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Recensione Recensione di Assassin’s Creed: Brotherhood

Recensione di Assassin's Creed: Brotherhood di Console Tribe

di: Mariano "TylerDurden" Adamo

Laddove altri seguono ciecamente la verità, tu ricorda, nulla è reale. Laddove altri sono limitati dalla morale e le leggi, tu ricorda, tutto è lecito.

Ho passato la mia infanzia tra scazzottate e idilli amorosi con belle ragazze. Ero felice. Ero una persona semplice. Un giorno la morte è entrata nella mia vita, stravolgendo ogni cosa che sapevo, o meglio, che credevo di sapere. Da quel giorno la morte mi è rimasta accanto, è diventata parte di me. Da quel giorno sono diventato un Assassino. Da quel giorno combatto nell’oscurità per portare la Luce.
Ed eccomi qui. Eccomi qui a ristabilire l’ordine delle cose. Eccomi qui per riportare in vita la Confraternita degli Assassini. Sono Ezio Auditore da Firenze e questa è la mia storia…

La Confraternita degli Assassini

La Storia. I libri ci hanno insegnato che a scriverla sono stati grandi uomini. Imperatori, scrittori famosi, inventori, alcuni di questi personaggi hanno contribuito a rendere il mondo così come lo conosciamo oggi. E se tutto ciò che abbiamo appreso dai libri di storia non fosse vero? Se dietro ogni grande avvenimento, dietro ogni grande guerra o scoperta, ci fossero state persone, altrettanto importanti, rimaste nell’ombra? Se il mondo che conosciamo è frutto di un’enorme finzione storica collettiva? I libri non sempre raccontano la verità e, del resto, non sempre la verità è unica. Quello che voglio dire oggi è che, certe volte, è troppo facile dare le cose per scontate, e Assassin’s Creed ne è la prova. La serie, tra analisi storica e finzione pura, ci fornisce un’interessante visione alternativa dei fatti riportati sui libri. Ci insegna che, nascosta agli occhi di tutti, c’è l’intera storia di assassini e templari che, in una millenaria battaglia, si contendono il destino del mondo. Brotherhood ci fornisce ulteriori dettagli su questa lotta senza esclusione di colpi.
In questo nuovo capitolo della saga ci ritroviamo di nuovo nei panni di Ezio Auditore. Il nostro eroe ritorna vittorioso a Monteriggioni. La folla lo acclama, la cittadina è ritornata ai fasti di un tempo ed Ezio, insieme alla gioia dei suoi familiari rimasti, è pronto a festeggiare i successi ottenuti. La vita di Ezio è tornata a essere più tranquilla, finalmente può dormire serenamente. La vita di un assassino, tuttavia, non conosce riposo: ben presto Ezio proverà sulla sua pelle il sapore della sconfitta, la perdita di tutto quello che aveva conquistato. Tutto quello per cui aveva combattuto, tutti i suoi sforzi, ancora una volta, andranno persi. Così come nel precedente capitolo avevamo visto Ezio subire gravi perdite, lo ritroviamo in Brotherhood ad affrontare lo stesso tipo di sofferenza. Il nostro eroe è segnato da mille battaglie e da altrettanti eventi dispiacevoli e, proprio per questo, è un uomo fortemente cambiato. Gli anni passati a lottare gli hanno donato una saggezza incredibile. Le giornate passate a bighellonare per i vicoli di Firenze sono solo un ricordo, per Ezio ora l’unica cosa importante è la vendetta. Un assassino di solito volge la sua lama contro i nemici completamente da solo, è un eroe solitario che fa dell’oscurità e della solitudine le sue soli compagne; Brotherhood, invece, ci insegna che la Confraternita degli Assassini è un’intricata macchina umana che lavora per il medesimo obiettivo. Ezio si circonderà di numerosi alleati e con essi rifonderà non solo il Credo ma darà via anche una serie di operazioni, economiche e non, sull’intera città di Roma. I metodi saranno diversi ma l’obiettivo è il medesimo: la vendetta. Questa si compirà inesorabilmente ai danni della famiglia Borgia che, come un cancro, sta infettando Roma e le sue istituzioni.

