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Recensione Goodbye Volcano High

di: Marco Licandro

Goodbye Volcano High, un gioco… no, una esperienza… neanche. Una avventura musicale sotto forma di novella cinematografica – ok ora ci siamo – da team indie KO_OP, sviluppatori canadesi conosciuti per l’eccellente puzzle GNOG, che vi coinvolgerà nella vita di alcuni studenti all’ultimo anno di scuola, e toccherà temi stupidamente profondi come la famiglia, l’amicizia, il futuro, la sessualità, l’accettazione, e persino la morte. Boom. Sarete in grado di addentrarvi in questa storia senza rimanerne profondamente toccati? Proviamoci insieme in questa recensione.

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Cosa faresti se sapessi di avere i giorni contati?

Inutile tergiversare, perciò andremo dritti al sodo. La storia narrata dal gioco, nonostante lo stile giovane e divertente, tratta come detto temi profondi. In un mondo dove gli esseri umani non esistono, sostituiti da dinosauri antropomorfi, un gruppo di giovani inizia l’ultimo anno di scuola e si prepara per il futuro. Mentre molti hanno già in mente la loro carriera ideale, altri invece si crogiolano sul da farsi, non avendo un cammino ben chiaro di fronte a loro. Tutte queste ansie e progetti per il futuro, però, passeranno in secondo piano, quando una serie di interferenze magnetiche sposteranno l’attenzione su un asteroide che sembra dover passare troppo vicino alla terra, rischiando un impatto. Da giocatori, vedremo da vicino la vita di un gruppo di studenti e amici che dovrà affrontare questa difficile situazione, imparando a lasciar andare i dubbi e le paure, per concentrarsi sul presente e sulle cose che valgono davvero la pena.


In parte, un rhythm game

Dopo aver buttato lì la difficilissima trama di questa complessa novella cinematografica, possiamo quindi concentrarci sull’effettivo gameplay. Narrata brillantemente con uno stile a cartone animato disegnato a mano, e doppiata interamente in inglese (con sottotitoli in italiano), la storia vedrà lǝ protagonistǝ Fang e la sua passione irrefrenabile per la musica fare da sfondo alle vicende. Nel corso del gioco, vi saranno svariati momenti in cui dovremo comporre musica, selezionando il testo che più ci aggrada, nonché suonarla nelle prove della band o in selezioni ufficiali, così ben narrate che ci creeranno del vero panico da palcoscenico in attesa delle nostre performance. Queste ultime saranno importanti in quanto entreremo in modalità Rhythm Game e dovremo pigiare tasti a tempo e seguire i movimenti mostrati a schermo, a ritmo con la musica.

Questa modalità è in assoluto la più arcade del titolo, ed è ben fatta e divertente. Tre file di cerchi scorreranno da sinistra, destra, e dall’alto, e andranno premuti una volta che coincideranno con i cerchi fissi, perfettamente sincronizzati con la traccia di fondo. Le percussioni invece dovranno essere premute con il tasto corrispondente una volta che il cerchio si stringe e coincida anch’esso con quello esistente, mentre a volte dovremo utilizzare entrambi gli analogici nella direzione segnalata, quando le frecce raggiungeranno quelle presenti. Una modalità ritmica ben fatta, che essenzialmente lo rende un gioco musicale, ma che per via del variegato gameplay non lo definisce interamente come tale.

Dall’altra, una avventura a scelte multiple

L’avventura ha un suo corso, quasi fosse una serie animata, e il giocatore dovrà prepararsi quindi a vedere la storia scorrere davanti ai suoi occhi senza doversi preoccupare di dover muovere i personaggi. Tuttavia, il titolo fa in modo di mantenerci occupati grazie alla possibilità di reagire agli eventi, nonché partecipare alle conversazioni. Lo faremo scegliendo le nostre domande e risposte, così come potremo rispondere in maniera diversa a ciò che ci viene detto, tutte cose che avranno conseguenze, cambiando le relazioni tra i personaggi e gli eventi successivi che porteranno al finale.

