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Recensione Guerre nei mari con Battleship

Ormai è assodato: gli alieni odiano la Terra.
Forse perché tutti loro vengono da pianeti aridi, privi di vita e invivibili, sull’orlo del collasso e, per dirla tutta, poco estetici. O forse perché gli stiamo antipatici noi poveri terrestri, che non esitiamo a dichiarare guerra ad intere razza non appena vediamo uno di loro poggiare la sua sporca zampa sul nostro mondo.
Ma in Battleship, versione ludica del film uscito il mese scorso nei cinema, l’invasione aliena non avviene via terra, ma via mare. E, nemmeno a dirlo, i nostri valenti soldati decidono di intervenire sia con forze appiedate che con immense navi da battaglia!
Il risultato? Scopriamolo assieme...

di: Giorgio "Nadim" Catania

Ormai è assodato: gli alieni odiano la Terra.
Forse perché tutti loro vengono da pianeti aridi, privi di vita e invivibili, sull’orlo del collasso e, per dirla tutta, poco estetici. O forse perché gli stiamo antipatici noi poveri terrestri, che non esitiamo a dichiarare guerra ad intere razza non appena vediamo uno di loro poggiare la sua sporca zampa sul nostro mondo.
Ma in Battleship, versione ludica del film uscito il mese scorso nei cinema, l’invasione aliena non avviene via terra, ma via mare. E, nemmeno a dirlo, i nostri valenti soldati decidono di intervenire sia con forze appiedate che con immense navi da battaglia!
Il risultato? Scopriamolo assieme…

Quando il dovere chiama…

Questo titolo segue a grandi linee la trama del film, concedendosi la libertà di apportare giusto alcune piccole modifiche. Così, una volta arrivati gli alieni sul nostro pianeta, scoppia subito una battaglia tra loro e le forze marine degli Stati Uniti d’America.
Il protagonista del gioco, uno sparatutto in prima persona con forti elementi strategici, è però un artificiere dell’esercito, che nulla ha a che fare con gli attori della pellicola hollywoodiana. Una trovata che ha permesso agli sviluppatori di creare missioni ad hoc, adatte alle capacità del nostro eroe. Così, nonostante le sessioni FPS svolgano la parte da leone a livello di gameplay, il giocatore dovrà in più occasioni concedersi un attimo di tregua tra una sparatoria e l’altra. Questo per dare semplici ordini alle fregate che navigano attorno alle coste delle isole hawaiane, intente a dar battaglia alle astronavi aliene. Il tutto inframmezzato da compiti specifici, in cui bisogna piazzare esplosivi tra le strutture aliene o disabilitare alcuni dispositivi, andando a incidere in maniera abbastanza marcata sugli scontri navali. A livello teorico tutto funziona bene, a livello pratico però si riscontrano un po’ troppe pecche.
Le prime riguardano gli scontri a fuoco sulla terraferma. In molti di essi, infatti, il protagonista dovrà vedersela con alieni inferociti e ben armati, dotati però di un’intelligenza artificiale un po’ troppo deficitaria. Il tutto mentre un paio di soldati alleati cercheranno coperture inopportune, se ne staranno fermi a non far nulla, o spareranno colpi a casaccio, senza quasi mai centrare il bersaglio. Sebbene sull’I.A. si possa anche chiudere un occhio, altrettanto non lo si può fare per la carenza di armi utilizzabili, appena una manciata in tutto il gioco, e per la mancanza di tipologie di nemici, che sono quasi tutti uguali tra loro – con pochissime eccezioni.
A salvare però le sessioni FPS ci pensano alcune trovate alquanto originali e ben studiate. Come già accennato, il nostro protagonista può comandare a distanza la flotta, impartendo gli ordini con un dispositivo portatile alquanto utile. Questo non solo permette di monitorare costantemente, tramite uno schema bidimensionale, gli scontri tra le fregate e le navi aliene – che oltretutto si possono osservare in qualsiasi momento e con i propri occhi dalle coste – ma anche di partecipare attivamente, potenziando le navi e addirittura controllandole direttamente. Il tutto grazie a dei bonus, presenti in discreta quantità e varietà, ottenibili uccidendo gli alieni nelle sessioni sulla terraferma. Tramite il computer si può quindi aumentare la forza o la difesa di questa o quella nave, riparare i danni subiti, potenziarne il radar o gestirne le torrette per alcuni secondi, sparando con gusto contro le astronavi in ovvie difficoltà.
Spostando poi le navi in alcuni quadranti degli schemi – tendenzialmente quelli vicini alle isole – si possono sbloccare gli attacchi di artiglieria pesante, da richiamare durante le sparatorie a piedi indicando con un visore il punto da colpire. A tal proposito bisogna fare attenzione però che non siano le navi nemiche a raggiungere tali settori: pena il continuo bombardamento con missili a scoppio ritardato.
Insomma, il legame tra le fasi strategiche e le fasi FPS si rivela ben più di una semplice trovata estetica, e riesce a rendere gli scontri in prima persona di certo più piacevoli, nonostante i molti difetti tecnici. Gli obiettivi tutti uguali però, a lungo andare, riescono a trasformare il binomio scontri a fuoco/decisioni tattiche un po’ monotono, nonostante l’aumento delle variabili di cui tener conto.

