Recensione Dead Space 3
Quale sarà quindi il destino che spetta al protagonista di Dead Space 3, Isaac Clarke? Riuscirà l’unica persona scampata al massacro della USG Ishimura, nonché uno dei due superstiti della stazione spaziale Sprawl, a combattere un’altra volta i terribili necromorfi e ad uscirne vincitore? Riuscirà a fuggire dal pianeta ghiacciato Tau Volantis tutto intero? Questo lo potrà scoprire solo chi avrà abbastanza coraggio per affrontare un nuovo, spaventoso incubo...
di: Marco "RizzK8" RizziniGli incubi talvolta sembrano non finire mai. Si ripetono e continuano fino a quando non riescono ad avere la meglio su di noi, a sopraffarci. Ma gli uomini più tenaci, quelli più capaci e volenterosi, anche se piegati dal peso degli eventi e dall’orrore a cui possono assistere, trovano sempre la forza di rialzarsi e di andare avanti, con le unghie e con i denti se necessario. Riescono a combattere, a lottare contro ogni nefandezza gli si pari di fronte. E se sono abbastanza forti, se sono abbastanza abili, forse riescono a sopravvivere. O forse no. Forse cadono comunque, soggiogati dalle loro stesse paure.
Quale sarà quindi il destino che spetta al protagonista di Dead Space 3, Isaac Clarke? Riuscirà l’unica persona scampata al massacro della USG Ishimura, nonché uno dei due superstiti della stazione spaziale Sprawl, a combattere un’altra volta i terribili necromorfi e ad uscirne vincitore? Riuscirà a fuggire dal pianeta ghiacciato Tau Volantis tutto intero? Questo lo potrà scoprire solo chi avrà abbastanza coraggio per affrontare un nuovo, spaventoso incubo…
E’ un lavoro sporco, ma qualcuno deve pur farlo
In qualità di esperto – creatore quanto distruttore – dei marchi è quindi ancora Isaac Clarke il protagonista del terzo capitolo della saga creata dai Visceral Games. Prima di essere catapultati in Dead Space 3 assistiamo ad un breve riepilogo degli avvenimenti successi nei primi due giochi ed alla spiegazione sul perché ora Isaac è braccato tanto dal governo quanto dagliUnitologisti, i fanatici seguaci della Chiesa di Unitology.
Le strade di Isaac e di Ellie Langfort – l’altra persona riuscita a sfuggire dalla Sprawl – si sono irrimediabilmente divise e l’incipit della storia è proprio una richiesta di aiuto per recuperare la ragazza, misteriosamente scomparsa nel corso della sua ultima missione. Apprendiamo quindi che il governo terrestre è stato praticamente rovesciato dalla stessa Unitology guidata dal suo leader Jacob Danik.
Inizia quindi il viaggio verso Tau Volantis – da dove proviene l’SOS del gps di Ellie – e la scoperta che in quel pianeta 200 anni prima esisteva qualcosa che poteva controllare i necromorfi fa presto diventare la missione di soccorso qualcosa di molto, molto più importante per le sorti dei protagonisti e dell’umanità in generale.
E guerra sia!
Inutile cercare scuse o dire una cosa per un’altra: la metamorfosi è stata completata. Già dalle dichiarazioni di EA – circa il fatto che i primi due capitoli fossero troppo spaventosi – e dalla demo presente su PSN e XBLA si poteva intuire, ma avendo in mano il gioco è evidente che Dead Space 3 col survival horror ha ormai poco da spartire. Ciò nulla toglie alla bontà del gioco, ma senza remore possiamo dire di essere davanti ad un third person shooter fatto e finito.
Giocando a livello normale – quello con cui comincia la maggior parte dei giocatori – fin dall’inizio troveremo medikit e munizioni in quantità tali da non poterle prendere causa inventario pieno. A ciò si aggiunge il fatto che gli antagonisti principali sono i soldati di Unitology e che quindi ci troveremo spesso e volentieri coinvolti in spettacolari scontri a fuoco di FPSiana memoria, in cui comunque risulta difficile rimanere a corto di proiettili.
L’IA dei nemici in questi casi risulta quantomeno limitata, coi soldati nemici che paiono non vedere l’ora di venir presi a fucilate in mezzo agli occhi e che spesso ci corrono addirittura incontro. I necromorfi, beh, sono appunto necromorfi e la ragione l’hanno persa al momento della trasformazione. La difficoltà è più che altro quando arrivano in massa, ma nulla che un buon uso combinato di armi, stasi e cinesi non possa “curare”.
Per entrare ancor di più nella nuova meccanica di gioco troviamo un paio di aggiunte: ora Isaac ha la possibilità di fare una capriola per schivare gli attacchi – ma ce n’era davvero bisogno vista la presenza della stasi? – e quella di ripararsi dietro ad alcune coperture durante le sparatorie.
