Recensione The Crew
La parola d'ordine di questa generazione di console, soprattutto per quanto riguarda gli ultimi racing game come Forza Horizon 2 e Drive Club, è "multiplayer". La virata sempre più social verso l'interazione multigiocatore potrebbe essere sicuramente un vantaggio per accaparrarsi quella fetta di pubblico patita del gioco online ma anche un'arma a doppio taglio per chi trova soddisfazione soprattutto nel singleplayer. A cercare di conciliare questi due aspetti ci prova The Crew: pronti a sfrecciare sulla east-coast?
di: Simone "PulpGuy88" BraviLa parola d’ordine di questa generazione di console, soprattutto per quanto riguarda gli ultimi racing game come Forza Horizon 2 e Drive Club, è “multiplayer”. La virata sempre più social verso l’interazione multigiocatore potrebbe essere sicuramente un vantaggio per accaparrarsi quella fetta di pubblico patita del gioco online ma anche un’arma a doppio taglio per chi trova soddisfazione soprattutto nel singleplayer. A cercare di conciliare questi due aspetti ci prova The Crew: pronti a sfrecciare sulla east-coast?
Ma la trama serve davvero?
Dopo tanti anni cominciamo a pensare seriamente che la trama sia diventata una cosa superflua nei racing game. Ma era fisiologico. The Crew non fa eccezione: un poliziotto sottocopertura cerca di vendicarsi della morte del fratello per mano di una gang di automobilisti, non indagando sui sospettati, ma correndo in macchina come un folle nelle gare clandestine, come se il dramma potesse risolversi con una vittoria in una corsa. Mha…Sorvolando sul riciclatissimo prologo ci ritroviamo velocemente a scegliere, come in pokemon rosso, una tra le tre vetture base disponibili. Selto il bolide è ora di iniziare a correre.
Grosso ma scemo
Quello che colpisce immediatamente di The Crew è l’enormità della mappa di gioco, forse superiore anche a quella di Forza Horizon 2, paragonabile quasi a quella di GTAV. Oltre alle classiche gare della storyline (del tutto simili a quelle di qualsiasi racing game) troviamo le sfide casuali da accettare “al volo” ed il comparto multiplayer. Gli amanti del glorioso Need For Speed Underground (e relativo seguito) saranno certamente lieti di sapere che il tuning è una parte fondamentale di The Crew. Passerete diverse ore a trovare la configurazione perfetta per la vostra auto tra le centinaia di combinazioni disponibili. Questo perchè ad ogni gara completata vi verrà regalato un pezzo per la vostra auto ed un potenziamento, peccato che questo avvenga anche se la gara si ripete più e più volte. Finiti gli eventi disponibili, infatti, vi troverete a giocare e rigiocare le varie competizioni per raggiungere il livello massimo di esperienza (di auto e pilota, che hanno due alberi dei potenziamenti distinti). Da una parte sicuramente un vantaggio dato che potreste arrivare in fondo anche potenziando al massimo l’auto di base. Dall’altro si rischia di incorrere in una certa ripetitività in caso non vogliate acquistarne di più potenti per non perdere troppo tempo in officina.
Arriviamo però a spiegare il perchè di “grosso ma scemo”. Se la mole di contenuti ed il contesto di gioco sono molto ampi, i guai cominciano sul versante gameplay e non sono pochi. Inannzitutto la guidabilità è pessima, non si percepisce minimamente un cambio di sensazione nemmeno dopo una modifica all’assetto o addirittura cambiando automobile. Sia essa a trazione posterioe, anteriore o integrale, vi scapperà di mano ad ogni curca o a ogni minimo errore di traiettoria. Ma non è finita: l’A.I. avversaria è stata tarata in modo da rimanervi sempre incollati al posteriore sempre e comunque, a prescindere che facciate una gara perfetta o pessima, loro saranno lì, pronti a punirvi ad ogni mezzo sbaglio. D’altro canto avranno la gentilezza di avviare una graziosa processione in caso foste proprio negati, dandovi la possibilità di sorpassarli in massa, per farli comodamente riaccodare dietro di voi. Questo clamoroso squilibrio porta a giocare delle gare-fotocopia, smontando completamente il livello di sfida in quanto la difficoltà generale è totalmente sbilanciata, verso l’alto prima e verso il basso poi.
Altro elemento inspiegabile del gameplay è la fisica totalmente arbitraria del gioco. Se noi dovremmo sudare sette camicie per mantenere la nostra vettura incollata all’asfalto, i nostri avversari sembrano viaggiare su binari invisibili, non perdendo il controllo nemmeno dopo manovre al limite del fantascientifico. Inizialmente ci sembrava un bug o un glitch, poi ci siamo resi conto che l’I.A. era stata sollevata volontariamente dall’effetto della fisica, che agiva soltanto su di noi. Ci sarebbe piaciuto dire che The Crew è un racing-game solido e divertente ma la verità, purtroppo, è ben diversa…
Se bastasse un modello poligonale
Tecnicamente The Crew presenta una realizzazione ottima dei modelli delle auto, unita anche a buoni effetti di illuminazione durante le gare. Dove il gioco deficita, e ci ripetiamo, è nell’assurda fisica che domina le vetture e anche in un frame-rate non proprio esaltante. Se la fluidità comincia a picchiare anche sotto i 30fps comincia ad essere un problema per una generazione di console che ne prometteva addirittura il doppio. Sono senza infamia e senza lode, nei classici canoni del genere. In definitiva un lavoro approssimativo anche in questo reparto.
Crew o Club…Tanto fa lo stesso.
Se deciderete di buttarvi nelle corse online dopo aver spolpato il multiplayer vi ritroverete in un contesto molto simile a quello di Drive Club. La caratteristica principale è quella di formare delle Crew ed affrontare degli eventi come squadra. Un elemento senza dubbio interessante in entrambe le produzioni citate…Se solo fosse stato supportato da server di gioco adeguati. Come nell’esclusiva Sony i problemi dell’online di The Crew risiedono principalmente nel netcode spesso ballerino che sfocia in un massiccio lag che rende, a volte, impossibile giocare. Quando i server decidono di funzionare correttamente ci troviamo davanti agli stessi problemi nelle meccaniche del gioco in singolo, aggravati da un matchmaking che crea delle lobby puramente casuali, senza tenere conto di esperienza o potenziamenti delle vetture. Ci siamo trovati quindi a competere con utenti che avevano quasi raggiunto il livello massimo di potenziamento e che, inevitabilmente, ci facevano vedere soltanto la targa.
Era meglio senza le gang
Se questa tipologia di giochi “social” sia un esperimento o meno non lo sappiamo. Quel che è certo è che senza un’adeguata impostazione di gameplay, senza delle meccaniche solide e soprattutto senza poter garantire una fruibilità totale del gioco anche esclusivamente online non si andrà da nessuna parte. The Crew è un racing game pessimo sotto quasi tutti i punti di vista ma dove la produzione Ubisoft toppa maggiormente è nel gameplay. Sbilanciato ed incoerente questo fa si che il giocatore meno avvezzo al genere si infastidisca quasi subito mentre quello più smaliziato si annoi di brutto, che forse è anche peggio. Il multiplayer, che doveva essere il cuore pulsante del titolo, non offre una stabilità tale da poter passare ore e ore a competere online. Un passo falso che, speriamo, possa servire da monito, per questo ed altri team di sviluppo.
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- Mappa di gioco enorme
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Tanti eventi da giocare
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Modelli delle auto di qualità
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Giocabilità pessima
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I.A. tarata in maniera folle
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Tecnicamente problematico
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Multiplayer a tratti ingiocabile