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Recensione Recensione di Brink

Recensione di Brink di Console Tribe

di: Pasquale "corax" Sada

In un panorama videoludico sempre più affollato dagli sparatutto in prima persona è abbastanza difficile fare la differenza. È complicato trovare un’idea originale e, soprattutto, spezzare quel meccanismo di già visto/sentito che ormai i titoli di questo tipo si portano dietro. Con Brink, Splash Damage vuole porsi sull’orlo (eh sì, il nome pare scelto apposta) di questo baratro con un prodotto in grado di convogliare esperienze del passato in un unico grande bacino dove però la creatività è una linfa vitale mai inaridita. Prima che le metafore d’acqua ci affoghino completamente, vi invitiamo a vestire pinne, fucile ed occhiali e a salpare verso la Venezia del futuro: The Ark, l’isola galleggiante vi aspetta per non lasciarvi più andare via.

The Ark

Brink non è un titolo che fa certo leva sulle sue qualità narrative. Questo non vuol dire che gli sviluppatori si siano totalmente disinteressati a creare un “mondo” vivo e pulsante, lasciando il titolo privo di un background storico; anzi, potremmo dire che per assurdo è proprio questo livello a rimanere intatto e ben costruito mentre la storia si perde in mille cliché malamente sviluppati. Sotto, intorno e dentro The Ark c’è una memoria che pian piano viene fuori e racconta della città, lasciando però totalmente scoperti il dramma e le motivazioni di chi vi abita. La città si presenta come l’ultimo ritrovato della tecnologia e della scienza edilizia. Fondata a pochi chilometri dalla costa di San Francisco, doveva porsi come la perla della baia nella sua perfezione ed eleganza. Purtroppo, come sempre, i progetti idealistici devono scontrarsi con la dura e triste realtà. The Ark, nonostante la sua particolarità, non costituisce un’eccezione. A seguito di un innalzamento delle acque su scala globale, gran parte della terraferma è stata letteralmente cancellata, costringendo i profughi a rifugiarsi nella città galleggiante che, per ovvi motivi, non è stata colpita dalla catastrofe. O almeno si è riservata una fine ben peggiore. Progettato per ospitare poche migliaia di abitanti ed essere totalmente autosufficiente, il complesso urbano si trova ad ospitare 50.000 abitanti che mandano drammaticamente in crisi le autorità. La situazione, già di per sé insostenibile, precipita quando la Sicurezza decide di imporre il divieto ai cittadini di allontanarsi dal perimetro urbano per cercare fortuna altrove. Pressati, vessati e in condizioni di vita pessime, alcuni coraggiosi si organizzano per portare avanti una vera e propria guerriglia cittadina e rivendicare il diritto ad essere liberi di scegliere il proprio destino. Su queste premesse e in modo, a dire il vero, abbastanza frammentario, ci muoveremo in una modalità campagna che si struttura come una serie di obiettivi eterogenei, atti a raccontare a fondo le sorti delle due fazioni. Potremo scegliere di seguire la linea della Resistenza impegnata a procurarsi i mezzi per fuggire, oppure quella della Sicurezza che invece impiega tutte le sue energie nel prevenire l’evasione dei cittadini da quella che si è trasformata in una vera e propria prigione galleggiante. Come vedremo, il filo davvero esiguo sul piano narrativo e raccontato con scarne e mal recitate cutscene (doppiaggio ai limiti dell’osceno), ha invece un suo impatto sul gameplay di primissimo piano. Le due fazioni protagoniste danno una forma da “guardie e ladri” che costituisce il cuore pulsante del titolo, cosa che purtroppo non gusteremo nel sapore generale della storia.

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Che testa grande che hai!