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L’intreccio narrativo messo a punto da Ubisoft è davvero entusiasmante: ogni sequenza ci accompagna lentamente nella vita di Ezio, lasciandoci spazio per gioire nei momenti più frivoli e di rattristirci nei momenti più ricchi di pathos. Vedremo proiettati su schermo numerosi personaggi che, in un modo o nell’altro, contribuiranno a formare l’intera trama del gioco. La storia di Ezio non è la sola che ci viene raccontata. Dall’altro lato dell’Animus seguiamo Desmond e soci, anch’essi braccati dai templari. I due assassini, anche se separati da cinquecento anni di storia, sono più vicini che mai. Le loro vicende s’intrecciano e le relative conseguenze ci mettono davanti a eventi totalmente inaspettati. La trama di Brotherhood è ricca, avvincente, complessa. Da sola riesce a catturare l’attenzione del giocatore che si ritroverà a terminare il titolo, sequenza dopo sequenza, unicamente per arrivare al catartico e inaspettato finale. Quando il titolo fu annunciato, critica e fan lo additarono subito come un semplice spin-off per racimolare soldi. Con la storia messa a punto dagli sviluppatori, Brotherhood è tutt’altro che un “maxi aggiornamento”, è una parte integrante dell’intera struttura narrativa. Brotherhood ci traghetta verso quelli che saranno gli eventi di Assassin’s Creed 3 e lo fa in maniera eccellente; chiunque se lo perda, difficilmente riuscirà a godersi il prossimo capitolo.
La Confraternita degli Assassini è più viva che mai e vivere questa storia è una soddisfazione che supera di gran lunga il semplice videogiocare.

Agiamo nel buio per servire la luce. Siamo assassini

Uccidere. Da anni i videogame ci hanno proposto tante di quelle varianti che ogni giocatore potrebbe passare delle ore a raccontarci i mille modi diversi in cui un uomo può perire. Ok, lo ammettiamo, descritti così i videogiocatori – e quindi anche noi – possono davvero sembrare dei pazzi mentalmente deviati. Non siamo qui per dibattere sulla psicologia umana ma semplicemente per analizzare il titolo che, forse più di tutti, fa degli omicidi la sua struttura principale. Vita e morte in Assassin’s Creed sono espressioni artistiche piuttosto che ludiche. Ogni morte è enfatizzata, preparata alla perfezione e servita all’utente. Ogni omicidio non è un semplice sparare a caso sullo schermo ma la conclusione di un percorso lungo e articolato. Descritta così la serie riuscirebbe a esaltare e al contempo ridefinire, più di qualunque altro titolo, il solito “eliminare gli avversari”. Esaltazione che è andata a migliorarsi di capitolo in capitolo e che, molto probabilmente, trova massima espressione proprio in Brotherhood. Il concept base del gioco è rimasto pressoché invariato; a cambiare non è stata tanto la sostanza quanto piuttosto tutti quegli elementi accessori che in passato, in qualche modo, limitavano l’esperienza giocata. Brotherhood, nonostante non sia un seguito vero e proprio, tenta comunque di rimodernare il gameplay e di portarlo verso nuove vette ludiche.
In passato fan e critica avevano puntato il dito contro il sistema di combattimenti, il cui problema principale risultava essere essenzialmente la facilità e il poco coinvolgimento da parte del giocatore. Brotherhood – ahinoi – soffre ancora degli stessi limiti: i combattimenti, pressoché invariati, non saranno mai una sfida per il giocatore che, contrattacco dopo contrattacco, vedrà cadere inesorabilmente i propri avversari. Paradossalmente i duelli con la spada sono diventati ancora più facili, infatti una volta eseguito un contrattacco si può inanellare una serie di colpi letali semplicemente mirando verso l’avversario più vicino, eliminandolo in un solo colpo. I combattimenti con questo sistema diventeranno sì più facili ma anche incredibilmente spettacolari. Il livello di difficoltà non è figlio solo delle incredibili abilità del nostro alter-ego ma, in larga misura, anche della pessima I.A. che, anche attaccando in massa, non è ancora in grado di impensierire minimamente il giocatore.
Ezio sembrerà danzare agitando la spada e ad ogni passo una vita sarà stroncata. Ogni suo movimento sarà letale e tra schizzi di sangue e grida di dolore sarà veramente difficile trovare un avversario che vi terrà testa. Non solo combo letali ma anche la possibilità di usare calci e armi secondarie tutto in real-time, rendono i combattimenti di Brotherhood tanto facili quanto belli da vedere.

