Recensione Star Ocean: The Divine Force
di: Donato MarchisielloSono passati circa 6 anni dalla pubblicazione di Star Ocean: Integrity and Faithlessness, quello che era sino a pochi mesi fa l’ultimo capitolo (e nemmeno particolarmente apprezzato) della nota saga di Jrpg Star Ocean. Una serie apprezzata “ma non troppo”, un po’ di nicchia in un genere, quello dei ruolistici giapponesi, che solo da pochi anni è riuscito a far breccia nella massa videoludica generalista. Quando Square Enix, nel mese di marzo scorso, ha annunciato l’uscita di un nuovo capitolo della saga, The Divine Force, siamo certi che molti dei fan di lunga data saranno letteralmente “caduti dalle sedie” (da gaming): questo perché la saga, il cui primo capitolo venne rilasciato per Famicon solo in Giappone nel 1996, ebbe il suo “picco” proprio intorno agli anni 2000 per poi, gradualmente, “scomparire” a causa di una lenta pubblicazione di capitoli tutto sommato “trascurabili”. Con The Divine Force, di cui in questa sede analizzeremo la versione Xbox testata con Series X, Tri-Ace e Square Enix riusciranno a far dare alla serie quel meritato “colpo di reni” per consentirle un meritato ritorno nell’Olimpo dei giochi di ruolo? Scopriamolo assieme!
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Star Ocean: The Divine Force è un gioco di ruolo di stampo giapponese con visuale in terza persona, arricchito da vivide fasi di esplorazione e combattimento in tempo reale. Naturalmente, com’è tradizione, il “motore” dell’intero pacchetto ludico offerto dal titolo sarà la trama: in questo frangente, in The Divine Force affronteremo le vicende narrate attraverso gli occhi di due protagonisti differenti, quelli del capitano di vascello Reynold e della principessa Laeticia. All’inizio, quindi, dovremo compiere una scelta fatidica: con quale personaggio vivremo le vicende del gioco? Seppur vi sia qualche differenza nel cursus narrativo, in modo particolare l’entourage che recluteremo, la scelta in realtà intacca in modo secondario quello che è lo sviluppo della storia, che resterà per entrambi macroscopicamente invariata. Naturalmente, per i completisti, è bene sottolineare che sarà necessario affrontare entrambi i percorsi narrativi per poter “vedere tutto”: ergo, per “finire” in modo assoluto il gioco, serviranno orientativamente un centinaio d’ore. In generale, la storia, che verterà sull’incontro tra due civiltà tecnologicamente distanti, partirà da un “semplice” conflitto tra fazioni avverse per poi, lentamente, allargarsi ad una minaccia intergalattica ed assumere connotati pseudo-apocalittici. Saremo, dunque, chiamati a salvare l’intero universo o quasi: un “traino” narrativo sin troppo scontato e prevedibile, ma in Star Ocean addolcito notevolmente con un ricamo di vicende gradevole e che sa toccare le “corde giuste”, dunque apprezzabile sia da neofiti che da navigati veterani.
Narrativamente parlando, The Divine Force si lascia apprezzare senza particolare infamia o lode: la storia del titolo sarà tutto sommato pregevole, nonostante non sorprenda quasi mai l’utente né si affidi a chissà che “artifici” narrativi o caratterizzazione epocale dei personaggi, spesso e volentieri costruiti entrambi intorno ai classici cliché della cultura nipponica. Nonostante ciò, comunque sia, i protagonisti del gioco (specialmente il fiero capitano) risulteranno sufficientemente interessanti e “corposi”. Così come interessante sarà l’ambientazione: lo spazio, com’è tradizione, farà da sfondo al titolo sebbene ci muoveremo attraverso biomi di varia natura e specie, andando quindi a solleticare in un modo ordinariamente canonico il palato dei fan de settore, che verranno egregiamente accontentati. Seppur sia evidente dopo qualche ora di gioco una certa ridondanza estetica (tradotto: vi sarà una notevole ripetizione di elementi scenici e ambienti). Ma anche nei ruolistici di matrice giapponese, v’è un cuore battente: i meccanismi di gameplay. E in questo frangente, The Divine Force offrirà del saporito pane per i nostri denti. La saga, da sempre caratterizzata da “ingranaggi ludici” in tempo reale, conferma anche in questo capitolo la sua vena, ancora di più votata all’azione nuda e pura: combattimento ed esplorazione nel titolo saranno non particolarmente elaborati, ma sicuramente divertenti e sufficientemente appaganti.
