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Recensione Vedo pinguini ballare … è arrivato Happy Feet 2!

Dal cinema alle console, la Warner Bros. ci riprova con Happy Feet 2, un'avventura ambientata in Antartide per gli amanti dei pinguini ballerini.

di: king_lizard

A distanza di cinque anni torna nelle sale cinematografiche (e non solo) il pinguino più danzerino dell’Antartide, Mumble. Se il primo capitolo aveva strappato più di un sorriso a grandi e piccini, grazie alle doti originali del suo protagonista, Happy Feet 2 si lascia guardare a malapena a causa di un clamoroso “copia ed incolla” da parte della regia. La Warner Bros., memore del successo, ci riprova dunque con una combo video e ludica, lanciando il titolo sul mercato poco dopo l’uscita del film. Solitamente una buona riuscita ai botteghini incentiva l’acquisto della rispettiva trasposizione su console, almeno per quella fascia d’età rimasta stregata dalle animazioni. Negli anni ci siamo abituati a queste strategie di mercato, talvolta con risultati poco brillanti, altri tutto sommato accettabili e pochi che hanno fatto gridare al miracolo. Detto ciò la domanda sorge spontanea: se il film d’animazione è stato un flop, per quale motivo dovrei acquistarne il gioco? Supponendo che il disco ci sia piombato tra le mani direttamente dal cielo, vediamo se vale la pena di spenderci qualche oretta su.

Ghiaccio e pinguini

Una volta avviato, verrete introdotti al menù dai due protagonisti danzanti, Mumble e Ramon, sulle note dell’ottima cover di “Do Your Thing” a cura di Ozomatli (l’originale è del duo londinese Basament Jaxx, ndr). Non potrete fare a meno di battere il piede a tempo e star lì impalati ad ascoltare la canzone senza muovere il pad per qualche secondo, magari pensando “ehi, dai, forse è carino!”. Il vostro entusiasmo, però, subirà un primo calo nel visionare il video immediatamente successivo, montato in pieno stile Giovanni Muciaccia con ritagli di immagini statiche su più livelli. Una scelta discutibile per gli utenti abituati ad altri standard, non necessariamente eccelsi, ma intelligente, in un certo senso, se si considera l’utilizzo dell’Havok Engine ai limiti dell’accettabile. Vi basterà guardare la presentazione del logo Warner Bros. all’avvio del disco per comprendere quale dramma è stato volutamente evitato! È superfluo ricordarvi che è inutile cimentarvisi senza aver prima visionato il film dal momento che l’esposizione della trama è quasi nulla e per le prime due ore non avrete alcun filo conduttore se non la ricerca di Erik, il figlio di Mumble scappato dal nido materno. Di norma una qualsiasi famiglia alle prese con la stessa tragedia si allerta, avverte le forze dell’ordine e, in extremis, si rivolge a “Chi l’ha visto?”. In Happy Feet 2 tutto ciò è affrontato con una leggerezza disarmante, Mumble sorride e balla come se il figlio fosse andato a giocare al parco, senza mostrare la benché minima preoccupazione e senza preventivare che possa essersi cacciato in qualche guaio. È vero, non siamo qui per fare del moralismo, ma non ci augureremmo mai che un nostro nipotino possa trarre esempio da questo atteggiamento. Dopo le perplessità suscitate dal video introduttivo, l’entusiasmo già scosso dalle prime immagini dovrà fare i conti con un level design molto limitato: ghiaccio e pinguini accompagnati da vedute mozzafiato sullo sfondo in cui potrete scorgere ulteriore ghiaccio ed ulteriori pinguini. Uno strazio visivo paragonabile solo alla tortura di Alexander DeLarge di “Arancia Meccanica” in cui viene costretto a visionare ininterrottamente scene di violenza senza la possibilità di chiudere le palpebre. D’accordo, l’Antartide non offrirà questa grande varietà di paesaggi, ma l’architettura dei livelli e gli elementi in essi presenti restano praticamente invariati per tutto il gioco. Eppure il movimento e l’aspetto dei personaggi è gradevole, testimone del fatto che si poteva fare molto di più sul versante grafico. Il comparto sonoro, al contrario, merita qualche punto in più grazie ad una colonna sonora creata ad hoc che vi permetterà di smorzare la monotonia dei livelli battendo le ali a tempo di musica, oppure un’ala con una zampa, creando dei modi sempre diversi per accompagnare la canzone. Prima di lanciarsi in azione potrete scegliere il vostro sottofondo tra dieci proposte, ma solo dopo aver sbloccato i pezzi con un tot numero di note raccolte. Il doppiaggio resta fedele alla tradizione italiana, rovinando quel poco di buono che eravamo riusciti a trovare in questo titolo.

