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Recensione Recensione di Section 8: Prejudice

Recensione di Section 8: Prejudice di Console Tribe

di: Mariano "TylerDurden" Adamo

Section 8 è uno sparatutto in prima persona sviluppato da TimeGate e rilasciato nel corso del 2009 per Xbox 360 e Playstation 3. Se il nome vi è tutt’altro che familiare, non allarmatevi, lo scarso successo di pubblico e critica ha fatto sì che il titolo venisse presto dimenticato. Le ragioni di questo completo fallimento, furono una campagna praticamente inesistente, che fungeva unicamente da tutorial per il multiplayer, e server online sempre deserti. A distanza di due anni i ragazzi di TimeGate ci riprovano, stavolta puntando su un titolo XBLA, permettendo così di abbattere i costi ed offrire ai giocatori un first person shooter di discreta qualità ad un prezzo decisamente inferiore rispetto i titoli retail. Su queste basi nasce Section 8: Prejudice, seguito ufficiale della saga. Visto il passato della serie, non di certo entusiasmante, è facile essere scettici di fronte questo nuovo prodotto. Come ben sapete, non ci lasciamo influenzare dai pregiudizi, e abbiamo testato per voi il titolo…

Tante idee, altrui…

In Section 8: Prejudice vestiremo di nuovo i panni di Alex Corde. Il soldato pluridecorato sarà chiamato ancora una volta a fermare l’avanzata del gruppo terroristico Arm of Orion, ma prima facciamo un passo indietro. Ci troviamo, come ormai da schema classico, in un lontano futuro in cui il pianeta Terra ha cercato speranza e sopravvivenza all’interno dello spazio infinito. La solita storia, i soliti conflitti interstellari, le solite guerre; la solita manfrina, insomma. Potremmo anche finirla qui, la trama di Prejudice non merita molti commenti a riguardo. Il plot procede in maniera piuttosto lineare, senza destare nessun tipo d’interesse nel giocatore. La trama è priva di colpi di scena ed eventi entusiasmanti. Se proprio dobbiamo spezzare una lancia a favore del gioco, c’è da dire che i dialoghi non sono poi così da buttare, pregiandosi di qualche battuta ispirata e qualche scena divertente. Per il resto tutto tace all’orizzonte; soprattutto nella fantasia degli sviluppatori.

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Passando al versante gameplay, Section 8 sfodera subito le sue armi migliori, o almeno ci prova. Il titolo targato TimeGate si mostra come un first person shooter piuttosto canonico e dalle poche pretese. Il layout dei comandi è intuitivo, e richiama l’impostazione ormai usata in qualunque titolo del genere.
La campagna principale dura circa quattro ore, il che non rende Prejudice un titolo molto longevo. Fatto sta che l’avventura, se escludiamo la trama, è discretamente variegata, con un buon numero di obiettivi e cose da fare. Purtroppo questa varietà non si traduce in divertimento. Pad alla mano, infatti, difficilmente si viene catturati dal ritmo di gioco; vuoi per scontri a fuoco banali e scontati, vuoi per una facilità di fondo, Prejudice non regala nessun tipo di emozione. Iniziamo con l’I.A., nonostante questa mostri una certa predisposizione alla battaglia, nascondendosi e riparandosi come meglio crede, durante le nostre offensive non reagisce in modo opportuno, anzi, volendo dirla tutta, non reagisce affatto. I nemici si limiteranno a sparare da una posizione “strategica”, ma se ci sposteremo di lato o tenteremo di colpirli alle spalle, sarà quasi impossibile aspettarsi da parte loro una qualsiasi reazione difensiva. A tutto questo aggiungete la presenza di alleati, di una quantità enorme di proiettili, e capirete da soli come Prejudice sia un gioco affrontabile anche con munizioni a salve. Eppure i presupposti per far bene c’erano tutti…
Accanto alle meccaniche base di qualunque FPS, Section 8: Prejudice tenta, seppur non in maniera innovativa, di offrire esperienze ludiche più coinvolgenti e variegate. Questo è possibile grazie ad alcune feature del nostro fido equipaggiamento. Iniziamo col dire che, tramite delle zone apposite, è possibile modificare le nostre armi, accessori e alcuni strumenti, il che rende l’impostazione di gioco, entro certi limiti, interamente personalizzabile. I cavalli di battaglia di Prejudice restano in ogni caso il jet pack e l’overdrive. Il primo non richiede particolari spiegazioni, trattasi di un comunissimo mezzo a propulsione che ci permette di raggiungere zone sopraelevate e punti strategici vari; il secondo, invece, è una sorta di supervelocità che, vista la grandezza delle mappe, ci dà la possibilità di raggiungere velocemente ogni punto o, perché no, cogliere di sorpresa gli avversari con attacchi improvvisi e veloci. Sotto il profilo dell’innovazione, inutile dirlo, anche qui non c’è nulla che elevi Prejudice sopra la media di qualunque altro esponente del genere. Difatti il titolo targato TimeGate non fallisce per particolare imprecisioni o difetti, ma piuttosto per un insieme poco appassionante, come se i singoli elementi che compongono il gioco non funzionassero in maniera adeguata. Questo si traduce in un’esperienza giocata piatta e noiosa, volendo potete starvene lì a giocare, mentre siete intenti a conversare con un’amica, con la vostra fidanzata o persino con vostra madre e riuscirete comunque a portare a termine il gioco, senza sforzo, senza distrazioni, senza emozioni.

