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Recensione Star Wars: Squadrons

di: Simone Cantini

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, prima ancora dell’avvento di Disney ed altri mostri pronti a fagocitare tutto quanto osasse intralciare il loro cammino, esisteva un nome magico, dai tratti quasi mitici, capace di regalare ai giocatori prodotti imperdibili. Erano tempi felici quelli in cui LucasArts regnava incontrastata nel reame delle avventure grafiche, fossero esse legate ad un avventuroso archeologo, oppure a senzienti tentacoli viola. Il dorato logo, però, fu responsabile anche di una manciata di produzioni ambientate nel celeberrimo universo in cui Imperiali e Ribelli se le davano di santa ragione per il domino della galassia. Anni entusiasmanti quelli, che sembravano oramai persi per sempre, almeno fin quando non è comparso nei negozi Star Wars: Squadrons.

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Le due facce della galassia

Il periodo decantato poche righe fa sono riuscito a viverlo pienamente anche io, inizialmente grazie al mio mai troppo amato Amiga 500, in seguito in virtù della mia parentesi da pcista master race. Qualunque fosse la macchina da gioco utilizzata, però, nella mia ludoteca non sono mai mancate le produzioni della LucasArts, capace di realizzare, anche solo per mezzo di una manciata di pixel, avventure indimenticabili. E tra queste ricordo con estremo affetto, anche solo per l’esorbitante numero di volte che mi hanno visto rigiocarlo da cima a fondo, il leggendario Tie Fighter, shooter tridimensionale ambientato nello spazio, tramite il quale era possibile calarsi letteralmente nei panni di un pilota dell’Impero. Figlio della controparte ribelle (X-Wing) e progenitore del mash up definitivo X-Wing vs Tie Fighter, di cui Star Wars: Squadrons è l’erede più prossimo e fedele, il titolo della casa statunitense ci catapultava in una frenetica avventura cosmica, a base di laser e missili, portandoci a padroneggiare tutti i caccia della flotta imperiale, e giungendo anche a farci interagire in modo diretto con lo stesso Darth Vader. Un concept, quello alla base di questi tre titoli, che aveva però finito per perdersi tra i meandri della memoria (no, Rogue Squadron non gli allaccia neppure le scarpe!), almeno fino all’arrivo del titolo Motive. Star Wars: Squadrons, difatti, si configura come una fedele modernizzazione di quanto giocato negli anni ’90, regalandoci un’esperienza di guerra spaziale condita da una buona dose di elementi strategici e simulativi. Il modo migliore per approcciarsi al tutto risiede nella campagna che, proprio come in X-Wing vs Tie Fighter, si suddivide in due tronconi narrativi, ognuno legato alle due distinte fazioni in lotta, che finiranno per intrecciarsi sin dal principio. Non certo memorabile in quanto a colpi di scena e a qualità della scrittura, lo story mode rappresenta comunque un ottimo biglietto da visita per il gameplay generale, permettendoci di prendere confidenza, missione dopo missione, con i controlli di gioco. Il nostro compito sarà, di volta in volta, quello di prendere i comandi di uno dei vari velivoli che compongono le due flotte, in quello che è uno shooter in prima persona multidirezionale, in cui non dovremo però limitarci a blastare tutto quanto comparirà sullo schermo. Sarà infatti di vitale importanza imparare a gestire il più rapidamente possibile la riserva energetica del veicolo, che potremo dirottare in tempo reale a motori, laser e scudi (questi ultimi disponibili solo per i caccia ribelli), per migliorare le prestazioni del nostro mezzo. Interessante anche la possibilità di impartire ordini diretti alla nostra squadriglia, così da concentrare il fuoco su particolari obiettivi, oppure difendere determinati mezzi. Il sistema di gioco, inoltre, si è rivelato estremamente scalabile, dato che oltre a quattro distinti livelli di difficoltà, capaci di adattarsi ad ogni pilota, è possibile aumentare il realismo disabilitando gli elementi dell’HUD, così da dover confidare unicamente sui nostri sensi e sulla strumentazione di bordo.

Guerre Stellari

Le circa 8 ore necessarie a completare la campagna, altro non sono che un antipasto in grado di formarci prima di scendere in campo nelle due modalità multiplayer previste da Star Wars: Squadrons. La prima, e più immediata, è un classico deathmatch a squadre, in cui 5 Ribelli si scontreranno con 5 Imperiali, nel tentativo di raggiungere per primi le 30 uccisioni. Più complessa invece la modalità Fleet Battle, nella quale le due fazioni dovranno distruggere la flotta nemica, cercando contemporaneamente di difendere la propria nave ammiraglia. Requisito per ottenere la vittoria sarà quello di accumulare uccisioni, così da aumentare il morale del proprio schieramento: riuscire nell’intento spianerà la strada all’offensiva finale, con la squadra in difficoltà che si troverà costretta a ripiegare per proteggere l’obiettivo. Tra ribaltamenti di fronte ed una necessaria dose di coordinazione tra i membri del gruppo, Fleet Battle è sicuramente la modalità online più interessante del pacchetto. Qualunque sia il modo in cui affronteremo avversari umani, il gioco ci ricompenserà con una valuta in-game, tramite la quale sarà possibile acquistare personalizzazioni per i nostri mezzi: ci tengo a sottolineare come non siano presenti in alcun modo microtransazioni o DLC in cantiere, quindi per una volta torneremo a pagare una sola volta per il pacchetto completo. Resta però da capire quanto i giocatori attuali, sempre in cerca di novità non sempre a buon mercato, siano disposti a supportare sul lungo periodo un approccio così desueto. Solido il comparto tecnico che, pur non presentando chissà quali mirabolanti espressioni grafiche, riesce a riprodurre in modo convincente le atmosfere del brand, grazie anche ad un accompagnamento sonoro in linea con le aspettative. Peccato non aver potuto provare la modalità VR, dato che il codice arrivato in redazione era per Xbox.

Star Wars: Squadrons, per un vecchietto come il sottoscritto, è stato davvero una piacevole sorpresa, capace di riportarmi felicemente indietro nel tempo, grazie ad un gameplay quanto mai attuale, ma che strizza anche sfacciatamente l’occhio ad una trilogia che seppe stregarmi nei remoti anni ’90. Al di là dei sentimentalismi, il titolo Motive rappresenta un’esperienza solida e divertente, che seppure non goda di una sceneggiatura di spicco, pad alla mano è in grado di regalare corpose soddisfazioni. Il tutto, però, non si esaurisce al termine della narrazione, data la presenza di due modalità multiplayer che, seppur non presentino un’offerta gargantuesca, riescono ad intrattenere senza richiedere futuri ed ulteriori esborsi. Il che, unito anche al prezzo ridotto a cui tutto viene proposto, non può che fare piacere.