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Quasi totalmente invariato è il sistema di scalata già visto e apprezzato nei precedenti capitoli: Ezio è dannatamente agile, ogni limite architettonico per il nostro italico eroe è semplicemente una strada alternativa da seguire. Gli edifici che si snodano in altezza sono quasi da considerarsi “diversamente orizzontali” e non rappresenteranno mai un vero ostacolo. Ci basterà approcciarci a uno di essi ed Ezio, quasi a compiere un moto rettilineo uniforme, lo scalerà senza problemi. Con questo non vogliamo dire che sarà tutto facile e scontato; le sequenze platform e di scalata sono notevolmente migliorate: ogni sezione, infatti, appare più ragionata e richiede al giocatore di analizzare bene il paesaggio circostante prima di trovare l’appiglio giusto.
Grazie a queste meccaniche, le missioni, principali e secondarie, risultano divertenti e ricche di sfaccettature. La prima e grossa novità del titolo si presenta proprio quando accettiamo una missione: qualunque sia il nostro incarico ci verrà posto una sorte di limite o, se preferite, una sorta di obiettivo secondario da eseguire. Portando a termine la missione, seguendo anche questo presupposto aggiuntivo, si avrà una sincronizzazione perfetta con la sequenza in questione. Questa semplice aggiunta, a conti fatti, cambia l’intera concezione di gioco. Per citare alcuni degli obiettivi secondari, ci ritroveremo a dover terminare la missione entro un limite di tempo oppure senza farci avvistare da qualunque avversario e, un buon numero di volte, anche senza subire nessun danno. Capirete da soli che questo sistema di sincronizzazione totale, oltre che rendere più ardua ogni missione, fa sì che il giocatore debba, il più delle volte, cambiare totalmente strategia di gioco. Tutto questo ha anche un riscontro diretto con la trama. La sincronizzazione totale non è altro che l’espressione delle reali azioni compiute da Ezio durante la sua vita e non nei ricordi cromosomici scaturiti dell’Animus. In pratica rivivendo l’esperienza ma comportandoci comunque come meglio crediamo, le azioni di gioco finirebbero in qualche modo per andare in contrasto con quanto fatto ipoteticamente da Ezio nel passato. Con questa introduzione il buon Desmond eseguirà le missioni e relativi ricordi proprio come Ezio fece a suo tempo. Risultato totale di questi fattori è che Brotherhood esprime, per la prima volta, la vera assenza di Assassin’s Creed. Nelle missioni stealth, complice la sincronizzazione, dovremo veramente ragionare da assassini. Cercheremo percorsi alternativi, ci apposteremo negli angoli aspettando che il nemico sia a tiro, utilizzeremo armi silenziose. Per la prima volta l’oscurità e l’anonimato ci saranno veramente d’aiuto. Uccidere non è mai stato così appagante e travolgente. Completare una missione stealth ci farà sentire veramente degli assassini millenari, ora sì che possiamo dire con soddisfazione Requiescat in Pace.

