Recensione Recensione di Crash Bandicoot: Mind over Mutant
Recensione di Crash Bandicoot: Mind over Mutant di Console Tribe
di: Santi "Sp4Zio" GiuffridaUn marsupiale in blue jeans
I primi esponenti del genere sono tutt’oggi famosi; ricordiamo Donkey Kong, il mitico gorillone dalla cravatta rossa partorito dal genio di Shigeru Miyamoto che, qualche anno dopo, diede vita al primo platform interamente dedicato all’idraulico più famoso del pianeta con Super Mario Bros. Impossibile non conoscere il protagonista! Mario infatti non solo è la mascotte di Nintendo, ma è considerato universalmente uno dei più popolari personaggi dei videogiochi di tutti i tempi. Ma ci fu un periodo, a metà degli anni ’90, in cui la nascita di un sorridente marsupiale fece vacillare persino il regno di Mario.
La serie di Crash Bandicoot esordisce su Playstation nel 1996 per volontà di Universal Studios e per mano della software house Naughty Dog. L’intento degli sviluppatori fu di creare un personaggio buffo ma allo stesso tempo eroico e soprattutto in grado di esprimere la sua spiccata allegria con la mimica facciale. Nasce così Crash, un paramelide antropomorfo dal carattere pacato ma pronto a sfoderare la sua rabbia nelle situazioni più esasperanti, in particolar modo nei confronti dell’acerrimo nemico Neo Cortex.
Sopravvissuto a ben 3 generazioni di console lo ritroviamo in versione next gen per la seconda volta. Dopo aver esordito con Crash of the Titans, si ripropone mantenendo una formula di gioco pressoché invariata con il nuovo episodio Crash: il Dominio sui Mutanti.
A questo punto è doveroso sottolineare come la serie sia passata nel corso degli anni da un team di sviluppo ad un altro. Naughty Dog, che diede i natali al personaggio, sviluppò infatti solo una trilogia ed uno spin off, pertanto l’ultima incarnazione del nostro simpatico marsupiale la si deve ai ragazzi di Radical Entertainment. Non ci resta quindi che verificare se il passaggio del testimone abbia compromesso il carisma del sorridente Crash o meno. Scopriamolo insieme.
Ambizioni di una mente criminale
In questo nuovo episodio dovremo vedercela ancora una volta con il perfido Neo Cortex, il quale mostrandosi ai nostri occhi ringiovanito e con un sorriso dal sapore malefico, si prepara per mettere a punto il suo diabolico piano potendo contare sul prezioso aiuto dello scienziato pazzo N.Brio. Quale diabolico piano se non quello di procedere alla conquista del mondo? Già, proprio il solito. Del resto c’era da aspettarselo conoscendo le ambizioni dell’antagonista di turno. Cortex e N.Brio, così, dopo innumerevoli e imbarazzanti fallimenti, hanno dalla loro un nuovo potente macchinario in grado di influenzare e controllare le menti sia dei mutanti che dei bandicoot. Prima che la catastrofe incomba sugli inconsapevoli abitanti, entra in gioco Crash Bandicoot che, armato della sua solita abilità, avrà il compito di liberare i suoi amici e salvare il mondo.
Crash!
Una volta avviato il gioco, ci troviamo dinanzi ad un menu dalla scelta stilistica parecchio discutibile, indubbiamente quanto di più semplicistico si sia visto in giro negli ultimi anni. Ci appare infatti assolutamente privo di originalità e caratterizzato da un unico colore di fondo decorato da una tristissima cornice. Come se ciò non bastasse, le voci selezionabili sono ridotte all’osso e si riducono pertanto a sole quattro scelte. Di certo ciò non costituisce un ottimo biglietto da visita, tuttavia non ci resta altro che sorvolare su questo aspetto ed impersonare il simpatico marsupiale.
Tutto ha inizio nella dimora di Crash, simpatica e colorata casetta situata nella verde e pacifica isola di Wumpa, dalla quale muoveremo i nostri primi passi. Possiamo considerarla un po’ come il nostro rifugio, difatti ogni volta che vi faremo ritorno potremo visionare una raccolta di immagini comprendente alcuni dei bozzetti usati dagli sviluppatori, una video gallery inerente alle scene d’intermezzo che via via sbloccheremo nel corso dell’avventura ed un “bestiario”. Oltre a tutto questo troveremo pure un grosso baule contenente degli abiti da far indossare al nostro eroe, anche se comunque tale scelta si riduce al solo colore dei pantaloncini: da questo punto di vista non aspettatevi un alto livello di personalizzazione, perché ne restereste molto delusi.
