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Recensione Plants vs Zombies: Garden Warfare

Avete presente quel gioco in cui delle fumettose piante improbabili, disposte in perfette file indiane, difendono la proprietà dalle invasioni di zombie ancora più improbabili? Ah no? Dove siete stati in questi ultimi cinque anni? Ok, stiamo parlando di Piante vs Zombie, un celeberrimo tower defence sviluppato da quei simpaticoni di PopCap Games e rilasciato per qualsiasi piattaforma videoludica, fatta eccezione per il Virtual Boy e poco altro. In accordo con EAMicrosoft ha pensato di bene di cavalcare il successo straordinario del brand assicurandosi l'esclusiva del nuovissimo Plants vs Zombies: Garden Warfare. Contenti?

di: Giovanni Manca

Avete presente quel gioco in cui delle fumettose piante improbabili, disposte in perfette file indiane, difendono la proprietà dalle invasioni di zombie ancora più improbabili? Ah no? Dove siete stati in questi ultimi cinque anni? Ok, stiamo parlando di Piante vs Zombie, un celeberrimo tower defence sviluppato da quei simpaticoni di PopCap Games e rilasciato per qualsiasi piattaforma videoludica, fatta eccezione per il Virtual Boy e poco altro. In accordo con EAMicrosoft ha pensato di bene di cavalcare il successo straordinario del brand assicurandosi l’esclusiva del nuovissimo Plants vs Zombies: Garden Warfare. Contenti? Andiamo a vedere cosa sta succedendo nei colorati giardini di PopCap.


Addio alle torri? No no…

Presentato a Los Angeles durante l’E3 2013, Garden Warfare sorprese un po’ tutti per via dell’abbandono del genere originario della serie, il tower defence, a favore di una tipologia di videogame sicuramente più canonica e collaudata per le console casalinghe, il third person shooter. Anzi, per l’esattezza, Garden Warfare è uno sparatutto in terza persona esclusivamente cooperativo e competitivo, solo online (senza abbonamento Gold e connessione non si gioca), dal momento che non esiste nessuna modalità single playerstrutturata come tale, o quasi. Tuffiamoci dunque in quelle che ci vengono proposte. Operazione Giardino è senza dubbio quella che ricorda più da vicino le decine di ore trascorse con il classico Plants vs Zombie: dopo aver scelto ed eventualmente personalizzato una delle piante disponibili, siamo chiamati alla difesa del nostro giardino dalle dieci orde di zombie, pronti a tutto pur di aver la meglio. E’ possibile scegliere la mappa, la difficoltà e se rendere la partita pubblica o privata, fino ad un massimo di quattro giocatori; è l’unica modalità di gioco che dà l’opportunità di giocare in single player, anche se l’esperienza non è certamente il massimo del divertimento. In difesa del giardino è possibile seminare delle piante ma solo in delle zone predefinite, rappresentate graficamente da dei vasi (beh, che altro?). Chi ha esperienza nelle varie modalità Orda sa bene come il divertimento sia assicurato ma, al contrario, come non sia una modalità pensata per il single player: è proprio per questo che è prevista una modalità multiplayer in locale, con split screen, per due giocatori

Eliminazione a Squadre non è altro che la classicissima modalità deathmatch, anche in questo caso è possibile scegliere il nostro alter-ego, pianta o zombie a seconda della squadra a cui si viene assegnati durante il macthmaking (anche prima del respawn, dopo l’uccisione), e vince la squadra che totalizza per prima 50 uccisioni. Si gioca in due squadre da massimo dodici giocatori per parte, così come Tombe e Giardini, la modalità di gioco più divertente ed interessante nonostante non brilli certo per l’originalità. Le piante sono chiamate a difendere sette basi dagli assalti degli zombie entro un determinato limite di tempo, indicato in alto sullo schermo; più di ogni altra, questa modalità evidenzia l’estrema diversificazione delle diverse classi e come sia davvero fondamentale una reale collaborazione tra i giocatori, in particolar modo se si utilizza la squadra delle piante. Ad un giocatore poco attento o che comunque decida di muoversi un po’ a caso per la mappa, le squadre potrebbero sembrare nettamente sbilanciate a favore degli zombie, dotati di abilità e volume di fuoco notevoli. Entra in gioco dunque l’importanza dei ruoli e la stretta cooperazione tra i player: stare vicini a chi ha capacità curative per non morire in un nanosecondo, rimanere a lunga distanza dal nemico e coprire le piante carnivore se si è precisi e letali dalla lunga distanza, per quanto riguarda le piante; difendere l’ingegnere per organizzare un attacco devastante, per quanto riguarda gli zombie. Che c’entra l’ingegnere? E’ l’unico zombie che può attivare il teletrasporto, solo in zone predefinite, un’abilità in grado di determinare la vittoria o la sconfitta: pensate a camionate di zombie che arrivano da tutte le parti, anche in zone sopraelevate, apparentemente inaccessibili. Come già detto, se la difesa non è ben organizzata, per le piante l’epilogo è già scritto, ma la stessa considerazione vale per chi attacca: nonostante delle abilità di attacco invidiabili, una squadra di zombie che si muove allo sbaraglio contro una difesa ben organizzata, ha poche speranze di successo. E’ evidente, in considerazione di questo, come il bilanciamento delle classi sia stato studiato e strutturato per la ricerca di un lavoro di squadra piuttosto che sulle abilità e capacità del singolo giocatore; è altrettanto evidente come nella partite pubbliche sia molto complicato trovare, in poco tempo, un’affinità tale in grado da garantire un equilibrio delle forze in campo. Dunque, se avete un approccio disincantato è molto meglio che capitiate con la squadra Zombie altrimenti le cose potrebbero essere parecchio complicate.

