Recensione Recensione di Lara Croft e il Guardiano della Luce
Recensione di Lara Croft e il Guardiano della Luce di Console Tribe
di: Giovanni MancaQuasi tre lustri or sono, pochi avrebbero scommesso un centesimo sullo straordinario successo commerciale che avrebbe avuto il nuovo personaggio creato dalla fantasia di Toby Gard, dei Core Design: stiamo parlando, ovviamente di Lara Croft. Si è trattato di un fenomeno mediatico su vasta scala, che ha coinvolto ambiti artistici di ogni genere: videoludico, cinematografico, musicale, fumettistico e chi più ne ha più ne metta. Il brand rappresentato dalla prorompente archeologa britannica, Tomb Raider e Lara Croft, in questi ultimi anni sta vivendo una parabola discendente di popolarità, vuoi per una serie non proprio fortunata di videogame, vuoi per una naturale perdita d’interesse del pubblico, attratto da altre esperienze. Dopo la release di Tomb Raider: Underworld, Square Enix ha deciso di dare una svolta al franchise, affiancando alla classica avventura un nuovo filone, cambiando completamente il genere videoludico, da adventure al dungeon crawler, abbandonando oltretutto la denominazione Tom Raider in favore del nome della protagonista: Lara Coft. Eccoci dunque, pad alla mano, con il nuovo titolo targato Crystal Dynamics, Lara Croft e il Guardiano della Luce, disponibile solo nel formato digital dowload.
Yucatan
La trama che fa da canovaccio alle nuove avventure dell’avvenente fanciulla, non è nulla di straordinariamente originale ed attinge diversi elementi narrativi da molte classiche esperienze vissute nella letteratura videoludica e cinematografica. Migliaia di anni fa, nella regione dello Yucatan, prima ancora della nascita dell’impero Azteco, si scontrarono Totec, spirito leader dell’Army of Light, e Xolotl, spirito delle tenebre. La leggenda narra che Xolotl utilizzò un misterioso manufatto, “Lo Specchio Fumoso”, per richiamare terribili creature, capaci di annientare i seguaci della luce; Totec però sopravvisse e riuscì a utilizzare il manufatto a proprio vantaggio, imprigionando se stesso e il suo terribile antagonista nel “Tempio della luce”, proteggendo lo specchio con una maledizione. Lara Croft però non è proprio il tipo facile da spaventare, soprattutto se c’è da scoprire un antico e leggendario manufatto: dopo settimane di ricerche nella giungla centro-americana, trova l’antico tempio e “Lo specchio fumoso”; a pochi passi dall’obiettivo, è interrotta da Vasco e i suoi sgherri, la criminalità organizzata che controlla i traffici del vasto territorio. Vasco, incurante della maledizione, raccoglie lo specchio, svegliando dal millenario letargo i due spiriti, Totec e Xolotl, il quale scappa col manufatto. Dopo questo preambolo, inizia l’avventura di Lara all’inseguimento dello spirito dell’oscurità, per impossessarsi dello specchio ed evitare, di conseguenza, che richiami le creature delle tenebre.
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Action crawler
Se dal punto di vista del plot narrativo, Lara Croft e il Guardiano della Luce è perfettamente coerente con la tradizione del fortunatissimo franchise, è dal punto di vista del gameplay che se ne discosta totalmente. Come abbiano accennato nell’introduzione, si tratta di un dungeon crawler, stilisticamente ispirato ai grandi classici del genere, come Baldur’s Gate: Dark Alliance, Diablo e Neverwinter Nights, ma con elementi platform dominanti.
La visuale è isometrica, con Lara sempre al centro dello schermo, senza alcuna possibilità, purtroppo, di rotazione. Questa scelta, probabilmente dettata dall’esigenza di non appesantire eccessivamente il motore grafico, crea qualche problema in diverse circostanze, soprattutto quando ci si trova in ambienti esterni e l’alta vegetazione si pone tra quanto avviene su schermo e gli occhi del giocatore: ruotare la visuale, se da un lato avrebbe creato problemi sulla mappatura del pad e tolto frenesia all’azione, dall’altro avrebbe reso meno confuse le situazioni prima menzionate.
