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Recensione Diablo IV: Vessel of Hatred

di: Donato Marchisiello

Nonostante l’indubbio valore e la grandiosità concettuale del prodotto, Diablo 4 ha lentamente, update dopo update, risalito la china rispetto al lancio. Un lancio, tutto sommato, più che buono e che ha consegnato ai giocatori un prodotto pregevole (seppur con dei limiti) e divertente. Nel primo anno di vita, Blizzard ha corretto e raddrizzato diversi interrogativi e storture, rendendo oggi Diablo 4 un prodotto vicino alla solidità assoluta. Ora, eccoci giunti alla prima “reale” espansione del prodotto Blizzard, Vessel of Hatred: un’uscita attesa, assieme al contemporaneo update stagionale, che ha introdotto diverse novità ed ha rivoluzionato, sostanzialmente il modo di guardare al gioco.

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Diablo IV: Vessel of Hatred è un’importante espansione che, come anticipato, espande l’esperienza videoludica offerta dal gioco base. Di cosa stiamo parlando? Ovviamente della classe Spiritborn, un arco narrativo incentrato su Mefisto nella nuova regione di Nahantu e nuove modalità di dungeon da affrontare. E questo al di fuori delle novità introdotte dalla sesta stagione. Partiamo dalle vicende narrate nella campagna: il gioco riprende da dove si era interrotta la storyline principale. Ambientata nella giungla di Nahantu, un’ambientazione viva ed oscura allo stesso tempo, l’espansione offre un’estetica fresca e vibrante, con paesaggi lussureggianti e atmosfere cupe e tossiche fuse con una architettura antica di ispirazione centro-americana, da cui l’espansione attinge anche per quanto concerne il segmento più squisitamente spirituale e demoniaco. Dunque, lo stile gotico e “disperato” del gioco base, ha lasciato il passo ad un’atmosfera sempre oscura ma sicuramente più vivida e verdeggiante.

La linea narrativa in sé, per quanto non particolarmente lunga (e con alcuni “vuoti” che fanno pensare ad un futuro continuo), conserva un certo mordente e resta piuttosto interessante, seppur non abbia lo stesso impatto oscuro e sanguinoso che, all’epoca, ebbero le vicende della letale Lilith. Naturalmente, il protagonista assoluto dell’espansione è lo Spiritborn, la nuova classe: per i fan di lunga data del capolavoro Blizzard, potremmo definire la classe come una commistione dell’assassina di Diablo 2 mescolata con il monaco del terzo capitolo, il tutto incorniciato da una naturale vocazione per gli elementi.

Come per il Monaco e l’assassina, la mobilità sarà fondamentale per lo Spiritborn: i giocatori potranno ingaggiare e fuggire dal combattimento, lasciando ad esempio scie tossiche o avvicinandosi rapidamente ai nemici per massimizzare i danni alle spalle. Oppure, al contrario, sfruttare l’innate capacità della classe di diminuire/bloccare i danni in entrata, rendendola un po’ più tanking. Questa attenzione al posizionamento, varietà costruttiva e alla necessaria consapevolezza dell’ambiente circostante, crea un loop di combattimento dinamico, piuttosto personale (in relazione alle classi “base” di Diablo 4) e che richiederà ai giocatori di adattarsi continuamente e ottimizzare i propri movimenti per ottenere la massima efficacia. Lo Spiritborn, pad alla mano, è piuttosto divertente da giocare ed offre un’alternativa concreta al rogue in termini di combattimento in mischia rapido e di impatto. Il nuovo personaggio (che subirà qualche ritocco nei prossimi giorni per via di alcuni bug “overpowered”), a conti fatti, aggiunge una concreta profondità al roster basico di Diablo 4 e non “odorerà” di aggiunta forzosa ma, piuttosto, di un contemplato e ragionato complemento.

