Recensioni

Recensione Recensione di Castlevania: Lords of Shadow

Recensione di Castlevania: Lords of Shadow di Console Tribe

di: Pasquale "corax" Sada

Negli ultimi due anni abbiamo assistito ad una serie di reboot che hanno letteralmente invaso il mercato videoludico. Non ultimo Metroid, che è riuscito dopo un doppio salto mortale a rinnovarsi tornando alle origini. Alla base di questo tipo di operazioni ci sono diverse strategie commerciali e valutazioni artistiche che in questa sede sarebbe inutile affrontare. Quel che è certo però, è la difficoltà che questi reboot creano nel giocatore quando si trova a dover scegliere se comprarli o meno. L’eredità può essere un pesante fardello nel bene e nel male, ma a volte bisogna avere il coraggio di “lasciarla andare”. Con Castlevania: Lords of Shadow siamo ulteriormente giustificati dalla particolare natura del titolo, dalla sua genesi e gestazione che lo vedeva prima come un action new-IP (nome in codice semplicemente Lords of Shadow) per poi legarsi solo in seguito alla saga di Alucard. Papà della nuova avventura del casato Belmont è David Cox con i ragazzi di MercurySteam (Clive Barker’s Jericho) che sono approdati in modo abbastanza insolito nelle terre di Dracula; il progetto è stato avviato, ripreso e poi perfezionato con l’aiuto non di secondo piano apportato da Hideo Kojima. Grazie alla Kojima production la software house spagnola non solo ha avuto accesso a tecnologie di primo piano per lo sviluppo ma si è orientata anche verso uno sviluppo di storia e personaggi particolare (si narra che l’evoluzione del protagonista venga fuori da una intuizione di Hideo).
E’ questo il nuovo Castlevania? E’ degno di portare un nome così importante?
Per quanto queste domande risultino trite e leziose, tenteremo di rispondere alla fine di questo diario. E che Zobek possa concederci la sua splendida voce.

[IMG]13539[/IMG]

Luci e ombre

Lords of Shadow è sicuramente una sorpresa, sopratutto dal punto di vista della narrazione. Non tanto per la particolare tecnica narrativa, che spezzetta in sequenze la vicenda del protagonista inframezzandola con parti di diario recitate quanto per la scelta sicuramente azzardata di dare un taglio profondo, filosofico e adulto a tutto il plot.
Dalla voce del nostro narratore, Zobek, adepto della confraternita dei Guardiani della Luce, sappiamo che ci troviamo nell’anno 1047 all’alba di una catastrofe. Il mondo è stato invaso da spiriti maligni che scorrazzano liberi per la nostra dimensione commettendo efferati delitti. Un antico incantesimo di magia nera non permette alle anime dei morti di trovare la giusta pace intrappolandole, arrabbiate e furiose, tra i vivi. E’ il destino toccato anche alla splendida Marie, moglie di Gabriel Belmont valoroso Guardiano della Luce e protagonista di questa avventura. Uccisa brutalmente dalle forze oscure non le è stato concesso il passaggio nell’aldilà, facendone una sorta di talismano per il marito. E’ lei la “Beatrice” che condurrà il nostro eroe verso la salvezza del mondo. E’ lei l’unica che può indicargli la via, guidarlo verso la liberazione delle terre piagate dal male. E’ un viaggio lungo e tortuoso, affascinante e terribile che ci terrà incatenati per quasi quindici ore attraverso undici capitoli suddivisi a loro volta in missioni. E’ un gusto tutto retrò che condiziona questa scelta di spezzettare in modo così particolare le vicende di Gabriel e dei Guardiani della Luce.

[IMG]13538[/IMG]

Su questa struttura narrativa, Cox e i suoi sono riusciti a far crescere una caratterizzazione dei personaggi davvero di primo piano. Gabriel non è il solito eroe pronto a spaccare l’universo con la sua forza bruta ma è un uomo a suo modo “spaccato”, diviso dal desiderio di fare la cosa giusta e una certa tendenza verso il “lato oscuro”. Nel suo periglioso viaggio si troverà ad affrontare prove che lo metteranno alle strette, azioni che ne condizioneranno anche lo sviluppo psicologico e morale fino a un travaglio interiore profondamente sentito. A MercurySteam va dato sicuramente atto di aver voluto dare vita ad un prodotto diverso e nuovo almeno sotto questo aspetto, riuscendo a fare dell’aspetto narrativo il punto di forza del suo titolo, un pregio che purtroppo manca a gran parte dei titoli di questa generazione. Ulteriore plauso viene da un’ottima direzione artistica che non manca di affiancare al buon narrato una componente spettacolare di primissimo piano. Due DVD dual layer per la versione Xbox360 che si spiegano con una quantità di cutscene elevatissima e di qualità eccelsa. Sempre ben posizionate, precise nel racconto e dirette magistralmente, svelano parti della storia importanti, introducono personaggi, ci lasciano conoscere da vicino il nostro buon Gabriel e molto spesso svelano in pompa magna boss battle estremamente suggestive. Peccato per la partenza in sordina di quest’impianto mastodontico che nelle prime ore sembra voler non svelare troppo e procede con un passo eccessivamente lento. Ritmo che, come vedremo, condivide anche con l’evoluzione del gameplay. La pazienza del videogiocatore, però, sarà piacevolmente e ampiamente ripagata con colpi di scena e sequenze mozzafiato che fanno di Lord of Shadow una particolarità nel panorama action.

