Recensione Recensione di From Dust
Recensione di From Dust di Console Tribe
di: Mariano "TylerDurden" AdamoIntorno a noi c’erano montagne, non città. Intorno a noi c’era terra, non ferro. Intorno a noi c’era acqua, non aziende idriche. Intorno a noi c’era la natura, non l’uomo. Questo sembrerebbe essere il velato messaggio che ha voluto lanciare Erich Chahi, designer di From Dust, ambizioso strategico in tempo reale edito da Ubisoft e incluso nei Summer Arcade 2011 su Xbox Live, e atteso entro la fine dell’anno per Playstation Network. From Dust ci offre il ritratto di una natura viva, fresca, non ancora piegata dalla volontà umana, ancora capace di influenzare vita e morte di semplici popolazioni rurali. Una sorta di percorso storico ma allo stesso tempo un viaggio mistico e religioso, attraverso la redenzione, attraverso paesaggi fatti di terra, acqua, fuoco e nulla più. Solo natura, e nulla più. Natura che può essere controllata solo evocando antiche divinità, solo attraverso la fede, e nulla più. From Dust è proprio questo, e nulla più.
Dalla polvere…
L’introduzione, volutamente un po’ ermetica, con molta probabilità, non è riuscita a rendere bene l’idea della tipologia di gioco cui ci troviamo di fronte. From Dust si apre con uno scenario catastrofico: il mondo è in rovina, e un manipolo di uomini invoca il favore degli dei per la salvaguardia della specie. La natura regna sovrana, e le inondazioni non mancano; questo perché l’uomo ha dimenticato quelli che erano i riti e le invocazioni da fare per riuscire a sopravvivere alle più disparate sciagure. From Dust inizia proprio così: gli uomini hanno bisogno di ritrovare le conoscenze di una civiltà perduta, di una società che ancora credeva negli dei e nel loro intervento. Le loro preghiere porteranno alla luce l’Anelito (in un certo qual modo protagonista del gioco), il cui intervento sarà indispensabile per portare l’uomo alla salvezza. Gli eventi sono raccontati in maniera piuttosto blanda, senza nessun approfondimento e soprattutto senza fornire particolari spiegazioni su quello che facciamo e sul perché lo facciamo. Saremo praticamente in balia degli avvenimenti, questo, tuttavia, non rappresenta un deterrente per il giocatore, infatti, l’esperienza ludica rimane comunque piacevole, grazie ad un gameplay solido e ben strutturato, che v’illustreremo tra poco. La trama, come avete avuto modo di capire, è solamente un pretesto per metterci nei panni dell’Anelito, questa figura divina, direttamente controllata dal giocatore, è capace di modificare i vari elementi naturali, e di conseguenza intervenire in maniera importante sulla morfologia del terreno circostante.
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Giorni di divina amministrazione
Se la narrazione non affascina, se non grazie una particolare cura artistica, il gameplay riesce dove la sceneggiatura fallisce. Come già detto From Dust è un real time strategy, che ci vede impegnati nei panni dell’Anelito, divinità, che tra i vari poteri, annovera la possibilità di adoperare gli elementi naturali a proprio piacimento. Questa possibilità non è altro che il perno centrale in cui ruota tutta la componente ludica. Gli ominidi a nostra disposizione non sono altro che un elemento decisamente secondario, infatti, non interverranno direttamente nel gameplay se non spostandosi da una parte all’altra della mappa, per creare villaggi o recuperare antichi messaggi scolpiti su rocce sacre. Ma come si svolge il gioco? Presto detto: in ogni missione, dovremo ricostruire i villaggi presenti, attraverso degli appositi totem, dove gli esseri umani, dopo aver richiesto i favori divini, potranno erigere avamposti per la loro salvaguardia, e ripopolare così una terra arida e desolata. Quando tutti i villaggi disponibili sulla mappa saranno ricostruiti, si apre una sorta di portale interdimensionale, che ci porta in una nuova area di gioco, in cui ripetere lo stesso meccanismo: totem, villaggio, varco e così via. La struttura di per se, è molto schematica, ma From Dust ha il merito di non apparire mai noioso e banale, questo