Recensione Recensione di Homefront
Recensione di Homefront di Console Tribe
di: Giorgio "Nadim" CataniaIn un futuro non troppo lontano la Corea, unita e compatta come non mai, dichiarerà guerra agli Stati Uniti d’America. Le forze d’invasione saranno così ben armate e numerose che l’esercito americano, quello che un tempo apparteneva alla prima potenza mondiale, non riuscirà a fermarle. E così i cittadini degli USA perderanno la loro libertà, molti verranno deportati in campi di lavoro e, i più sfortunati, verranno giustiziati senza processo.
Uno scenario improbabile, se non impossibile, starete pensando. Eppure questa storia alternativa getta le basi per le vicende narrate nell’ultima creazione della software house Kaos Studios. Stiamo parlando di Homefront, un titolo che fa proprio della trama il suo punto forte, uscito da qualche tempo nei negozi di tutto il mondo.
Dopo averlo provato a lungo, tanto la campagna offline quanto il comparto online, possiamo esprimere un giudizio definitivo sul gioco pubblicato da THQ, elencandovene i vari pregi e difetti.
Scopriamo quindi assieme se combattere i coreani vale davvero il prezzo del biglietto.
Carne fresca!
Jacobs è un cittadino americano che, in un giorno di sole, viene accusato improvvisamente di complottare contro le forze coreane, e quindi deportato verso un campo di prigionia. Per sua fortuna il camioncino blindato su cui viene caricato a forza non raggiungerà mai la sua destinazione: i ribelli locali, infatti, con un’azione tanto folle quanto coraggiosa, lo liberano dopo pochi minuti e Jacobs è così nuovamente libero.
Libero di combattere si intende, perché ai rivoltosi uno come lui, provetto pilota di elicotteri, serve per una missione alquanto pericolosa ma di vitale importanza. Ecco quindi che, ormai diventato un pericoloso fuggiasco, Jacobs non ha altra scelta che unirsi alla resistenza e lottare per liberare il proprio paese.
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Questo è l’inizio della storia raccontata in Homefront. Storia articolata, ben strutturata, ricca di colpi di scena e scene crude. Sì, perché uno degli elementi caratterizzanti di questo titolo sono le numerose situazioni in cui verrà mostrata al giocatore la guerra per quello che è: una ingiusta e insensata carneficina. Vedrete perciò fosse comuni piene di cadaveri, numerose esecuzioni a sangue freddo, orfani abbandonati a loro stessi, poveracci alla ricerca di un rifugio sicuro, gente impazzita… il tutto condito da tradimenti di persone fidate, atti di eroismo e coraggio, scontri a fuoco spettacolari e coinvolgenti.
E se questo non fosse sufficiente, vi basti sapere che sparsi per i livelli ci sono numerosi articoli di giornali da raccogliere e leggere, utili per scoprire gli eventi che precedono quelli narrati nel gioco, raccontati in maniera dettagliata e dal piglio realmente giornalistico.
Insomma, per quanto riguarda la trama non ci si può proprio lamentare.
Armato di fucile, granate e tanto coraggio…
Una volta conclusa la scena di apertura, il giocatore si troverà subito a dover sparare contro decine di nemici armati di tutto punto per sopravvivere. Ecco quindi che si familiarizzerà, fin dalle prime battute, con il sistema di gioco ed i comandi. Il tutto ricorda tantissimo un Call of Duty o un Battlefield qualsiasi. Si mira, spara e accoltella allo stesso modo, così come in maniera analoga si lanciano granate, ci si accuccia per terra e si corre… sotto questo aspetto non sono presenti novità rilevanti, eccezion fatta per alcune brevi ma divertenti sessioni in cui si controllerà il Goliath, un drone blindato armato di tutto punto e pronto a seminare morte tra i gruppi troppo folti di coreani. Ma per il resto ci si dovrà comportare come nella maggior parte degli FPS già presenti sul mercato, procedendo con cautela per le ambientazioni, seguendo gli ordini dei compagni, trovando un riparo quando feriti e sparando con precisione contro gli avversari. Con molta precisione per l’esattezza, visto che le munizioni scarseggeranno sempre. Dovrete perciò recuperare in continuazione nuove armi sul campo, prendendole in prestito dai morti, accontentandovi di quello che vi capiterà tra le mani. Ciò non solo rende gli scontri un po’ più imprevedibili ma anche più emozionanti. E prima di concludere la missione principale, avrete utilizzato di tutto: dai mitragliatori di vario tipo per i conflitti diretti ai coltelli e i fucili da cecchino per uccisioni silenziose, per concludere con esplosivi di ogni sorta e lanciamissili vari con cui distruggere torrette e mezzi corazzati.
