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Recensione Metal Gear Solid Delta: Snake Eater

di: Donato Marchisiello

A partire da Metal Gear Solid, la serie creata da Kojima è passata dall’esser un “semplice” shooter a scorrimento di buona qualità, ad opera immortale ed avveniristica in quasi ogni suo aspetto, ancora oggi. Metal Gear Solid Delta: Snake Eater, è il remake del capitolo originariamente rilasciato nel 2004. Nonostante sia il terzo capitolo della saga iniziata con Metal Gear Solid, a livello più squisitamente narrativo è effettivamente l’incipit delle peripezie del nostro buon John (il vero nome di Snake). Un gioco immortale e secondo probabilmente solo al primo, insuperabile capitolo. Dunque, per una volta, un remake “sentito” ma… avrà reso giustizia alla magia del chapter originale? Bando alle ciance, ecco a voi la review di Metal Gear Solid Delta: Snake Eater per Series X.

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Metal Gear Solid Delta: Snake Eater è un gioco d’azione, fondamentalmente incentrato sull’infiltrazione e sullo “sporco” lavoro da spie. Agire nell’ombra, muoversi non visti ed attaccare i nemici alle spalle sarà sostanzialmente il nostro pane quotidiano. Naturalmente, essendo un prodotto concepito dalla mente geniale di Kojima, l’esperienza sarà vicinissima all’essere un film con intense sezioni interattive e filmati tendenzialmente lunghi. Dunque, il ritmo di gioco sarà spezzettato e piuttosto discontinuo, imponendo una visione ludica che, per certi versi, è distantissima dallo standard moderno ma che, al contempo, risulta esser sui generisi e “speciale”.

Per quanto concerne l’aspetto narrativo, il gioco è ambientato negli anni ’60. Vestiremo i panni di un agente segreto della FOX, nome in codice Naked Snake, che si avventurerà nell’Unione Sovietica per salvare un geniale scienziato militare. Di lì, si dipaneranno una serie di eventi via via più incredibili, basati sulla guerra fredda e i rapporti tesi tra USA e URSS dell’epoca, partendo dalla famosa crisi missilistica di Cuba. Narrativamente parlando, Snake Eater è probabilmente il capitolo migliore della trama, offrendo anche un protagonista un po’ “impacciato” rispetto al cold killer degli altri capitoli, oltre che un cast notevole di antagonisti e co-protagonisti, questi ultimi in gran parte interagibili anche grazie alla leggendaria radio di cui sarà dotato il nostro protagonista, utilizzabile in ogni momento e che quasi sempre ci consentirà di parlare con i nostri supporter.

Come già anticipato, sebbene Konami consideri Delta un remake a tutti gli effetti, in realtà per alcuni aspetti non lo è affatto. Il gioco è stato ricostruito con Unreal Engine 5, portando la grafica agli standard moderni, ma alcune caratteristiche sono rimaste identiche al gioco originale, come il level design o la latenza dei comandi. Il che è un bene o un male, a seconda delle preferenze. Il lato positivo è che chi non voleva che il gioco venisse “edulcorato” troppo, sacrificandolo all’altare del “progresso”, potrà divertirsi e al contempo “affogare” nella nostalgia, ma il lato negativo è che sotto diversi aspetti, il gioco risulta datato anche rispetto, ad esempio, a Metal Gear Solid V, uscito “soli” dieci anni fa.

Il gameplay ha visto in Delta alcune novità di spessore. Vien data la possibilità di giocare con la visuale classica o con una moderna in terza persona. In modo particolare, quest’ultima sposta la visuale dietro le spalle, come ci si potrebbe aspettare da un moderno gioco in terza persona. In generale la visuale funziona quasi sempre, tolte alcune volte in cui l’inquadratura si scontra con i “muri invisibili” di cui è colmo il gioco, risultando a tratti ingovernabile. La nuova visuale, in aggiunta, rende per certi versi il gioco più facile, poiché ci consentirà di vedere i nemici più facilmente per sparargli o aggirarli furtivamente.

Ovviamente si avrà la possibilità di tornare alla vecchia visuale “dinamica”, che offrirà inquadrature più filmesche e spettacolari. Il gioco non è strettamente a mondo aperto, ma ci sposteremo da un’area all’altra continuamente, con dei (brevissimi) caricamenti d’intermezzo. Le aree saranno sostanzialmente delle arene di grandezza medio/grande, cosparse di nascondigli, cespugli, casse e tutta una serie di oggetti che il nostro impavido eroe potrà sfruttare per “scomparire” agli occhi dei nemici. In generale, Snake Eater funziona ancora alla grande seppur il peso degli anni si senta e, per certi versi, risulti evidente la sua basicità a livello di design, soprattutto se confrontato con stealth game moderni (come lo stesso Metal Gear V).