Mettete nella console il disco di Brink e difficilmente riuscirete a confondere quanto appare sullo schermo con altro. Splash Damage si è impegnata per dare uno stile del tutto particolare alla sua creatura e, nel bene o nel male, a seconda dei gusti, c’è riuscita. The Ark è popolata da uomini e donne completamente ingigantiti e caricaturali nelle loro fattezze: braccia gonfie ed allungate, gambe esili e scattanti per alcuni mentre più grasse e tozze per altri si innestano sotto teste abnormi, allungate e con i caratteri fisionomici completamente gonfiati dalla mano di qualche chirurgo pazzo. Se non bastasse, intervengono tatuaggi, cicatrici e maschere a rendere il tutto ancora più fumettistico, nonostante la credibilità dei volti non venga mai intaccata. È proprio il caso di dire che il bilanciamento tra “realismo” e “fantasia” è stato operato così sapientemente da non risultare mai ridicolo. È sorprendente come, semplicemente smanettando tra due o tre menù di personalizzazione del personaggio, riusciremo a creare volti e vestiti così particolari, unici ed accattivanti che sembreranno sin da subito raccontare una storia. Qualche cambiamento ed ecco che sotto le mani ci ritroveremo qualche altro losco figuro con un background totalmente diverso. Brink può vantare uno degli editor più completi ed efficaci che ci siano capitati tra le mani, divertente e creativo da usare. Peccato che tutta questa inventiva non si rispolveri sul versante musicale e visivo in generale. Non tanto per un impatto grafico non eccellente che viene mortificato da texture low-res negli scorci e da una scarsa inventiva nel design architettonico, quanto in generale per il gusto fantascientifico rimescolato e rimasticato dell’intera atmosfera di gioco. Ci saremmo aspettati location più suggestive e particolari che rivaleggiassero in toto con i personaggi di per sé evocativi e intriganti da noi costruiti.

Challenge accepted!

Di consueto le sfide sono l’ultima cosa che un recensore dovrebbe illustrare poiché costituiscono il classico riempitivo per l’intera esperienza di gioco. Brink non si differenzia drasticamente rispetto ad altri titoli dello stesso genere, eppure, come ormai avrete capito, tende a dare una libera interpretazione di quanto fatto da altri. Noi ve le presentiamo per prime perché in fondo costituiscono una sorta di unità minima del gioco nella quale trova spazio l’ossatura generale del gameplay. Insomma, date fondo alle sfide e troverete l’anima di Brink, i mattoni su cui l’intera Arca è costruita. Appena selezionate dal menù la modalità Sfida, potrete scegliere tra quattro opzioni fondamentali: scorta il veicolo, proteggi la postazione, factotum (che all’occorrenza chiameremo esegui l’obiettivo per essere più chiari) e acrobazia. Quest’ultima modalità è quella più particolare e quasi esclusivamente relativa alla sfida stessa. Si tratta di completare un percorso ad ostacoli utilizzando il sistema SMART, Smooth Movement Across Random Terrain, tecnologia brevettata da Splash Damage che somiglia moltissimo a quella utilizzata da Ubisoft per il suo Assassin’s Creed. Attraverso la pressione del dorsale sinistro, il nostro alter-ego digitale si lancerà in una corsa folle lungo la mappa di gioco interagendo automaticamente con l’ambiente circostante e in modo “intelligente” con sporgenze, balaustre e mura. Semplicemente inquadrando un ostacolo in alto e premendo il dorsale potremo arrampicarci, saltare e scivolare senza doverci curare più ti tanto di timing e precisione. Se di primo acchito può sembrare una feature abbastanza ridondante, col tempo impareremo a sfruttarla a nostro vantaggio fino a farne un’arma letale quando sbloccheremo la corporatura esile in grado di sviluppare il concetto di SMART all’inverosimile. Brink, infatti, fa delle stazza fisica una componente fondamentale del suo sistema di gioco, per questo essere robusti significherà assorbire maggior danno a scapito dell’agilità, una persona media invece sarà più bilanciata mentre i magri potranno farsi valere grazie a velocità, capacità di saltare sui muri stile parkour e avendo accesso a parti di mappa irraggiungibili per le altre due classi.

