Recensione Deus Ex: Mankind Divided
di: Luca SaatiDeus Ex: Human Revolution è stato uno dei titoli capaci di sorprendere durante la scorsa generazione di console riuscendo nel difficile compito di riportare in vita una serie storica. A cinque anni di distanza, finalmente Eidos Montreal continua su PS4 e Xbox One la storia di Adam Jensen portando con sé un carico di aspettative non di poco conto visto che Deus Ex: Mankind Divided dovrebbe essere quel titolo capace di far raggiungere la piena maturità alla saga creata da Warren Spector.
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Umanità divisa
Sono passati due anni dagli eventi di Human Revolution, l’umanità è spaccata in due: da una parte abbiamo le persone normali e dall’altra i potenziati che sfruttano gli innesti cibernetici. In questo clima di tensione ritorniamo a vestire i panni di Adam Jensen unitosi a una Task Force anti-terrorismo. Arrivato a Praga, Jensen viene coinvolto in un attacco terroristico che miete numerose vittime alla stazione e lo tiene impegnato su due fronti: da una parte ci sono le indagini sugli attacchi terroristici, dall’altra l’intenzione di scoprire cosa si cela dietro un’imboscata che lo ha coinvolto poco prima a Dubai durante una missione con la Task Force 29 che svolge il ruolo di mero tutorial.
Dove Deus Ex: Mankind Divided fa un grande lavoro è dal punto di vista della narrazione ambientale, dell’atmosfera e della caratterizzazione del mondo di gioco. Quel senso di “razzismo” da parte degli umani nei confronti dei potenziati è evidente come si mette piede nella capitale della Repubblica Ceca caratterizzata da corsie e accessi separati per i potenziati nella stazione, continui controlli dei documenti da parte della Polizia, insulti dalle stesse forze dell’ordine e dai civili. Deus Ex: Mankind Divided ha il merito di trattare con maturità tematiche molto delicate come il razzismo e il terrorismo che negli ultimi mesi stanno tornando purtroppo con grande prepotenza nelle nostre vite.
Risulta quindi un peccato che la storia del gioco non riesca mai a decollare, sembra quasi di ritrovarsi dinanzi a un prologo di uno scontatissimo terzo (e conclusivo) capitolo. Il ritmo della narrazione è sempre blando, mancano momenti memorabili, e si arriva al finale dopo una missione che lascia quella sensazione di essere una delle tante e non quella finale di un videogioco. Arrivati ai titoli di coda siamo insomma rimasti con un grande amaro in bocca, l’unico ad averci lasciato con le stesse sensazioni in questa generazione di console è stato The Order: 1886. Come per il titolo uscito esclusivamente su PS4, anche Deus Ex: Mankind Divided è a livello narrativo un vero e proprio spreco di potenziale e lascia aperte tante questioni irrisolte. Neanche le scelte morali, che possono cambiare drasticamente le missioni da affrontare, riescono ad aumentare il tasso di coinvolgimento per le circa 20 ore richieste per completare il gioco. Segnaliamo a tal proposito la presenza del New Game + che permette di rigiocare la storia effettuando magari diverse scelte morali ma con le abilità già sbloccate.
Non puoi uccidere il progresso
Il gameplay di Deus Ex: Mankind Divided è invece un passo avanti rispetto al precedente episodio. Eidos Montreal ha lavorato molto sul level design per consentire al giocatore di affrontare l’avventura con il proprio stile di gioco. Gli amanti degli scontri a fuoco possono prendere il fucile d’assalto e distruggere qualsiasi cosa gli capiti a tiro consci del fatto che far scattare un allarme vede i nemici scagliarvi contro tutta la potenza bellica a propria disposizione. Dove però Deus Ex: Mankind Divided dà il meglio di sé è nello stealth visto che i livelli di gioco mettono a disposizione tante di quelle vie da avere l’imbarazzo della scelta. Potete avanzare aggirando i nemici passando magari per i condotti dell’aria o direttamente dalla porta d’ingresso dopo aver hackerato ogni dispositivo capitatovi a tiro, utilizzare l’invisibilità e avanzare dritto per dritto verso l’obiettivo, oppure stordire o uccidere gli avversari con ami e attacchi corpo a corpo letali e non.
Approccio diretto o stealth, la buona riuscita delle missioni dipende anche dalle abilità che sbloccherete per il vostro personaggio. Anche qui c’è l’imbarazzo della scelta e le abilità si adattano allo stile di ogni giocatore. Ad esempio per sopravvivere a numerosi scontri a fuoco conviene migliorare abilità come la precisione dell’arma, sbloccare una corazza e magari aggiungere anche una modalità concentrazione che acuisce i sensi rallentando il tempo. Per l’approccio più silenzioso conviene ad esempio agire su più fronti come l’invisibilità, un radar che indica la posizione e il cono visivo dei nemici e l’hacking. A prescindere dallo stile di gioco, diventa fondamentale gestire con attenzione le batterie di Adam Jensen per sfruttare tutte le abilità visto che più se ne usano e più si scaricano. Attacchi corpo a corpo, e numerose altre abilità attive consumano la batteria del nostro protagonista costringendoci ad agire con cautela per non rimanerne a secco nel momento del bisogno. L’intelligenza artificiale alterna alti e bassi, in generale i nemici non brillano per il loro QI ma il tutto viene bilanciato dalla loro letalità visto che sono capaci di ucciderci con pochi colpi.
