Recensione Gods Will Fall
di: Donato MarchisielloDei e uomini. Un intreccio lungo migliaia di anni, da quando i primissimi umani adoravano fuoco e fulmini, sino ai concetti di “sovraumano” a cui ormai, siamo culturalmente abituati. In passato motore del mondo e spiegazione “razionale” delle cose, anche a causa di un inevitabile processo di secolarizzazione, oggigiorno è nulla più che una scelta personale e una valida bussola, a tratti, morale per tentare d’interpretare il mondo circostante. Un’idea, quella del mondo ultraterreno e, annessa, quella della deità, che è rimasta costante, seppur mutando forma, nel tempo e nello spazio. Ma, naturalmente, nella tradizione culturale umana, nel suo enorme complesso, esistono dei buoni e dei malvagi. Ecco, nel caso di Gods Will Fall, titolo sviluppato da Clever Beans ed edito da Deep Silver, il divino è sinonimo di malvagità. E, un po’ come accade nella saga di God of War, toccherà a dei semplici umani liberare il mondo dalle ciniche e malvagie presenze. Ma, andiamo con ordine.
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God Will Fall è un gioco di ruolo con visuale isometrica e che rientra nel nel sotto-genere dei “dungeon crawler”, ovvero quei titoli che ci portano ad esplorare sotterranei di varia natura e specie, alla ricerca di equipaggiamento via via migliore. Ma, il titolo in esame, presenterà anche dei validi elementi roguelike che, in un certo qual modo, renderanno l’esperienza di gioco sicuramente più intrigante. Ma veniamo al comparto più squisitamente narrativo: l’atroce dominio divino sull’umanità dura da millenni. Le crudeli e sadiche divinità pretendono cieca venerazione, attraverso un giuramento di lealtà, da parte di ogni uomo, donna e bambino. Chiunque non si pieghi al loro volere va incontro a una morte lenta e spietata. Ed è proprio, in un contesto terribile come questo, che i nostri eroi, membri di un clan celtico sopravvissuti ad un terribile naufragio, dovranno cimentarsi. Otto eroi, per la precisione, uniti da un legame e dall’obbiettivo di sconfiggere 10 divinità, ognuna con poteri e caratteristiche differenti. Dopo un naufragio, i nostro 8 impavidi giungono su di un’isola, costellata di portali che ci condurranno in differenti regni, ognuno dei quali punterà ad una specifica divinità. All’inizio, la nostra squadra di combattenti sarà generata casualmente, così come casuali saranno le statistiche che caratterizzeranno i nostri eroi. Selezionato il nostro eroe, dovremo quindi scegliere in quale “antro della bestia” avventurarci.
Una prima caratteristica peculiare del titolo, è rappresentata dal fatto che i complessivi punti ferita dei boss saranno ben visibili sin dall’inizio del livello. Uccidendo nemici che si frapporranno alla nostra guerra santa, oppure distruggendo determinate sezioni dei livelli, infliggeremo pesanti danni alle divinità, depotenziandole in vista dello scontro finale. Ma ogni dungeon sarà insidioso e la morte, sarà dietro l’angolo. Come specificato in incipit, Gods Will Fall offrirà alcune intriganti caratteristiche roguelike: infatti, dopo ogni sconfitta, l’eroe sopraffatto rimarrà in trappola all’interno del dungeon. Sarà quindi nostra premura scegliere un altro guerriero tra quelli rimanenti per provare a sconfiggere la divinità e riottenere quindi gli eroi caduti. Naturalmente, otto sconfitte si tradurrà in un game over e nella “rigenerazione” del clan da zero. Una volta addentratici nel dungeon, non potremo più tornare indietro a meno che della prematura dipartita del nostro alter ego, oppure della divinità che tentiamo di abbattere. Mossi i primi passi all’interno dei vari reami esplorabili, ci accorgeremo ben presto che i livelli non saranno generati casualmente ma, al contrario, resteranno morfologicamente “cristallizzati”. Lo stesso dicasi delle divinità che ci accingeremo ad abbattere, le quali saranno sempre le stesse seppur, ad ogni run, si presenteranno con delle statistiche differenti. Queste due caratteristiche, seppur non in modo definitivo, contribuiscono a diminuire vertiginosamente la complessiva longevità del titolo che sarà non particolarmente lungo e rigiocabile, quanto meno rispetto alla (altissima) media del genere.