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Agganciandosi alle “rivoluzioni” introdotte con la sesta stagione, che hanno sostanzialmente riguardato ogni aspetto del gioco, dai livelli, all’organizzazione delle difficoltà e all’endgame, Vessel of Hatred introduce due singolari modalità di gioco esclusive: The Dark Citadel e Kurast Undercity. Il primo è un nuovo dungeon cooperativo costruito per quattro persone in cui i giocatori hanno la possibilità di metter su squadra e affrontare insieme la minaccia del Primo Khazra e che, con le dovute riserve, grazie alla sua essenza da “raid” tipico degli mmorpg, avvicina d’un passo Diablo 4 proprio al succitato genere. La succitata modalità ha dalla sua addirittura valuta specifica, boss speciali, ricompense a reset settimanale e interfaccia per la ricerca automatica dei gruppi. Il secondo, invece, è un dungeon più classico (non troppo dissimile dal The Pit) randomizzato a più livelli sotto le ziggurat di Nahantu. Questo dungeon rigiocabile, esclusivo di Vessel of Hatred, vi darà filo da torcere grazie ad un timer “inesorabile” che potremo rimpolpare grazie a modificatori e obiettivi che aggiungono secondi alla specifica sessione. Il compito principale è accumulare una risorsa chiamata “favore”, che servirà a rendere le ricompense qualitativamente superiori.

Due aggiunte di pregio (specialmente la prima) e che estendono ancor di più l’endgame di Diablo 4 che, al momento ed in proporzione al “life span” del gioco, è uno dei più ricchi ed intricati al momento disponibili nel settore. Un’altra novità da tenere in considerazione, riguarderà il sistema delle rune: un coming back dal passato “remoto” del gioco, in grado però di aggiungere un altro strato di strategicità alle (già piuttosto numerose) possibilità di creazione di una specifica build. Le rune, che andranno a coppie e legate agli equipaggiamenti, consentiranno di applicare incantesimi speciali all’equipaggiamento e, per certi versi, potenziare o espandere la nostra specifica combinazione di abilità.

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L’ultima, in meri termini di importanza, caratteristica peculiare di Vessel of Hatred, sarà la possibilità data dal gioco di reclutare dei mercenari, compagni d’arme governati dall’IA che combatteranno al nostro fianco con abilità peculiari e sistemi di mini-progressione. Mentre uno vi assisterà direttamente in battaglia a suon di “sganassoni”, un altro si concentrerà sul lato difensivo o potrà fungere da rinforzo e intervenire a metà battaglia quando utilizzate una particolare abilità. Un’aggiunta di una certa importanza perché, in sostanza, i giocatori che prediligono la solitaria avranno alleati in grado di supportarli a tutto tondo, sia in attacco che in difesa.

Ora, le note “dolenti”: il prezzo di listino di Vessel of Hatred è di 40 euro nella sua edizione base. Una fascia di prezzo elevata per un’espansione, vedendo specialmente il passato non troppo remoto dello stesso Diablo. Un dlc “costosetto” soprattutto perché, i grandi cambiamenti basici del gioco, sono stati sostanzialmente distribuiti gratuitamente ai possessori di Diablo 4 via patch. Tuttavia, la classe Spiritborn rappresenta una intelligente novità nel roster del gioco e, probabilmente, la prima classe realmente “nuova” nella storia recente del brand. Così come la Dark Citadel, in concreto, è il primo sostanziale passo che Diablo 4 compie verso una ponderata cooperazione tra giocatori in pieno stile mmorpg. Dunque, le novità non sono tantissime a livello numerico, ma hanno però un deciso impatto a livello concettuale e offrono, a conti fatti, materiale sufficiente per considerarlo un upgrade rispetto al gioco base.

diablo 4 vessel of hatred1Nel complesso, Vessel of Hatred offre un’esperienza valida che espande i punti di forza fondamentali di Diablo IV senza allontanarsi troppo dalle sue radici consolidate ma, al contempo, tentando di avvicinare un po’ di più il prodotto Blizzard ad un’esperienza condivisa in stile mmorpg. Sebbene la storia lasci alcune questioni in sospeso (volutamente per future opportunità di espansione?) rimane coinvolgente, soprattutto per i giocatori che si sono interessati al viaggio di Neyrelle.