Alle abilità già viste in Human Revolution troviamo una serie di novità come una scansione termica che ci permette di individuare i nemici oltre le pareti, una sorta di teletrasporto rapido degno di Corvo Attano della serie Dishonored, più una serie di nuove armi letali e non posizionate sulle braccia di Adam. Queste novità aiutano Deus Ex: Mankind Divided a mantenere sempre una buona varietà di situazioni e spronano il giocatore a sperimentare. Troviamo poi anche un sistema di crafting che permette di utilizzare gli appositi materiali per creare utili consumabili o potenziare le armi a cui possiamo inoltre aggiungere gadget come silenziatori e mirini. L’esplorazione del mondo di gioco svolge quindi un ruolo fondamentale visto che sparso per lo scenario possiamo trovare i materiali di creazione, i gadget delle armi e altri oggetti da vendere presso i negozi così da spendere quei soldi in oggetti più utili alla causa. La città di Praga è suddivisa in quartieri liberamente esplorabili in cui svolgere anche le missioni secondarie, mentre le location di alcune missioni della storia sono decisamente più lineari.
Nel complesso dunque il gameplay di Deus Ex: Mankind Divided si è rivelato solido, divertente, e variegato offrendo una grandissima libertà. Nota dolente dell’intero pacchetto sono le battaglie con i boss. Il problema non risiede tanto nella loro costruzione, visto che a differenza del precedente capitolo possono essere affrontati anche in stealth, quanto piuttosto nel loro numero. Durante la nostra prova abbiamo affrontato solo due boss, uno di una missione secondaria (tra l’altro completamente evitabile con il dialogo) e uno della quest principale durante l’ultima e deludente missione finale. Con tutti gli altri personaggi principali possiamo soltanto ricorrere alla persuasione di Adam Jensen con tanto di abilità che rende i dialoghi più semplici da affrontare.
Breccia nella Palisade
Oltre alla campagna singleplayer, Deus Ex: Mankind Divided offre una modalità secondaria chiamata Breach che consiste nell’affrontare una serie di livelli e confrontare il proprio punteggio con quello degli altri giocatori nelle leaderboard online. Qui impersoniamo un personaggio senza nome e volto impegnato a violare i server della Palisade, la banca in cui le mega corporazioni nascondono i loro preziosissimi dati sensibili. I compiti ricordano le VR Mission di Metal Gear Solid e si dividono in tre categorie principali: ricerca di torrette dati sparse per la mappa, raccolta di codici posizionati in luoghi difficilmente accessibili e infine l’eliminazione di tutte le guardie che bloccano il punto d’uscita. Le abilità e l’armamentario riprendono quanto visto nell’avventura principale, la differenza però consiste nella gestione delle abilità stesse visto che non possiamo portarne troppe con noi a causa della memoria globale che impone dei limiti. Le sfide, che si fanno via via sempre più complesse, permettono di ottenere una volta completate dei punti esperienza e dei crediti da spendere per comprare i pacchetti (acquistabili anche tramite microtransazioni) di potenziamento che conterranno armi e oggetti di vario tipo da utilizzare in missione. Breach si rivela in sostanza una piacevole aggiunta che si integra bene nel gioco grazie al suo voler proporre un contesto narrativo.
Dal pelato ai potenziati
Deus Ex: Mankind Divided sfrutta il Dawn Engine, versione modificata del Glacier Engine utilizzato da IO Interactive per la serie Hitman. Eidos Montreal ha svolto un buon lavoro riuscendo ad offrire dei bei scenari, ottimi modelli dei personaggi e buone texture. Di buon livello anche l’illuminazione che rende Praga una città molto piacevole da visitare sia di giorno che di notte. Nelle ore diurne la città è caratterizzata da colori molto naturali, mentre di notte troviamo colori molto più particolari causati dalla luce al neon. Il frame rate purtroppo presenta qualche calo di fluidità manifestatosi in particolar modo durante l’esplorazione della città, inoltre i caricamenti dopo un game over risultano leggermente più lunghi della media. Il sonoro alterna alti e bassi riscontrati nel doppiaggio in italiano. I personaggi principali sono ottimamente doppiati, mentre quelli secondari sono decisamente sottotono a causa anche di alcuni problemi di sincronia del labiale. Buona invece la colonna sonora.
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Commento finale
Per certi versi, Eidos Montreal è riuscito a fare qualche importante passo in avanti con Mankind Divided offrendo una libertà d’approccio e una solidità che mancavano al gameplay del suo predecessore. La storia però non è mai riuscita a catturarci come Human Revolution risultando priva di qualsiasi mordente e di momenti epici, chiudendosi con un finale sbrigativo che sembra quel tipico finale di metà stagione di una serie televisiva. Deus Ex: Mankind Divided è quindi quel classico secondo capitolo di una trilogia(?) che ti lascia con l’amaro in bocca e con la speranza di assistere a un esplosivo finale nel suo terzo e ultimo episodio.