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La modalità “scorta il veicolo”, invece, si ripresenterà molto spesso durante le battaglie online e sopratutto nella campagna. Si tratta di affiancare un piccolo tank o una persona e scortarla fino a destinazione. Né il veicolo né il malcapitato bombardato dal fuoco nemico possono morire, ma si limiteranno a fermarsi quando la barra salute si esaurisce in attesa che rispettivamente un ingegnere o un medico facciano il pieno alla loro barretta colorata. Molto simile proteggi la postazione, quasi una versione statica del precedente. Toccherà conquistare un avamposto hackandolo per poi difenderlo da orde di nemici che proveranno a strapparcelo. Altra modalità che si riproporrà spesso in modalità online e campagna.

Più complesso il discorso per quanto riguarda la modalità obiettivo che ci porterà a sfruttare diversi luoghi della mappa per conseguire degli obiettivi precisi: catapultati in una sorta di gabbia, non dovremo far altro che portare a termine la nostra missione nel più breve tempo possibile affrontando drappelli di nemici che cercheranno di farci fuori. Si partirà dalla conquista di un terminale fino all’hacking di postazioni dati per finire con il recupero di una valigia da portare al sicuro (una sorta di ruba bandiera condita da proiettili e sangue). Ogni obiettivo prevederà lo shifting veloce da una classe all’altra per completare compiti specifici, operazione che ci costringerà ogni volta a cercare un avamposto conquistato e ad interagire con esso. Forse una delle innovazioni più belle ed intriganti dell’intero titolo, lo shifting si rivelerà piacevole e interessante in tutte le modalità permettendoci il cambio di classe “al volo” e aggiungendo profondità all’intero gameplay. Le sorti della battaglia, nonché il completamento degli obiettivi saranno sempre legate alla nostra capacità di scegliere la classe giusta al momento giusto.

Completare le sfide è, quindi, fondamentale per tutta una serie di buoni motivi: prima di tutto costituiscono una buona introduzione al titolo in generale e un ottimo allenamento per migliorare il feeling con controlli non proprio ortodossi (vedi lo sprint/parkour per esempio), poi sarà utilissimo per sbloccare i potenziamenti delle armi e relativi accessori che fanno da premio ai livelli più alti. Le due fazioni di Brink avranno a disposizione un intero arsenale che attraversa tutta lo spettro bellico, dai fucili d’assalto agli uzi passando per pistole e fucili da cecchino. Il tutto è stato rivisitato per rispondere alle esigenze estetiche del mondo di The Ark e adattarsi perfettamente al gameplay. Ogni arma avrà una versione Resistenza e una Sicurezza che varierà principalmente l’aspetto esteriore del “ferro”, mentre modifiche sostanziali saranno fatte con gli upgrade, tanti e tali da cambiare radicalmente il feeling con le armi, trasformandone efficacia e precisione.

!==PB==!
L’unione fa la forza

Inutile nascondersi dietro un dito, Brink ha un’anima totalmente votata al multiplayer. Giocarlo da soli smorza drasticamente il divertimento fino a sfiorare la soglia del minimo storico: ci perdoneranno la brutalità ma il singleplayer è un mero multiplayer con bot. Né più, né meno. La modalità campagna offline ha una sola e fondamentale utilità: quella di aiutarci ad accumulare XP e a potenziare il nostro character prima di buttarci nella mischia contro avversari umani. Brink è un titolo vasto, vastissimo nelle sue possibilità di personalizzazione e potenziamento, tanto da necessitare un primo approccio più calmo e ragionato per non ritrovarsi tra le mani un pezzo di carne pronto a farsi massacrare. Le quattro classi vanno esplorate e potenziate per essere davvero efficaci, non dimenticando di regalare qualche punto upgrade anche alle abilità generiche.