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Le situazioni di gioco, poi, tendono a valorizzare ognuno di questi strumenti. Sebbene l’obiettivo principale sarà quello di portare rifornimenti all’esercito regolare, dovrete prima supportare in diversi modi i ribelli, cercando i contatti necessari o i mezzi per tirare avanti, piazzando rilevatori su veicoli nemici e sopravvivendo a numerose imboscate improvvise. Ogni sessione è arricchita da numerose parti scriptate, tese a rendere più cinematografici i momenti chiave e a spettacolarizzare ogni partita.
Nonostante ciò talvolta, tra una sessione e l’altra, per colpa di qualche bug e alcune imperfezioni minori nella programmazione, si assisterà a momenti di pausa troppo lunghi, in cui attendere che un personaggio della squadra rimasto indietro raggiunga il punto stabilito o che il capo della cricca decida di agire. Nulla di grave, ma dopo un paio di volte la cosa comincerà a farsi fastidiosa. E la libertà di movimento concessa al giocatore, a causa di tutte questi eventi scriptati, talvolta verrà meno. Si procederà per quasi tutto il tempo su binari, dando l’impressione di essere più spettatori che protagonisti dell’azione. A questo si aggiungono freeze vari, a volte davvero inspiegabili – anche quando su schermo non c’è troppa confusione o, perfino, durante alcuni caricamenti – che risultano davvero sgradevoli. Oltretutto, sebbene la campagna sia ben confezionata, proporrà immagini già viste in tanti altri FPS e gli amanti del genere quindi potrebbero rimanere delusi, anche perché grazie all’originalità della trama gli sviluppatori avrebbero potuto essere più audaci e sperimentare qualche soluzione inedita.
La longevità della campagna è davvero minima, quasi ridicola: gli esperti negli sparatutto possono terminare il titolo al primo giro in poco più di tre ore, gli altri al massimo in cinque. Un vero peccato.
!==PB==!
Worldfront
Terminata la campagna avrete modo di sfogare i vostri istinti battaglieri nel comparto multiplayer online, in cui affrontare i giocatori di tutto il mondo in una manciata di modalità (tre per l’esattezza, forti però di un paio di variazioni) e mappe (sei in totale).
Si va quindi dal classico Deathmatch a squadre, in cui bisogna semplicemente uccidere ogni avversario individuato al Controllo di terra, una sorta di “dominio” diviso in due round in cui dovrete assumere il controllo di determinate aree, per concludere con Comandante battaglia, modalità in cui gli obiettivi variano in maniera dinamica, rendendo i conflitti più imprevedibili. Nulla di particolarmente originale, specialmente se si pensa che il matchmaking si rivela lento e talvolta incapace di preparare una partita, ad eccezione dei Deathmatch.
Le mappe, come accennato, sono poche e le loro dimensioni esagerate: capita spesso di nascere lontano dagli scontri a causa di un respawn inaffidabile e di dover fare lunghe corse prima di raggiungere le aree “calde”; in altri casi invece capiterà di imbattersi in punti di rigenerazione troppo vicini ai nemici e di essere crivellati velocemente e senza preavviso. Un peccato, visto che la struttura di alcune aree delle arene è ben studiata e permette combattimenti ricchi di azione e strategia. Questo in primo luogo grazie alla presenza delle ormai immancabili classi – dall’assaltatore al cecchino, con vie intermedie, ognuna con le proprie armi e i propri bonus – che permettono approcci diversi ai conflitti. In secondo luogo grazie ai Battle Points, punti ottenibili uccidendo nemici e superando vari obiettivi, necessari per “comprare” utili bonus: si parte da punti di rigenerazione a bordo di sicuri veicoli, jeep corazzate o carrarmati, per continuare con potenziamenti all’equipaggiamento e la possibilità di chiamare in campo droni o veicoli aerei con cui bombardare i nemici da ogni dove. Praticamente un’alternativa alle killstreak già viste in Modern Warfare, con la differenza che qui i punti accumulati si mantengono anche una volta morti e si possono spendere quando si vuole prima del termine di ogni match.
