Recensione Rocksmith: quando la musica si fa esperienza di gioco
Forse molti di voi non se ne saranno accorti, ma il settore dei videogame a tema musicale ha subito una netta flessione nel corso degli ultimi anni. A mettere una pezza a questa mancanza, stavolta, sembrerebbe volerci pensare Ubisoft proponendo al pubblico un titolo tosto, più vicino alla simulazione che al mero videogaming arcade cui molti di noi si sono ormai abituati. Largo allora a Rocksmith, una ventata di aria fresca dalla forte impronta simulativa e, proprio per questo, un titolo davvero per pochi, pochissimi intenditori. Riuscirà Ubisoft a fare breccia nel cuore molle dei consumatori odierni?
di: REdeiDESIDERIForse molti di voi non se ne saranno accorti, ma il settore dei videogame a tema musicale ha subito una netta flessione nel corso degli ultimi anni. I due principali brand, Guitar Hero e Rock Band sono ormai lontani dagli scaffali da un bel po’, ed anche qui titoli che sono nati come spin off di una delle due serie (leggi Dj Hero), sembrano precipitati in un profondo dimenticatoio. Certo, un primo barlume di speranza è arrivato nello scorso mese con il promettente Rock Band Blitz da parte di Harmonix, tuttavia il mercato home console è innegabilmente a digiuno di generi musicali che non prevedano il ballo forsennato. A mettere una pezza a questa mancanza, stavolta, sembrerebbe volerci pensare Ubisoft proponendo al pubblico un titolo tosto, più vicino alla simulazione che al mero videogaming arcade cui molti di noi si sono ormai abituati. Largo allora a Rocksmith, una ventata di aria fresca dalla forte impronta simulativa e, proprio per questo, un titolo davvero per pochi, pochissimi intenditori. Riuscirà Ubisoft a fare breccia nel cuore molle dei consumatori odierni?
While my guitar gently weeps
Partiamo da una premessa. Rocksmith non è un videogame, almeno non nella sua accezione più comune. Parliamo infatti di un titolo, come detto in apertura, estremamente simulativo, molto simile ad uno schema di tablature a schermo cui, probabilmente per scelte di fruibilità, si sono aggiunti alcuni minigame divertenti e non del tutto superflui. Dare un giudizio “ludico” al software Ubisoft non sarebbe un’eresia ma piuttosto il tentativo di schematizzare a tutti i costi un prodotto solo marginalmente legato al mondo dei videogame. Detto ciò il titolo si presenta innanzitutto molto bene, con la possibilità di essere acquistato in bundle (un costoso bundle) con una chitarra Gibson Les Paul Epiphone Junior. Un pezzo non da poco che contribuisce ad aumentare quel feeling da amanti, e non da amatori, dello strumento musicale. A questo punto non resta che collegare la chitarra alla console per mezzo di un apposito cavo in coppia con un controller (utile, per ovvi motivi, a navigare nei vari menù) e siamo subito pronti per cominciare a suonare. Alla schermata iniziale avremo la possibilità di decidere se utilizzare chitarra o basso magari simulando l’esperienza del secondo grazie all’utilizzo delle sole prime quattro corde della chitarra o, perché no, collegando un qualsiasi basso elettrico al gioco. Fatto ciò, prima di ogni traccia, il gioco ci mostrerà sempre come accordare la nostra ascia, per mezzo di un sistema che supporta passo passo i movimenti dell’utente. Questa opzione sottolinea ancora una volta la cura con quanto Ubisoft si è prodigata di presentare lo strumento all’utente cosicchè, anche il chitarrista meno navigato, potrà far fronte a quelle tracce che richiedono un’accordatura della chitarra non canonica.
Slow hands
Per ciò che concerne il gameplay il titolo, almeno ideologicamente, non si scosta dal tracciato dei suoi illustri predecessori presentando a schermo la tastiera del vostro strumento su cui, progressivamente, si faranno avanti una serie di “rettangoli” che corrisponderanno alle diverse note da suonare sulle apposite corde. Ne viene da sé che il sistema, per quanto vicino a titolo come Guitar Hero – almeno nell’idea – è decisamente più ostico perché in virtù dei canonici cinque e ben noti pulsanti, prevede qui un’accoppiata di sei corde e 22 tasti. Per fortuna la difficoltà di esecuzione non sarà prefissata ma piuttosto dinamica, cosicché in base all’andamento della canzone ed alla nostra bravura, il gioco modificherà l’esperienza in tempo reale, rendendola più complessa all’aumentare delle note azzeccate, o più semplice in virtù di numerosi scivoloni. Ovviamente ad un incremento della difficoltà corrisponderà anche un maggior ammontare dei punti ottenuti facendo realmente la differenza tra i professionisti e non. Passando alle modalità, la principale opzione giocabile è certamente la “Carriera”, grazie al quale intraprendere una serie di concerti invero molto sottotono rispetto alla concorrenza arcade. La modalità prevede infatti una serie di eventi sostanzialmente invariati in quanto a scaletta in cui i cui brani dovranno essere suonati singolarmente una prima volta per superare una sorta di qualificazione, e successivamente tutti assieme per l’evento vero e proprio. C’è da dire che tale modalità soffre purtroppo di un bilanciamento delle tracce che necessiterebbe di essere completamente rivisto, tant’è che spesso, a fronte di una o due tracce semplici ci si trova improvvisamente dinanzi ad un brano veramente ostico che costringerà i più a ripetere l’esecuzione per l’ottenimento del punteggio minimo per più e più volte. Se aggiungete a questo il fatto che, come pocanzi detto, ogni brano verrà suonato per ben due volte nel corso di una sola partita, capirete come ben presto vi troverete ad optare per la più appagante “partita libera” in cui sarà possibile suonare le tracce in assoluta libertà con in più, la caratteristica del titolo di avere almeno tre o quattro versioni differenti per ognuno dei suoi brani: rispettivamente quella per chitarra solista, quella d’accompagnamento, quella dedicata agli accordi o alle singole note e quella a suonare seguendo le note o gli accordi e quella per gli arpeggi. Chapeau!
