Games di tre pezzi da ’90 come questi avrebbe richiesto un livello produttivo che probabilmente la grande R adesso non si può neanche permettere essendo gran parte della sua forza lavoro focalizzata su GTA VI (almeno questo è quello che tutti sperano). Ma a questo punto era almeno lecito aspettarsi un processo di rimasterizzazione all’altezza degli standard a cui Rockstar Games ci ha abituato e invece eccoci questo disastro subappaltato a un team che non ha la minima esperienza con le console avendo sempre lavorato con i device mobile. Rockstar Games avrebbe fatto molta più bella figura se avesse ingaggiato i tanti modder che lavorano con GTA V (c’è n’è uno che stava ricreando il remake di Vice City) e avrebbe messo in mano loro un lavoro di questo tipo.