I tanti veicoli e i bombardamenti quasi continui, sebbene da un lato aumentino la spettacolarità del gioco e la varietà d’azione, dall’altro risultano in taluni frangenti oppressivi e fin troppo importanti per la vittoria. Se si pensa inoltre che le armi non sono poi così tante, che il numero di accessori applicabili è ancora minore, che i nemici e gli alleati su campo sono troppo simili – confondendo talvolta il giocatore – e che le sfide superabili per ottenere esperienza extra sono troppo monotone, si intuisce come il comparto online non risulti così buono come promesso. Certo, regalerà un po’ di divertimento a chiunque acquisti il gioco ma dopo poco tempo vi annoierà, rivelandosi una sorta di clone del multiplayer di serie più blasonate, né più e né meno.
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Quando il fumo impedisce di vedere bene…
Il comparto grafico di Homefront lascia alquanto perplessi. Non tanto perché di fronte a quello di titoli recenti quali Killzone 3 o Crysis 2 sfigura, quanto perché gode di alcuni alti nell’offline e molti bassi nell’online. Nella campagna principale infatti le ambientazioni sono curate e ricche di particolari che le caratterizzano, arricchite da effetti di illuminazione riusciti e da numerose esplosioni ben riprodotte. Anche i compagni ed i nemici godono di modelli poligonali tutto sommato dettagliati e ben animati – nonostante l’intelligenza artificiale che li guida sia bassa, con coreani pronti a farsi macellare e commilitoni talvolta incapaci di aiutarvi. Una volta cominciata però una partita online, si vedranno mappe coperte da texture sottotono, veicoli e soldati modellati più frettolosamente, ed effetti speciali non convincenti.
Certo, la grafica non sempre svolge un ruolo di primo piano, ma in Homefront si ha come l’impressione di essere di fronte a due prodotti diversi, uno discretamente curato e di bell’aspetto, l’altro invece carente sotto tanti punti di vista. Anche il sonoro sembra aver subito trattamenti altalenanti, con un buon doppiaggio in italiano e ottime musiche, ma con effetti sonori talvolta sottotono e non particolarmente realistici.
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Una battaglia non troppo convincente
Homefront doveva rivelarsi, a detta degli sviluppatori, come un prodotto originale e dalla componente online di grande valore. Il risultato finale però conferma solo in minima parte le loro parole.
Da un lato si ha infatti una trama originale, forte di alcuni momenti epici o fortemente drammatici, capace di differenziare il titolo dal resto degli altri sparatutto. Dall’altro si hanno situazioni di gioco non propriamente nuove – seppure tutte ben confezionate – e una struttura di gioco ormai già vista e rivista, il tutto affiancato da difetti tecnici di varia natura. Il comparto offline risulta essere abbastanza divertente ma poco duraturo, mentre il multiplayer gode di una longevità maggiore ma capace di dare poche soddisfazioni.
In altre parole, il comparto tecnico e il divertimento offerti da Homefront rispecchiano un po’ la trama stessa: da un lato ci sono i pochi pregi, che come i massacrati ribelli americani provano a salvare la situazione generale, dall’altro ci sono i numerosi difetti, che proprio come i coreani cercano di distruggere quel che di buono è stato fatto.
Un peccato, insomma, perché con un impegno maggiore e qualche idea un po’ più originale, il risultato finale sarebbe potuto essere di gran lunga migliore e capace di differenziare ulteriormente Homefront dalle altre decine di sparatutto già presenti sul mercato.