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Recensione Fe

di: Marco Licandro

Fe è un nuovo titolo di EA Originals, etichetta di Electronic Arts che si occupa di piccoli progetti indie. Questa volta tocca a Zoink Games, team svedese dietro Stick It to the Man e Zombie Vikings. Fe si è subito fatto notare, non tanto per una buona campagna pubblicitaria, quanto per uno stile grafico inusuale, fatto di luci fredde intense e modelli poligonali volutamente semplici e geometrici. Vediamo di cosa si tratta.

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Probabilmente prendendo spunto da altri indie di successo, non è più così inusuale la scelta di catapultare il giocatore nel mondo di gioco, lasciarlo esplorare, e far sì che le vicende si narrino sole. Impersonerete un animale parecchio strano. Una sorta di mix tra un lupacchiotto ed una pistola ad aghi di Halo. Muoversi nell’ambiente non richiede nessun tutorial, semplicemente inclineremo la levetta analogica e ci sposteremo verso ciò che in qualche mondo rimanda ad una natura, anche se aliena. Luci intense e surreali faranno da sfondo all’avventura, illuminando le strane textures ambientali, sottolineando l’inusuale contrapposizione tra natura viva e superfici solitamente esclusive per oggetti inanimati.

Il nostro protagonista è palesemente ancora un cucciolo, ma sembra che gli altri curiosi animali presenti in questa strana giungla abbiano timore di noi e non vogliano approcciarsi, fuggendo dai nostri tentativi di incontro. Desiderosi di affetto (o frustrati per non capire il da farsi) inseguiremo quello che è una sorta di cervo, fin quando questo non deciderà di comunicare con noi, ed è in quel momento che si inizia a capire l’unicità del gioco.

Come nella vita reale, ogni creatura vivente, uomo o animale, ha un suo tipo di linguaggio, che bisogna comprendere e parlare affinché ci si possa intendere. In Fe incontreremo spesso animali, tutti di indole buona, ma spaventati o ignari delle nostre intenzioni, e l’unico modo per renderli nostri amici, magari aiutandoci nella missione che spiegheremo tra poco, sarà entrare in sintonia con loro. Letteralmente.

Se entrambi parlano la stessa lingua, potremo iniziare una comunicazione fatta di vibrazioni e suoni. La pressione misurata del grilletto destro ci permetterà di diminuire o intensificare il nostro ululato, ed aiutandoci sia con il suono che con una linea visiva tra i due animali, dovremo trovare il punto giusto affinché entrambi entrino in sintonia e si comprendano l’un l’altro.

Altra componente rilevante del titolo è la narrazione, che si snocciolerà gradualmente con il gameplay, rilevando i primi nemici, facendoci capire lentamente la situazione, insegnandoci tramite esperienza qual è il problema più grande da affrontare, e svelandoci anche alcuni ricordi dal punto di vista del nemico. Il primo piccolo shock è quello di vedere il nostro primo amico animale venire come rinchiuso in una gabbia fatta di una sostanza oscura, che non può essere sfiorata, e perdere la creatura di fronte ai nostri occhi è di per sé un’esperienza che ci spingerà a capire cosa succede. Ulteriori motivazioni sorgeranno vedendo queste creature ciclopiche, meccaniche ma senzienti, danneggiare, imprigionare e far del male alla natura circostante, e ovviamente anche a noi se ci avvicineremo.

Da una natura platform, dove bisogna saltare e gironzolare senza meta, il titolo diventa persino stealth nel momento in cui approcceremo le tane dei nemici. Farsi vedere ci porterà a venire imprigionati a nostra volta, per questo motivo è essenziale studiare i movimenti ripetuti e sfruttare quelli in cui i nemici ci danno le spalle per avanzare. Per non essere scorti avremo a disposizione rocce per impedire la visuale, ma anche cespugli fitti dove confonderci tra l’erba.

Macro aree vedranno il giocatore impegnato nel liberare degli animali guida, facendosi anche aiutare da quelli con i quali è già entrato in sintonia. Nel corso del gioco vedremo una progressione graduale ma ben bilanciata, che ci farà imparare nuovi linguaggi, permettendoci di interagire con flora e fauna finora preclusi, e cambiando ed evolvendo il gameplay, sviluppando anche nuove abilità. Queste, a differenza dei linguaggi sbloccabili, richiederanno l’esplorazione, e la ricerca di alcune gemme rosa che, racimolate in quantità, verranno donate ad un albero sacro in cambio di nuovi modi di esplorare, come l’arrampicata sugli alberi, e la planata, entrambi non solo utili ma essenziali per superare alcune aree di gioco. Come ad esempio un animale guida in particolare, gigantesco, con alberi che crescono sul proprio corpo, permettendoci una scalata su di esso quasi come se uscisse direttamente da Shadow of The Colossus, che lo ricorda proprio per l’essere a metà tra un terreno di gioco ed un essere senziente.

Non solo lui, vengono in mente anche altri titoli dai quali potrebbe aver preso spunto Fe, e uno tra tutti è Journey, che sappiamo essere citato spesso come esempio chiave, ma che effettivamente si può ritrovare nel gioco, proprio per via del gameplay senza introduzione, la comunicazione fatta di suoni, la narrazione che si espande mentre giochiamo, i flashback, i nemici che fanno del male alla natura, e non possono mancare i murali da scoprire sparsi per il titolo, che raffigureranno l’intera storia dall’inizio alla fine.

Sviluppato in Unity, si fa notare la bravura degli sviluppatori nel creare un gameplay solido, che cambia man mano che giochiamo, ed anche una resa visiva interessante ed unica, il tutto in un’esperienza tecnicamente non eccelsa, per via di frame instabili e comunque non elevati, ma sufficientemente valida per farci godere del titolo in questione.

Fe è sicuramente un indie di spicco, che dietro la sua apparente semplicità, nasconde un gameplay cangiante che arricchisce l’esperienza complessiva. La struttura stessa del gioco incita l’esplorazione, senza penalizzare troppo il giocatore in caso soccomba al nemico o l’ambiente circostante, mentre la narrazione ci guida e ci motiva a portare a termine l’avventura, riportando la pace. Il titolo di Zoink, nonostante mostri una natura aliena, trasmette forte empatia con il giocatore, che spinto dall’ingiustizia e sofferenza che le macchine causano agli animali, viene motivato dalle buone intenzioni ed è rapidamente coinvolto nella storia. Un titolo dalla trama nobile e sempre attuale, che fa anche riflettere sull’odierna condizione dell’uomo e della natura, e che non dovrebbe mancare nella vostra collezione.