Per quanto concerne il combattimento, come specificato, The Divine Force abbraccia completamente il genere action: il nostro personaggio potrà utilizzare delle vere e proprie combo di abilità, le quali potranno esser settate attraverso i menù di gioco. Avremo a disposizione tre set di combo che potremo caratterizzare con vari tipi di abilità, offensive e di supporto: ogni set consumerà punti azione, indicati da una pronta barretta numerica a schermo, che si ricaricheranno via via nel tempo. Vi sarà un buon ventaglio di abilità disponibili con cui caratterizzare il nostro party, composto da un numero massimo di quattro elementi, anche se, com’è tradizione, ognuno dei nostri comprimari avrà un’anima ruolistica evidentissima sin dalle prime battute. Potremo controllare ognuno dei personaggi del party, grazie all’ausilio dell’androide Duma, che ci aiuterà non solo nel combattimento vero e proprio, con abilità speciali di varia natura, ma anche nelle fasi esplorative grazie ad alcune abilità particolari come un “furente” scatto oppure la possibilità di planare in zone elevate. In generale, le fasi di combattimento risulteranno piuttosto frenetiche ed appaganti, offrendo anche un livello di sfida piuttosto elevato soprattutto durante le boss fight.
Una freneticità che, però, alle volte incapperà in una telecamera non sempre prontissima ad inquadrare l’azione dall’angolazione giusta, spesso offrendo la sensazione d’esser leggermente in ritardo rispetto al cuore dell’azione.
Compiendo un piccolo passo all’indietro, l’esplorazione avrà un ruolo importante nel gioco: le mappe, dal design piuttosto basico, saranno colme di segreti e missioni secondarie, queste ultime, però, alle volte un po’ astruse e spesso dalle ricompense “discutibili” se confrontate con lo sforzo profuso. Avanzando nel gioco, com’è lecito attendersi, accumuleremo esperienza utile per potenziare i nostri combattenti (e persino Duma!) e sbloccare via via equipaggiamento e abilità di varia natura. The Divine Force avrà anche un nutrito corollario di attività secondarie: potremo dedicarci ad un simpatico (e non troppo elaborato) gioco di carte, oppure impegnarci anima e corpo in un sistema di crafting piuttosto vario ma che, in verità, potrà esser ignorato in modo quasi integrale. Avremo, infatti, facoltà di comprare quasi tutto il necessario e di ottenere, tramite ricompense e bottini, equipaggiamenti sufficientemente potenti da poter avanzare agilmente e senza particolari preoccupazioni tra i nemici del gioco. Un peccato, dunque, visto che nei capitoli precedenti v’era un focus un pochino maggiore sulla produzione e costruzione d’oggetti. Comunque vada, per chi vorrà dedicarvici per “pignoleria”, il comparto garantirà un’ampia personalizzazione dell’equipaggiamento, che consisterà non solo nel mero potenziamento degli strumenti d’offesa, ma anche ad esempio nella produzione di pozioni di varia natura e che saranno piuttosto utili specialmente nelle fasi di combattimento.
Veniamo, dunque, al comparto più “discutibile” del titolo, ovvero quello tecnico. In questo frangente, The Divine Force risulta esser macroscopicamente egregio, seppur falcidiato da una onnipresente sensazione di vetustà che emerge da tanti fattori. Quello più evidente, probabilmente, sarà la notevole differenza a livello di dettagli tra personaggi principali e secondari, con quest’ultimi solitamente “cosparsi” di texture in bassa risoluzione, evidentissimo in alcune scene d’intermezzo. Una caratteristica che si ripete in modo concettualmente identico per quanto concerne le ambientazioni, colme di oggetti e dettagli “rimpastati” e dalla qualità altalenante. Anche le animazioni risulteranno piuttosto rigide e innaturali, rinfocolando ancor di più la sensazione di “old gen” che permea il titolo di Tri-Ace (che, è bene sottolinearlo, è stato sviluppato anche per girare sulla vecchia generazione). Nonostante vi sia possibilità di scegliere in quale modalità giocare, The Divine Force sarà realmente godibile solo in modalità “Performance”, dove al costo di un abbassamento (in realtà, relativo) della qualità estetica, riusciremo comunque ad ottenere i fantasmagorici 60 fotogrammi al secondo, quasi sempre costanti. Il titolo non è esente da qualche bug, specialmente una certa tendenza dei protagonisti ad incastrarsi nello scenario (specialmente quando “voleremo” con il nostro fido androide). In ultima istanza, il comparto audio sarà discreto ma sin troppo anonimo e caratterizzato da una non particolarmente ampia scelta dei brani, i quali si ripeteranno a iosa. Va segnalata l’assenza dell’italiano sia per quanto concerne il doppiaggio che i sottotitoli, il che potrebbe allontanare chi non mastica l’inglese (anche se, la caratteristica, è quasi uno “standard storico” degli Jrpg).
Star Ocean: The Divine Force è, complessivamente, un buon gioco di ruolo, impostato come un classico Jrpg ed infarcito di buone componenti ruolistiche ed action. In generale, però, sono diverse le “magagne” concettuali e tecniche che affliggono il titolo, rendendolo claudicante sotto diversi punti di vista e teso ad un certo “anonimato”, narrativo e meccanico. Ancora una volta, la saga di Star Ocean non riesce quanto meno ad eguagliare i fasti del passato, ma è comunque apprezzabile lo sforzo di Square Enix e Tri-Ace nel voler tener vivo uno dei brand più iconici dello specifico segmento ludico. Da fan della serie, speriamo di vedere un nuovo capitolo di Star Ocean in un futuro non troppo remoto!