Recensioni

Recensione Sherlock Holmes The Awakened

di: Luca Saati

Dopo anni e anni dedicati alla causa videoludica di Sherlock Holmes, il team di sviluppo ucraino Frogwares era pronto al grande salto. L’ottimo ma non privo di difetti Sherlock Holmes Chapter One rappresentava un importante banco di prova per lo studio che per la prima volta autopubblicava un gioco senza affidarsi a un editore terze parti. Era un punto di svolta che avrebbe permesso allo studio di puntare in alto, ma purtroppo nessuno avrebbe mai potuto immaginare lo scoppio della guerra in Ucraina che ha costretto il team di ridimensionare per forza di cose i suoi obiettivi. Questa recensione non vuole essere un manifesto sugli orrori che sta portando la guerra, ma è una parentesi obbligatoria per spiegare come ci si è arrivati a questo Sherlock Holmes The Awakened. Dopo il lancio di Chapter One, lo studio ucraino era pronto a dedicarsi a una IP nuova di zecca e mettere un attimo in pausa il detective nato dalla penna di Sir. Arthur Conan Doyle, tuttavia la mancanza di risorse causata dalla guerra ha costretto il team a ripiegare su un progetto più piccolo arrivando a chiedere il supporto della community (che si è fatto subito sentire) tramite una campagna crowdfunding su Kickstarter. Per chi non lo sapesse, Sherlock Holmes The Awakened è il remake del videogioco omonimo uscito originariamente nel 2007 che lo studio ha riadattato narrativamente per farlo sembrare un sequel del già citato Chapter One e riprendendone le sue meccaniche di gioco. Un lavoro tuttosommato molto più semplice e veloce rispetto a una nuova IP, soprattutto alla luce del fatto che The Awakened ha richiesto un anno pieno di sviluppo (pre-produzione esclusa) che per un gioco moderno è praticamente impossibile.

Per visualizzare i video di terze parti è necessario
accettare i cookie con finalità di marketing.

Avventura lovecraftiana

Di solito in un remake la componente narrative resta intatta, ma per questo Sherlock Holmes The Awakened i ragazzi di Frogwares hanno preso la decisione di apportare qualche piccola modifica per meglio contestualizzare l’opera e dare un proseguio alla storia del giovane detective visto in Chapter One.

Dunque se nell’originale The Awakened del 2007 vestivamo i panni di uno Sherlock adulto e con il suo bagalio di esperienza, nel remake ci troviamo dinanzi a un giovanissimo detective alla sua prima vera esperienza in questo mestiere. Una modifica che di conseguenza va anche a cambiare il rapporto con il fidato Dr. Watson che solo da pochissimo tempo ha assunto il ruolo di assistente di Sherlock. All’apparenza si tratta di piccole modifiche, ma doverose poiché innanzitutto si crea un senso di continuità con il precedente videogioco e soprattutto si adattano al contesto a tratti horror (almeno per il protagonista, il giocatore non difficilmente si spaventerà) e onirico di cui è pregno il racconto.

Quello che è un semplice caso di rapimento si tramuta in qualcosa che è molto di più. Senza entrare troppo nel dettaglio, l’indagine acquisirà i tratti di un horror gotico con richiami a Lovecraft. La storia si fa sempre più bizzarra con elementi soprannaturali e visioni mostruose che mettono a dura prova la sanità mentale del duo di protagonisti nel corso delle circa 15 ore richieste per arrivare ai titoli di coda. Sherlock Holmes The Awakened si rivela un’ottima storia per scoprire la nascita dell’amicizia tra Holmes e Watson grazie a una scrittura affascinante e una caratterizzazione dei due personaggi in grado di dargli spessore nonostante si abbia sempre la sensazione che manchi qualche scena extra che rafforzi il loro legame. Forse con un po’ di tempo in più gli sviluppatori avrebbero potuto approfondire ulteriormente questa componente.

Per visualizzare i video di terze parti è necessario
accettare i cookie con finalità di marketing.

Il solito Sherlock

Lato gameplay c’è poco da dire se non che ci troviamo dinanzi al solito videogioco a marchio Sherlock Holmes di Frogwares. Non che sia un male, sia chiaro, ma se da un lato i fan storici non saranno infelici dall’altro chi era in cerca di novità ha probabilmente sbagliato il momento per volerne, mentre chi non ha mai apprezzato troppo la formula sicuramente non cambierà idea.

