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Recensione Scars Above

di: Donato Marchisiello

Se da decadi videogames e film si “corteggiano” vicendevolmente, il più delle volte con risultati non particolarmente edificanti, le continue scorazzate dell’una o dell’altra categoria in “territorio estraneo” sono divenute ormai una ricorrenza regolare e non più un “unicum”. Così, è sempre più facile imbattersi in film con al loro centro il mondo variopinto degli elettroludi, visti (spesso) in un modo riassuntivo e vendibile alla platea di massa, spesso completamente a digiuno dell’argomento. Al contempo, sono sempre di più i videogiochi che tentano, in modi sempre più raffinati, d’avvicinarsi alla parvenza estetica classica di un film non abbandonando, però, la propria “spiritualità” interattiva. Ed è proprio a quest’ultima categoria potrebbe essere avvicinato Scars Above, titolo protagonista dell’odierna recensione. Il gioco, sviluppato da Mad Head Games ed edito da Prime Matter, mescola diversi elementi narrativi, scenografici e meccanici per proporre una sua “miscela” videoludica piuttosto interessante, legata al sempreverde tema degli alieni in un’ottica dalle tinte fosche e vagamente horror. Ma varrà la pena avventurarsi nei meandri oscuri di Scars Above? Ecco la nostra recensione della versione Series X!

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Scars Above è uno gioco d’azione in terza persona, caratterizzato da una mescolanza di elementi tipici degli sparatutto e dei ruolistici, con una “spruzzata” di adventure game e di “soulslike”. Una miscellanea di attributi che, di base, rendono il titolo piuttosto ambizioso, visto anche il prezzo moderato di partenza. È bene sottolineare, sin dai primi istanti, come nel titolo di Mad Head Games si respiri un’aria “tipica” di alcune delle produzioni filmesche a tema sci-fi più famose della storia, come Alien oppure il più recente Arrival, unificate in un abbraccio “trans-tecnologico” con alcuni dei videogames più iconici del settore, come Dead Space o il mai troppo celebrato Remnant: From the Ashes. Ma, al di là di paragoni più o meno azzeccati, Scars Above tenterà di dire la sua in diversi modi. A partire, naturalmente, dalla sceneggiatura: nel titolo impersoneremo Kate Ward, una scienziata che suo malgrado, si ritroverà catapultata su di un orrorifico pianeta alieno abitato da terribili creature. Di lì, una sequenza di misteriosi avvenimenti, a partire dal motivo della sua presenza lì o dalla continua “apparizione” di una non meglio specificata entità che la guiderà verso la salvezza, dipaneranno una trama di gioco non particolarmente complessa od originale, ma gradevole e non manchevole di improvvise “sterzate” narrative, alcune peraltro saggiamente inattese. Perciò, la narrazione di Scars Above non sorprenderà quasi nessuno ma, anzi, farà “ricordare” agli appassionati del genere alcuni dei titoli succitati di riferimento del settore, non senza qualche sopracciglio inarcato (spesso, dalla piattezza di alcuni dei, già pochi, personaggi secondari che incontreremo). Ma, al contempo, l’intreccio risulterà sufficientemente elaborato, tra cliché sci-fi e rimandi all’horror classico, da risultare godibile e da ben trainare la volontà ludica di arrivare alla fine (cosa che, tra l’altro, accadrà entro le dieci ore di gioco).

Ma un videogame è, innanzitutto, un gioco. E, come ogni gioco che si rispetti, necessita di una struttura meccanico-interattiva che funga da cuore pulsante. Scars Above non fa eccezione, offrendo una ossatura ludica piuttosto classica e, per certi versi, “vecchia scuola”. In linea generale, il titolo di Mad Head Games ci proporrà un solido action/shooting fondato sull’ottenimento di diversi strumenti di “morte” hi-tech, fondamentali per l’abbattimento dei terribili nemici che la nostra beniamina affronterà. Scars Above sarà impostato come uno sparatutto vecchio stampo, in cui si combatterà in “circolo”, rotolando e sparando ai vari elementi ostili che tenteranno di abbatterci, in un gaming loop che per meccaniche e difficoltà ricorda piuttosto da vicino titoli come Remnant: From the Ashes. Il tutto, “condito” da stage strutturati in modo piuttosto lineare e con pochissime biforcazioni o strade alternative esplorabili (spesso, nulla più che mini-cavità create ad hoc per ospitare elementi raccoglibili). Un gameplay classico che, però, viene “addensato” da alcune feature particolari, come enigmi di vario tipo, molti dei quali utili per aprire scorciatoie verso punti di interesse specifici, condizioni ambientali che fungono da catalizzatore dell’azione (come, ad esempio, la necessità per Kate di appiccare fuochi per riscaldarsi e non cedere al rigidissimo clima del pianeta alieno) o addirittura pseudo-fasi investigative che ricordano da vicino, con le dovutissime riserve, un canonico punta e clicca.