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Continuate a non chiamarle missioni secondarie

Assassin’s Creed II è stato rivoluzionario per la serie, oltre che per le migliorie apportate al gameplay anche per le bellissime missioni secondarie. Questi incarichi aggiuntivi, così ben realizzati e divertenti, sono riusciti a variare così tanto il gameplay, tanto da essere considerate alla pari di quelle principali. Brotherhood segue la stessa filosofia del predecessore e la esalta portando con sé ancora più missioni e incarichi secondari. Fanno un gradito ritorno le catacombe in cui recuperare le chiavi indispensabili per impossessarsi dell’armatura finale. Stavolta queste sequenze sotterranee si svolgeranno nei covi di una setta che venera Romolo quasi come un dio. Queste fasi sono tra quelle meglio riuscite di tutta l’avventura. Ogni sezione prevede meccaniche di gioco diverse: ci ritroveremo in cunicoli sotterranei simili a un labirinto, oppure dovremo inseguire uno dei discepoli della setta o, più semplicemente, dovremo superare una sequenza platform ottimamente realizzata. I sei covi vi faranno quasi dimenticare le missioni principali, proprio per l’estrema varietà e, soprattutto, per le splendide ambientazioni in cui si svolgono.
Brotherhood ovviamente non si limita a questo. Seguendo la filosofia della trama, che vede Ezio in procinto di consolidare i rapporti umani servendosi di validi alleati, è stata aggiunta la possibilità di reclutare, tramite una semplice quest, nuovi adepti per la Confraternita. Questi nuovi assassini potranno essere spediti in missione in varie città europee attraverso un semplice minigioco gestionale. Selezioneremo i contratti da un elenco prestabilito e, in base alla difficoltà, potremo affidare alla stessa missione un maggior numero di discepoli. I nostri adepti, di missione in missione, riceveranno punti esperienza migliorando di conseguenza anche le statistiche di attacco e difesa. Se questo non bastasse, potremo servirci dei nostri discepoli anche durante le normali fasi di gioco: immaginate di attirare un nemico nella nostra direzione e, quando meno se lo aspetta, richiamare un nostro gregario per colpirlo alle spalle. Questa meccanica può essere usata in qualsiasi tipo di missione e, così facendo, potremo provare ogni volta un approccio diverso per portarle a termine. Il lato negativo di questa possibilità è che, nel caso vi trovaste in difficoltà, potete usare gli assassini anche in missioni stealth, eliminando così le guardie che ci stavano rendendo la vita dura.

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L’esperienza offerta si amplifica in ogni sua componente. La città stessa è ricca di spunti interessanti. In ogni area ritroveremo negozi ed edifici da acquistare, non solo botteghe ma anche palazzi storici e persino una rete d’acquedotti che fungerà da trasporto per le varie zone della città. Tuttavia prima di iniziare i nostri scambi economici dovremo liberare la zona dall’influsso della famiglia Borgia: sparsi per la città, ci saranno degli avamposti nemici e per liberarli dovremo prima eliminare il capitano e poi incendiare la torre sita nella rispettiva area. E credeteci, non sempre è cosa semplice. I capitani saranno circondati da guardie e, il più delle volte, fuggiranno appena entreremo in zona, anche in queste fasi dovremo agire e pensare come un vero assassino. Queste le missioni secondarie più interessanti ma, ovviamente, le aggiunte non finiscono qui. Brotherhood è un prodotto così corposo che potremo citarvi tante altre missioni. Basti pensare alla possibilità di seguire gli spostamenti di alcune macchine belliche progettate da Leonardo e che, nel corso della quest, saremo anche in grado di utilizzare. Navi, mitragliatrici, carri e persino la vecchia macchina volante tornano a nuova vita in questo seguito, lasciandoci la possibilità di provare esperienze di gioco del tutto inedite. Da queste parole avrete capito che Brotherhood ha tante di quelle possibilità di divertimento che volendo citarle tutte finiremmo per tediarvi. Sappiate solo che, se finirete tutte le missioni principali, c’è ancora un mondo di offerte ludiche da provare. Ciò non toglie che la campagna principale duri quasi la metà del secondo capitolo. Per fortuna grazie all’online, la sincronizzazione totale e le molteplici sub-quest, le lancette virtuali schizzano ora dopo ora, regalandoci un titolo che richiederà molto tempo per essere finito al cento per cento.