Una grossa innovazione riguarda invece le armi. Se prima nel tavolo di lavoro potevamo semplicemente posizionare i nodi per il potenziamento, ora abbiamo la possibilità di crearne di nuove a nostro piacimento in funzione di componenti e progetti raccolti durante l’avventura. Il fuoco secondario è stato eliminato lasciando spazio alla possibilità di aggiungere un accessorio utilizzabile simultaneamente a quello primario.
Di conseguenza troviamo la diminuzione a due delle armi equipaggiabili, con un terzo slot dedicato allo ScavengerBot, una sorta di robot cercatore che potremo inviare in varie aree dell’ambientazione alla ricerca di componenti utilizzabili poi al tavolo di creazione/potenziamento armi.
Come nei precedenti capitoli è presente anche il potenziamento del RIG della tuta, del modulo cinetico e della stasi, ma anche qui il sistema è quello nuovo della creazione tramite le risorse scovabili nell’esplorazione.
Una cosa, assolutamente collegata a quanto appena descritto, è l’inserimento da parte di EA del sistema di microtransazioni. Novità che ha fatto storcere il naso a molti è la possibilità di comprare dei pacchetti con vari componenti da poter subito utilizzare per creazioni e potenziamenti. Visto il prezzo tutt’altro che economico è difficile che gran parte dell’utenza voglia usufruirne, ma è un test interessante più che altro in ottica futura. In caso di successo dell’operazione viene facile pensare che tutti i publisher si adatteranno a ruota dando il via ad una vera e propria rivoluzione.
Ultima ma non ultima c’è – finalmente! – l’introduzione della possibilità di giocare il titolo in cooperativa. Con un amico anche le difficoltà più alte risultano abbordabili e il gioco diventa maggiormente coinvolgente, anche per la presenza di alcune missioni opzionali dedicate appunto solo alla co-op. Peccato che come per altri giochi recenti non ci sia la possibilità di giocare insplit-screen in locale, limitando la collaborazione tra i giocatori solo ed esclusivamente all’online. Il nostro compagno di viaggio sarà il sergente John Carver, e potremo in qualunque momento invitare qualcuno ad unirsi a noi nella storia. Nei suoi panni vivremo una storia leggermente diversa da quella che ci aspetta con Isaac, anche se in realtà i flashback e le allucinazioni del militare aggiungono poco alla trama principale e ribadiscono situazioni presenti nei primi due capitoli.
Let it snow, let it snow, let it snow…
Il comparto tecnico è di altissimo livello: texture dettagliatissime, sapienti effetti luce/ombra, gran cura dei dettagli fino al minimo particolare certificano un lavoro degno di nota. E fortunatamente lo stile grafico non è cambiato di pari passo al gameplay, mantenendosi in linea con gli standard dei predecessori.
Cosa che non era da dare per scontata, visto che per la prima volta il titolo non è interamente ambientato nello spazio e che anzi il fatto che Tau Volantis sia coperto dalle nevi forniva una sfida di tutto rispetto agli sviluppatori. Che ne hanno anche approfittato per far interagire condizioni climatiche e gameplay: Isaac dovrà per forza cercare fonti di calore per evitare di congelare, creando una sorta di “binario” da seguire per evitare la morte.
Il sonoro si adegua alla trasformazione dell’ambiente e della meccanica di gioco, mantenendosi su ottimi livelli. Non è più il sordo rumore di passi metallici dentro un’astronave ad accompagnarci, quanto più il fracasso delle sparatorie. Manca una colonna sonora vera e propria, ma non se ne sente più di tanto la mancanza visto il gran lavoro fatto sui suoni ambientali. Bene anche il doppiaggio, che integra l’eccezionale resa di primi piani e animazioni facciali completando minuziosamente il quadro del gioco.
Non è più il Dead Space dei nostri padri
Questo Dead Space 3 risulta nel complesso un ottimo prodotto, anche se magari delude le aspettative dello zoccolo duro di fan dei giochi prettamente survival. La volontà di EA di espandere al massimo il possibile bacino d’utenza ha portato alla realizzazione di un gioco di tutto rispetto. Magari non il migliore della serie, ma non necessariamente in senso negativo. Non è la prima nè sarà l’ultima saga che con lo scorrere dei capitoli muterà le sue origini, l’importante è in ogni caso realizzare sempre un prodotto di qualità, come di certo è Dead Space 3.
Un’ambientazione nuova di zecca, una trasformazione del gameplay egregiamente realizzata, un’ottima longevità – una dozzina di ore, più una decina di missioni secondarie opzionali, e una serie di modalità sbloccabili concludendo la campagna – non possono che farne consigliare l’acquisto agli appassionati della serie e dei tps/action. Questa nuova avventura di Isaac Clarke merita senza dubbio un posto tra i migliori giochi di questo inizio 2013.