perché dal primo villaggio ricostruito a quando si apre il varco, tutto quello che succede su schermo è coinvolgente e appassionante. Si era detto che l’Anelito è in grado di manipolare la natura, ed è proprio grazie alla natura, e alla sue modificazioni, che il gameplay appare variegato e divertente. Tramite i dorsali posteriori possiamo letteralmente prelevare una zolla di terreno, di acqua, di magma o qualunque altro elemento; e depositarla in un altro punto della mappa. Pad alla mano questo significa che se i nostri fedeli non riusciranno a superare gli argini di un fiume, basta prendere della sabbia da un’altra zona del terreno per creare una sorta di ponte naturale, e far così giungere gli uomini a destinazione. Semplice no? In effetti, il meccanismo base non è molto complesso, tuttavia, livello dopo livello, le possibili interazioni si moltiplicano a vista d’occhio. Se nelle prime battute manipolando acqua e terra costruiremo ponti o dighe per fermare corsi d’acqua, nei livelli più avanzati sembreremo dei veri e propri architetti naturali. Nello stesso scenario dovremo avere a che fare con: frequenti eruzioni vulcaniche, inondazioni, incendi, mancanza d’acqua, pioggia; e qualunque altro fenomeno naturale possibile. Immaginate di costruire un vero e proprio vulcano, utilizzando il magma raffreddato per incanalare la lava verso un percorso che non danneggi il villaggio; contemporaneamente deviare il corso di un fiume per farlo finire direttamente nella lava per bilanciare il tutto. Le possibili interazioni sono quasi infinite. Considerate anche che i diversi totem reperiti nei villaggi, donano al nostro Anelito poteri accessori, come ad esempio la possibilità di congelare l’acqua per un po’ di tempo, oppure di avere una quantità di sabbia infinita per costruire dighe immense o ancora di eliminare tutta l’acqua dalla mappa in un solo istante; i poteri a nostra disposizioni sono davvero tanti e con le giuste combinazioni possiamo davvero cambiare radicalmente l’aspetto del livello in pochi secondi. Tutte queste possibilità rendono il gameplay fluido e variegato, incollandovi al teleschermo missione dopo missione.
A completare l’orchestra ci pensa un comparto tecnico di prim’ordine. Nonostante From Dust sia un semplice titolo arcade, è da considerarsi un vero e proprio gioiello della tecnica, non tanto per una grafica in altissima definizione ma piuttosto per un motore fisico davvero impressionante. La resa degli elementi naturali, e in particolar modo l’acqua, è davvero stupefacente. L’aspetto più spettacolare è che in ogni situazione, da tsunami a eruzioni vulcaniche, il gioco non rallenta mai, regalandoci un mondo sempre credibile e in continuo mutamento, proprio come accade nella realtà. Da ogni pixel traspare fluidità, il tutto impacchettato con una cura artistica di pregevole fattura. L’aspetto migliore è sicuramente la naturalezza, e perdonateci il gioco di parole, con cui sono stati realizzati gli elementi naturali. Epici, suggestivi, magici. Certo qualche texture non propriamente in alta definizione, e qualche difetto qua e la sono pur sempre presenti, ma vista la caratura del titolo, si può anche chiudere un occhio.
Risorgeremo
La missione di Ubisoft era quella di regalare un titolo che si discostasse dalla massa di action game e shooter che affollano il mercato e, sotto questo punto di vista, hanno completamente raggiunto l’obiettivo. From Dust è uno strategico in tempo reale profondo, appagante e studiato quasi alla perfezione. Ogni missione regala un’emozione diversa per com’è stata concepita, la possibilità di plasmare gli elementi naturali è un piacere ludico che, inevitabilmente, sfiora il divino. Attraverso un’ottima longevità, grazie alla serie di sfide extra presenti, From Dust si assicura anche un gran numero di ore di puro intrattenimento. Se si sorvolano su quei pochi difetti, è impossibile non rimanere affascinati dal tratto di Erich Chahi. Il mondo visto in From Dust è sul baratro della distruzione e decidere non salvarlo sarebbe un vero “peccato”
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