Roma non è stata costruita in un giorno

Chiudete gli occhi. Lasciate che sia il sonoro a raccontarvi tutto. Ascoltate i discorsi dei passanti, il suono dei vostri passi tra le strade affollate. In lontananza un fabbro, intento a pubblicizzare la sua bottega, sbraita per illustrare la qualità delle sue spade. Le vostre orecchie vi stanno raccontando di una città ricca di vita, immensa, splendida. Ora aprite gli occhi e lasciate che siano le immagini a parlare. Nell’istante stesso in cui alziamo le palpebre, Roma, unica, grande, spettacolare, si compone davanti ai nostri occhi. Palazzi sfarzosi, edifici storici e sobborghi ricchi di vicoli rivivono magicamente sulla nostra console. In un solo istante compiamo un viaggio spazio-temporale che ci porta cinquecento anni indietro nel tempo. La capitale è al pieno del suo splendore. Il Colosseo, segnato da mille battaglie, riprende la sua forma di un tempo, lo smog e i segni delle intemperie ancora devono manifestarsi e così l’Anfiteatro Flavio appare davanti ai nostri occhi così imponente e maestoso che quasi ci toglie il fiato. La magnificenza di quest’opera architettonica si apprezza meglio scalandola completamente, regalandoci un colpo d’occhio incredibile. La serie Assassin’s CreedBrotherhood in particolare – cattura il giocatore proprio grazie alla cura dei dettagli storici e i magnifici paesaggi che essi regalano. Le vere potenzialità artistiche emergono nei punti più alti della città: scalare una torre, un grosso edificio o persino una chiesa, non è una semplice soddisfazione ludica ma un vero spettacolo per gli occhi, estasiandoci con gli evocativi paesaggi che la città ci regala. Ubisoft, ancora una volta, è riuscita a far rivivere una tra le città più ricche di storia al mondo. Il risultato è semplicemente stupefacente. Considerando la sola quantità, intesa proprio come chilometri di città esplorabili, il lavoro svolto è encomiabile, facendo di Brotherhood uno dei prodotti, sia artisticamente che tecnicamente, più ricchi sul mercato. La sola grandezza della città, ovviamente, non basta a rendere Brotherhood un titolo, per quanto riguarda grafica e tecnica, completo sotto ogni aspetto. Gli sviluppatori, consci di ciò, si sono adoperati per rendere il gioco quanto più gradevole e accattivante per il giocatore. La stessa maestria usata per la cura dell’ambientazione è stata rivolta anche ai personaggi. Ezio è più ricco di dettagli che mai: il suo costume, sfarzoso ed elegante, è una perla di rara fattura; la stoffa, le incisioni sull’armatura, le cuciture… praticamente ogni minimo particolare del vestito, ormai caratteristico della serie, è stato curato con meticolosità e precisione. I co-protagonisti, com’è lecito aspettarsi, godono di qualche dettaglio in meno, sia nell’abbigliamento che nella mimica facciale. Ciò non toglie che ogni abito è ottimamente realizzato, immergendo il giocatore più in un film storico che una produzione videoludica. E quando tutto questo si muove su schermo il risultato è ancora più entusiasmante. Ezio riesce a muoversi tra le ambientazioni con estrema naturalezza. Le animazioni sono ai massimi livelli possibili, ogni articolazione ha una sua fisica e, nel complesso, crea una fluidità di movimenti davvero irresistibili. Tutto questo è accompagnato da effetti particellari che rendono più viva e intensa ogni sequenza di gioco.

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Un semplice detto recita: “chi bello vuole apparire, deve soffrire”. Troviamo che questa perla di saggezza popolare sia perfetta per Brotherhood. A fronte di una città praticamente immensa e decine di personaggi su schermo, il motore grafico è costretto quasi ad una resa incondizionata. Girando per la città, soprattutto nei quartieri più popolosi, incapperemo in piccoli rallentamenti simili a brevi freeze che di certo non contribuiscono positivamente al risultato finale. Da segnalare anche l’assenza del v-sync e un filtro anti-aliasing degno di questo nome. Il risultato è la presenza marcata di tearing in molte sequenze e margini irregolari su molte superfici.
Probabilmente gli sviluppatori hanno cercato di spingersi al massimo e forse non si sono resi conti di aver superato il limite. Ma tralasciando questi difetti, Brotherhood offre al giocatore un’esperienza visiva davvero irresistibile.

