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Recensione Lollipop Chainsaw: come distruggere gli zombie in allegria!

Perdonami Juliet, ma questa relazione non può proseguire oltre. Innamorarsi di te è stato facile; come poteva essere altrimenti con quel corpo da urlo, quello stile così sopra le righe e un retaggio importante come quello di Suda 51? Eppure qualcosa non ha funzionato come avrebbe dovuto. Saranno state le aspettative, sarà che non si vive di sola apparenza e che nella vita ci vuole anche sostanza. Oppure non sei neanche tu il problema...ma sono semplicemente io.

di: Nicola "Wanicola" Caso

Perdonami Juliet, ma questa relazione non può proseguire oltre. Innamorarsi di te è stato facile; come poteva essere altrimenti con quel corpo da urlo, quello stile così sopra le righe e un retaggio importante come quello di Suda 51? Eppure qualcosa non ha funzionato come avrebbe dovuto. Saranno state le aspettative, sarà che non si vive di sola apparenza e che nella vita ci vuole anche sostanza. Oppure non sei neanche tu il problema…ma sono semplicemente io.

Tromeo & Juliet

Non so se vi è mai capitato di riuscire a far colpo sulla ragazza più carina della scuola per poi scoprire che oltre a tutto quel ben di Dio da guardare, sotto c’era ben poco. “Mi accontento anche solo di guardare” diranno alcuni e “a ben vedere!” diranno altri. Non tutti i giochi nascono perfetti, con gameplay stratosferici, calibrati al millimetro e universalmente acclamati come capolavori. Ce lo ha insegnato bene Goichi Suda con le sue hit (chi più, chi meno) Killer7No More Heroes ed il recente Shadows of the Damned. Sicuramente giochi non perfetti, ma comunque in grado di contare su quel qualcosa in più, difficilmente esprimibile a parole (“o lo si ama o lo si odia” diranno i più), che ha permesso loro di far breccia nei cuori di una nutrita schiera di appassionati. Ebbene Lollipop Chainsaw non rientra, purtroppo, in questa categoria. C’è da dire che ce la mette proprio tutta per cercare di distinguersi dalla massa eppure, non ce ne voglia nessuno, non ci riesce.
Non basta solo una storia folle e allucinata come quella messa in scena (e scritta a due mani con lo sceneggiatore Hollywoodiano James Gunn) per svettare, serve anche sostanza.
Cheerleader, motoseghe, zombie, emo repressi e tantissima ironia spicciola sono sempre ben accetti, ma non abbastanza per garantire un sano divertimento a lungo termine. Insomma, se fosse stato un film di un’ora e mezza nessuno se ne sarebbe lamentato e anzi, probabilmente, avremmo gridato al capolavoro…ma questo è un gioco.

Un bel libro, scritto male.

Quindi cosa abbiamo tra le mani? Un Beat-em-Up a scorrimento che fa molto vecchia scuola (a la Streets of Rage, per intenderci) che fallisce quasi completamente nel fornire una qualsivoglia sfida degna di tale nome, corredato un sistema di controllo inadeguato. Legnoso per essere cattivi, ingessato per rendere la pillola più digeribile. Un peccato, perchè a giudicare dai primi momenti di gioco le carte in gioco sembrano esserci, così come l’adrenalina. Ma se l’unico stimolo a proseguire è solo il macello indiscriminato, sempre uguale e fine a se stesso, in fondo non siamo poi tanto lontani da un Dinasty Warriors a caso. Una critica che per alcuni potrà non essere tale, sopratutto in vista della caccia al miglior punteggio sulle leaderboard mondiali (come si faceva nei vecchi cabinati d’altronde), ma che purtroppo affossa ulteriormente un gioco afflitto da una disposizione dei comandi che definire “sui generis” sarebbe riduttivo. A tutti piace fare gli originali, ma assegnare i due tasti d’attacco principali, alto e basso, rispettivamente al tasto Y e A è una scleta oltremodo bizzarra e scomoda. Per non parlare poi dell’inutilità dell’attacco stordente (X) utile per una decapitazione istantanea solo dopo aver inveito pesantemente su un singolo elemento. Opzione totalmente sconsigliata sia per l’elevato numero di zombie a schermo sia per l’infallibilità del semplice button mashing con la sola motosega. Aggiungete pure una schivata poco dinamica e precisa ed avrete un quadro completo di un battle system che per prima cosa non è divertente, ma che poi non prova neppure ad evolversi. Una vera e propria occasione mancata, lo ripetiamo; lo script è geniale e fuori di testa, i dialoghi sono deliranti e sboccati al punto giusto (merito anche della testa di Nick, il fidanzato di Juliet). La follia generale dilaga come testimoniano i bellissimi (solo da guardare e ascoltare) boss di fine livello. Peccato solo sia a conti fatti un videogioco sviluppato male.
Neanche il sistema di combo risulta meritevole, risultando invero molto confuso e superficiale (gli unici punti extra saranno garantiti dalle decapitazioni simultanee) e poco altro. Passabile soltanto quando lo scopo è arrivare ai titoli di coda in sole 5 ore, ma totalmente irritante quando si tratta di dar la caccia agli High Score.

Style over the pop

In cuor proprio poi ognuno potrebbe anche cercare di farsi piacere tutto ciò. Basta chiudere un occhio qui, focalizzarsi sullo stile li e volendo aggiungere un pizzico di fattore nostalgia. L’Unreal Engine fa come sempre il suo sporco lavoro, senza mai strafare; persino la colonna sonora risulta molto “fracassona”, con pezzi di artisti famosi (Dead or Alive, Children of Bodom, DragonForce, Arch Enemy, Toni Basil e tanti altri). Un gioco che non vale i soldi spesi, un gioco che si specchia su se stesso e che rimane vittima di uno status che l’autore si è creato e che non vuole assolutamente abbandonare. “E’ un gioco di Suda51, o lo si ama o lo si odia”, verrebbe da dire, ma la verità è ben altra.