!==PB==!
Cross Whip

La sostanziale originalità delle scelte artistiche non ha purtroppo una contropartita nella struttura del gameplay, soprattutto nelle primissime fasi di gioco. Lords of Shadow di primo acchito è un action abbastanza comune, come se ne sono visti tanti, se non troppi. Gabriel avrà come arma la sua fedele frusta con impugnatura a croce che si prende la briga di ruotare, fischiare e colpire per tutto il livello di gioco; due tasti per colpi leggeri e pesanti da combinare in combo per sbarazzarsi dei nemici il più velocemente possibile. Se non dovessero bastarvi gli attacchi ravvicinati potrete sempre dare fondo alla scorta di pugnali che il nostro eroe porta con sé lanciandoli a velocità supersonica contro i malcapitati che vi si pareranno davanti. Ovviamente meglio non esagerare visto che le risorse del Belmont non sono infinite e potreste trovarvi in situazioni non certo piacevoli. Un vecchio adagio dice che la miglior difesa è l’attacco ma qualche volta bisogna difendersi davvero. Cox ci ha messo a disposizione un sistema di schivata bizzarro, ma efficace: col il trigger sinistro è possibile schivare gli attacchi nemici, indirizzando la capriola di Gabriel con lo strick sinistro. Un buon timing sull’attacco nemico darà vita, invece, con lo stesso tasto ad una parata che ci darà la possibilità di innescare un brutale contrattacco. Il nostro Belmont ha quindi a disposizione un arsenale classico, molto simile a quello di altri eroi venuti prima di lui. I paragoni con altri action (e uno in particolare) sono fin troppo facili ed evidenti, rendendoli di fatto inutili. E’ interessante notare, invece, come il sistema di gioco pian piano provi a staccarsi da questo schema fondamentale per personalizzarsi. Nel corso dell’avventura avremo la possibilità non solo di aumentare e migliorare le nostre combo grazie ai punti ottenuti uccidendo i nemici, ma avremo accesso anche ad una serie di nuovi poteri, che preferiamo tenerveli nascosti per non rovinarvi la sorpresa (e perché non aggiungono moltissimo al gameplay se non una maggiore profondità tattica), mentre fondamentale è l’introduzione del doppio potere Luce/Ombra. Gabriel ben presto avrà la possibilità di sfruttare queste due forze magiche che l’aiuteranno in combattimento. La Luce, quando attivata col dorsale sinistro, gli permetterà di rigenerarsi colpendo i nemici, mentre il dorsale destro scatenerà la forza delle tenebre che aumenta in modo considerevole il suo potenziale d’attacco. Le due barre magiche ai lati del nostro teleschermo vengono ricaricate assorbendo globi neutri rilasciati dai nemici alla loro morte. Con la pressione dello stick sinistro assorbiremo e ricaricheremo la barra della Luce, mentre con lo stick destro accadrà la stessa cosa per la barra delle tenebre. Una dicotomia che riflette nelle fasi di gioco quella separazione che abbiamo visto essere parte anche della storia. Un tocco di classe non indifferente.

Lords of Shadow può vantare ben 50 elementi nel suo bestiario, numero spaventoso se si pensa alle perfette animazioni, alla buona qualità dell’IA che accerchia e colpisce Gabriel con diverse strategie e alla differenza dei pattern comportamentali che caratterizzano i diversi avversari. Un lavoro di primo piano che, però, viene vanificato da piccole disattenzioni. Questo Castlevania non è sicuramente un action molto tecnico e c’avrebbe sorpreso il contrario. Una produzione così grande e costosa ha bisogno di essere aperta al grande pubblico, ma ci saremmo aspettati una maggiore cura nei combattimenti. Non solo all’inizio ci troveremo di fronte a situazioni tutte uguali e la scarsa dotazione di poteri ed armi renderà poco divertenti le battaglie, ma la cattiva gestione delle prese toglierà ogni possibile sfida contro i gruppi di nemici più deboli. La nostra frusta è in grado di afferrare un nemico da distanza siderale, avvicinarlo a Gabriel ed innescare una finisher, concedendo oltretutto una totale immunità dagli attacchi avversari. Se all’inizio i branchi di lupi mannari costituiscono un bel problema con la loro velocità, il perfetto gioco di squadra e il timing degli attacchi, scoperto il trucchetto sarà facile (e noioso) sbarazzarsene senza venir mai colpiti.