Ora, invece, azzerate il volume. Provate a giocare senza alcun suono, senza godere della splendida colonna sonora. I nuovi arrangiamenti sono pregevoli e si sposano bene con l’intera produzione. Alcune musiche entrano prepotentemente nell’azione di gioco ma, purtroppo, altre appaiono poco incisive e poco sentite dal giocatore. Pregevole è come sempre il doppiaggio italiano che, quasi come qualsiasi altro titolo di questa generazione, non gode di una sincronizzazione labiale sempre perfetta. Sotto quest’aspetto sono stati fatti dei passi avanti ma la strada da percorrere è ancora lunga.

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Cacciatori e prede

Vogliamo essere sinceri, quando abbiamo saputo che Assassin’s Creed era pronto per affacciarsi al mondo del multiplayer online abbiamo storto un po’ il naso. Le meccaniche di gioco non si prestano facilmente a qualsiasi tipo di missioni competitive e, per certi versi, anche per la cooperazione, per integrarla al meglio, si sarebbe dovuto rinunciare ad alcuni aspetti fondamentali del gameplay. Con tutti questi dubbi ci siamo chiesti se effettivamente valesse la pena implementarla e, soprattutto, se questo comparto online non sia semplicemente un pretesto per aumentare il numero dei papabili acquirenti. Quali siano state le intenzioni degli sviluppatori è difficile stabilirlo ma, gioco alla mano, siamo riusciti a chiarire i dubbi sulla funzionalità e sulla effettiva validità dell’online.
Per iniziare dobbiamo fare un plauso agli sviluppatori per essere riusciti ad inserire il multiplayer in un contesto credibile e allo stesso tempo interessante. Di solito, testando l’online dei più svariati titoli, ci ritroviamo in match che non hanno nessuno scopo se non quello di farci eliminare i nostri avversari. Brotherhood, sotto questo aspetto, è sicuramente un titolo innovativo. Gli sviluppatori sono riusciti a contestualizzare l’intero multiplayer all’interno della trama del gioco. Il semplice canovaccio che precede gli scontri ci porta all’interno dell’Abstergo, per l’esattezza ci troviamo nella sala ricca di Animus visitata nelle prime fasi del secondo capitolo. In questa grossa struttura decine e decine di templari si collegano all’Animus per allenarsi a fronteggiare gli assassini con le loro stesse armi. Questa sorta di allenamento collettivo ci vede impegnati in prima persona; ecco che quindi prende vita il multiplayer di Brotherhood che, nonostante le premesse, appare già essere abbastanza curato e non una semplice aggiunta. Terminata l’introduzione filmata segue un utile tutorial che ci spiega i meccanismi base. Qualunque sia la modalità, personaggio o mappa, il gameplay dell’online si basa tutto su una meccanica piuttosto semplice: uccidere un determinato bersaglio. Per scovare e eliminare il nostro target avremo a disposizione una bussola che ci indicherà la direzione e, a seconda della grandezza del raggio della suddetta, anche la vicinanza del nostro obiettivo. Le fattezze fisiche sono invece riportate a destra ma, anche con questi aiuti, non sempre sarà facile scovarlo. Gli sviluppatori hanno ben pensato di popolare l’area con personaggi identici in modo da confonderci le idee. In questo senso la mole di “presunti nemici” su schermo e l’ottima modellazione delle mappe contribuisce non poco a rendere l’online ben strutturato. Qualora colpissimo il bersaglio sbagliato il nostro contratto da assassino terminerà e ci verrà assegnata una nuova preda. Attraverso questo concetto di base prende forma l’intero multiplayer del gioco. Abbiamo capito che il nostro compito è uccidere gli altri? Bene, i nostri avversari avranno lo stesso medesimo compito. Questa struttura fa sì che, proprio mentre siamo intenti a cacciare qualcuno, un altro giocatore sia contemporaneamente sulle nostre tracce. Eroi e vittime. Prede e cacciatori. Assassini e cadaveri. Il multiplayer di Brothehood ha una doppia anima che riesce a tenere sempre viva l’attenzione del giocatore. Ogni passante potrebbe essere un probabile nemico pronto a colpirci alle spalle e, più ci muoviamo, più saremo individuabili. Il tasso di sfida è altissimo e le insidie sono tante. Le difficoltà si fanno sentire e a vincere sarà quasi sempre il più astuto. Immaginate di mimetizzarvi tra la folla e attendere la vostra preda che, ignara di tutto, vi mostra le spalle in modo che la vostra lama possa attraversarla da parte a parte.