Sin dalle prime battute è possibile notare come le dinamiche di gioco poco differiscano da quanto già visto nel precedente episodio, fatta eccezione per qualche simpatica aggiunta, come ad esempio la possibilità di scavare nel terreno in alcune zone prestabilite al fine di superare aree altrimenti inaccessibili o per ottenere eventuali bonus. L’avventura prende forma ed assume degli scopi ben precisi una volta ricevuti alcuni incarichi dopo aver dialogato con dei personaggi non giocanti. L’interazione con quest’ultimi è segnalata per mezzo di un’icona posta proprio sopra le loro teste: un punto esclamativo ci avverte dell’importanza di intraprendere un dialogo per il corretto proseguimento dell’avventura, mentre un punto interrogativo soddisferà semplicemente alcune curiosità inerenti al personaggio che ci troviamo di fronte. E’ proprio in questi frangenti che si sente la mancanza di un’accurata caratterizzazione dei personaggi, difatti Crash non aprirà mai bocca, apparendo di conseguenza enigmatico ed al tempo stesso privo di qualsivoglia identità.
Possiamo considerare l’ambientazione di gioco come un macro-livello dal quale accedere alle singole zone e conseguire il completamento di svariati obiettivi. Si va dal raccogliere un determinato numero di oggetti al raggiungimento di un luogo predeterminato, dallo sconfiggere un fitto gruppo di nemici sino a mettere in salvo i nostri alleati dal controllo mentale esercitato dal diabolico Cortex.
Pur di allungare e in un certo senso complicare l’esperienza, gli sviluppatori hanno pensato bene di farci tornare molto spesso sui nostri passi, visitando a più riprese gli stessi luoghi ma disponendo di volta in volta di differenti abilità così da accedere a zone fino a poco tempo prima inesplorate. Tale aspetto si rivela talvolta frustrante, non tanto per l’estensione dell’intera mappa di gioco, che di per sé non è poi così mastodontica, quanto per la conseguente perdita del senso dell’orientamento, soprattutto a causa della strampalata disposizione di alcune piattaforme o tunnel.
Anche i bandicoot fanno a cazzotti!
Prendere confidenza con il sistema di controllo è quanto di più semplice ci possa essere, soprattutto per tutti coloro che hanno già avuto a che fare con il precedente capitolo. Per mettere a tappeto i numerosi nemici che tenteranno di ostacolare il nostro cammino, potremo contare su due tipi di attacco: leggero e pesante. L’esecuzione del primo ci consentirà di sferrare pugni a ripetizione, mentre il secondo, più lento da mettere a segno ma più efficace, ci permetterà di esibirci in calci rotanti di notevole potenza, sufficiente per sconfiggere i nemici più piccoli con un solo colpo. Non poteva mancare certamente l’attacco che da anni caratterizza il nostro marsupiale, ovvero l’attacco roteante o giravolta, eseguibile mediante la rotazione completa dello stick analogico destro o sinistro, sta a voi scegliere. Avviata la rotazione possiamo proseguire a girare premendo ripetutamente il tasto dell’attacco leggero, facendo però attenzione a non esagerare… difatti qualora abuseremo di questo tipo di manovra, Crash avvertirà il senso di nausea e finirà per fermarsi e rimanere intontito, nonché vulnerabile agli attacchi dei nemici per una manciata di secondi. La giravolta, oltre a rivelarsi un’ottima mossa offensiva, ci permetterà pure di effettuare balzi di altezze maggiori, consentendoci in tal modo di raggiungere alcune piattaforme particolarmente elevate.
Non puoi sfuggire al mio controllo!
Un aspetto interessante, ma non per questo inedito, è la possibilità di assumere il controllo dei nemici più grossi ed utilizzarli al meglio sfruttando le rispettive abilità per raggiungere zone altrimenti irraggiungibili. Questo sistema, già introdotto dal precedente Crash of the Titans, accresce lo spessore del gameplay e rende più avvincenti le sessioni di combattimento. Prima di poter manovrare ciascun Titano dovremo inevitabilmente stordirlo, non a caso infatti sulle loro teste verrà visualizzato un numero di stelline. Queste, una volta riempite in relazione alla potenza dei nostri attacchi, ci indicheranno il tasto apposito per assumerne il controllo.
Durante il proseguo della nostra avventura avremo modo di stordire e dominare ben sedici Titani, ognuno dei quali dotato di particolari attacchi ed abilità speciali; tanto per farvi alcuni esempi: assumendo il controllo di un mostro delle nevi saremo in grado di attraversare un fiume in piena semplicemente trasformandolo in una piattaforma di ghiaccio, oppure controllando un buffo e sferico essere potremo usare la telecinesi per spostare alcuni punti di appoggio, così come con un mostro fluttuante saremo in grado di rallentare lo scorrere del tempo pur di oltrepassare un complicato sistema di piattaforme a spirale in continua rotazione. Insomma le possibilità sono molteplici, ce ne sarebbero tante altre da enumerare, ma non vi vogliamo rovinare il piacere della scoperta.