[IMG]11946[/IMG]

Per fortuna MercurySteam si è preoccupata di inserire una serie di mini-boss e boss che ci renderanno la vita difficile. I primi di media grandezza, splendidamente animati e ferocemente agguerriti sono sempre una sfida, specialmente se si presentano in gruppi. Ogni volta saremo messi alla prova, ogni volta dovremo inanellare lunghe sequenze di combo e combinare tatticamente i poteri. Divertenti, challenging ed emozionanti sono il Castlevania che avremmo voluto. Altalenanti, invece, le boss battle che all’inizio, nonostante la spettacolarità e le mastodontiche proporzioni degli avversari, non impressionano positivamente. Il citazionismo sgangherato da Shadow of Colossus diventa una pecca più che un pregio, prendendo da quell’indimenticato capolavoro solo le proporzioni della bestia senza cogliere il cuore della battaglia, troppo scriptata e risolta con un semplicistico quick-time-event. Un grosso anello si presenterà chiedendovi di premere un tasto appena questo raggiunge il centro del cerchio a schermo: soluzione particolare e sicuramente non azzeccatissima. Tutte le finisher saranno fondamentalmente risolte in questo modo. Più avanti per fortuna il tiro si raddrizza, non arrivando mai a vette eccelse.

Arcadia

Abbiamo già parlato del sublime valore artistico di questa produzione per storia e animazioni del bestiario. Sempre credibili nelle loro movenze i nostri avversari contribuiscono ad un “effetto realtà” non indifferente, nonostante le proporzioni anatomiche volutamente esagerate. L’ultimo colpo l’assesta una perfetta scelta delle ambientazioni e la loro caratterizzazione. Passeremo da villaggi medievali immersi in notti paurosamente scure e rischiarate da luci perfettamente riprodotte ad antiche città cadute, per finire su picchi rocciosi di una bellezza sconvolgente, quasi piccoli paradisi naturali che trasudano frescura e pace. Il più delle volte ci troveremo ad affrontare passaggi impervi, su costoloni rocciosi attraversati da profonde fenditure sulle quali il nostro Gabriel non esiterà a lanciarsi. Come tutti gli action di “seconda generazione”, infatti, anche Lords of Shadow non può esimersi dal dare in pasto al giocatore una serie di sezioni puzzle e platform. Come tutti gli action di seconda generazione anche Lords of Shadow non aggiunge e non toglie nulla a questa particolare impostazione riproponendo situazioni in fondo già viste e mai impegnando il giocatore con puzzle cervellotici. Intermezzi, dunque, piacevoli ma assolutamente non necessari tra una battaglia e l’altra.

Ottimo anche il character design, con lievi sbavature per le espressioni facciali, e il particolarissimo bestiario. A tratti sembra di essere precipitati in un grosso frullatore dove bestie mitiche di diverse ere e culture sono finite sullo stesso piano dimensionale. Non mancano citazioni cinematografiche riconoscibili che hanno ispirato non solo il buon Gabriel ma anche il mondo che abita. In buona sostanza tutta l’avventura è pervasa da un sentore fortemente epico che trasuda da tutti i pori, come d’obbligo per la serie. Non a caso siamo di fronte a uno dei nemici più terribili di tutta l’umanità. Contribuiscono ad aumentare questo effetto una recitazione in lingua inglese precisa e mai sopra le righe, perfettamente a tema, e una colonna sonora splendida.

[IMG]13540[/IMG]

Last action hero

Giunti alla fine del nostro diario di viaggio è tempo di tirare le somme. Lords of Shadow è un titolo di pregevole fattura se si esclude il neo del framerate ballerino che oscilla tra i 20 ed i 30fps.
Certo è che con qualche accorgimento sul versante del gameplay avrebbe potuto essere qualcosa di più. Non solo nei combattimenti ma soprattutto in quelle sezioni accessorie (platform e puzzle) che purtroppo risultano talmente abusate da richiedere un’ulteriore cura. Notevole la longevità non solo nel suo valore generale di replay ma anche per la lunghezza del primo playthrough: ogni missione affrontata chiede sempre di essere rigiocata per portare a termine sfide particolari o sbloccare aree prima inaccessibili senza alcuni poteri ottenuti più avanti nella storia.
Grabriel Belmont non sarà l’ultimo eroe d’azione di questa e della prossima generazione; non è sicuramente il primo ma la sua storia merita di essere vissuta e seguita anche da chi Castlevania non lo conosce per niente, proprio grazie a quella sua natura slegata dalla serie che non ha mai perso nel corso dello sviluppo.
Tutti abbiamo un lato oscuro ed è bene che prima o poi troviamo il coraggio di affrontarlo.