Danza che ti passa

Semmai il vostro entusiasmo fosse ancora lì dopo un impatto visivo disastroso, probabilmente non reggerà il confronto diretto col gameplay, a meno che non abbiate un’età inferiore ai tre anni. Potrete alternarvi nei panni di Mumble e Ramon, senza alcuna differenza in termini di abilità, oppure dividere l’esperienza in co-op locale con un amico. La componente puzzle di Happy Feet 2 lo caratterizza per la maggior parte, infatti le varie piattaforme di ghiaccio presenti nel livello si articolano tra loro grazie a pilastri di ghiacco da abbattere per essere utilizzati come ponte, passaggi da sbloccare e così via. Trattandosi di un titolo diretto ad un pubblico giovanissimo, il livello di sfida è molto basso e si mantiene pressoché lineare, tuttavia la vostra frustrazione sarà alimentata da ben altri elementi. Lo scopo del gioco è quello di farsi largo tra i livelli dopo aver reclutato un tot numero di pinguini grazie al vostro danzante charme. I pennuti più piccoli non vi daranno troppe noie e si uniranno a voi senza fare storie, mentre gli imperatori richiedono uno sforzo in più, ma vi conferiranno la forza di frantumare gli ostacoli di natura rocciosa. I più pigri dovranno essere svegliati battendo le ali, ma spesso non basteranno solo le vostre e dovrete reclutare altri pinguini prima di riuscire nell’intento. In tutto il livello sono disseminate delle note musicali che dovrete raccogliere non solo per sbloccare le canzoni dell’album, ma anche per ascoltarle. Inizialmente potrete apprezzare soltanto la batteria ma, man mano che procedete nella raccolta delle note, i vari strumenti, ed infine la voce, andranno a completare la base. Impiegherete circa due livelli per completare una canzone e, sebbene il risultato sia più che piacevole, ascoltare sempre lo stesso pezzo in loop lo è un po’ meno. I livelli non sono assolutamente vasti, ma ci vogliono almeno dieci minuti per reclutare tutti i pinguini a causa dell’eccessiva lentezza dei personaggi e dell’abbondante numero di ostacoli da frantumare. I bonus stage, le sessioni di scivolo ed i “boss” da battere a suon di passi di danza, non sono così claustrofobici, ma sono pochi e mal disseminati tra livelli tutti uguali. Il titolo, effettivamente, ha una buona longevità, il che lo rende una sfida per la pazienza del giocatore e non un pregio. Insomma, i nostri bambini vengono quotidianamente svezzati dalle varie versioni dei Pokemon sul Nintendo DS e, sebbene si tratti di una collana di titoli che propone lo stesso gameplay dai tempi del venerando Pokemon Giallo, l’idea di dover affrontare dieci Acchiappamosche di fila, ciascuno “armato” di sei inutili Metapod, è meno frustrante di un singolo livello di Happy Feet 2. L’unica chicca apprezzabile da un pubblico più maturo sono i nomi degli obiettivi che si rifanno a capolavori storici, dai Queen al “Re del Pop”, passando per il più recente Snoop Dogg.

Caro Babbo Natale

A questo punto non ci resta che dare un consiglio spassionato al nostro simpaticone in rosso, ovvero quello di tenere Happy Feet 2 fuori dal sacco o lasciarlo alla Befana come sostituto del carbone. Meglio puntare su un bel gioco Clementoni o l’immortale castello Lego piuttosto che regalare ai nostri bambini un titolo privo di stimoli. Monotono, poco ispirato e mal realizzato, Happy Feet 2 non solo calca la brutta piega del film, ma riesce addirittura a peggiorarne l’immagine. Per quest’anno i pinguini lasciateli al Polo Nord.