Recensioni

Recensione Recensione di James Cameron’s Avatar: Il Gioco

Recensione di James Cameron's Avatar: Il Gioco di Console Tribe

di: Mariano "TylerDurden" Adamo

Immaginate di trovarvi su un mondo sconosciuto. Un paradiso naturale, dove la natura regna incontrastata. Un mondo pacifico, incantevole, un sogno ad occhi aperti. Immaginate che il vostro datore di lavoro vi ordini di distruggere tutto quello che c’è di bello su questo pianeta. Come vi comportereste? Avatar vi dà la possibilità di decidere…

Un mondo, due storie

Un mondo lontano e sconosciuto, una popolazione aliena ed affascinante, guerra, esplorazione, vita, sopravvivenza: questi gli elementi che si fondono per dar vita alla trama di Avatar.
L’avveniristico film di James Cameron si preannuncia come un colossal dai grandi incassi e una parte consistente di questo ambizioso progetto dovrebbe arrivare dal gioco prodotto. Il titolo in questione, per quanto concerne la narrazione, tenta in qualche modo di arricchire l’esperienza nata dalla mente del produttore cinematografico.
La trama del gioco, per questo motivo, vede le sue radici immerse nell’opera principale e da qui parte per offrire elementi aggiuntivi ed interessanti. L’intera vicenda ruoterà intorno al protagonista Ryder, esperto di comunicazioni della compagnia paramilitare RSD, che approderà sul pianeta Pandora per una missione che gli cambierà letteralmente la vita. Il pianeta, apparentemente inospitale per la razza umana, è abitato da esseri chiamati Na’Vi, dalla pelle bluastra e da una cultura che ricorda vagamente quella delle popolazioni native americane. Gli umani approdati su Pandora oltre che usare dei respiratori artificiali, hanno messo a punto una tecnologia che è in grado di replicare un perfetto abitante del pianeta ed usarlo come proprio avatar (da qui appunto il titolo dell’opera).

[IMG]11301[/IMG]

Quasi a commemorare la storia dei nativi d’America, la sorte dei Na’Vi in Avatar sarà simile, e vedrà la compagnia RSD pronta a tutto pur di impadronirsi delle risorse che Pandora ha da offrire. Su questo punto saranno vitali le scelte che prenderemo durante lo svolgimento del gioco. Col proseguimento dell’avventura, infatti, le nostre azioni avranno sempre più peso sul sviluppo della trama. Sta quindi al giocatore scegliere se aiutare la popolazione in difficoltà oppure semplicemente reprimerla con i mezzi messi a disposizione dalla RSD.
Il plot narrativo, seppure poetico ed evocativo, segue uno schema ormai collaudato e non offre quel giusto clima di immedesimazione e di coinvolgimento. La stessa storyline può sembrare una copia di opere già viste in passate, solo rivista in salsa moderna e fantascientifica. Si potrebbero citare persino opere Disney come Pocahontas, o il più recente Distretto 9 per la tematica interazione uomo-alieno, ed in più ampia misura alla storia del colonialismo europeo in America. A contribuire alla sensazione di déjà-vu sono i personaggi, sia principali che secondari, dotati di una scarsa caratterizzazione psicologica e che poggiano le loro basi su clichè già visti.
Un vero peccato perché le basi per un grande progetto c’erano tutte, un pianeta realizzato fantasticamente, due popolazioni diverse, uno scenario evocativo, insomma gli elementi per creare un gran titolo non mancavano sicuramente.
Fantastico invece è stato il lavoro dietro alla Pandorapedia, una sorta di enciclopedia virtuale. Il database, fortemente voluto da Cameron, è ricco di informazioni utili sugli abitanti, sulla flora e sulla fauna del pianeta alieno, così come personaggi ed eventi e nel complesso si rivela una piacevole aggiunta.

[IMG]11300[/IMG]

Luci e ombre su Pandora…

Sotto il profilo tecnico Avatar mostra tante luci quante ombre. La realizzazione degli scenari è davvero eccelsa, sia in termini grafici che artistici. Le ambientazioni sono ricche di particolari e rendono perfettamente l’idea di un pianeta in cui la natura ancora predomina sull’azione dell’uomo.
Effetti luce e particellari si amalgamano alla perfezione con gli scenari di gioco, che nel complesso risultano credibili ma allo stesso tempo tremendamente evocativi.
Discorso totalmente diverso va fatto per i personaggi e relative animazioni. La realizzazione tecnica dei protagonisti è al di sotto degli standard qualitativi attuali, e non riesce a contribuire al giusto clima di immersione che un prodotto del genere dovrebbe avere. Le animazioni inoltre sono poco credibili e spesso risultano addirittura fuori luogo, escluse forse quelle facciali che godono di un buon livello di realizzazione.
Il motore grafico mostra spesso alcune incertezze nelle fasi di gioco più concitate, con qualche sporadico rallentamento e pop up che sarebbe stato meglio evitare, il tutto condito da compenetrazioni poligonali spesso scadenti.
Il comparto sonoro è di buona fattura, ma sicuramente non eccelle per il doppiaggio che, seppur contribuendo positivamente, non riesce a costituire un elemento capace di migliorare l’esperienza giocata. Le musiche e gli arrangiamenti sono orecchiabili, ma difficilmente vi resteranno impresso o creeranno un pathos adeguato.