… si riceve una medaglia all’onore?

Seppur possa sembrare un’affermazione un po’ bizzarra, bisogna quasi ringraziare i programmatori di aver sviluppato un gioco breve. La ridotta longevità – in pochissime ore si termina la campagna, unica modalità presente – riesce a non rendere troppo ripetitive le azioni che si compiono sui campi di battaglia, siano essi terrestri o marini. Ma, riflettendoci a mente fredda, potrebbe non esaltare l’idea di acquistare un prodotto che dura così poco. Perché, una volta portato a termine, non ci sono incentivi per giocarlo nuovamente. A meno che non si vogliano recuperare i collezionabili, presenti in esiguo numero.
A conti fatti, a essere sinceri, non c’è molto da lodare in Battleship. La veste grafica alterna paesaggi certamente d’impatto, in cui sullo sfondo si vedono gli epici scontri navali, con i modelli poligonali dei nemici sottotono e texture altalenanti, spesso appena sufficienti. Anche gli effetti particellari non si dimostrano all’altezza della situazione, con nuvole di fumo poco realistiche ed esplosioni sottotono.
Perfino l’audio non riesce a spiccare. Ad un doppiaggio italiano tutto sommato buono si accosta un comparto sonoro un po’ piatto, la cui causa forse risiede nella scarsità di armi – tra le poche presenti, se ne usano alla fin fine due o tre per tutto il gioco – e musiche troppo poco incisive che non riescono a farsi ricordare.

Meglio lasciare ad altri i campi di battaglia…

Il mondo dei videogiochi è pieno di sparatutto. Pieno zeppo. La maggior parte sono solo “buoni”, ma di certo non mancano i capolavori. Purtroppo Battleship non appartiene a nessuna delle due categorie. La causa? Un comparto tecnico non all’altezza, una durata davvero esigua – della durata simile a quella di Modern Warfare 3, anch’esso dell’Activision, ma privo però di un altrettanto magnifico reparto online – e un gameplay che alterna pochissimi alti con troppi bassi.
Questo in ogni caso non vuol dire che non ci si possa divertire: spaziare dalle classiche sparatorie ai momenti più strategici e meglio definiti delle battaglie navali ha un suo perché. Ma non si può proprio consigliare a prezzo pieno un gioco con così tante mancanze. Ed è un vero peccato, perché il titolo in questione mostra alcune idee per nulla cattive. Con uno sviluppo più curato, una varietà maggiore nelle sessioni a piedi e una quantità di armi e nemici decisamente superiore, il voto sarebbe cambiato totalmente. Ma, così come è stato proposto a noi videogiocatori, il gioco non può essere promosso. Perché le sessioni navali, le uniche a meritare un encomio, da sole non bastano per far raggiungere a Battleship la sufficienza.
In fin dei conti per giocare a battaglia navale e divertirsi ugualmente, se non di più, bastano un pezzo di carta, una matita ed un amico. E scusate se è poco…