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Recensione Mirror’s Edge Catalyst

di: Federico Lelli

Faith è tornata a correre tra i tetti futuristici: dopo aver provato la beta ci siamo divertiti con la versione completa del gioco. DICE sarà stata all’altezza delle aspettative?

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La corsa è vita

Faith ha avuto un’infanzia travagliata: persi i genitori e la sorella si è trovata a dover imparare velocemente le regole della strada e le vie dei Runner, così ha imparato a rendersi utile per Noah che le ha dato una casa e uno scopo ed è diventata presto una delle migliori nel suo campo.

A Glass City, dominata dalla corporazione militarizzata Krugersec e dalle famiglie di casta alta, i Runner sono impiegati praticamente per ogni cosa grazie alla loro velocità e alla loro conoscenza dei percorsi cittadini, il fatto di essere fuori dai radar inoltre li rende ideali anche per quelle consegne che magari non devono avere troppi occhi addosso.

In una di queste missioni Faith si trova invischiata in una storia decisamente più grande di lei che, però, potrebbe riguardarla estremamente da vicino: è ora di tirare i fili che controllano la città e vedere chi è il burattinaio a comandarli e che cosa vuole.

Se la trama non è necessariamente collegata al capitolo precedente uscito nella scorsa generazione, DICE ne parla infatti come di un prequel/reboot, dal punto di vista del gameplay Mirror’s Edge Catalyst si collega direttamente al primo episodio per il gameplay quasi identico. Il controllo della protagonista ritorna infatti invariato con i movimenti e la visuale sugli stick analogici e i movimenti del parkour riservati ai tasti dorsali, i bottoni frontali si occupano invece degli attacchi.

Anche il feeling di gioco è praticamente lo stesso del precedente: Mirror’s Edge Catalyst è infatti un gioco in prima persona dove il focus è tutto riservato al movimento, alla velocità e agli spostamenti della protagonista: immedesimarsi nella prima persona di Faith, saltare le ringhiere, passare sotto i tubi, camminare sui muri, il tutto in maniera fluida e immediata, come il migliore dei traceur, è sempre piacevole e rimane l’ossatura del gioco. Al movimento si aggiunge la corda MAG, un rampino usato per unire tra loro zone più lontane o per dondolarsi quando ci sono appigli.

L’ambiente di gioco, la Città di Vetro, è quasi tutto liberamente esplorabile fin dall’inizio, lasciandoci in un mondo free roaming dove saremo noi a dettare il ritmo di gioco. Una volta sbloccata la mappa infatti cominceremo a vedere le prime missioni secondarie e una lunga serie di corse generate dalla community, tutte a nostra disposizione. Ovviamente ci sarà la possibilità di sbloccare nuove aree, tutte distinte tra loro per colorazioni particolari o per estetica differente. Per non disorientarci troppo però il titolo offre sempre una linea ideale, chiamata la “visione del Runner”, che in maniera predefinita ci porterà alla prossima missione della storia oppure all’obiettivo che stiamo cercando di raggiungere nella missione attuale.

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Gioie e dolori di un Runner

La storyline cerca di introdurre tutte le attività opzionali che, vista la particolarità del sistema di gioco non si può certo dire che brillino di originalità o di varietà (come anche le missioni principali) ma sicuramente c’è un bel numero di possibilità: infiltrazioni, consegne rapide, scontri con i nemici, considerando che stiamo parlando di un gioco di corse a piedi aiutano comunque a cambiare un po’ le carte in tavola.

Parliamoci chiaro, visto che si tratta fondamentalmente di un racing travestito da gioco di parkour, passeremo il 90% del tempo ad andare da punto A a punto B e, in molti casi, soprattutto nei punti di raccordo tra le varie città, ci troveremo a passare sempre dagli stessi percorsi obbligati. A questo proposito può essere utile conquistare il prima possibile i Nodi di Rete, degli avamposti presidiati dai nemici che, una volta distrutti, ci permetteranno lo spostamento veloce in alcuni checkpoint predefiniti.

Un sistema di upgrade a punti ci blocca alcune abilità e mosse particolari che vanno comprate: alcuni movimenti o equipaggiamenti saranno necessari in futuro per attraversare zone impossibili da raggiungere, anche se non c’è mai un vero e proprio effetto metroidvania: molto spesso una zona preclusa rimane tale anche a nostra insaputa fino a che non passiamo davanti con l’upgrade richiesto, in quel caso spesso sarà un tasto a schermo a dirci di sbloccarla.

Nonostante le possibilità offerte dal viaggio veloce Mirror’s Edge Catalyst soffre principalmente di alcuni problemi: il primo è una certa ripetitività di fondo, anche se sicuramente i più appassionati sapranno divertirsi con campagna, obiettivi secondari e le corse create dagli utenti, uno stratagemma molto interessante per farci correre contro altri fantasmi su percorsi generati da loro.
Il secondo è il combattimento che, tolta le possibilità di usare le armi, diventa un semplice strumento di autodifesa e attacco melée neanche troppo profondo e anzi, quasi noioso, per fortuna nella maggior parte dei casi i nemici possono essere anche evitati con la corsa.

Nonostante il motore Frostbyte tanto decantato da EA Mirror’s Edge Catalyst scende a parecchi compromessi sul lato visivo per premiare la fluidità: il mondo creato da DICE infatti gira abbastanza stabilmente a 60fps in un free roaming che però è pieno di percorsi obbligati e di finte scelte che aiutano il caricamento delle nuove aree; Glass City, anche se ben creata e con un design sempre molto ispirato, sembra che usi gli ambienti minimali e la povertà di elementi a schermo proprio per evitare di stressare ulteriormente la macchina; inoltre piccoli artefatti, popup di elementi e microscatti non sono rari; niente di grave o che possa inficiare l’esperienza di gioco ma abbiamo visto sicuramente di meglio girare su queste macchine.
Degno di nota inoltre il fatto che molti si siano lamentati della visuale, che causerebbe nausee e mal di testa molto più degli FPS normali.

Correre verso il tramonto

Al netto di una trama abbastanza piatta, piena di cliché e senza particolari svolte narrative la modalità principale può intrattenervi per una buona decina di ore e più, senza contare le missioni secondarie e i contenuti generati, potenzialmente infiniti. Chi era interessato a questo titolo probabilmente lo ha già recuperato per il suo gameplay fluido e coinvolgente, tutti gli altri probabilmente possono anche aspettare qualche offerta.