Recensione Hardcore platform d’annata su XBLA
Un’idea dei primissimi anni ottanta che non sembra avvertire lo scarto generazionale con la nuova "era" videoludica. Riesce ancora a divertire e ad impegnare - non poco - chiunque tenga in mano un joypad, giovane, o meno giovane, che sia.
di: Giovanni "Abari" PinizzottoUn cult a 16 bit, a distanza di quasi trent’anni, è pronto a calcare nuovamente le scene videoludiche dei nostri giorni.
Il Tempio maledetto…
Un buffo esploratore dalle sembianze solo lontanamente assimilabili a quelle del vecchio Indiana Jones, armato di frusta, con un cappellaccio in testa e un grosso naso rosso a ravvivargli il volto, varca le soglie di un tempio antico e misterioso. Inizia così la sua avventura, alla ricerca di un tesoro arcano e alla scoperta di luoghi nascosti. Attraverso dedalici e intricati percorsi, lungo miniere dismesse e buie zone del sottosuolo, il nostro piccolo avventuriero combatterà i suoi nemici, accumulerà ricchezze e libererà fanciulle indifese, fino ad arrivare alla sua tanto agognata meta.
La frusta come arma, il coraggio come guida
Avviata l’avventura e scelto il personaggio tra quelli proposti, alcuni dei quali sbloccabili, si verrà da subito immersi nel vivo del gioco, pronti a misurarsi con quello che rappresenta il principale punto di forza del titolo, sarebbe a dire l’accorgersi di non essere di fronte ad un giochino semplice da affrontare.
Il tutorial iniziale rende bene l’idea e si fa presto a capire che l’esperienza, nel gioco come nella vita, va fatta strada facendo. Pian piano, sul diario del nostro esploratore, verranno annotati i reali pericoli e come affrontarli, oltre alle varie scoperte compiute. I comandi rispondono bene, lasciando solo raramente impotenti e delusi per la loro mancata prontezza di risposta.
Lo scopo del gioco è semplice, riducendosi a dover trovare, raccogliere e accumulare, sia oro che pietre preziose, alla scoperta del passaggio utile per proseguire lungo la via costellata da insidie e piena di belle fanciulle da trarre in salvo.Inizialmente l’inventario messo a disposizione sarà alquanto scarno e si potrà fare affidamento solo su di una fedele frusta come arma, una manciata di bombe, qualche cima per le arrampicate più ostiche verso le piattaforme apparentemente inarrivabili, e quattro cuori a segnalare l’energia vitale a disposizione. Piranha, ragni, massi rotolanti, pipistrelli, buche profondissime e chi più’ ne ha più’ ne metta, compongono un catalogo di nemici e insidie da affrontare davvero vasto e variegato. Il comparto delle attrezzature andrà senza dubbio rinfoltito, affidandosi ad alcuni strani bazar disseminati lungo il percorso e usufruendo delle divertentissime, e quanto mai singolari, “ruote della fortuna”.
Le giovani fanciulle, di cui si diceva poco prima, oltre a restituire un punto salute come ringraziamento per la loro liberazione, potranno essere trasportate in giro per lo scenario, sacrificate sugli altari della dea Kali’ in cambio di oggetti e, perfino, usate per far scattare le trappole mortali. Abbiamo molto apprezzato la scelta di poter scegliere, come impostazione, se liberare delle povere donzelle impaurite o sostituirle con la controparte maschile, piuttosto che con indifesi cuccioli di cane. All’occorrenza, ai più indecisi, sarà concessa una modalità casuale, che ad ogni livello cambierà le carte in tavola.
Il tempo gioca un ruolo fondamentale e prendersela troppo comoda, nei vari schemi di Spelunky, non è affatto consigliabile, dato che la difficoltà della sfida andrà ad aumentare. Come? lo lasceremo scoprire a voi…
Infine, il giocatore farebbe meglio ad abituarsi all’idea che tra miniere e sotterranei, morire sarà un po’ come rinascere. Infatti, ogni volta che il coraggioso esploratore passerà a miglior vita, tutti i progressi di gioco e gli oggetti accumulati durante il livello andranno persi, così come azzerate saranno le trappole, ridistribuite al riavvio per non destare monotonia e frustrazione in chi dovrà affrontarle nuovamente. Di volta in volta, quindi, sarà come cimentarsi con una sfida tutta nuova, senza correre il rischio di annoiarsi.
Radio Hit a 8 bit e grafica bidimensionale
Tanti colori a riempire i vari schemi di gioco, grafica curata, semplice ed essenziale, ma accattivante. La scelta della continuità con i vecchi schemi bidimensionali a 16 bit ha conferito maggior fascino alle ambientazioni, così come ai personaggi e agli scenari, tanto da sfociare in un risultato davvero apprezzabile. I nostralgici del retrogaming apprezzeranno non poco, i più giovani, invece, potrebbero rimanere un pochino delusi.
Anche il comparto audio “strizza l’occhio” ai bei tempi che furono, e lo fa con campionature a 8 bit e con musichette ridonanti che hanno il pregio, complice anche il fatto che il giocatore è completamente assorbito dall’azione, di non annoiare particolarmente con il loro martellare ripetitivo, rimanendo vivide nel ricordo di chi le ascolta.
Esplorare in compagnia…meglio soli
L’esperienza in single player rappresenta il principale punto di forza. Il grado di divertimento che riesce a garantire non si ripete nella modalità deathmatch, pensata per il multiplayer, solo in locale e fino a quattro giocatori al massimo. Lo schermo si riempie, i personaggi iniziano ad invadere ogni singolo spazio creando una costante confusione, indipendentemente dalla scelta dell’arena di gioco. Fa comunque piacere sapere, sebbene tale modalità risulti meno appetibile dell’esperienza in singolo, che è possibile selezionare il campo di gioco tra ben quarantotto scelte messe a disposizione dagli sviluppatori.
Ancora una, poi basta…
Sembrerà quasi banale, ma riuscire a dire basta e chiudere una sessione di gioco con Spelunky non è impresa semplice. Morire, riprovare, poi ancora morire… sono tutti passaggi a cui il giocatore dovrà abituarsi alla svelta. Normalmente, a queste condizioni, la frustrazione sale alle stelle, ma in questo particolare caso, difficilmente ci si sentirà impotenti e invogliati a “staccare la spina”. Dopo ogni fallimento, la gestione random di ostacoli e insidie porterà il giocatore a misurarsi nuovamente con la difficoltà del segmento di gioco che si sta affrontando, valutando una nuova strategia per risultare vincente di fronte a nuove sfide sempre diverse.
Difficile davvero annoiarsi, piuttosto ci si troverà a voler andare avanti il più possibile, superando se stessi alla ricerca di nuovi stimoli per poter aumentare lo score o per essere più veloci a raggiungere l’obiettivo finale.
Non sarà semplice e immediato arrivare ai titoli di coda, ma la voglia di giungere fino in fondo sarà tale e tanta, che difficilmente qualcuno mollerà prima di esserci riuscito, contando anche di ricominciare, quanto prima, tutto dall’inizio.