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Recensione Recensione di Operation Flashpoint: Red River

Recensione di Operation Flashpoint: Red River di Console Tribe

di: Simone Cantini

Un passo dopo l’altro. Attenzione. – Soto, mantenere la posizione! Taylor seguimi! Cecchino, 300 metri a sud-est. Fuoco! – Il sibilo delle pallottole che tagliano l’aria vicina fa sì che una scarica di adrenalina invada il corpo. Tutto si fa più sfocato, quasi rallentato. Poi un rumore sordo si alza dal petto. Rosso. Il sangue si spande rapidamente lungo l’uniforme impolverata. Il sapore della terra in bocca. Buio. Maledetta guerra, quando mai finirà?

Benvenuti in Tajikistan!

Anno 2013. In Tajikistan, piccolo stato dell’Asia Centrale, è in atto una sanguinosa guerra civile scatenata da coloro che, non troppi anni prima, al soldo degli Stati Uniti d’America contribuirono alla caduta dell’Unione Sovietica. Al Qaeda, associazione terroristica nata per volere dei mujahidin istruiti dalla superpotenza a stelle e strisce, è fermamente intenzionata a sovvertire l’ordine dei territori musulmani, nel tentativo di creare un unico stato governato dalle leggi del Corano. Ai marines a questo punto non resta altro da fare che intervenire, con lo scopo di sedare sul nascere questo movimento ed impedire così il consolidamento delle forze avversarie: è nuovamente tempo di scendere in guerra.

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Queste le premesse, illustrateci da un video introduttivo davvero azzeccato, che regolano le vicende narrate in Operation Flashpoint: Red River, il nuovo episodio dell’FPS tattico sviluppato da Codemasters. Dimenticate nanotute dagli incredibili poteri, soldati intergalattici dotati dei più sofisticati strumenti di offesa e guerrieri geneticamente modificati. In questa nuova avventura propostaci dal team inglese, difatti, indosseremo i panni del leader di una squadra composta da quattro uomini, il team Bravo, e ci ritroveremo impegnati in una lotta contro i ribelli che ci porterà ad attraversare in lungo e in largo gli spazi del Tajikistan.
Lontano anni luce dalla frenesia e dalla spettacolarità imposta dai vari Call of Duty, Killzone, Halo e compagnia cantante, in Operation Flashpoint: Red River dovremo fare i conti con uno scenario di guerra dannatamente reale, in cui ogni singolo passo, ogni singola mossa deve essere accuratamente pianificata, se non si vuole vedere comparire prematuramente la fatidica scritta game over.
Signori, questa è guerra vera: è sufficiente un singolo proiettile per spedirci all’altro mondo, quindi se non volete che il team Bravo si veda assegnato un nuovo comandante, farete bene ad evitare arrembanti cariche suicide.

Meglio soli che male accompagnati

Non appena avrete preso familiarità con i comandi grazie all’esaustiva prima missione (che funge in pratica da tutorial), sarete pronti ad avventurarvi per le lande tajike, sotto il diretto comando del burbero sergente Knoxx, ovvero il classico stereotipo del marine rude e sboccato. Purtroppo la narrazione, che si snoderà lungo tre atti a loro volta suddivisi in varie missioni, procederà priva di mordente, complici delle sequenze di intermezzo decisamente poco accattivanti: a bordo dei veicoli adibiti al trasporto truppe, sarete costretti ad ascoltare i dettagli della missione dalla viva voce (sfortunatamente disponibile soltanto in inglese, seppur sottotitolata) dei vostri commilitoni. Di certo delle sequenze pre-calcolate più dinamiche ed incisive avrebbero snaturato troppo l’impronta realistica che Codemasters ha voluto riservare alla propria produzione ma, contemporaneamente, avrebbero aiutato non poco il giocatore ad immergersi maggiormente all’interno di una storia che tutto è fuorché avvincente. Superato questo scoglio, comunque, Red River vi catapulterà immediatamente all’interno di un ambiente ostile, dove il pericolo si nasconde dietro ad ogni collina, un ambiente in cui sarà la vostra capacità tattica (e la vostra mira) a dettare la differenza tra vivere e morire. Fortunatamente, nel corso delle varie missioni che compongono la campagna di gioco, non saremo mai abbandonati a noi stessi, ma potremo contare sull’aiuto dei nostri tre compagni di squadra, ai quali potremo impartire degli ordini in tempo reale attraverso un menu radiale che è possibile richiamare in qualsiasi momento tramite la pressione del dorsale destro. Purtroppo, è doveroso sottolinearlo, l’I.A. dei nostri alleati non è delle più brillanti e spesso ci costringerà a ripetere più volte un ordine prima che questo venga recepito correttamente ed eseguito. Inoltre il già citato menu di controllo risulta poco pratico da utilizzare, diviso come è in diverse sottosezioni e, soprattutto nelle fasi più concitate, il suo corretto utilizzo risulterà abbastanza macchinoso. Magari sarebbe stato più semplice, in questo caso, implementare anche un sistema di controllo vocale degli alleati, come era già successo nel primissimo episodio della saga di SOCOM (uscito su PS2 nel lontano 2002). Discorso leggermente differente per quanto concerne le routine comportamentali degli avversari, i quali, sebbene tendano ad apparire sempre nelle stesse posizioni, si esibiranno in tattiche di accerchiamento spesso ben congegnate, costringendo la nostra squadra a stare sempre sul chi vive per evitare di soccombere rapidamente al fuoco avversario.