La maggior parte del tempo in The Awakened la passerete a esplorare gli scenari alla ricerca di prove con alcuni oggetti che vanno esaminati ulteriormente per scoprire tutto ciò che hanno da dire. Sherlock può esaminare anche i personaggi secondari così da creare un loro profilo psicologico e acquisire informazioni ponendo loro delle domande inerenti al caso. Spesso le scene del crimine richiedono l’attivazione di una sorta di visione in cui il protagonista ricrea nella sua mente gli eventi così da comprendere quanto accaduto. Ogni cosa viene raccolta nel Palazzo Mentale in cui connettere gli indizi e arrivare così alla soluzione per avanzare al capitolo successivo. Tutto nella norma insomma, peccato che non sempre risulti chiaro come procedere a causa di un’interfaccia dei menù un po’ disordinata e delle indicazioni non sempre efficaci. È capitato qualche volta di avanzare più a tentativi in una sorta di trial and error e quando avviene ciò in un gioco investigativo che richiede un minimo di logica vuol dire che qualcosa non ha funzionato al 100%.

The Awakened non ha un’unica grande mappa come nel più coraggioso (ma non per questo pienamente riuscito) precedente episodio, ma propone una serie di ambienti di dimensioni piuttosto generose in cui muovere il protagonista. Se da un lato qualcuno può vedere l’eliminazione dell’open world come un passo indietro o un involuzione per il franchise, vi possiamo assicurare che è una scelta che ha giovato all’intera esperienza di gioco. La struttura più classica a capitoli (o a livelli, fate un po’ voi) di The Awakened offre un’esperienza di gioco più coesa e focalizzata al suo obiettivo principale e meno dispersiva, senza lungaggini di cui ne facciamo volentieri a meno. Ci sono comunque delle piccole e brevi missioni secondarie utili più a creare un contesto narrativo all’ambientazioni piuttosto che a dare sostanza all’avventura principale. Altra nota positiva è la rimozione dei combattimenti che in Chapter One si sono rivelati più un fastidio che altro. La sensazione generale che si ha dopo poche ore con questo The Awakened è che Frogwares abbia preso ciò che non funzionava nel precedente videogioco e lo abbia giustamente rimosso non avendo né il tempo e né le risorse per approfondire e per dare davvero un senso a determinati meccanismi nella formula di gioco.

Sicuramente rispetto al The Awakened originale del 2007 il salto grafico in avanti è evidente, ma non aspettatevi un comparto visivo spaccamascella quanto piuttosto un prodotto in linea con i precedenti lavori dello studio. I problemi principali riguardano le animazioni con i volti dei personaggi talvolta inespressivi non riuscendo così a trasmettere pienamente le loro emozioni. Problemi che si estendono anche al gameplay vero e proprio con la mancanza di alcune animazioni di raccordo che non rendono i movimenti dei personaggi così fluidi come dovrebbero. Inoltre un po’ di ottimizzazione in più non sarebbe guastata visto che si avverte qualche calo di framerate come del resto già accadeva con Chapter One. La sensazione è che lo studio faccia ancora fatica a gestire mappe di dimensioni più generose rispetto a quelle molto più piccole dei capitoli più vecchi della saga. Vale la pena tenere in considerazione, tuttavia, che lo studio, che ha sede in Ucraina, ha ovviamente lavorato in condizioni molto difficili e in un solo anno riuscire a tirare un gioco completo non è cosa da poco. Fortunatamente i problemi tecnici non vanno a minare l’esperienza di gioco e a fare da contraltare c’è un comparto artistico davvero piacevole che ben si adatta a questa mescolanza di genere tra l’investigativo e l’horror lovecraftiano. Molto buoni invece il sonoro e il doppiaggio in inglese con ovviamente la presenza dei sottotitoli in italiano.

Commento finale

Considerando le difficili condizioni di lavoro dei ragazzi di Frogwares possiamo davvero considerare l’uscita di Sherlock Holmes The Awakened un piccolo miracolo. Come era lecito aspettarsi, non è il capitolo che rivoluziona la saga videoludica del personaggio nato dalla penna di Sir. Arthur Conan Doyle, ma un gioco che fa il suo lavoro senza eccellere in nulla ma senza neanche fare disastri. Il team di sviluppo ha ben pensato di rimuovere tutto ciò che non funzionava in Chapter One e di focalizzarsi su ciò che la serie è sempre riuscita a fare piuttosto bene, ovvero l’investigazione (pur con qualche difetto) e il comparto narrativo.