Boom like that
Ottenuti i punti giusti e completati i brani con successo, il titolo Ubisoft tenterà di allungare l’esperienza di gioco con tutta una serie di nuovi brani, nuove tecniche, e minigame. Come abbiamo detto, Rocksmith è un titolo più vicino ad un software didattico che ad un videogame anche solo simulativo, ed ecco che dunque non può mancare all’aggiunta degli extra una sezione di tutorial con cui spratichirsi a suon di slide, hammer on, pull off, e tutte quelle tecniche che sono alla base dello strumento. Queste sezioni, visto l’utilizzo di una vera chitarra, non solo sono interessantissime ma soprattutto valide e ben studiate, grazie soprattutto alla scelta attenta di brani che fungono da esempio assolutamente azzeccati. Parlando poi dei minigame, benchè si tratti di un’introduzione del tutto marginale, non possiamo che lodare la scelta del loro inserimento, grazie soprattutto alla particolarità di rivelarsi decisamente utili per l’affinamento di una particolare tecnica chitarristica. Le trovate escogitate da Ubisoft sono le più diverse e si passa da una sorta di Tetris in cui occorre posizionare delle scatole colorate mediante uno slide sulla chitarra in modo da raggrupparle per colore, sino ad un vero e proprio emulo dello storico Duck Hunt, in cui suonando una nota potremo sparare ad alcune sfortunate anatre. Queste scelte, solo apparentemente fuori schema, sono in realtà chicche non da poco se considerate proprio in un’ottica di insegnamento e non solo di mero intrattenimento. Rocksmith riesce infatti dove tanti hanno fallito, ossia estendere il concetto di videogame alla fascia didattica per mezzo di un approccio ponderato e divertente che, tutto sommato, riesce a dare i suoi frutti, previa – ovviamente – la costanza dell’utente. L’esperienza di gioco scorre quindi in maniera leggera e soddisfacente ed è un peccato constatare come non si sia voluto fare un qualcosa in più, magari implementando la possibilità di sfidarsi con gli amici in rete. Manca poi un qualsiasi sistema di leaderboard che permetta anche solo di confrontarsi in locale, rendendo l’esperienza in compagnia tutto sommato inutile, se non per il puro gusto della compagnia.
Broken down
Sotto il profilo tecnico c’è da dire che, ovviamente, acusticamente il titolo si comporta in maniera più che degna, presentando poi una tracklist davvero variegata ed esemplare, capace di spaziare dal genere blues a quello folk o, perché no rock o alternative con artisti quali Muse, Radiohead, Eric Clapton, Kravitz e Nirvana. Di tutt’altro calibro è invece il comparto grafico, decisamente sottotono rispetto anche solo alle più datate produzioni di genere. Certo si tratta di un parametro certamente opzionale in un titolo come questo, tuttavia vista la raffinatezza con cui si è palesemente lavorato, pensiamo che un tocco di classe in più non sarebbe guastato. Vi sono poi alcuni limiti tecnici imposti da certe scelte di gameplay (come quella di spostare dinamicamente l’inquadratura lungo il manico della chitarra quando si dovrà andare a toccare i tasti più bassi della cordiera) che talvolta penalizzano l’esperienza di gioco, costringendo l’utente a dover “fare l’occhio” a certe scelte stilistiche forse revisionabili in una prossima incarnazione. In ogni caso è ovvio che parliamo di fattori assolutamente secondari visto che tutto quello che è invece musica dura e pura non solo è perfettamente integrato, ma divinamente gestito e calibrato.
Lucky charms
Non c’è molto da dire: Rocksmith ci ha quasi del tutto convinti sulla bontà del lavoro svolto da Ubisoft che, tentando il tutto per tutto, inaugura di fatto un nuovo tipo di software per console che trascendendo l’arcade gaming e persino la simulazione, unisce gioco, intrattenimento e insegnamento in un connubio vincente ed appagante. In tal senso è quindi evidente come sia sbagliato persino parlare di “simulazione”. Rocksmith, a ben vedere, non simula l’esperienza dell’uso della chitarra – quello magari lo faceva Rock Band 3 – quanto piuttosto ne sublima l’esperienza attraverso una performance che, giocoforza alcuni compromessi tecnici, tenta di far approcciare tutti allo strumento musicale. Quello vero. Quello che suona anche una volta spenta la console.