Restando in ambito Titani, difficile non menzionare il sistema di contrattacchi e schivate. In base agli attacchi inferti, infatti, sarà talvolta possibile sfuggire alle mosse offensive del nemico premendo con il dovuto tempismo il tasto mostrato su schermo, per poi contrattaccare in maniera letale in modo del tutto automatico.
Non mi servi più? E io ti intasco!
Un’idea originale, inoltre, è la possibilità di “intascare” il nemico catturato in modo da utilizzare normalmente Crash nelle fasi in cui non sia necessario l’aiuto della nostra creatura, per poi richiamarla all’occorrenza mediante la pressione del tasto dorsale destro. Imparare a gestire questo avvicendamento di ruoli si rivela di fondamentale importanza, basti pensare alle barre di energia in eventuale esaurimento. Se ad esempio impersonando Crash siamo ridotti in fin di vita, la scelta ottimale è quella di assumere il controllo del Titano precedentemente “assorbito” in modo tale da sfruttare la rispettiva energia scongiurando quindi una morte certa, o viceversa. A tal proposito, va detto che avremo a che fare con un numero illimitato di vite e se cadremo in un dirupo od esauriremo la barra di energia, verremo riportati al checkpoint più vicino; i salvataggi invece potranno essere effettuati presso dei piccoli totem disseminati per l’intera mappa di gioco quante più volte si renderanno necessari.
Quando il classico incontra il nuovo
Una delle caratteristiche dominanti degli ultimi platform game è la costante ricerca di soluzioni innovative atte a rendere il titolo il più possibile al passo coi tempi. E’ proprio per tale ragione che sempre più spesso si assiste ad un mix di più generi, talvolta del tutto estranei tra loro. A questo punto vi starete chiedendo se Crash: il Dominio sui Mutanti rientri in questa categoria. Sappiate che la risposta è affermativa. E’ un bene o un male? Dipende. Diciamo pure che dipende dai punti di vista. Se ad esempio il vostro modo di concepire i platform game è quello tradizionale, ovvero l’affrontare percorsi lineari, predeterminati e senza facoltà di scelta, potreste allora storcere il naso abbastanza facilmente. Perché vi diciamo questo? Semplice. Il nuovo episodio di Crash, infatti, come avrete capito leggendo alcuni paragrafi sopra, è caratterizzato da una particolare essenza tipica dei free-roaming, potrete infatti esplorare in lungo e in largo tutti i luoghi già visti quante volte vorrete o addirittura ritardare il raggiungimento di un determinato obiettivo scegliendo la via più lunga o più ardua. Siamo certi che adesso il concetto del macro-livello vi è più chiaro.
Ma non è tutto. La ricetta a quanto pare si compone di un ulteriore ingrediente, forse il più interessante. Senza mezzi termini vi diciamo che il titolo in oggetto porta con sé anche alcuni elementi classici degli RPG. Raccogliendo quanti più globi luminosi saremo in grado di potenziare sia il nostro personaggio che i Titani dominati. Ad esempio potremo accrescere l’energia fisica, la forza, la potenza degli attacchi oppure ancora la capacità di roteare più a lungo. Benché questi siano aspetti tipici dei giochi di ruolo, è opportuno sottolineare quanto tutto ciò sia estremamente semplificato. Gli upgrade, infatti, avverranno in modo assolutamente automatico, non avremo quindi alcuna facoltà di scelta su come distribuirli o quando attuarli.
Ad ogni modo la natura platform non viene mai abiurata, ma nel caso siate dei puristi del genere e, soprattutto, cercate un approccio di gioco tradizionale, possibilmente più in linea con la prima trilogia originale di Crash Bandicoot, potreste scottarvi facilmente.
Il sorriso di Crash è ancora smagliante? No, stavolta un po’ meno…
Sebbene ci si potesse aspettare di più, il comparto tecnico di Crash: il Dominio sui Mutanti ha le carte in regola per superare senza alcuna esitazione la soglia della sufficienza. Graficamente parlando si presenta con un design consono al genere trattato, mantenendo tra l’altro la tipica palette cromatica sgargiante e fumettosa. Gli scorci di panorama sono molto divertenti da esplorare e sempre strampalati per quel che riguarda la scelta stilistica: si passa da grandi distese verdi attraversate da fiumi e cascate a palazzi di ghiaccio asimmetrici, da deserti costellati da enormi rocce dalla forma bizzarra a sinistre caverne oscure presidiate da nefaste creature. La varietà non manca affatto e non sarà difficile lasciarsi trascinare dall’atmosfera di cui il titolo si orna.