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È bene, difatti, ricordare come Red River non sia un gioco dalla difficoltà risibile, fattore dovuto al desiderio di presentare al giocatore uno scenario di guerra quanto più realistico e credibile possibile. Scommessa pienamente vinta sotto questo punto di vista, dato che la tensione data dal sentirsi costantemente in pericolo è tangibile lungo tutta la durata della campagna (durata che si attesta attorno alle 12 ore) e fa sì che il giocatore si senta vulnerabile in ogni momento, anche quando è circondato dai propri commilitoni. A stridere un po’ con questo credo messo in atto da Codemasters, purtroppo, è la gestione delle ferite, le quali possono essere curate in qualsiasi momento tramite l’utilizzo di un medikit inesauribile. Se si considera che, oltre a ciò, è sufficiente raggiungere (almeno al livello di difficoltà iniziale) un qualunque checkpoint per veder ripristinata completamente la salute di tutti i membri della squadra, compresi i caduti, viene spontaneo domandarsi come mai la software house abbia scelto di far convivere due caratteristiche così in antitesi tra di loro.
Ok, giunti a questo punto sembrerebbe che la nuova fatica di Codemasters sia completamente da cestinare. Fortunatamente, dopo l’amaro, c’è rimasto spazio anche per il dolce! Punto di forza della produzione inglese è il livello di personalizzazione della propria squadra che viene offerto al giocatore. Ciascun membro del team, difatti, potrà essere assegnato ad una delle quattro diverse classi disponibili: sarà possibile scegliere tra il versatile fuciliere (adatto a chi cerca un personaggio bilanciato), il granatiere (dedicato a chi predilige gli esplosivi), l’esploratore (in pratica il cecchino di turno) e il mitragliere (per coloro che amano le bocche da fuoco più pesanti), ognuna dotata delle proprie armi e modifiche. Il giusto bilanciamento dei ruoli all’interno della squadra, a seconda della tipologia di missione che andremo ad affrontare, potrà fare la differenza in più di un’occasione, rendendo più semplice la vostra avanzata. Altro aspetto interessante è la possibilità di crescita, simile ad una rudimentale struttura da GDR che, attraverso l’impiego di punti esperienza assegnati al termine delle varie missioni, ci consentirà di sbloccare nuove armi, nuovi accessori e, soprattutto, di migliorare le caratteristiche della nostra squadra (aumento di velocità, precisione, resistenza, ecc.). E proprio riguardo all’arsenale che avremo a disposizione è giusto sottolineare come il team di sviluppo abbia compiuto uno sforzo notevole per presentare ai giocatori una sufficiente varietà di strumenti di offesa, in modo tale da assecondare nel migliore dei modi le più disparate attitudini belliche: potremo mettere le nostre mani polverose su fucili di precisione, mitragliatori, pistole, lanciarazzi, claymore e granate, ognuna dotata delle proprie caratteristiche di fuoco, potenza e gittata. Certo, il senso di pesantezza e il rinculo scaturito dai vari colpi non può competere con i livelli presentatici da produzioni del calibro di Killzone 3, ma le sensazioni che le varie armi restituiranno durante gli scontri a fuoco sono comunque decisamente convincenti.

