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Recensione Resident Evil: Revelations HD

Jill Valentine è alla ricerca del suo partner, Chris Redfield, scomparso in circostanze misteriore. Giunta così fino ad una nave da crociera abbandonata, dispersa in mare aperto, scoprirà delle verità terrificanti. Questo è Resident Evil: Revelations HD, la rimasterizzazione in alta definizione per PS3 e Xbox 360del capitolo uscito su Nintendo 3DS. Un gioco che unisce quanto di buono c'era degli episodi vecchi della saga con l'azione di quelli più recenti. Il risultato? Per scoprirlo leggete la recensione di Console-Tribe, a cura di Giorgio "Nadim" Catania!

di: Giorgio "Nadim" Catania

Una nave abbandonata. La scomparsa di un collega, nonché amico. Una città distrutta da un attacco biologico. Segreti troppo oscuri per non essere svelati. Questo è l’incipit, piuttosto semplice, di Resident Evil: Revelations HD, la rimasterizzazione in alta definizione dell’episodio dell’omonima saga uscito perNintendo 3DS, giunta da poco su PlayStation 3 e Xbox 360.
Una conversione semplice e frettolosa utile per far soldi, potrebbe pensare qualcuno. Un modo per allungare il brodo in attesa dell’uscita del settimo episodio, direbbe qualche altra malalingua. Ma questo “nuovo” gioco della saga Resident Evil non è niente di tutto ciò. È invece un titolo che cerca di coniugare l’azione dei capitoli più recenti con il senso di mistero, inquietudine e sopravvivenza che riuscivano a regalare quelli più vecchi.
Un mix che su carta è apparso fin da subito vincente, ma nella pratica? Se siete curiosi di scoprirlo, continuate a leggere…

Nuove mutazioni

Jill Valentine è alla ricerca del suo partner, Chris Redfield. Giunge così, seguendo i pochi segnali lasciati, fino a bordo di una nave da crociera lontana da qualsiasi costa, abbandonata in pieno mare. È accompagnata dall’agente Parker Luciani, il suo nuovo compagno d’avventura. La missione, fin da subito piena di domande, diventa ancora più oscura quando si scopre che sull’imbarcazione sono tutti morti. E al posto dell’equipaggio e dei passeggeri ci sono in realtà orrende creature mutanti, che in qualche modo ricordano vagamente i famelici zombie visti a Raccoon City.
Dopo un breve incipit il giocatore, istruito a dovere da semplici tutorial, comincia il suo viaggio in questo nuovo Resident Evil. Uno sparatutto in terza persona, simile agli ultimi tre capitoli della saga ufficiale, con molti elementi di sopravvivenza. Che, in altre parole, significa poche munizioni, poche erbe medicinali, poche armi e poche granate con cui combattere gli abomini che si parano tra Jill e il suo obiettivo finale. Il tutto condito da vari flashback – in cui non sempre si controlla la bella protagonista – che non fanno altro che arricchire la trama con eventi rivelatori, e che anche in piccola parte il gameplay di base.
Il gioco procede così rapidamente, tra un colpo di scena e l’altro, senza però lasciare mai il giocatore a bocca aperta per rivelazioni troppo sconvolgenti, ma destando comunque un certo interesse. Una trama da B movie ben caratterizzata, in altre parole, proprio come la saga ci ha abituati.

Horror dal gusto retrò

Il gameplay, come si accennava poco fa, ricorda per molti versi quanto visto nel quarto, quinto e sesto episodio della serie. Armi in pugno e visuale alle spalle della protagonista, l’ideale per mirare e sparare senza pietà ai micidiali mostri presenti sulla nave. Tornano però anche alcune meccaniche più antiche, proprie dei primi tre capitoli.
Ecco quindi la penuria di risorse, che rende ogni scontro ben più difficile di quanto potrebbe apparire di primo acchito. Fare fuoco alla cieca non paga, anzi, rischia solo di portare ad una prematura morte. Per affrontare i nemici bisogna usare la testa, mirare nei punti giusti e, perché no, battere ritirata quando l’occasione lo richiede – piuttosto spesso, vista anche la pericolosità di alcuni avversari. Anche per curarsi bisogna essere un attimo scrupolosi, poiché i medicinali sono rari da trovare lungo i bui corridoi della barca, più delle utili pallottole.
E alle sessioni di pura azione si contrappongono quelle più ragionate in cui esplorazione e risoluzione di enigmi diventano i protagonisti assoluti della scena. Tornano perciò le famose porte da aprire con chiave o stemmi appositi, da ricercare con cura e dedizione lungo le articolate location in tipiche fasi dibacktracking tanto care ai fan di vecchia data. In questi frangenti particolarmente utile si dimostra il Genesis, uno scanner di ultima generazione – piuttosto ingombrante e brutto esteticamente – utile non solo per individuare alcuni oggetti chiave, ma anche per scoprire nelle varie stanze oggetti nascosti preziosi e per analizzare i vari nemici. Questa trovata, per quanto semplice, è in grado di donare un sapore leggermente più strategico tanto alle sparatorie quanto all’esplorazione, spezzando l’azione quel tanto da non renderla monotona.
A chiudere un quadro già di per sé abbastanza completo ci pensa la possibilità di modificare le armi, potenziandole con un briciolo di accortezza in modo da renderle più efficaci e mortali.

Il vecchio accostato al nuovo

Quanto descritto fino ad ora dovrebbe aver dato un’idea di quello che ci si può aspettare in Resident Evil: Revelations HD. Un prodotto ibrido, che cerca di affiancare l’azione e il ritmo movimentato degli episodi moderni con i passaggi lenti e ragionati di quelli passati. In altre parole Capcom ha cercato di fare contenti un po’ tutti, sia i fan storici che quelli più recenti, in un connubio abbastanza funzionale e divertente. Ovviamente non mancano alcuni difetti, come delle sessioni improntate troppo sull’elemento action o su quello esplorativo, o dei controlli non perfetti – schivare gli attacchi nemici è una vera impresa!
Però bisogna ammettere che il lavoro di rimasterizzazzione della versione per 3DS è stato completato in maniera professionale: la grafica, nonostante inferiore a quella dei giochi più recenti e minata da alcune texture di qualità bassa, risulta pulita e dettagliata, con ambientazioni in grado di trasmettere un senso di angoscia costante e modelli poligonali dei personaggi ben fatti e animati. Il comparto audio che accompagna il giocatore per tutta la durata dell’avventura però non gode della stessa cura, poiché alterna ottime musiche ed effetti sonori ad un doppiaggio italiano privo di carisma, dalla qualità altalenante.
Se a ciò si aggiunge una longevità piuttosto buona e l’immancabile modalità Raid – in cui con un amico bisogna annientare senza pietà i nemici che appaiono su schermo – si capisce come questo Resident Evil: Revelations HD sia un buon gioco. Che cerca di riportare, con un risultato apprezzabile, il gusto per l’horror in una saga che ha virato da molto verso l’azione più sfrenata. Speriamo che la strada intrapresa continui su questa direzione anche nel settimo episodio…