Il controllo manuale della telecamera è del tutto assente, tuttavia l’inquadratura automatica riesce quasi sempre a gestire la zona utile in maniera ottimale, anche se avremmo preferito averne il controllo diretto.
Seppur il numero dei poligoni utilizzati non sia spropositato, le animazioni raggiungono abilmente la sufficienza, salvo qualche imperfezione rilevabile per quel che riguarda l’andatura del nostro marsupiale su alcune superfici scivolose. Niente di grave comunque.
Il motore grafico sembra manifestare qualche difficoltà durante i combattimenti più concitati, dove per l’appunto il frame rate cala in modo piuttosto evidente ma senza inficiare l’intera esperienza di gioco. Peccato, non avremmo mai immaginato che un titolo così poco pretenzioso dal punto di vista grafico potesse soffrire di tali problemi. Evidentemente vi è alla base una scarsa ottimizzazione.
Avremmo gradito inoltre una maggiore caratterizzazione del nostro eroe così da conferirgli una ben spiccata e delineata individualità, aspetto invece mancante e responsabile senza dubbio di una rappresentazione del personaggio principale priva di spessore e desiderosa di maggiore carisma. Approssimativa pure l’intelligenza artificiale dei nemici: mandare a tappeto i nemici più grossi è di una facilità disarmante, persino giocando al massimo livello di difficoltà. A volte sarà sufficiente saltare ripetutamente sulla testa del boss di turno per infliggergli un sonoro KO.
La longevità, scarsamente favorita dalla mancata adeguatezza dei nemici, si attesta su bassi livelli. La durata complessiva della storia si aggira intorno alle 7/8 ore di gioco, escludendo comunque eventuali missioni extra e potenziamenti ancora da guadagnare.
Sebbene al primo tentativo non riuscirete a completare il gioco al cento per cento, vi garantiamo, seppur con rammarico, che difficilmente riuscirete a impugnare nuovamente il pad per andare alla ricerca di tutti gli oggetti non collezionati. La noia prenderà il sopravvento, a meno che non siate autolesionisti. Noi vi abbiamo avvisato. Nel caso in cui vogliate sondare ogni spiraglio di speranza al fine di sollevare le sorti della mediocre longevità, considerate la possibilità di giocare l’avventura in cooperativa con un altro amico, possibilmente fan della serie. Non vi è invece nessun supporto online, nemmeno delle banalissime classifiche.
Degni di attenzione, invece, sono i diversi filmati d’intermezzo, rappresentati di volta in volta con stili grafici differenti: dal particolare effetto seppia alle comiche in bianco e nero, dalla sovrapposizione di più figure geometriche al classico stile utilizzato dalla serie “I Simpson”. Non possiamo non riconoscere pertanto l’originalità che gli sviluppatori hanno destinato alle cut-scene; non a caso sarà possibile rivedere ogni singolo filmato attraverso la video gallery messa a disposizione.
Il comparto sonoro è stato curato molto bene, soprattutto per quanto riguarda il doppiaggio in lingua nostrana. Il noto showman Michele Foresta, meglio conosciuto come Mago Forest, presta la voce al cattivone Neo Cortex esibendo tutto il suo sarcasmo attraverso particolari intonazioni della voce e conferendo al titolo un’aria ancor più scanzonata ed ironica. Ottime pure le altre voci, sempre esilaranti e all’altezza della situazione. Abbiamo notato solo qualche piccolissimo fuori-sync.
Le musiche di sottofondo nel complesso sono accettabili, poco ridondanti e soprattutto adeguate alle varie zone che attraverseremo. Buoni pure gli effetti sonori, credibili e mai inopportuni.
Conclusioni
Concludendo, Crash: il Dominio sui Mutanti si dimostra esattamente come il suo predecessore, ovvero un platform mediamente divertente in grado di soddisfare sicuramente i giocatori più giovani o smaliziati. I più stagionati, infatti, troveranno il titolo poco coinvolgente, specie qualora abbiano già sperimentato la serie negli anni passati.
Ad ogni modo Crash Bandicoot si rivela ancora una volta un personaggio duro a morire, pertanto nel caso in cui siate dei fan sfegatati del simpatico marsupiale, troverete pane per i vostri denti, in caso contrario, se siete alla ricerca di un prodotto più profondo, è meglio volgere lo sguardo altrove.
PRO
- Crash è un personaggio duro a morire;
- i fan della serie saranno contenti;
- ottimo doppiaggio;
- buon sistema di controllo.
CONTRO
- Realizzazione tecnica migliorabile;
- supporto online assente;
- mancanza di stimoli a rigiocarlo;
- manca il carisma di un tempo.