Ma, pad alla mano, com’è Gods Will Fall? Potremmo dire, “buono ma non buonissimo”. Dopo aver fatto vibrare i primissimi fendenti in aria, ci accorgeremo di come l’impostazione meccanica del gioco non sia, concettualmente parlando, lontanissima da quella di un Souls-like. A movimenti lenti e “macchinosi”, si uniranno attacchi veloci e pesanti con una “pre-determinata” finestra temporale e area d’impatto, “immutabili”. Avremo anche la possibilità di schivare gli attacchi o di pararli, con il giusto tempismo. In aggiunta, concatenando una serie di attacchi, avremo modo di riempire una barra chiamata “Sete di Sangue” che, in modo sostanziale, si tradurrà nell’attivazione di una abilità speciale che, oltre a “spaventare” i nemici, ricaricherà la nostra barra d’energia. I nostri eroi, naturalmente, potranno fare affidamento su di un discreto assortimento di armi di varia natura, oltre che di potenziamenti alle statistiche che potranno esser ottenuti avanzando nel gioco. In generale, il feeling del sistema di combattimento tenderà vistosamente alla semplicità, dato che ci ritroveremo sostanzialmente ad usare sempre gli stessi tasti, oltre che una certa “latenza” di risposta, in alcuni frangenti eccessivamente lenta. Detto ciò, gli scontri saranno quasi sempre sufficientemente interessanti e complicati e, quasi mai, ci tufferemo a capofitto in un combattimento senza aver prima cautamente valutato tutte le variabili.
Gods Will Fall offrirà, anche in questo frangente, alcune caratteristiche particolari. Tra i personaggi, in modo totalmente casuali, potrebbero esser attive delle “relazioni” specifiche. Una sorta di connessione/legame che, attivate determinate condizioni (ad esempio, uno degli eroi “legati” viene sconfitto in un dungeon), risulteranno in bonus o malus specifici nel gioco oltre che simpatici spezzoni di trama aggiunta (la quale, a tal proposito, non sarà particolarmente elaborata). In generale, Gods Will Fall offrirà un gameplay strutturalmente pregevole ed interessante, che però non sarà privo di alcuni nei. Tolta la difficoltà, mediamente tesa verso l’alto, il titolo richiederà un grande esborso di tempo non senza alcune, solide, frustrazioni. E ciò sarà lapalissiano quando, specialmente nelle boss battle, ci troveremo a ritentare d’abbattere una divinità ogni 20/30 minuti, calcolando che una volta morti dovremo reiniziare da capo il dungeon. In aggiunta, il titolo sembrerebbe “tacitamente” favorire i personaggi agili e scattanti, rispetto alle classiche “fortezze semoventi”, togliendo in linea teorica il gusto di sviluppare build alternative.
Ultimo ma non tale, il comparto artistico-tecnico. Il design complessivo è sicuramente pregevole e piuttosto originale, mescolando i tipici canoni del genere ad uno stile personale e vicinissimo, ma non troppo, ai “dogmi” dell’animazione cartoon. Nonostante l’ottimo lavoro profuso, la sensazione è di un gioco “tirato a lucido” in modo “professionale” ma che, a fatica, riesce a nascondere un’estetica non esattamente modernissima. Ed è per questo che, ad esempio, non sarà difficilissimo trovare, sparse per le piuttosto elaborate ambientazioni, texture “spruzzate”, ripetute a iosa o non particolarmente “edificanti” a colpo d’occhio. Da un punto di vista specificatamente tecnico, la versione testata del gioco, quella Xbox, non ha mostrato particolari problematiche se non qualche sporadico rallentamento. Un plauso va anche commutato al complessivo comparto audio, sia a livello di effettistica che per quanto concerne le armonie musicali presenti.
Gods Will Fall è un ottimo gioco di ruolo, che ai classici canoni dei sottogeneri che mescola in modo piuttosto “saggio”, ovvero il roguelike e il dungeon crawling, affianca alcune caratteristiche personali. Una buona esperienza di gioco, non priva di limiti strutturali e caratteristiche non esaltanti ma che, in sostanza, offre un bel po’ di ore di gioco e una sfida piuttosto alta. In generale, il titolo è sicuramente divertente e da provare, seppur si possa esser colti da mastodontiche ondate di frustrazione anche se si è amanti del settore.