Nonostante inizialmente si sia portati a pensare che, almeno rispetto alle gloriose avventure di Tom Raider, la componente esplorativa rivesta un ruolo marginale, presto si intuisce come invece ricopra una certa rilevanza, soprattutto se si persegue l’obiettivo di terminare il gioco al 100%. E’ indubbio, comunque, che la struttura principale del titolo, alterni fasi di intensa azione ad interessanti enigmi e rompicapo; nel primo caso, la parte del leone è interpretata dalla potenza delle armi a disposizione: Lara dispone di due armi dalle munizioni infinite, le classiche due pistole e la lancia affidatagli da Topec, mentre, le armi più potenti (mitra, fucile a pompa, lanciafiamme ecc.) hanno delle munizioni limitate, segnalate da un indicatore azzurro, sotto la barra d’energia nell’HUD su schermo. Illimitate anche le mine, davvero importanti dal punto di vista tattico: nelle fasi più concitate, il numero dei nemici da affrontare e davvero elevatissimo, e una bomba dalla deflagrazione controllata a distanza, può rivelarsi di vitale importanza. Ma Lara, oltre che letale ed affascinante, è un’archeologa capace di affrontare gli enigmi antichi più complicati che, nel gioco, si traducono nelle canoniche interazioni con i fondali: spingere delle enormi sfere d’acciaio su degli ostacoli altrimenti invalicabili, premere in giusta sequenza piattaforme mobili, utilizzare la lancia o il rampino per raggiungere delle piattaforme troppo lontane per un semplice balzo. Da sottolineare come in diverse circostanze, soprattutto contro alcuni boss, non sia sufficiente la mera potenza delle armi da fuoco, ma sia necessario spremere le meningi e sfruttare l’ambientazione e i suoi trabocchetti per avere la meglio.
Elementi comuni alla tradizione dungeon crawler, e action game in generale, sono i vari power-up sparsi per la mappa di gioco, utili per rimpinguare le barre relative alla salute e alle munizioni speciali e, soprattutto, per “upgradare” i loro valori massimi. Inoltre, sono nascosti negli scenari numerosi manufatti e reperti che, una volta equipaggiati, alterano i valori delle armi e di difesa: si possono utilizzare, contemporaneamente, solo due manufatti e un reperto, tra le decine disponibili e con effetti differenti (recupero di energia e munizioni, numero di bombe, potenza delle armi, immunità dai colpi nemici ecc.), il che obbliga il giocatore a delle scelte ben ponderate.
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I livelli sono una decina, tutti caratterizzati da una discreta varietà e da un ottimo design, sia dal punto di vista dell’azione nuda e cruda che per gli enigmi. Per terminare il livello è sufficiente risolvere i puzzle ed eliminare l’eventuale boss, questo si traduce in una media di 20 minuti a livello alla difficoltà più semplice; il discorso cambia, invece, se si decide di affrontare l’avventura ad un livello di difficoltà medio-alto e si cerca di perseguire tutti gli obiettivi secondari: raccogliere tutti i tesori presenti nella mappa, totalizzare un certo punteggio, terminare il livello entro un determinato periodo di tempo, sconfiggere il boss entro i minuti prefissati, distruggere alcuni elementi dello scenario. In questo caso la sfida si fa davvero ardua e il tempo necessario per ogni livello, almeno al livello di difficoltà più elevato, può portar via anche 40 minuti molto intensi; importante è sottolineare come, dal menù principale di gioco, sia sempre possibile riavviare un livello già portato a termine, col vantaggio di poter utilizzare tutti gli upgrade e le armi sbloccate fino a quel momento.
Il sistema di controllo funziona perfettamente, grazie anche ad una mappatura del joypad (non personalizzabile) strutturata secondo standard ormai assodati, non solo per il genere di appartenenza del titolo in oggetto. Con lo stick sinistro muoviamo l’eroina nello scenario, mentre il destro è demandato al controllo del mirino; con la croce direzionale si “skippa” tra le quattro armi equipaggiate, con i pulsanti dorsali a sinistra si spara e si lancia il rampino e con gli altri pulsanti eseguiamo il salto, la scivolata e piazziamo le bombe. Rimanendo in ambito arcade di recente pubblicazione, il sistema di controllo ricorda quello sperimentato in Alien Breed Evolution dei Team 17 ma, senza dubbio, quello programmato da Crystal Dinamics è decisamente più intuitivo ed efficace.
