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Recensione Recensione di Death by Cube

Recensione di Death by Cube di Console Tribe

di: Bahamut Zero

Il carinissimo musetto di un robottino spaziale viene improvvisamente macchiato del sangue di una sua vittima inerme. La nostra adorabile macchina senza sentimenti non ha altra scelta che distruggere ogni nemico proveniente dallo spazio profondo se, con il nostro aiuto, vuole recuperare la sua memoria perduta.

Inquadra e spara

In Death by Cube, shooter isometrico per Xbox LIVE sviluppato da Premium Agency e pubblicato da Square-Enix, il nostro compito sarà quello di controllare una sonda robotica smemorata all’interno di varie aree in cui verremo continuamente bersagliati da feroci nemici dalla forma cubica. Muoveremo il nostro amabile robottino con la levetta sinistra mentre con quella destra direzioneremo la nostra linea di fuoco lungo tutti i 360 gradi dell’angolo giro. Oltre al mero far fuoco, possiamo anche contare su due abilità di supporto, vale a dire lo Scatto e lo Scudo. Con la prima (pressione del grilletto sinistro) saremo in grado di superare gli avversari in velocità per un breve lasso di tempo, mandandoli in confusione e facendogli offrire il fianco ai nostri proiettili. Con la seconda (grilletto destro) attiveremo invece un campo di forza che assorbe e rimanda al mittente i colpi degli avversari.
L’impianto di attacco e difesa è corredato da un efficace sistema di combo e power up. Concatenando molti attacchi in successione aumenteremo il nostro moltiplicatore di punteggio, e se poi soddisferemo determinati requisiti avremo modo di raccogliere vari livelli di potenziamento opzionale per le nostre armi, come una gittata di fuoco più ampia, missili dotati di radar per la ricerca automatica del bersaglio o una ancor più devastante arma laser che annienta ogni avversario.

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Non per tutti

Semplice e diretto, un siffatto gameplay potrebbe essere l’ideale per un veloce e poco impegnativo diversivo al logorio della vita moderna. Sbagliato: Death by Cube si rivolge ad un pubblico assolutamente selezionato, quella fetta di utenza hardcore che in un videogame vecchio stile ricerca la sfida degli arcade di tanti anni fa, che ad un aspetto senza fronzoli associa una difficoltà spietata su cui dimostrare di poter prevalere con sfoggio di abilità superiore degna del Piccolo Grande Mago dei Videogames.
Questo sarà palese già dal primissimo livello: il numero, la velocità e le tipologie di nemici (pochi ma grandi e forti, oppure piccoli ma agili e numerosissimi) rendono da subito chiaro che il livello di difficoltà del gioco è tarato per risultare accessibile ad una cerchia di eletti smanettoni.

Il semplice completamento delle mappe richiede una grande dose di abilità del giocatore, che dovrà ben sapersi muovere in un’area piuttosto ristretta in cui un battito di ciglia di troppo può essere fatale. Il proseguire poi nel gioco lungo i vari schemi richiede denaro per sbloccare nuovi livelli, e questo denaro è accumulabile ottenendo medaglie e soddisfacendo gli obiettivi secondari proposti nel corso dei quadri: momenti in cui entrano in gioco torrette da difendere, nemici da abbattere e da cui ripararsi ed un inesorabile cronometro che scandisce un tempo limite. Si possono anche ingaggiare ancora più folli sfide in multiplayer fino ad 8 giocatori online, nelle tre modalità Base Battle, High Score Scramble e Death Match. Roba da duri.

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Profondo rosso

Con molta onestà, l’aspetto grafico del gioco non tenta di ingannare nessuno: il giocatore occasionale sarà allontanato, prima ancora che dalla insana protervia dei nemici pronti a banchettare su quel che resta del nostro sistema nervoso, dall’estetica assolutamente spartana di questo Live Arcade. Freddi colori metallici si alternano a grigi senza luce lungo algide scacchiere viste dall’alto. L’approccio minimal è in parte mitigato dal rosso del sangue che sgorga dai robot avversari quando vengono colpiti dalle nostre armi, in un confuso guazzabuglio di follia cremisi. Non si capisce perché dei robot dovrebbero sanguinare: sarà un regalo agli amanti del gore gratuito?
Anche la colonna sonora contribuisce a comunicare un senso di piacevole disagio ed inquietudine, come se stessimo osservando con cruda soddisfazione omicida un film splatter di Romero o Argento, ambientato però in un contesto che ricorda Metropolis di Fritz Lang.

Death By Cube è un prodotto di nicchia. Lo si può facilmente bollare come “orribile”, e per molti sarà davvero poco più che un “orribile” modo di sprecare 800 Microsoft Points. Allo stesso modo può essere un buon acquisto per quell’utente insoddisfatto da tutto che ricerca sempre nuovi modi di “farsi del male”, videoludicamente parlando. Ma, anche per lui, non sarebbe meglio Geometry Wars?