Ma, il titolo di Mad Head Games, si contraddistingue per la sua alta difficoltà. Sopravvivere su Scars Above sarà infatti una impresa: le munizioni saranno scarse, i nostri gadget saranno alimentati da una batteria “limitata” e il mondo di gioco sarà abitato da una flora e fauna piuttosto “aggressiva” ma che dovremo necessariamente affrontare, vista la inderogabile necessità di esplorare alla ricerca di oggetti e strumenti extra. A questo, si aggiungano gli scontri contro i canonici boss, probabilmente il punto qualitativamente più alto della produzione, che ci costringeranno a “ripensare” il senso dei nostri gadget, inducendoci a suon di “mazzate” a trovare strategie d’approccio “fantasiose”. Dalla sua, Kate avrà la possibilità di accedere ad armi iper tecnologiche a votate a danni elementali specifici, come fuoco o ghiaccio, oppure ad attrezzature più vicine ai classici crismi dello sci-fi, come strumenti che rallentano il tempo o esche hi-tech per attirare l’attenzione dei nemici. Combattere ed esplorare ci consentiranno di accumulare esperienza e sviluppare un non particolarmente vasto albero delle abilità che, al contempo, sarà fondamentale “curare” per far sopravvivere Kate. Scars Above è difficile, dunque, ed offrirà una sfida piuttosto alta anche selezionando la modalità facile, ma che per varie questioni sarà anche fonte di frustrazione. L’esperienza di Scars Above, infatti, è enormemente esacerbata da una serie di problematiche “artificiose”, tra cui, innanzitutto, una non particolarmente equilibrata gestione dell’intrinseca difficoltà del gioco (e basterà affrontare il primo, terribile boss a circa un’ora di gioco dall’inizio praticamente indifesi, per averne un assaggio).

Spesso, su questa falsariga, capiterà d’esser enormemente rifocillati, ad esempio, di munizioni per un’arma specifica che a poco serviranno in quel preciso contesto momentaneo, per poi, dopo averlo superato, “ingozzarci” esattamente di ciò che ci sarebbe servito per archiviarlo più facilmente. Se a questo si aggiunge la non particolarmente saggia disposizione dei falò-checkpoint (alcuni davvero lontani dalle fasi di “combattimento selvaggio”) e una generale sensazione di un sistema di hit box piuttosto “ambiguo”, si avrà la netta sensazione di come Scars Above offra un’esperienza di gioco al day one non perfettamente armonizzata. Oltre alla questione più squisitamente legata alla difficoltà, in generale la sensazione che proviene da Scars Above è di un progetto ambizioso e che tenta di unire diverse “anime” tutte assieme, non riuscendo però a raggiungere in tutte una sufficiente corposità. Ad esempio, l’inserimento di caratteristiche pseudo-punta e clicca poteva esser meglio approfondito o implementato, risultando al momento poco più che un inserimento di natura estetica. Va altresì sottolineato come, data la “ferrea” linearità della campagna, la sua durata limitata e i pochissimi “excursus” dalla linea di gioco principale, una volta completato Scars Above non indurrà il giocatore ad un replay immediato: un’esperienza, dunque, buona ma non particolarmente longeva. Nonostante questi nei concettuali e meccanici, Scars Above resta un titolo riuscito che, nell’immaginario di un presunto primo capitolo di una lunga saga, esso svolga più che egregiamente il ruolo di base di partenza per un altrettanto ipotetico sviluppo futuro.

La “non perfezione” confluisce anche nel comparto tecnico: se esteticamente il titolo di Mad Head Games risulti piuttosto godibile (seppur, i rimandi artistici di cui abbiamo parlato nella premessa risultano evidenti per gli appassionati dello sci-fi), lo stesso non si può dire della complessiva pulizia tecnica. A colpo d’occhio, Scars Above è piuttosto bello da vedere, caratterizzato da ambienti tetri e ricchi di dettagli e modelli poligonali sufficientemente curati per un AA (seppur non particolarmente numerosi o diversificati), ma anche afflitto da alcune problematiche tecniche. Le animazioni, ad esempio, tendono un po’ alla legnosità, così com’è facile incappare in pop-up di elementi scenici, alle volte anche “ingombranti”. Capiterà, di tanto in tanto, qualche compenetrazione poligonale di troppo, spesso in fasi concitate, che alle volte potrebbe addirittura portare all’incastro del proprio personaggio nello scenario. Naturalmente, nessuna delle problematiche qui indicate andrà, concretamente, ad inficiare una eseprienza di gioco che, in definitiva, riteniamo pregevole. Nulla da obiettare per quanto concerne la fluidità, quasi sempre saldamente ancorata ai 60 fotogrammi al secondo su Series X. Egregio il comparto sonoro, caratterizzato da effetti e sound track non particolarmente lodevoli, ma di buona fattura.

Scars Above è un titolo molto interessante, soprattutto se proporzionato al prezzo di lancio (circa la metà di un canonico tripla A). Il titolo di Mad Head Games cerca di proporre un gameplay non “intellettualmente” innovativo, ma ambizioso per concetti. Scars Above è infatti un po’ sparautto, un po’ ruolistico, un po’ adventure: nulla di realmente nuovo, ma una buona mescolanza che, però, cade in ginocchia gravata dal peso di una ambizione non pienamente concretizzatasi. Nonostante qualche limite tecnico e concettuale, il gioco è un buon “doppia A” che, come già detto, potrebbe persino rivestire il ruolo di solido “La” per una ipotetica saga. Non ci resta che attendere!