Le conversazioni che avremo, e il modo in cui le avremo, porteranno a sbloccare foto e flashback di eventi passati, cosa che ci aiuterà non solo a mettere in pausa per un momento le vicende, ma permetterà anche di approfondire la conoscenza dei vari personaggi che apprenderemo presto ad apprezzare. Per via della diversità sessuale di alcuni, è importante citare lo sfondo LGBT del titolo, che non si limiterà a citare gli sviluppi della loro sessualità, ma affronterà empaticamente la loro situazione, parlando dei problemi di giudizio da parte della gente e delle difficoltà incontrate semplicemente nell’essere sé stessi.

Durante il gioco avremo alcune fasi di creazione dove potremo tirar fuori la creatività sfornando il logo e il poster ufficiale della band “Worm Drama”, e sarà un piacere vedere come questi rimarranno invariati nel corso della vicenda, altro segno che ciò che facciamo nel gioco è personalizzato con la nostra esperienza ed avrà un impatto sulla storia.

Particolarmente gradita è la fase L&L, versione alternativa di Dungeon & Dragons, dove i nostri protagonisti cercheranno di svagarsi creando un mondo fantasy parallelo, anch’esso con le sue scelte e conseguenze dettate dal giocatore, che non mancherà di generare azione e risate grazie agli innumerevoli tentativi da parte di alcuni personaggi di sedurre il boss nemico anziché attaccarlo.

Stilisticamente azzeccato

La cura nelle animazioni, ma soprattutto nei fondali, si nota sin da subito. Il team KO_OP, nonostante sia indie, non ci è andato piano con la mole di luoghi, immagini, e situazioni, curando lo stile, le luci, e l’arte per rendere il tutto omogeneo e fluido, arrivando ad un look & feel professionale come una serie che potremmo tranquillamente vedere su Netflix. La quantità di dialoghi, situazioni, e cambi di scenario, fanno capire l’impegno da parte del team del fornire una storia ricca di valore e dettaglio, senza mai essere banale. Interessante la scelta dei baloon interattivi, che non mostreranno solamente il testo da scegliere per rispondere alle conversazioni, ma che in qualche modo comunicano direttamente con il giocatore per meglio comprendere la sensazione.

Avremo baloons semplici, alcuni piccoli, alcuni che sembrano essere depressi. Altri energici, o arrabbiati, persino rotti. Alcuni cambieranno continuamente presi dallo shock del momento e dal turbine di pensieri, mentre altri si genereranno sul momento non avendo avuto modo di concepire ancora una risposta esatta. La stessa modalità di scelta, per quanto banale, viene reinventata dal team e resa gioco, dilettando il giocatore in maniera costante, affinché questo non si culli troppo nell’osservare passivamente la storia ma rendendolo partecipe di questa senza soste.

Questa è una delle cose che di più ho apprezzato del team, in quanto farci sentire coinvolti in una storia, dandoci la sensazione di poter plasmare la narrazione, è in assoluto la parte più difficile di un titolo di questo genere. e Goodbye Volcano High riesce perfettamente in questo intento. In precedenza ci provò anche Team OFK, senza però riuscirci, ed è per questo che apprezzo ancora di più l’attenzione al gameplay, alla storia, e ai dettagli che gli sviluppatori hanno fatto in modo di curare, rendendo questa storia difficile da dimenticare.

Da provare

Team KO_OP torna sfornando una avventura dal gameplay variegato e dai temi profondi, che non mancherà di farvi divertire e riflettere. Vincitore di un premio nel Tribeca Festival, il titolo mischia elementi musicali e rhythm game ad una narrazione ricca di scelte e conseguenze, che non mancheranno di intrattenervi per le sue 6-7 ore di gioco, da completare più volte per sbloccare tutti i trofei. Lo abbiamo provato su PlayStation 5, dove faceva uso del feedback aptico del DualSense, ma è anche disponibile su PlayStation 4, e vi suggeriamo caldamente di provarlo per non perdervi questa memorabile storia.

Nota: Al momento vi è un bug fastidioso con i trofei di PlayStation 5 dove questi non vengono sbloccati, ma gli sviluppatori sono già al lavoro per risolverlo.