Ce l’ho, ce l’ho, non ce l’ho!!

A parte le modalità alternative classiche di Eliminazione a Squadre e Tombe e Giardini, in tutte le altre è possibile personalizzare le piante o gli zombie prima della battaglia: aspetto (capelli, accessori, modifiche organiche), abilità, movimenti e tatuaggi. Inizialmente le opzioni sono piuttosto limitate e incidono poco sull’esperienza di gioco ma l’esperienza accumulata durante le fasi di gioco ci permette di aumentare a dismisura queste scelte e non solo. L’esperienza si concretizza in crediti spendibili in un sistema di pacchetti di carte da gioco, un sistema collaudatissimo in giochi tipo PowerStar Golf (se si vuole rimanere in ambito Xbox One), NBA 2K e, soprattutto, nella modalità Ultimate Team di FIFA: gli stessi pacchetti sono suddivisi in relazione alla rarità ed importanza delle carte contenute, le quali possono riguardare gli aspetti personalizzabili dei protagonisti o i vari strumenti da utilizzare duranti le fasi di gioco, come ad esempio le piante da utilizzare come difesa. La nostra collezione di carte fa bella mostra di sé in un coloratissimo album, sfogliabile dall’apposito menu: se avete già iniziato a sudare freddo, vi diciamo subito che non sono previste, almeno per ora, delle micro-transazioni con denaro reale: Garden Warfare effettivamente sembra il gioco ideale per questo tipo di business ma le bustine di carte si possono acquistare solo ed esclusivamente con i crediti acquisiti nei match e PopCap Games e EA hanno già annunciato che le prossime espansioni saranno gratuite. Non sappiamo se questo atteggiamento muterà nel tempo ma, per ora, non possiamo che apprezzare questa scelta.

Piante contro Battlef…Frostbite in giardino

Il matrimonio tra PopCap e EA ha permesso alla software house di Seattle di lavorare sul Frostbite 3, già utilizzato per Battlefield 4 eNFS: Rivals e prossimamente all’opera sul nuovo capitolo di Dragon Age, Battlefront 3 e tutte le altre mega produzioni EA. Il risultato, dal punto di vista tecnico, è più che soddisfacente, quasi sorprendente: lo stile grafico non richiede ovviamente delle texture ultra-particolareggiate ma il dettaglio generale è molto elevato e l’azione su schermo si muove con framerate sempre costante, anche in fasi di gioco piuttosto caotiche. Il vero pregio del lavoro svolto però è stato quello di non aver snaturato lo stile dissacrante e cartoonesco della serie nel passaggio dal genere tower defense al TPS e, soprattutto, da una visuale bidimensionale ad una in terza persona che si sviluppa in ambienti di gioco piuttosto estesi. Colori sgargianti, animazioni buffe e riconoscibilissime, effetti speciali spettacolari (esplosioni, fumi, lampi) esaltati dalle capacità dell’engine, sono uno degli aspetti più riusciti dell’intera produzione, tanto che si è quasi più stimolati al gioco dalla curiosità di assistere a vari eventi più che dalla competizione in sé.

Preparate il diserbante

Sembra quasi strano dirlo ma Piante contro Zombie: Garden Warfare va a riempire un vuoto nel catalogo Xbox One, quello degli sparatutto in terza persona, seppur nel “formato” di un eccentrico cartoon. Il titolo PopCap è divertente e ottimamente realizzato ma non si può non sottolineare un certo sbilanciamento delle forze in campo e una povertà delle modalità di gioco, tra le quali manca ilsingle player offline: senza connessione e un abbonamento gold non è possibile fare alcun che. Dietro ad uno stile grafico che potrebbe scoraggiare parecchi giocatori, si nasconde un TPS che punta le sue carte migliori sulla ricerca di un articolato gioco di squadra in grado di dare molte soddisfazioni: venduto ad un prezzo “budget” di quaranta euro circa, merita sicuramente degna attenzione.