In qualsiasi situazione di gioco, è possibile accedere alla gestione dell’inventario premendo il pulsante back e dare un’occhiata alla mappa, agli obiettivi, e alla gestione delle risorse.
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Co-op a metà
Uno degli obiettivi del team di sviluppo, oltre a quello di proporre un gioco divertente e ottimamente realizzato, era quello di offrire un’esperienza co-op altrettanto stimolante. Per il momento, Lara Croft si realizza solo a metà, dal momento che per il suo rilascio su Xbox Live, Square ha implementato solo la modalità co-op in locale, rimandando l’attesa modalità online all’autunno. Attualmente, non si è ben capito quale sia stato il motivo di tale scelta, ma indubbiamente si tratta di una grave mancanza, in quanto era una delle feature più pubblicizzate e, di conseguenza, più attese dai giocatori di tutto il mondo. La co-op cambia sensibilmente la struttura del gioco ma non lo stravolge: ci sono delle fasi leggermente diverse rispetto alla modalità single player, adattate per interagire con il compagno, anche nei rompicapi. Giocare con un amico, come al solito, è molto più divertente e stimolante, il che fa capire cosa dovremmo aspettarci dall’analoga modalità online, quando sarà disponibile.
A tal proposito, Square e Eidos hanno annunciato un notevole supporto al titolo, tanto che le espansioni saranno ben cinque. La prima, completamente gratuita, verrà rilasciata il 28 settembre e aggiungerà la modalità co-op online e le classifiche; i successivi tre DLC espanderanno l’area di gioco, con nuovi enigmi e aree da esplorare, mentre la quinta introdurrà nuovi protagonisti.
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Isometric
Lara Croft conferma, anche dal punto di vista della realizzazione tecnica, la tendenza attuale di molti titoli rilasciati come download digitali, che vede il raggiungimento di un livello qualitativo spesso superiore ad alcune produzioni destinate al retail. Il motore grafico è sostanzialmente lo stesso che Crystal Dinamics utilizzò per Tomb Raider: Underworld che, sfruttato per un tipo di visuale praticamente statica, fatta eccezione per alcune zoomate, permette meno “pressioni” dal punto di vista poligonale e un elevatissimo dettaglio di tutti gli elementi su schermo. Le texture vantano così una risoluzione davvero notevole, sia per quanto concerne le ambientazioni architettoniche e la vegetazione che per i protagonisti su schermo, Lara, Topec e tutte le creature delle tenebre. Sullo stesso livello, gli effetti speciali, come le esplosioni, gli effetti luce e l’acqua; ottime le animazioni e la fluidità dell’azione, che mai soffre di cali di frame. Come accennato più sopra, avrebbe completato il quadro la possibilità di gestire la visuale, ma questo non è stato previsto.
Il titolo è completamente localizzato in italiano, sia il testo a video che il doppiaggio, piuttosto buono anche se non destramente vario. Le musiche sono ottimamente contestualizzate all’azione, in grado di trascinare e coinvolgere il giocatore nelle atmosfere delle rovine Azteche; altrettanto buoni gli effetti sonori.
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Un’altra Lara
Mettete assolutamente da parte le classiche avventure di Tomb Raider: nel caso contrario, dimenticate in partenza la nuova avventura di Lara. Videoludicamente parlando sarebbe però un grande peccato, perché Lara Croft e il Guardiano della Luce rappresenta uno dei migliori titoli con protagonista la sexy archeologa. Si tratta di un genere completamente diverso rispetto al passato ma, proprio per questo motivo, va apprezzata la coraggiosa scelta dei producer e il lavoro del team di sviluppo.
Lara Croft e il Guardiano della Luce gode di un gameplay divertente, di un’ottima longevità (soprattutto in modalità co-op) e di una realizzazione tecnica con i controfiocchi: un acquisto obbligato nel panorama dei download digitali.