Nonostante per la gran parte del tempo salteremo di cespuglio in cespuglio cercando di passare inosservati ed utilizzando tutta una serie di oggetti per distrarre o nascondeci, tra pillole che simulano la morte ed i leggendari cartoni da “vestire”, lungo il cammino Snake sarà anche coinvolto in molti combattimenti, sia con soldati “semplici” che contro boss, memorabili com’è tradizione della saga. Ad esempio, affronteremo un duello tra pistoleri contro il (non ancora pienamente revolver) Ocelot, un duello tra cecchini contro The End dell’unità Cobra ecc. Ogni scontro avrà una meccanica particolare ed originale, rendendo il capitolo in questione uno dei più seminali della storia per inventiva.

Il combattimento generico, invece, risulterà più standard ma comunque solido grazie alle diverse possibilità offerte: potremo atteggiarci a novelli Rambo, anche grazie ad una buona varietà di armi disponibili, oppure comportarci da spie professioniste. Potremo avvicinarci furtivamente ai nemici, afferrarli e interrogarli per ottenere informazioni. È una tecnica molto utile, che ci darà informazioni di diversa natura, da un’area segreta ad un codice radio che disattiva l’allarme. Poi, ovviamente, potremo stordirli oppure terminarli con un coltello. E, naturalmente, Snake dovrà nutrirsi e curare le proprie ferite: dunque, saremo chiamati a cacciare animali, suturare ferite o iniettarci un antidoto per fermare il propagarsi di un veleno. In generale, sia che si scelga la via del “silenzio” o quella del “rumore”, Snake Eater dirà la sua. Probabilmente, scegliendo la via più squisitamente action, saliranno a galla un po’ di rughe tecniche, fra cui una certa latenza dei comandi (in verità, anche segno distintivo delle produzioni Kojima).

Snake avrà anche nuove abilità che prima non aveva, come la possibilità di camminare accovacciato, una novità non da poco. Un’altra importante caratteristica rispetto al capitolo originale, è l’abilità “automatica” di Snake di aderire alle superfici, senza toccar tasti. Se la feature è sicuramente valente e moderna, in realtà essa soffre di una applicazione non sempre “pulita” al 100%: alle volte, ad esempio, dovremo “scontrarci” con la superficie più volte prima di vedere il nostro eroe appiattirsi su di essa. Altre volte, invece, l’automatismo risulterà un po’ un ostacolo, specialmente in situazioni dinamiche (come ad esempio nel combattimento con il boss The Fear, in mezzo ad alti alberi tutti usabili come copertura).

Una volta completata la campagna, oltre al canonico “Game plus”, si sbloccheranno alcune modalità e caratteristiche secondarie piuttosto divertenti e che allungheranno la longevità. In aggiunta, è previsto anche l’arrivo del multiplayer competitivo entro la fine dell’anno, il che rende Delta più di un semplice remake “morto”.

Sicuramente, il segmento in cui Delta risplende di più è quello squisitamente tecnico. L’aspetto estetico è sicuramente di altissimo livello e il lavoro profuso per ammodernarlo è sicuramente da tripla A. Praticamente ogni aspetto è stato elevato agli standard dei moderni big budget game: gli ambienti sono rigogliosi e sufficientemente caratterizzati, i modelli poligonali, per quanto non tantissimi numericamente, sono tutti ben realizzati. Una menzione a parte per boss e personaggi principali del gioco, davvero ben realizzati e dalle animazioni facciali davvero verosimili. Nulla da eccepire sul sonoro, già all’epoca degno di una produzione hollywoodiana e, oggi, al pari delle aspettative. Unico neo dell’esperienza, la fluidità su Series X: spesso ballerina ed instabile, soprattutto in zone particolarmente rigogliose (come ad esempio nello stage della boss fight contro The Fear).

Metal Gear Solid Delta: Snake Eater è un remake di alto livello, che riesce ad esser sia rispettoso del passato e sia a modificarne il volto in modo sufficientemente visibile. Il gioco è un capitolo leggendario di una saga immortale, quindi il suo valore ludico è indubbio. Konami ha inserito diverse novità, sia a livello di gameplay che di contenuti, seppur il gioco mostri ancora, in certi aspetti, la sua età. Tranne qualche piccola grana tecnica (fra cui una fluidità non sempre ineccepibile), l’operazione nostalgia si può tranquillamente definire più che riuscita.