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Se il single player risulta abbastanza noioso, il multiplayer del gioco ci regala qualche soddisfazione in più. Le modalità principali sono due: Sciame e Conquista. Nella prima, insieme ad altri tre giocatori, saremo impegnati nel frenare l’avanzata dei nemici controllati dall’intelligenza artificiale. Un’ennesima rivisitazione dell’Orda vista in Gears of War. Nonostante l’idea non sia poi così innovativa, pad alla mano risulta essere discretamente divertente, con un buon tasso di sfida e nemici non sempre facili da abbattere, se non altro per la quantità. Conquista invece vede fronteggiarsi due squadre, con lo scopo di controllare alcuni punti strategici sparsi nella mappa di gioco. Qui gli scontri sono serrati e divertenti, i match sono molto più appassionanti della campagna, quasi ci sembrerà di trovarci con un altro titolo tra le mani. Trovata molto interessante è la presenza di alcuni obiettivi secondari, generati in maniera casuale, che rendono le sfide sempre diverse e avvincenti. Buono anche il sistema di perks e retribuzioni. Oltre alle immancabili personalizzazioni e set-up dell’armamentario, figura un sistema fondi, che ci permette di acquistare in tempo reale torrette, mech e altre diavolerie da usare in battaglia, così ogni partita diventa imprevedibile e dal risultato mai scontato. Particolare anche il respawn, bello da un punto di vista stilistico, visto che ci lanceremo in battaglia da un aereo, ma spesso poco efficace per quanto riguarda il posizionamento. Ottimo anche il netcode. Nel complesso un multiplayer credibile e ben strutturato, che risolleva in parte le sorti del gioco.

!==PB==!
Stile o precisione?

Non sempre è facile valutare il comparto tecnico di titoli rilasciati unicamente sugli store online. Questo accade perché la grafica è in qualche modo espressione del budget e soprattutto della grandezza, in termini di spazio su disco, del gioco stesso. Il metro di valutazione, secondo questo ragionamento, è comunque diverso e pertanto prima di etichettare il titolo come capolavoro o come sottobicchiere, è opportuno fare le dovute valutazioni. Se Section 8: Prejudice si trovasse a confronto con titoli del calibro di Killzone e Crysis, ne uscirebbe sconfitto sotto ogni punto vista, e sicuramente non raggiungerebbe nemmeno la sufficienza. Tenendo conto del mercato cui si rivolge e del costo finale, dobbiamo quindi essere più magnanimi nei confronti di questa produzione. Prejudice è un titolo dal comportato tecnico veramente solido: buona la modellazione poligonale, condita anche da texture di ottimo livello. Discorso diverso va fatto per le animazioni, sempre poco credibili e prive di fluidità. Scenari e personaggi sono realizzati con discreta cura, e difficilmente avrete modo di rimpiangere produzioni ben più altisonanti.

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Qualche riga più su, avevamo precisato che i titoli arcade difficilmente godono di un comparto tecnico degno dei titoli next-gen, tuttavia, è opportuno precisare, che per quanto riguarda l’aspetto artistico, molti di questi titoli surclassano bellamente la maggior parte dei giochi retail. Section 8: Prejudice, in questo senso, rappresenta la pecora nera delle produzioni low-budget. La realizzazione artistica di Prejudice è davvero povera, sia sotto il profilo stilistico che sotto quello dell’innovazione. Scenari, ambientazioni e personaggi ricordano molto da vicino l’universo creato da Bungie con Halo, inutile dire che il risultato finale non è all’altezza di Master Chef e compagni. Lo stesso Alex Corde, ricorda un po’ il protagonista di Halo o, perché no, anche la nano-tuta vista in Crysis. In poche parole l’inventiva non è di casa tra gli sviluppatori, che hanno creato un mondo visto e rivisto, del tutto privo di personalità e di qualsiasi impatto emotivo.

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Section Hate

TimeGate ci ha riprovato con un nuovo capitolo della saga ma – ahinoi – anche stavolta il risultato non è stato dei migliori. Section 8: Prejudice non offre esperienze di gioco che ne giustificano l’acquisto, salvo per il multiplayer che, a conti fatti, risulta l’unico aspetto veramente positivo del titolo. Il problema è che l’offerta, sotto questo punto di vista, è estremamente variabile in base alla comunità online che, se non trova gli adeguati stimoli, potrebbe abbandonare presto i server del gioco, lasciandoci con un titolo poco valido e privo del suo aspetto migliore. La mancanza di innovazione e il poco divertimento generale, fanno di Prejudice un titolo mediocre: buone le idee di base, ma tradotte in maniera pessima quando si passa all’azione vera e propria. Se consideriamo che il target cui si rivolge è praticamente lo stesso di titoli più blasonati, capirete da soli come il punto focale delle nostre osservazioni si sposti inevitabilmente sul prezzo. Se i titoli retail offrono sicuramente un gameplay più ricco, Prejudice potrebbe comunque risultare interessante, considerando il prezzo decisamente inferiore. In poche parole è consigliato a chi vuole intraprendere qualche scorribanda online senza troppe pretese ma non è disposto a spendere cifre importanti. Gli amanti del genere, o più in generale quelli che sono alla ricerca di un first person shooter di prima categoria, farebbero bene a starne alla larga.