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I quattro compiti bellici che potremo assolvere sono medico, soldato, ingegnere e spia (vecchia reminiscenza di Team Fortress, al quale l’intero Brink paga un piccolo tributo). Se i primi tre fondamentalmente non hanno nulla o quasi di nuovo, salvo la possibilità di sfruttare capacità particolari quali il lancio di molotov, il posizionamento di torrette in stile Borderlands o la possibilità di curare i compagni, la classe che risulta più particolare è la spia, in grado di travestirsi da nemico e attraversare indisturbata le linee nemiche fino a scoprirsi solo un attimo prima di portare a termine l’obiettivo. Ogni sessione di gioco è in fondo strutturata secondo un sistema molto classico che permette l’accumulo di punti attraverso obiettivi principali e secondari, corredato da un timer per porre fine al match nel caso di stallo perpetuo. Premendo il d-pad verso l’alto si può selezionare un obiettivo che verrà visualizzato in-game e, in base a quello, scegliere la propria classe. Come già detto è possibile “saltare” agilmente da una classe all’altra per perseguire più obiettivi senza essere strettamente condizionati da scelte fatte all’inizio. Il gioco di squadra è fondamentale soprattutto grazie ad un respawn limitato: è abbastanza raro morire, mentre il più delle volte si rimane feriti nell’attesa che un medico tempestivamente risani il nostro eroe al tappeto. Abbattere e superare le difese nemiche con queste premesse e senza alcuna tattica diventa un gioco al massacro poco piacevole e poco fruttuoso (otto avversari vi sembreranno un numero enorme), mentre sarà necessaria una buona pianificazione per conseguire obiettivi multipli e distribuire le classi della squadra per avere sempre l’uomo giusto al posto giusto.

Su queste splendide premesse, però, non è stata costruita una struttura in grado di permettere pieno godimento del gameplay. La campagna giocata online non dispone di un sistema di lobby per invitare i propri amici, ma ci si dovrà accontentare di sostituzioni graduali. In pratica i bot verranno pian piano rimpiazzati da personaggi giocanti, confondendo le idee ai poveri malcapitati sulla mappa. L’ottimo level design dovrebbe favorire una certa vocazione alla strategia, ma molto spesso ci si trova a ingolfarsi in punti “caldi” proprio perché in fin dei conti a comandare sono i bot con le loro strambe soluzioni. Se a questo si aggiunge un netcode non certamente performante nonostante la patch day 0, è facile immaginarsi un’esperienza di gioco non proprio idilliaca. Bisogna incrociare le dita e sperare che Splash Damage torni sui suoi passi, rivedendo game design e programmazione.

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Save the Ark, escape The Ark

Valutare il fattore longevità di Brink non è affatto facile. La campagna è inconsistente se giocata in single ma praticamente eterna in multi grazie ad un sistema di crescita del personaggio accattivante e ben strutturato. C’è una grande quantità di armi da sbloccare, abilità e personalizzazioni che davvero non permettono mai al giocatore di perdere stimoli. Certo, non tutto è nuovissimo, ma del resto altri titoli più blasonati hanno basato la propria fortuna sulla stessa medesima operazione: poca creatività nella campagna e tanto, tanto online. Non possiamo esimerci, quindi, dal registrare una certa tendenza degli sparatutto moderni a lanciarsi sempre più verso la “guerriglia online” e, nonostante tutto, adeguarci, rivedendo, anche se solo in parte, il nostro metro di giudizio per non risultare anacronistici e soprattutto per non subire l’effetto di una certa sudditanza psicologica. Brink è un buon titolo che mostra il fianco ad alcune scelte e alla povera realizzazione di buone idee di partenza, non certo alla sua estrema – e quasi integralista – vocazione per il gioco online.
Qualora foste degli appassionati cultori del multiplayer online il titolo Splash Damage si rivelerà un ottimo divertissement con ottime prospettive di crescita. La scelta spetta a voi: salverete la città galleggiante o preferirete abbandonarla al suo destino?