!==PB==!
Chi non spara in compagnia…

Inutile nasconderlo, Red River nasce come titolo fortemente votato al multiplayer cooperativo. La struttura di gioco riesce infatti ad esprimere tutto il proprio potenziale proprio se giocata assieme a quattro amici in carne e ossa, fattore che riesce a rendere le varie missioni decisamente più coinvolgenti e tattiche. In qualunque momento della campagna principale sarà possibile aggiungere on the fly un qualsiasi amico presente nella propria lista, il quale andrà a posizionare all’interno della squadra Bravo il proprio alter-ego, dotato di tutti i potenziamenti e le abilità precedentemente ottenuti. Se gli atti di cui è composta la modalità storia non fossero sufficienti a placare la vostra sete di guerra, Codemasters ha pensato di proporre una serie di missioni aggiuntive chiamate Ingaggi di Squadra (giocabili anche in singolo), tramite le quali vi potrete cimentare in varie tipologie di operazioni che spazieranno dalla semplice difesa di un avamposto alla soppressione di tutti i nemici, oppure vi vedranno impegnati a scortare un convoglio truppe. Risulta, quindi, doveroso rimarcare come i già citati difetti dell’I.A. alleata vadano quindi a sparire se giocherete Red River secondo i canoni che gli sono più congeniali. E se a ciò si aggiunge la notevole longevità della campagna, a cui si vanno ad affiancare gli Ingaggi di Squadra, pare evidente come alcuni dei lati oscuri che affliggono la produzione inglese vengano improvvisamente spazzati via.
Purtroppo, a causa dei recenti problemi intercorsi al PSN, non è stato possibile provare direttamente su strada la componente cooperativa di Red River, ma ci riproponiamo di aggiornare queste righe riguardo alla stabilità del netcode e della giocabilità non appena Sony riuscirà a ripristinare la piena operatività del servizio.

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Lucidate quelle armi!

Sotto il profilo tecnico, Red River, offre il fianco a più di una critica. Se da un lato è giusto notare come gli ambienti riprodotti digitalmente siano davvero enormi, è anche vero che il motore grafico mostra più di un’incertezza durante il processo di rendering. Non sarà infrequente incappare in fenomeni di tearing, specialmente durante le fasi di trasferimento delle truppe a bordo dei veicoli, nonché qualche lieve (ma mai troppo fastidioso) calo di framerate, associato ad un marcato effetto di pop-up di texture ed elementi del paesaggio. Decisamente sotto tono anche la gestione delle ombre, le quali risulteranno sin troppo quadrettate e spigolose, e il comparto di animazioni che in certi frangenti ci presenterà delle situazioni in cui la mancanza di alcuni fotogrammi chiave si farà particolarmente evidente. Inspiegabilmente biblici, inoltre, risultano essere i vari caricamenti di gioco, soprattutto alla luce dei 3 giga e mezzo di installazione che sono richiesti su PS3. Da rimarcare positivamente, invece, la gestione dell’illuminazione che, attraverso un uso davvero convincente di lens flare e riflessi ci restituirà un feeling davvero realistico delle varie ore del giorno in cui ci troveremo a combattere per le lande tajike.
Buono, seppur non ai livelli della serie Battlefield, il fronte sonoro che può fregiarsi di un discreto set di campionamenti per quanto riguarda il rumore delle varie armi. Assente, invece, una qualsiasi forma di accompagnamento musicale (ad esclusione di alcune tracce audio che è possibile ascoltare durante i già citati trasferimenti), ma dato che ci troviamo dinanzi ad un titolo che tenta di fare del realismo la sua carta vincente, non possiamo fare altro che condividere tale scelta. Un plauso anche al doppiaggio, come già detto solo in inglese, che ci presenterà una serie di personaggi ben caratterizzati e dotati di un registro espressivo davvero convincente, primo su tutti il sergente Knoxx che, grazie al suo slang tipico del marine hollywoodiano, sarà capace di strappare più di un sorriso ai giocatori.

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Red River
è un’occasione mancata. Al fianco di numerosi spunti decisamente interessanti si vanno a posizionare delle scelte di programmazione davvero discutibili che, se fossero state maggiormente curate, avrebbero consentito al titolo di Codemasters di raggiungere ben più alti livelli. In definitiva, se siete disposti a chiudere più di un occhio su quelli che sono i difetti del gameplay, se siete alla ricerca di un FPS diverso dal solito e avete qualche amico disposto ad imbracciare le armi assieme a voi, Red River potrebbe rivelarsi una piacevole sorpresa. Altrimenti, allo stato attuale delle cose, il gioco dedicato alle gesta del team Bravo non risulterà altro che un lieve diversivo, capace di lenire solo in parte l’attesa che ci separa dall’ondata di sparatutto prevista per il prossimo autunno.