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Recensione Shadow of the Colossus

di: Marco Licandro

Esistono videogiochi che, mentre vengono giocati, diventano gradualmente qualcosa in più di un mero passatempo. Questi titoli lasciano solitamente un residuo, un’ombra, un’impronta, che risiede perpetua. È in quel preciso istante che ci rendiamo conto di aver appena creato un nostro, personalissimo, classico videoludico. Generalmente, definiamo Classici quella tipologia di videogiochi che in qualche modo hanno trasceso la loro regione di appartenenza, sfociando in un’esperienza degna di essere ricordata. Shadow of the Colossus, assieme al precedente Ico, è per me un personale Classico, ed è per questo motivo che ho intrapreso nuovamente un’avventura che è già stata riproposta in passato grazie alla versione rimasterizzata (solitamente caratterizzata da texture migliorate e una semplice risoluzione più alta). Questa volta, però, Sony e Bluepoint Studios, team specializzato in queste operazioni, hanno deciso di riscrivere da zero il comparto grafico per adattarlo agli standard odierni, ed è così che torna sugli scaffali, sempre a prezzo budget, un’avventura che al tempo ha sorpreso ed incantato per la vastità degli ambienti e per la poesia del gameplay.

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Tu ed il mondo

La prima cosa che salterà all’occhio sarà l’assenza di UI a schermo. Nessuna interfaccia grafica, pulsante, suggerimento, mappa, barra della salute. Vi siete solo voi e la vostra missione. Il nuovo comparto grafico eccelle nel creare ambienti credibili e maestosi, con colori incredibilmente nitidi e brillanti grazie alla funzionalità HDR presente nel titolo. Giocare Shadow of the Colossus sotto questa nuova veste è un piacere visivo, in particolare per chi ha già concluso il titolo su PS2 o PS3, e la sensazione è quella che abbia finalmente ricevuto il trattamento che da sempre ha meritato. È probabilmente una scelta quella di non dare realismo al corpo del protagonista, ancora semplice nei poligoni, quasi come uscisse direttamente dal titolo originale, mancando infatti ogni tipo di luminosità o texture della pelle alle quali siamo stati abituati in questi ultimi anni. Questo spezza abbastanza rapidamente la magia iniziale, in particolare se in comparazione con la poesia degli ambienti che raggiungono una qualità in 4K. La telecamera non sembra essere stata rivista più di tanto, così che con un piccolo tocco si muoverà rapidamente attorno al nostro personaggio, sfocando lo sfondo in un mare di blur così come accadeva in precedenza. Fortunatamente le impostazioni di gioco vengono in nostro aiuto, permettendoci di ridurre o disabilitare il blur, e diminuire la sensibilità della telecamera a proprio piacimento, così da iniziare finalmente ad esplorare. Ambienti vasti da attraversare a cavallo, un sistema di guida fatto di luce, ed una mappa visionabile solo tramite la pressione dell’apposito tasto, a conferma di una UI che non vuole farsi vedere, se non in condizioni speciali che lo richiedano, come durante una lotta.

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Come nei ricordi

Per chi non lo avesse mai giocato, il titolo ci pone nei panni di un ragazzo, chiamato Wander, che ha viaggiato in lungo ed in largo per trovare il modo di resuscitare una persona amata. Raggiunto il luogo ci verrà data l’opportunità di riuscire nell’impresa, a patto di distruggere tutti gli idoli di pietra presenti nel tempio. Per farlo, dovremo prima sconfiggere i relativi colossi, ma a tutto ciò vi sarà un amaro prezzo da pagare…

Shadow of The Colossus è così come lo ricordiamo, anche se graficamente sarà svariate volte meglio, grazie ad una natura viva e ricca di dettagli ed una qualità visiva fantastica. Per quanto concerne il gameplay, invece, è esattamente quello dei nostri ricordi, ed è per questo che ci precipiteremo, armati di spada ed arco, verso il primo Colosso, psicologicamente pronti per abbatterlo. Il tutorial ambientale ci insegnerà a saltare ed aggrapparci nell’ambiente, e la telecamera si comporterà come sempre tentando, a volte non riuscendo, di favorirci la migliore visuale per le nostre azioni. Come in passato questa è il più delle volte un ostacolo al gameplay, e per questo motivo si sperava che oltre al comparto grafico venisse anche migliorata un po’, ma del resto non si parla comunque di pecche grandi o insormontabili, perciò chiudiamo un occhio e procediamo con l’avventura. I Colossi erano incredibilmente grandi quando giocati su uno schermo a tubo catodico ai tempi di PS2, e certamente migliori su un LCD ai tempi di PS3, ma se siete abbastanza fortunati da avere uno schermo grande in 4K, è lì che vedrete l’incredibile maestosità di Shadow of the Colossus, grazie ad una risoluzione 4K (su PS4 Pro) o 1440p scalata a 1080p su PS4 e PS4 Slim. Il titolo punta ai 60 FPS stabili, adattandosi a seconda delle situazioni, ma di questi tecnicismi non dovrete preoccuparvi, in quanto possiamo assicurarvi che il titolo avrà una fluidità incomparabile con le versioni precedenti. Le animazioni sembrano essere state migliorate, anche se il team sviluppatore è sempre stato maniacale sui movimenti realistici sin da ICO, e per questo sembravano già sufficienti a garantire dinamismo e realismo nei salti, atterraggi, e mentre i colossi tenteranno di scrollarci di dosso.

Catturare il momento

Grazie alla natura poetica del titolo, è stata integrata una modalità foto, che sarà sicuramente gradita da molti, così da poter effettuare fotografie ed applicarvi filtri, e condividerle infine sui social (o impostarli come sfondo della console). Nelle mie prove sono riuscito ad effettuare scatti interessanti, e migliorarli con impostazioni quali luminosità, contrasto, vibrance, ed altri effetti. In altri casi, però, i limiti imposti sulla telecamera mi hanno scoraggiato dal persistere nello scatto perfetto, visto che questa può distanziarsi solo entro un certo limite dal protagonista o dal suo cavallo, cosa che ho trovato frustrante. Nonostante questa pecca, sono molte le possibilità che gli ambienti di gioco offrono, grazie a paesaggi vasti dove la natura regna, come vallate, ma anche boschi, praterie, non manca nulla. Ottimo quindi per scatenare la creatività e condividere lo scatto migliore.

In Breve

Shadow of the Colossus ripropone la stessa avventura sotto una forma grafica contemporanea ed un frame rate stabile e fluido, qualità che da sole rendono giustizia ad un titolo che è sempre stato un po’ di nicchia, e che finalmente ha ricevuto il trattamento sperato. Un must play per tutti coloro che non hanno mai intrapreso l’avventura, in particolare al prezzo al quale è venduto, ma anche da recuperare per gli appassionati ed i vecchi giocatori, grazie ad un gameplay che non invecchia e si fa rispettare, persino dopo più di dieci anni.