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La struttura di gioco è sicuramente esaltante ma temiamo che, ora dopo ora, si manifestino tutti i limiti che si porta dietro. Tanto per dirne uno, nello stesso momento in cui eliminiamo la nostra preda, se l’avversario che ci inseguiva è nelle vicinanze, non potremo fare nulla se non attendere che questo ci elimini durante la cut-scene. Discorso simile va fatto durante gli inseguimenti: correndo è facile intuire che si tratta di player umani e non di personaggi mossi dal computer. Altro difetto sta nelle modalità a squadre: il gioco ci impone di seguire la nostra preda indipendentemente dai nostri compagni e, qualora decidessimo di scovarla insieme, a essa apparirà ovvio che quei due personaggi identici sono probabilmente degli avversari. Per questo motivo la modalità più riuscita è Ricercato in cui singolarmente saremo sia preda che cacciatore contemporaneamente. Questi difetti, unitamante alla ripetitività di fondo, fanno del multiplayer un’esperienza sicuramente gradita e innovativa ma che di certo non giustifica l’acquisto del gioco. Nel complesso il single player è sicuramente la parte migliore. L’online è dedicato a chi vuole dilettarsi con modalità inedite e un sistema di scontri online mai visto ma, se siete dei giocatori che fanno del multiplayer una ragione di vita, forse è meglio rimanere su titoli sviluppati appositamente per questa modalità.
Di buona fattura il sistema di crescita dei personaggi che, livello dopo livello, sbloccano nuove abilità, modalità e personalizzazioni estetiche (anche se piuttosto povere e limitate ai soli colori). Purtroppo qualche abilità ottenuta ad alti livelli fa sì che i giocatori più esperti siano totalmente in vantaggio contro i neofiti. C’è da dire che ci sono anche abilità per le sconfitte ma che di certo non rendono l’intera esperienza equilibrata e immediatamente accessibile. Per quanto riguarda il netcode, nelle nostre sessioni di gioco, questo si è dimostrato stabile; unico difetto riscontrato è un matchmaking un po’ lento e certe volte poco onesto con i livelli in campo.

Unisciti alla confraternita

Ed eccoci giunti ai titoli di coda. Siamo ritornati a vestire i panni di Ezio Auditore. Questo viaggio spazio-temporale all’interno dell’Animus è stato sicuramente gradito. Roma è una città immensa, strapiena di missioni e cose da fare. In certi frangenti ci si può addirittura sentire smarriti davanti alle enormi possibilità ludiche che Brotherhood ha da offrire. Non solo le missioni principali ma anche quelle secondarie sono splendidamente realizzate e nemmeno per un istante di gioco si prova monotonia o frustrazione. L’avventura che abbiamo di fronte è fantastica e sarà quasi impossibile non farci catturare da Ezio e dal fascino della sua vita. Il gioco ci trasporta verso il finale con una facilità incredibile e si lascia apprezzare sia nella sceneggiatura che nel comparto tecnico, minato solo da qualche piccolo difetto. Per la prima volta è stato aggiunta una modalità multiplayer che, ha il merito di essere perfettamente inserita nella trama, gode sì di un concept davvero interessante ma che, purtroppo, dopo un po’ stanca.
Nel complesso Brotherhood è un titolo come pochi. Ti ammalia, ti cattura, ti invita ad unirti alla sua confraternita di assassini. Noi ne facciamo già parte, voi cosa aspettate?