!==PB==!
Tanta carne al fuoco

Le produzioni di questo tipo, i classici tie-in, in genere pur presentandosi come prodotti dalle ambientazioni e personaggi interessanti, sono il più delle volte carenti in quelli che sono gli aspetti puramente ludici. Avatar si presenta al giocatore come un prodotto davvero ricco: tante missioni, due avventure distinte, tante abilità e armi, mezzi da guidare, elementi ruolistici e tattici. Apparentemente, quindi, l’ultima fatica Ubisoft risulta essere un prodotto davvero ricco, ma andiamo per gradi ed analizziamo a dovere ogni aspetto del gameplay. L’aspetto più interessante è quello di poter utilizzare sia Ryder in versione umana che in versione Na’Vi, ovviamente con sostanziali differenze. Nella prima forma si preferiranno armi da fuoco, mentre utilizzando il nostro avatar potremo cimentarci in corpo a corpo, grazie alle disumane doti fisiche di cui è dotato il nostro alter-ego. Indipendentemente dal percorso scelto, il nostro personaggio può disporre, oltre alle armi, di una serie di abilità che rendono unico il titolo. Queste abilità impreziosiscono il gameplay e vanno ad influire positivamente sull’esperienza giocata: è possibile diventare invisibili, mimetizzarsi con l’ambiente, recuperare energia e muoversi velocemente. Sfruttando a dovere queste caratteristiche gli scontri prenderanno, di volta in volta, un andamento diverso e aggiungeranno al titolo un ritmo tattico che non guasta. Lo sviluppo di tali abilità, così come quello delle armi e delle protezioni, è regolato da punti esperienza ottenibili con il proseguimento di missioni principali e secondarie. La struttura di gioco quindi spazia dal classico sparatutto in terza persona per passare a schemi tipici dei giochi di ruolo, sotto questo aspetto Avatar appare variegato e ben riuscito. Tanta eterogeneità trova posto anche per una sorta di minigioco strategico, in cui si dovranno conquistare diverse aree del pianeta. Utilizzando dei portali specifici si accede alla conquista dei territori, realizzati in chiave puramente strategica con truppe diversificate e obiettivi da raggiungere. Il risultato finale non fa gridare al miracolo ma è comunque un piacevole intermezzo alla storia principale.

[IMG]11302[/IMG]

Se la struttura di gioco è studiata bene lo stesso non si può dire per le sensazioni che il gameplay offre pad alla mano. Gli scontri, pur considerando la mole di abilità ed armi, appaiono confusionali e poco divertenti. Ogni qualvolta incontrerete un esemplare della fauna locale, animato da cattive intenzioni, vi ridurrete ad una mera sparatoria confusionale. Il che si traduce in un bieco sparare all’impazzata. Negli scontri a fuoco il discorso non cambia molto, il sistema di mira è impreciso e scadente e la mancanza di un sistema di copertura non migliora la situazione. I nemici, dotati di una pessima intelligenza artificiale, si limiteranno a sparare in massa e non offriranno una sfida adeguata, salvo i casi in cui è la quantità di nemici su schermo a fare la differenza.
Ben riuscite le fasi d’esplorazione in cui scenari ben realizzati, sequenze in stile platform e possibilità di guidare svariati mezzi offrono uno scorcio di gioco davvero interessante.
Nel complesso Avatar per quanto riguarda il gameplay è sicuramente ricco, ma purtroppo le idee proposte sono realizzate con poca cura.

Quanto dura una colonizzazione?

In termini di longevità Avatar è sicuramente un buon titolo, vista la possibilità di affrontare la storia seguendo due fazioni diverse, alla quale si aggiunge una discreta compagine multiplayer. Le modalità presenti sono le classiche per questo genere di giochi: deathmatch, ruba la bandiera, la classica in cui bisogna eliminare il capitano avversario, insomma nulla di nuovo. La novità, se così la possiamo definire, è la possibilità di affrontare le modalità sopraccitate usando una delle diverse fazioni, in modo da creare sfide particolari ed interessanti. Buona la gestione del netcode, ma l’esiguo numero di partecipanti potrebbe scoraggiare molti giocatori.

[IMG]11305[/IMG]

Atterrati sulla terra

Questa la nostra vacanza su Pandora. Queste le nostre sensazioni tornati sulla terra, a console spenta. Il nostro viaggio nel mondo di Avatar ci ha regalato tante emozioni, spesso contrastanti tra di loro. Il progetto messo a punto da James Cameron è sicuramente interessante, il plot narrativo ha dei collegamenti con la nostra storia e per questo risulta apprezzabile, ma nel complesso forse un po’ scontato. Pad alla mano il gioco è sicuramente ricco, tante missioni e abilità, tanti modi diversi di giocare ma che vengono rovinate da alcune scelte tecniche decisamente opinabili.
Un viaggio interessante, ma che forse non tutti vorrebbero affrontare.